TRYPHE (Τρυϕή)
Personificazione dei piaceri della vita, dell'otium, delle deliciae, della "dolce vita". Già in Aristofane (Eccl., 973) il volto di T. è attribuito da un giovane all'amante. La figurazione compare in mosaici del tardo impero.
Un mosaico da Homs, l'antica Emesa, in Siria, ora al Royal Ontario Museum di Toronto, la presenta come una fanciulla vestita di chitone con braccialetto e diadema di perle, seduta su una klìne appoggiata alla spalla di Bios sdraiato, e caratterizzata dall'iscrizione. Nei mosaici di Antiochia appare due volte; nella "Casa del Dioniso ebbro", come figura femminile recumbente, incoronata di fiori, con un nappo nella mano, contrapposta ad una rappresentazione di Bios, con la stessa iconografia; nella Casa del Menandro appare raffigurata a mezzo busto con diadema e coppa nella mano, in un emblema entro bordo a cane corrente.
Bibl.: D. Levi, Antioch Mosaics Pavements, Princeton 1947, pp. 206; 224; 254; N. Leipen, in Archaeology, 22, n. 3, 1969, p. 231.