CALEPIO (Caleppio), Trussardo
Nacque a Bergamo nel 1784 nella storica famiglia feudataria, primogenito di Teresa Stampa Soncino e di Pietro, che gli trasmise il titolo comitale. Il padre, che fu tra gli animatori della rivoluzione bergamasca del 1797 ed ebbe cariche e onori sotto la Repubblica cisalpina e il Regno italico, fissò la propria residenza a Milano ma fece studiare i figli in Francia, a Soreze, accompagnandoli poi egli stesso a Parigi per un viaggio di istruzione (1804). Entrato il 3 sett. 1805 col grado di sottotenente nel corpo dei veliti reali, la guardia scelta del viceré Eugenio, il C. prese parte alle operazioni militari contro l'Austria nel Veneto. Il 1º ott. 1806 fu promosso tenente nel 2º reggimento di fanteria leggera, ma non dovette gradire la nuova destinazione se in una supplica al viceré, pochi mesi dopo, chiedeva di essere invece aggregato alla gendarmeria reale, "arma più analoga agli studi fatti, e più compatibile colla mia gracile salute". La domanda fu respinta, e il C. fu invitato a raggiungere al più presto il suo reggimento, impegnato al seguito di Napoleone sulle rive del Baltico. Già nel maggio 1808, tuttavia, chiedeva e otteneva un congedo di quaranta giorni per ragioni di salute; e nel 1810 doveva avere ormai definitivamente abbandonato la carriera delle armi.
Nel giugno di quell'anno era a Milano, e prendeva vivacemente le difese del Foscolo contro le denigrazioni di Urbano Lampredi. Alla familiarità con l'autore dei Sepolcri si aggiungeva quella col Monti, che lo chiamerà nel 1816 "quondam soavissimo nostro amico", e legami d'amicizia lo stringevano al Borsieri, ai Pellico e ad altri giovani votati alle lettere. Non risulta però che il C. pubblicasse nulla prima dei due Articoli italiani comparsi sul Corriere delle dame il 18 maggio e il 1º giugno 1816 e diretti contro il celebre scritto di Madame de Staël sulla maniera e l'utilità delle traduzioni.
Fu uno dei primi assalti nella guerra letteraria tra romantici e classicisti, e stupì, dati i precedenti personali e familiari dell'autore, il suo deciso allineamento con questi ultimi, che erano anche gli zelatori del governo austriaco. Il Pellico attribuì il voltafaccia a una relazione del C. con una letterata, la Zemazai, nemica della Staël, il Giordani a risentimento contro la Biblioteca Italiana, colpevole di aver rifiutato una sua traduzione del medesimo articolo della Staël. Messo alla berlina dal Borsieri nel terzo capitolo delle Avventure letterarie di un giorno, il C.rispose con un apologo in versi, Le fiere e il moscerino, che non fu probabilmente l'unico contributo suo al periodico classicista di Bernardo Bellini, Dialoghi ossia la conversazione degli antichi letterati negli Elisi (giugno-dicembre 1816).
Che il C. fosse commissario di polizia non risulta da alcuna fonte, ed è stato affermato dagli studiosi sulla scorta di una erronea identificazione della sua persona con quella del fratello minore Giulio, compreso in un elenco di ex massoni compilato intorno al 1830 dal Torresani e parzialmente pubblicato dal Luzio. è indubbio però che godesse di una certa influenza negli ambienti di governo, se nel giugno 1819 Carlo Porta potrà ritenerlo responsabile di un intervento censorio contro qn suo componimento. Né fu certo senza incoraggiamenti ufficiali che negli ultimi mesi del 1815 si accinse, coadiuvato da Bernardo Bellini e da Pietro Molossi, a scendere in campo contro Il Conciliatore con l'Accattabrighe, ossia classico-romanticomachia.
Annunciato al pubblico da un bellicoso manifesto in data 26 ottobre, il settimanale cominciò le pubblicazioni l'8 novembre (stampato su carta rosata, per contrastare anche in questo col "foglio azzurro"), ma dovette sospenderle alla fine del marzo successivo, dopo appena ventun numeri, tra gli schemi dei romantici che ne attribuirono la cessazione al disgusto dei lettori e a un intervento della stessa polizia austriaca, irritata dalla nullità del "bestialissimo foglio".
Il giudizio negativo dei contemporanei sull'Accattabrighe pare anche oggi difficilmente contestabile. Il classicismo del C. non ha infatti le radici illuministiche e il respiro ideale propri di un Giordani o di un Leopardi, e la sua difesa a oltranza della tradizione letteraria italiana è sminuita e contraddetta da preoccupazioni politiche ("Le nazioni stesse divenute piccole e serve dovrieno l'antica gloria e l'antica fama dimenticare; onde non formare stolti disegni, onde non rovinare in perigliosi e inutili tentativi").
Il C. non dispose più, in seguito, di una tribuna giornalistica propria, ma non rinunciò per questo alla letteratura. Ormai "affratellato vergognosamente con Pezzi, Bertolotti, Acerbi e tutto quello che ha di più feccioso Milano", come scriveva il Pellico (punto da una sua stroncatura della Francesca da Rimiizi), collaborò fin dalla sua inaugurazione (aprile 1818)all'Appendice critico-letteraria della Gazzetta di Milano, e negli anni seguenti la sigla "T. C." comparirà con una certa frequenza in calce a recensioni per lo più malevole e ispirate sempre a un culto intransigente dei classici e del bello stile, che si attiravano non di rado risentite risposte, come la lettera del tipografo Bottoni pubblicata nel n. 248 del 5 sett. 1822. Nel 1819 scrisse anche un necrologio e una novella (Ilpalazzo di…) per il Raccoglitore di Davide Bertolotti. Si lagnava delle brighe domestiche (ora o più tardi, prima del 1831, prese moglie) e della malferma salute, che lo distoglievano probabilmente da imprese di maggior mole. Nel 1826 attaccò con tre opuscoli, sotto lo pseudonimo di "mastro Soppiattone", I Lombardi alla prima crociata di Tommaso Grossi, e contro il Grossi si accanì ancora nel 1835 (Sopra Marco Visconti… Lettera di un solitario… a Terpandro Orobio)e nel 1837 (Lettera di T. C. all'avv. G. B. Martelli).Per quattro anni, dal 1831 al 1834, diede fuori un "almanacco critico-letterario" intitolato Ilmilitare in ritiro, dove accanto a ristampe e rimasticature di antiche recensioni e polemiche si incontra qualche più garbata pagina di sapore autobiografico.
Ignota è la data di morte del Calepio Un suo busto in marmo si conserva al Museo del Risorgimento di Milano.
Fonti e Bibl.: Bergamo, Biblioteca civica Raccolta Calepio (contiene 17 lettere familiari del C.); Archivio di Stato di Milano, Ministero della Guerra, cart. 1437; V. Monti, Dialoghi, Milano 1829, I, pp. 159-162; Carteggio del conte F. Conferi, a cura di G. Gallavresi, II, Milano 1911, pp. 52, 56, 62, 66; V. Monti, Epistolario, a cura di A. Bertoldi, IV, Firenze 1929, pp. 255, 303 s.; U. Foscolo, Epistolario, III-IV, a cura di P. Carli, Firenze 1953-1954, ad Indices; Carteggio di F. e T. Confalonieri, a cura di F. Arese - A. Giussani, Milano 1956, ad Indicem; I carteggi di Francesco Melzi d'Eril duca di Lodi, a cura di Zaghi, La vice-presidenza della Repubblica ital., VI, Milano 1962, pp. 351, 357; S. Pellico, Lettore milanesi, a cura di M. Scotti, Torino 1963, ad Indicem;L. di Breme, Lettere, a cura di, P. Camporesi, Torino 1966, ad Indicem; Le lettere di C. Porta e degli amici della Cameretta, a cura di D. Isella, Milano-Napoli 1967, ad Indicem;G. Muoni, Ludovico di Breme e le prime poloniche intorno a Madame de Staël e al Romanticismo in Italia, Milano 1902, pp. 11 s.; A. Luzio, La massoneria sotto il Regno italico e la Restaur. austriaca, in Arch. stor. lomb., XLIV (1917), p. 333; F. Cazzamini Mussi, Ilgiornalismo a Milano dalle origini alla prima guerra d'indipendenza, Milano 1934, pp. 362-366; G. Mazzoni, L'Ottocento, Milano 1934, pp. 218, 709, 880; G. Bustico, L'Accattabrighe e il moto antiromantico, in Rivista di sintesi letteraria, III(1937), pp. 515-532 (con bibl.); E. Bellorini, Discussioni e polemiche sul Romanticismo, Bari 1943, ad Indicem; Il Conciliatore, a cura di V. Branca, I, Firenze 1948, pp. XXX s.; I manifesti romantici del 1816 e gli scritti principali del Conciliatore sul romanticismo, a cura di C. Calcaterra, Torino 1951, ad Indicem;B. Belotti, Storia di Bergamo e dei bergamaschi, V, Bergamo 1959, pp. 412, 447 n.; S. Timpanaro, Classicismo e illuminismo nell'Ottocento italiano, Pisa 1965, ad Indicem;G. Bezzola, Le charmant Carline. Biografia critica di Carlo Porta, Milano 1972, ad Indicem.