Tuba
La tuba uterina, detta anche salpinge o tromba di Falloppio, è il condotto anatomico che, da ciascun lato, congiunge l'estremità laterale dell'ovaio all'angolo superiore dell'utero (v. vol. 1°, II, cap. 9: Pelvi, Organi genitali femminili). Le tube sono deputate ad accogliere il gamete femminile, pronto per essere fecondato, quando viene espulso dall'ovaio dopo un processo di maturazione, e a consentirne la trasmigrazione all'interno della cavità uterina.
Ogni tuba ha una lunghezza di circa 12 cm e un diametro che aumenta in senso mediolaterale da 0,2-0,3 cm a 0,6-0,8 cm; nel suo decorso descrive una specie di ansa, la cui concavità, mediale e diretta verso il basso, abbraccia l'ovaio (v.). L'estremità superiore, espansa a forma di imbuto, ha contorno frastagliato per la presenza di frange ed è in contatto con l'ovaio, mentre l'estremità inferiore sbocca nell'utero. La parete della tuba è sottile e costituita da tre tuniche: una esterna, sierosa, il peritoneo; una media, muscolare, con cellule muscolari lisce; una interna, mucosa, ricca di pieghe e rivestita da cellule epiteliali con ciglia vibratili. Le tube hanno la funzione di accogliere l'ovulo alla superficie dell'ovaio al momento dello scoppio del follicolo di Graaf. L'ovocita espulso dall'ovaio cade nella tuba e inizia la sua trasmigrazione, che dura circa una settimana, verso l'utero. L'ovulo non possiede strutture per il movimento e quindi viene trasportato passivamente sia dai movimenti ondulatori di cui la tuba è dotata, sia dalla spinta prodotta dalle cellule fornite di ciglia vibratili che tappezzano il suo interno. La tuba è il punto di incontro fra l'ovulo, che scende verso l'utero, e gli spermatozoi che, passando prima per la vagina e poi per l'utero, risalgono rapidamente verso di essa. Nella tuba quindi può avvenire la fecondazione, cioè la fusione del gamete femminile e di quello maschile a formare un'unica cellula, lo zigote, che per trasformarsi in un organismo complesso deve dividersi più volte. La moltiplicazione comincia circa tre ore dopo la fecondazione, mentre lo zigote continua lentamente a percorrere la tuba.
La riproduzione sessuale, affermatasi nel corso dell'evoluzione perché garantisce la formazione di individui geneticamente diversi fra loro, è universale fra i Vertebrati; solamente alcune lucertole si riproducono partenogeneticamente, senza accoppiamento. Gli organi riproduttivi principali sono le gonadi, in cui vengono prodotti i gameti; alle gonadi sono spesso associati tubuli o condotti per il trasporto dei gameti e, in certi casi, per la protezione e il nutrimento dell'embrione che si accresce all'interno del corpo materno (v. utero). Nell'anfiosso le cellule germinali sono liberate direttamente all'esterno, nei Ciclostomi vengono riversate nel celoma e passano all'esterno attraverso pori addominali che si aprono durante la stagione riproduttiva. In tutti gli Gnatostomi, Vertebrati dotati di mascelle, le uova vengono liberate nel celoma e di qui si immettono in una struttura a forma di imbuto, situata accanto all'ovaio, e quindi in un condotto che le trasporta all'esterno. Questo è l'ovidotto primitivo, che può avere varie modificazioni, date da ingrossamenti, con diverse funzioni: deposito delle uova, formazione di gusci, sviluppo embrionale. L'ovidotto e le strutture specializzate che ne derivano si formano nella parete dorsolaterale della cavità celomatica, alla quale restano ancorati attraverso speciali mesenteri. La forma più semplice di ovidotto si ritrova nei Dipnoi e negli Anfibi, gruppi con abitudini riproduttive più primitive, in quanto la femmina depone uova di piccolo volume, prive di guscio. In questo caso l'ovidotto è un semplice tubo ciliato, provvisto di ghiandole che secernono un rivestimento gelatinoso per le uova. Anche in queste strutture più primitive, l'estremità anteriore di ciascun ovidotto è disposta vicino all'ovaio ed è formata da un imbuto ciliato, che presenta un margine irregolare, in grado di catturare le uova liberate dalla gonade. Nella scala evolutiva la riproduzione sessuale si realizza inizialmente con la fecondazione esterna; il maschio e la femmina depositano i loro gameti nell'acqua, senza il rischio di disidratazione, al quale le uova sono particolarmente sensibili; gli stessi Anfibi, i primi Vertebrati che hanno conquistato la terraferma, ritornano all'acqua per riprodursi. Con il passaggio definitivo alla terraferma si afferma la fecondazione interna, peraltro già presente in organismi non terricoli (v. fecondazione). I Rettili sono i primi animali veramente terricoli, grazie alla comparsa dell'uovo amniotico, che costituisce una tappa fondamentale nell'evoluzione in quanto consente ai Vertebrati terrestri di svincolarsi dall'ambiente acquatico anche nella fase riproduttiva. La cavità amniotica fornisce infatti una sorta di microambiente acquatico, all'interno del quale gli embrioni dei Rettili, degli Uccelli e dei Mammiferi si sviluppano senza il rischio di disidratazione da parte dell'habitat subaereo. Inoltre la presenza di un guscio resistente ha reso necessario lo sviluppo di una fecondazione interna, precedente alla formazione del guscio stesso. Si è evoluta in tal modo una struttura idonea ad accogliere gli spermatozoi, nella quale avviene la fecondazione. Nei Rettili e negli Uccelli le funzioni di deposito di uova, formazione di gusci e ritenzione di uova durante lo sviluppo embrionale vengono svolte da una delle varie regioni in cui viene suddiviso l'ovidotto, a cui vengono dati i nomi usati nell'anatomia umana. La parte prossimale prende il nome di tuba uterina, largo condotto muscolare capace di distendersi notevolmente durante la stagione riproduttiva e in cui numerose ghiandole secernono l'albume. Nei Mammiferi placentati le uova sono di piccolo volume e la parte superiore dell'ovidotto, la tuba uterina, si trasforma in una struttura sottile in cui mancano, ovviamente, le ghiandole che secernono l'albume. La fecondazione ha luogo usualmente nell'estremità superiore delle tube e il trofoblasto ha già iniziato lo sviluppo prima che discenda nell'utero.
Le tube derivano da un canale pari, detto canale di Müller, che, presente inizialmente in entrambi i sessi, regredisce nel maschio, mentre nella femmina diventa l'ovidotto. Questa struttura, che nella porzione distale si fonde con quella opposta dando origine a un organo impari, denominato canale uterovaginale, rimarrà pari nella sua parte prossimale, a sua volta dando origine a due canali indipendenti i quali si svilupperanno nelle tube.
Le tube possono essere sede di processi di tipo tumorale, malformativo e infiammatorio. I tumori maligni (carcinomi) sono estremamente rari, quelli benigni invece (polipi e papillomi) rivestono importanza unicamente laddove la loro comparsa possa essere responsabile di occlusione del lume tubarico con conseguente sterilità. Le malformazioni sono rare e comprendono: assenza di entrambe oppure di una salpinge, atresia del tratto ampollare, ipoplasia e anomalie in eccesso (tube e orifizi tubarici accessori). Le infiammazioni sono soprattutto di natura infettiva (batterica, virale ecc.) e vengono chiamate salpingiti. Con elevata frequenza tali infiammazioni coinvolgono, oltre alle tube, anche gli altri annessi uterini donde il nome di annessiti (ovaio, endometrio, parametrio, peritoneo pelvico). Fra gli agenti più frequentemente coinvolti nella salpingite, sono da annoverare i microrganismi che vengono trasmessi per via sessuale (per es., gonococchi, clamidie ecc.). La forma tubercolare è di notevole impatto, soprattutto per le modificazioni anatomofunzionali che comporta e che rappresentano causa di sterilità. La salpingite colpisce prevalentemente le donne giovani, con attività sessuale intensa o portatrici di infezione cronica dell'apparato riproduttivo. Le donne che utilizzano a scopo anticoncezionale dispositivi intrauterini (spirale) sono maggiormente a rischio. Si distinguono salpingiti acute e croniche. La sintomatologia delle forme acute è caratterizzata da dolore, tumefazione della tuba, secrezioni vaginali biancastre, febbre. Nelle forme croniche la sintomatologia appare più sfumata. Sia le salpingiti acute sia quelle croniche spesso determinano, quale esito del processo infiammatorio, la chiusura del lume tubarico e pertanto rappresentano una causa frequente di sterilità o di gravidanza extrauterina. Complicanza temibile è anche la comparsa di ascessi tubarici..
bibl.: w.j. hamilton, j.d. boyd, h.w. mossman, Human embryology, Cambridge, Heffer, 1945 (trad. it. Padova, Piccin-Nuova libraria, 19774); g.c. kent jr., Comparative anatomy of the Vertebrates, Dubuque (IA), Brown, 19778 (trad. it. Padova, Piccin-Nuova libraria, 19772); e. padoa, Manuale di anatomia comparata dei Vertebrati, Milano, Feltrinelli, 199615; s. romer, t.s. parson, The vertebrate body, Philadelphia, Saunders, 19866 (trad. it. Anatomia comparata dei Vertebrati, Napoli, SES, 19872).