TUBURBO (Thuburbo)
Due città dell'Africa proconsolare portavano nell'antichità questo nome, di un'evidente origine libica, che si rivela in molti altri nomi della stessa radice. La più importante delle due è Thuburbo Maius, oggi Henchir Kasbat, a una cinquantina di km. a sud di Tunisi.
La città dovette il suo sorgere alla posizione favorevole, all'incrocio di più vie di comunicazione attraversanti regioni intensamente abitate e colonizzate. Già nel territorio cartaginese al momento della terza guerra punica, entrò a far parte nel 146 a. C. della provincia romana. Accanto al centro indigeno, che conservava la sua organizzazione cittadina, Cesare od Ottaviano dedussero una colonia di cittadini romani, probabilmente veterani (colonia Iulia): i due organismi rimasero peraltro distinti fino al regno di Commodo, che della civitas, divenuta municipio al tempo di Adriano (municipium Aelium Hadrianum Augustum), e della colonia fece un organismo solo con diritti di colonia (colonia Aurelia Commoda Thuburbo Maius, o colonia Iulia Aurelia Commoda Thuburbo Maius). La città era il centro di una regione procuratoria per l'amministrazione dei beni imperiali, e sede di una statio dei Quattuor publica Africae; in età cristiana fu cattedra episcopale. Abbandonata, o quasi, nel periodo vandalico, fu di nuovo occupata sotto i Bizantini, per trovare poi la sua fine al momento dell'invasione araba.
Le sue rovine costituiscono oggi un centro archeologico cospicuo: sono stati scavati il foro, con il Campidoglio, la curia e un tempio di Mercurio che per la sua disposizione ricorda i santuarî orientali, altri templi, un portico quadrangolare costruito dalla famiglia dei Petronii, due edifici termali, un mercato, varie case private, adorne di musaici, e due chiese. Sculture anche pregevoli e numerose iscrizioni sono state raccolte fra le rovine.
Thuburbo Minus, oggi Tébourba, a una trentina di km. a occidente di Tunisi, fu anch'essa colonia di Ottaviano, che vi dedusse veterani di una legione VIII (colonia Octavanorum Thuburbo); anche in essa tuttavia dovette permanere accanto alla colonia la città indigena che alla fine del sec. II aveva rango di municipium. Fu anch'essa sede episcopale. Vi si conservano i resti di un anfiteatro, e un sistema di cisterne.
Bibl.: Corp. Inscr. Lat., VIII, pp. 106, 148, 2423. Per Thuburbo Maius: A. Merlin, Le forum de Thuburbo Majus, Tunisi-Parigi 1922; id., L'histoire municipale de Thuburbo Majus, in Cinquième Congrès d'Arch. Alger, 14-16 avril 1930, Algeri 1933, p. 205 segg. - Per Thuburbo Minus: R. Cagnat-A. Merlin, Inscr. lat. d'Afrique, Parigi 1923, n. 414, ecc.