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Tronco

di Daniela Caporossi - Universo del Corpo (2000)
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Tronco

Daniela Caporossi

Il termine tronco (dal latino truncus, forma sostantivata dell'aggettivo truncus, "mutilo") in anatomia indica il corpo umano e dei Vertebrati in genere, privo della testa, del collo e degli arti; nei Mammiferi comprende il torace, l'addome, il bacino, le regioni dei glutei e delle anche e le principali cavità corporee in cui sono contenuti i visceri.

Aspetti anatomofisiologici

Il tronco, ai cui lati sono disposti simmetricamente gli arti superiori e gli arti inferiori, ha la forma di un cilindro schiacciato in senso anteroposteriore, con il diametro minore passante per la regione mediana. La sua forma si modifica in relazione all'ampiezza delle spalle rispetto a quella delle anche: essa risulta pressoché trapezoidale quando le spalle sono ampie rispetto alle anche, mentre è rettangolare quando l'ampiezza delle spalle e quella delle anche sono simili. In genere gli uomini mostrano spalle più ampie delle donne, che hanno invece anche più larghe. Queste sono raramente simmetriche: l'anca destra è di solito più bassa e piatta della sinistra; tale situazione è ribaltata nei mancini. Nel tronco si distinguono la regione toracica, la regione addominale, il bacino o pelvi, la regione glutea e la regione delle anche. La delimitazione tra torace e addome è rappresentata superficialmente da una linea che dall'apofisi dello sterno, seguendo l'arcata costale, si porta posteriormente all'apofisi spinosa della dodicesima vertebra spinale, mentre la delimitazione inferiore della regione addominale, che corrisponde al limite inferiore del tronco, è rappresentata da una linea passante per la cresta iliaca, il pube e il punto di flessione della coscia. Internamente, il tronco comprende due cavità principali delimitate da membrane sierose, la cavità toracica e la cavità addominale, separate dal diaframma. I limiti superficiali delle varie regioni del tronco si sovrappongono solo parzialmente alle rispettive cavità interne; infatti, a causa della forma a cupola del diaframma, la cavità addominale supera tali limiti, arrivando al di sotto delle arcate costali, mentre, inferiormente, si spinge profondamente all'interno dello scavo pelvico. Nella cavità toracica sono comprese le cavità pleuriche, destra e sinistra, separate dal mediastino (v.), che contiene la trachea, i grossi bronchi, l'esofago e la cavità pericardica, al cui interno sono situati il cuore e i grossi vasi. Nella cavità addominale è contenuta la cavità peritoneale, rivestita dal peritoneo (v.) e contenente molti organi dell'apparato digerente e dell'apparato urogenitale.

Filogenesi

In tutti gli animali a simmetria bilaterale il corpo può essere suddiviso in senso anteroposteriore in una serie di regioni che, a partire dalla ripetizione lineare di segmenti uguali negli Anellidi, si modificano, nel corso dell'evoluzione, fino a divenire regioni specializzate: capo, tronco e coda, riconoscibili nei Vertebrati terrestri. Il tronco rappresenta la regione corporea più estesa nei Vertebrati e accoglie la cavità corporea con i visceri. Solo nei Mammiferi, con la comparsa del muscolo diaframmatico, la cavità interna si suddivide in cavità toracica, anteriore, e cavità addominale, posteriore. Nella maggioranza dei Vertebrati, al tronco sono connesse due paia di appendici pari, anteriori o pettorali e posteriori o pelviche, in forma di pinne o arti, necessarie per il movimento. La struttura di tali appendici prevede elementi scheletrici su cui si inseriscono potenti muscoli dorsali e ventrali. Mentre nei Vertebrati acquatici l'estremità anteriore del tronco corrisponde alla regione branchiale, nei Tetrapodi la connessione della testa con il torace richiede una regione di passaggio specializzata, il collo (v.), atta a consentire i movimenti del capo rispetto al tronco. L'evoluzione del tronco dei Vertebrati, determinata in parte dall'organizzazione degli organi contenuti nella cavità interna, è legata soprattutto al tipo di locomozione sviluppata nei diversi ambienti terrestri. I vari sistemi di spostamento richiedono infatti un diverso rapporto tra gli assi corporei, con sollecitazione meccanica differente a carico dei vari segmenti. Nei Vertebrati acquatici e semiacquatici, il cui spostamento è favorito anche dalla spinta di galleggiamento dell'acqua, la propulsione è determinata dal movimento ondeggiante di tutto il corpo. L'intera struttura corporea si sviluppa lungo un unico asse anteroposteriore e la muscolatura connessa con lo spostamento è organizzata lungo questo asse (muscolatura dorsale del tronco). Nei Vertebrati terrestri, nei quali si osserva un graduale allontanamento del corpo dal suolo, la propulsione è determinata principalmente dal movimento degli arti e l'asse corporeo si suddivide in tre segmenti, craniale, mediale e caudale, con utilizzazione diversa durante la locomozione; il tronco viene identificato come la regione compresa tra gli arti anteriori e quelli posteriori. Inoltre, a seconda del tipo di movimento, gli assi degli arti assumono posizione differente rispetto all'asse del tronco, passando da una posizione orizzontale negli Anfibi saltatori a una verticale nei Vertebrati atti alla corsa. La struttura scheletrica e muscolare del tronco si modifica quindi per garantire sia un corretto sostegno degli organi interni, per es. con la comparsa delle coste e dei muscoli addominali robusti nei Vertebrati terrestri, sia uno spostamento rapido anche ad animali con mole corporea considerevole, ottenuto attraverso la specializzazione del cinto scapolare e del cinto pelvico che permettono connessione e mobilità adeguate degli arti rispetto allo scheletro assiale. Nei Primati, il passaggio da un'andatura pronograda (quadrupede) a una ortograda (bipedismo) ha sottinteso la progressiva verticalizzazione del tronco rispetto agli arti, con adattamenti a carico della colonna vertebrale, del cinto pelvico e del cinto scapolare. Il centro di gravità si sposta verso il basso, per fornire una maggiore stabilità durante lo spostamento a terra e la muscolatura del cinto pelvico diviene più potente di quella del cinto scapolare. Quest'ultimo subisce modificazioni scheletriche e muscolari che permettono all'arto dei Primati di compiere, oltre ai movimenti anteroposteriori propri di tutti i Mammiferi, anche movimenti di adduzione e abduzione, compresa la completa rotazione. Nell'uomo, il completo sganciamento degli arti superiori dalla funzione locomotoria e la totale verticalizzazione del tronco determinano innanzitutto un allargamento e un accorciamento della cassa toracica e della pelvi, un allungamento dei segmenti ossei dell'arto inferiore e un accorciamento di quelli dell'arto superiore, con la specializzazione della mano e del piede. La colonna vertebrale (v.) acquisisce inoltre una serie di curve, sia sul piano frontale sia sul piano sagittale, e le vertebre presentano processi spinosi corti, per permettere movimenti di tensione e di estensione della colonna; la dimensione del corpo vertebrale aumenta dalla regione cervicale alla regione lombosacrale, dove viene scaricata la maggior tensione durante il movimento.

Ontogenesi

Durante l'accrescimento, la struttura generale del tronco si modifica profondamente a causa del relativo predominio della componente toracica o della componente addominale. Nel periodo prenatale e nella prima infanzia, il torace ha una profondità anteroposteriore maggiore e si osserva una prevalenza dell'addome a causa del notevole sviluppo dei visceri addominali rispetto agli organi compresi nella cavità toracica. Successivamente, il tronco tende ad appiattirsi e a divenire più slanciato, mentre si osserva lo spostamento dello sterno verso il basso. La lunghezza del tronco contribuisce in maniera determinante all'altezza del busto. Poiché le donne hanno una pubertà più precoce dei maschi, a parità di età, tra i 12 e i 14 anni, il tronco è più lungo nelle femmine che nei maschi. Dopo i 14 anni, però, tale rapporto si ribalta completamente.

bibl.: Gray's anatomy, ed. P.L. Williams et al., Edinburgh, Churchill Livingstone, 198937 (trad. it. Bologna, Zanichelli, 19933); a.s. romer, t.s. parson, The vertebrate body, Philadelphia, Saunders, 19866 (trad. it. Anatomia comparata dei Vertebrati, Napoli, SES, 19872); k. schmidt-nielsen, Animal physiology. Adaptation and environment, Cambridge, Cambridge University Press, 19833 (trad. it. Padova, Piccin-Nuova libraria, 1988).

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