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truante

di Luigi Vanossi - Enciclopedia Dantesca (1970)
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truante

Luigi Vanossi

Parola di origine francese, che ricorre tre volte nel Fiore. Presenta il significato proprio di " mendicante ", " chi vive di elemosine " (cfr. TRUANDARE), in CVII 1 quand'io veggo ignudi que' truanti / su' monti del litame star tremando (" Quant je vei touz nuz ces truanz / Trembler sus ces fumiers puanz ", Roman de la Rose 11245), e in CXII 8 uom ch'è truante col diavol s'afferra, cioè " chi vive di elemosine si lega al diavolo, si danna " (Petronio). In L 7, riferito a Malabocca, il vocabolo è preso invece nel senso ingiurioso che esso aveva già in francese, di " vagabondo ", " furfante ": così vo' che lo 'nganni, quel truante / che si diletta in dir mal d'ogne gente.

Nel luogo corrispondente del Roman de la Rose (vv. 7356 ss.) Malabocca è definito come ladro, in quanto sottrae a tradimento la buona reputazione, ma D. ricorda qui un altro punto del romanzo, in cui Malabocca è designato proprio come ce truant: " Ce faus traïteur, ce truant, / Aut s'ame ou feu d'enfer puant, / Qui la puist ardeir e destruire! " (v. 14597).

La voce è ben documentata in italiano sia in prosa che in poesia, in genere nel significato deteriore di " malvivente ", " traditore ": Guittone Gente noiosa e villana 33 " e che scherani e ladroni e truianti / meglio che mercatanti / li vede om volontieri "; O tu, de nome Amor 22 " e lo scarso mettente / e leial lo truiante e 'l folle saggio... "; mentre la variante ‛ truanno ' ricorre in Maestro Francesco di Firenze De le grevi doglie e pene 33 (vedi anche R. Bezzola, Abbozzo di una storia dei gallicismi italiani nei primi secoli, Heidelberg 1925, 63). cfr. TRUANDARE; TRUANDIA.

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