tuba
Il latinismo, nel significato di " tromba " (v.), è impiegato solo nel Purgatorio e nel Paradiso, ove tuttavia ha costante valore di traslato, con la sola parziale eccezione di Pd VI 72 (la pompeana tuba).
In questo caso il latinismo ha la sua ragion d'essere nel riferimento allo strumento adoperato presso gli eserciti romani: esso era una tromba con tubo conico diritto, di lunghezza variabile, ma generalmente superiore a un metro, com'è chiaramente raffigurata nei bassorilievi dell'arco di Tito nel Foro romano (è probabile che il suo ambitus non oltrepassasse i primi sei suoni della scala degli armonici). L'espressione pompeana tuba è derivata probabilmente da Lucano Phars. VI 129-130 " Tot simul e campis Latiae fulsere volucres, / tot cecinere tubae " (il passo si riferisce all'assalto al campo di Cesare in Durazzo).
Gli altri luoghi della Commedia ove sono ricordate le t. hanno invece solo valore metaforico. Le mille tube che talvolta non riescono a distogliere l'uomo dallo stato di estasi (Pg XVII 15) servono solo a sottolineare l'iperbole della situazione, espressa mediante il numero infinito e l'intensità della sorgente sonora. Altrove (Pd XII 8) le dolci tube in cui sono metaforeggiati gli spiriti della corona angelica nel cielo del Sole vogliono puntualizzare non tanto la qualità timbrica dello strumento specifico cui si fa riferimento, ossia il clangore di squilli militareschi, quanto il senso di reverenza che il termine latineggiante, unito all'aggettivo ‛ dolce ', vuol rievocare davanti allo splendore della santa mola. Si noti peraltro che la parola è usata in rima.
Si ritorna invece a toni epici in Pd XXX 35, ove D. lascia la descrizione di Beatrice a maggior bando / che quel de la mia tuba: idonea cornice a introdurre l'ultimo discorso della donna, la quale assume atto e voce di spedito duce, annunziante la prossima apparizione de l'una e l'altra milizia / di paradiso e additante il gran seggio ove sederà l'alma, che fia giù agosta, / de l'alto Arrigo (vv. 133-137).
Non è forse inutile ricordare infine che nel 1240 l'imperatore Federico II, allora dimorante in Arezzo, si era fatto costruire quattro tubae d'argento e una tubecta.
Bibl. - V.C. Mahillon, Catalogue descriptif et analitique du Musée instrumental du Conservatoire royal de musique de Bruxelles, I, Gand 1893, 274; G. Wille, Musica romana, Amsterdam 1967.