Tsai Ming-liang
– Regista e sceneggiatore taiwanese (n. Kuching, Malesia, 1957). Rivelatosi come una delle figure più significative fra i cineasti contemporanei, ma con una matrice che lo inscrive anche nell’ulteriore rinnovamento del ‘nuovo cinema asiatico’, ha continuato a narrare – con lunghe, spesso spoglie e geometriche inquadrature – l’odierna solitudine metropolitana e con Ni na yi bian ji dian? (2001; Che ora è laggiù?) l’ha rivolta ai due mondi e ai due continenti dei protagonisti: la Taipei del ragazzo, la Parigi dove va a vivere la ragazza. La difficoltà dei legami – vicina, come anche le soluzioni stilistiche, al cinema di M. Antonioni – è solo stemperata, in questo film, da strati di umorismo. Una solitudine che nell’opera successiva, Bu san (2003; Goodbye Dragon Inn), si riferisce in particolare a quella di un vecchio cinema in fase di chiusura, dove fra le immagini di un classico del genere ‘cavalieri erranti’ (un film del regista cinese King Hu) si consumano brevi e squallidi incontri, segno di profonde desolazioni, nonché della fine di un mondo. Di fatto la produzione di Tsai in questi anni ha oscillato tra una maggiore fedeltà al proprio stile, legato alle opere con le quali si era affermato all’attenzione internazionale della critica, e derive verso territori più manieristici. È il caso di Tian bian yi duo yun (2006; Il gusto dell’anguria), ricco di soluzioni – soprattutto visive – assai originali, con coloriti e colorati numeri musicali, azzardato nella propria volontà provocatoria, ma sul filo di soluzioni estetizzanti che emergono ancor più in Visage (2009), bizzarro pastiche musicale commissionato dal Louvre, dove la sapienza visuale del regista appare declinata in immagini fin troppo patinate. Nel 2012 ha diretto due cortometraggi, Walker e No form.