CRISPOLTI (Crispoldi, Crispoldo), Tullio
Di famiglia patrizia originaria di Bettona (Perugia), nacque a Rieti nel 1510 da Crispolto, più volte governatore della città, e Alessandra Gaetani. Era a Roma, forse per motivi di studio, all'epoca del Sacco, secondo quanto egli stesso afferma in un suo trattatello in forma di lettera diretta a Bernardino Malliano e datata 15 nov. 1529, da Verona.
In esso, rimasto manoscritto nella Biblioteca nazionale di Napoli, il C. esamina i pontificati di Alessandro VI e di Clemente VII, prendendo occasione dal tragico episodio, a cui egli aveva assistito da Castel Sant'Angelo esso è utile anche perché ci fornisce la notizia che, intorno a quest'epoca, il C. abbracciò lo stato ecclesiastico.
Il trasferimento del C. a Verona è probabilmente da mettere in relazione con l'arrivo di quella città del vescovo Gian Matteo Giberti, avvenuto nel 1528. Nella città veneta il C. faceva infatti parte del circolo di dotti che si riuniva intorno al presule. Sembra comunque esclusa la sua appartenenza, in precedenza, all'oratorio del Divino Amore a Roma, che pure è stata asserita, sia perché mancano testimonianze che avvalorino questa affermazione, sia anche per la troppo giovane età che il C. aveva all'epoca del soggiorno romano.
Profondamente partecipe del travaglio di tanti spiriti cristiani nel periodo pre-tridentino, il C. accompagnò il Giberti nella visita pastorale da questo compiuta nel 1530, assolvendo talora al compito di predicatore. Vivamente interessato all'opera di riforma del clero della diocesi, intrapresa dal vescovo, ai problemi teologici che si agitavano in quel particolare momento e all'applicazione pratica della dottrina cristiana, il C., quattro anni dopo, dette inizio alla sua vasta produzione devozionale. Uscirono anonime a Venezia infatti nel 1534 le Meditazioni dichiarative del Paternostro ad esercitio di fede e di carità... et insieme alcune cose dell'Ave Maria et di tutti santi et de li morti, le Meditationi sopra il Pater noster e la Pratica de li sacramenti et incidentemente un poco del Purgatorio et de la fede et de le opere e nella stessa città l'anno seguente De la Ave Maria et del Credo et dimostrare in qual cosa debbiamo haver fede in Dio. Testimonianza di un desiderio e di un tentativo di rinnovamento delle pratiche religiose è l'opuscolo Alcune pratiche del viver christiano, uscito sempre a Venezia nel 1536, anch'esso anonimo, come Alcune ragioni del perdonare, edito nella medesima città l'anno seguente.
Testimonianza di come il C., che nel 1537 aveva tenuto la "lettura" del Vangelo in Verona, procedesse all'unisono con l'opera riformatrice del Giberti è il fatto che il suo Alcune cose sopra li voti et costumi delle monache ed instruttione loro, Venezia 1539, uscì contemporaneamente alle costituzioni emanate dal vescovo per i monasteri femminili della diocesi. Due brevi meditazioni, conservate manoscritte nell'Archivio Isolani di Bologna (F, 8, 30), con il titolo Meditatiuncolae pro tribulationibus et gratiis, sono accompagnate da una lettera del cardinale G. Paleotti, datata 5 gennaio del medesimo anno. Sempre nel 1539 uscì a Verona l'Historia della Passione del Salvator nostro Iesu Christo ridutta di tutti quatro li Evangelisti in uno ordine.
Si era sviluppata intanto la cosiddetta "controversia veronese", che aveva avuto origine dalla pubblicazione dell'epistola del cardinale Gaspare Contarini, De praedestinattone, indirizzata a Lattanzio Tolomei, che aveva lo scopo di chiarire alcune divergenze sorte dopo la recita del quaresimale di un agostiniano a Siena nel 1537. Nella controversia, tutta epistolare, il C. aderì piuttosto che a quelle del Contarini alle concezioni del poeta Marcantonio Flaminio, che, avendo subito le influenze del Valdès e del Vermigli, sosteneva la giustificazione per la sola fede. La posizione del C., intermedia e conciliativa, era "che è vero che l'homo accetta volontariamente la gratia che li offerisce Dio, nella quale consiste la salute nostra, ma che questa accettatione non si fa senza speciale aiuto di esso Dio, il quale soavemente a ciò dispone la nostra volontà".
Alcune interrogationi delle cose della fede et del stato overo vivere de' Christiani, edito a Verona nel 1540, costituiscono un catechismo in forma di dialogo, in cui è consigliata la comunione frequente. Con ogni probabilità, dopo il 1543 il C. rimase accanto ai successori del Giberti, ma è forse significativo che proprio in questo scorcio di tempo non si abbiano né testimonianze biografiche della sua vita né opere che illustrino una sua attività. Solo del 1547 è infatti l'edizione veneziana dei In Domini nostri Iesu Christi passionem et mortem commentarii, che però è la traduzione in latino, eseguita da Pier Francesco Zini dell'Historia della Passione. Negli anni successivi uscirono Alcune cose et brevi meditationi sopra li comandamenti di nostro signor Dio, sopra il Pater Nostro e sopra il Credo, et l'Ave Maria et li sette Sacramenti, edito a Roma nel 1549, e le Orationi da far nel tempo della carestia o d'altro flagello, accioche non duri lungamente et accioche non ci noccia et non venga peggio, pubblicato a Venezia nel 1551. Secondo il Castiglione l'Interrogatorio del maestro al discepolo per instruir gli fanciulli e quelli che non sanno nella vita di Dio con bellissime ragioni di confortar quelli, che sono vicini alla morte e massime per giustizia, pubblicato a Brescia nel 1556, fu una riedizione di una simile operetta catechistica con titolo analogo, che era uscita a Venezia quattro anni prima. Nel 1558 il C. si cimentò anche con una traduzione dallo spagnolo, di un'operetta di Alonso de Madrid, edita a Venezia con il titolo di Arte di servir a Dio. L'anno dopo egli ritornava su un argomento già trattato con le sue Considerazioni ed avvertimenti spirituali sopra la Passione di nostro signore Gesù Cristo, edito a Modena.
Nella povertà di notizie biografiche sul C., si sa che nel 1560 egli si era trasferito a Roma, dopo aver compiuto forse un viaggio a Milano in compagnia di Bonsignore Cacciaguerra. Una lettera del cardinal Paleotti, che richiede il C. di un parere su un argomento "trentino", quello dell'obbligo di residenza dei vescovi, ci prova che l'amicizia fra i due, già in atto almeno dal 1539, era ancora operante. Si spiega così come nella biblioteca del cardinale finirono sia le Meditatiuncolae, già citate, sia un più poderoso e importante lavoro di raccolta e di elaborazione del C., il Sommario de le prediche fatte nela visita di Verona del MDXXX, qualfaceva quel santo vescovo di Verona mons. Gianmattheo Giberti, di molta laude degno.
Rimasto manoscritto ed ora conservato nella Biblioteca arcivescovile di Bologna (G, VIII, 33), contiene una dedica a Pensabene de Salvatis alias Turchetti, datata Roma 1563. Nel Sommario precedono le prediche un diario delle cerimonie della visita e una serie di appunti non elaborati su di essa. Le prediche si articolano in tre nuclei, uno dei quali comprende quelle in cui si tratta del problema della giustificazione un altro quelle sui peccati che maggiormente l'uomo deve evitare l'ultimo quelle che illustrano i dieci comandamenti seguono tre lunghe prediche sulla vita in comune delle monache. Sia che il Sommario costituisca, come sembra dichiarato dal C., la raccolta di prediche sue e di altri, sia che la sua elaborazione ne abbia fatto un'opera totalmente originale, è evidente anche dal ripetersi in opere singole del C. di argomenti e di concetti in esse contenuti, che egli considerava il Sommario un vero trattato sulla predicazione evangelica e che esso veniva a costituire la summa delle sue concezioni teologiche. Su queste bisogna notare come, pienamente coincidenti con quelle del vescovo, con il quale aveva collaborato attivamente, fossero però anche aderenti a quelle del Valdès.
Secondo Colarieti, a Verona nel medesimo 1563 (e poi a Roma nel 1569) uscì un Commentario a s. Marco e s. Matteo. Il 1566 vedeva la pubblicazione di molte opere del C.: una raccolta di prediche, edite a Venezia a cura del cappuccino Gerolamo Denamis e probabilmente da questo tradotte in latino, Pratica aurea communes locos nonnullos complectens, divini verbi concionatoribus... necessaria, le Orationi volgari per la confessione et communione et per lo tempo della morte et anco per le anime de morti..., riunite se non compilate dal C., uscite a Brescia, e un volume della raccolta delle sue opere, che riunì anche quelle che erano state pubblicate anonime, la Terza parte dell'opere, Venezia, dedicata ad Andrea Lippomano, il cui argomento è costituito dal sacramento della comunione. L'anno successivouscirono a Venezia la prima parte delle opere con il titolo Istruttione de' sacerdoti. Utilissima ad ogni christiano e massimamente a quelli che esercitano la dignità sacerdotale... E questa è la prima parte delle sue opere e la Quarta parte dell'opere, che tratta dell'orazione. La Seconda parte dell'opere, compostadi tre trattati, Della carità, Del Perdonare e Del Patire, dedicata a Domenico Paruta, e La quinta parte... De' discorsispirituali: ne quali si tratta di tutti i misterii della passione di Giesu Christo uscirono nel 1568 ambedue a Venezia. Su quest'ultimo argomento tornava ancora una volta con gli Avvertimenti spirituali sopra la passione del nostro Signore Giesu Christo, Venezia 1570.
Gli interessi confortistici del C. trovavano ancora una ulteriore testimonianza in Alcune ragioni da confortare coloro che per la giustizia pubblica si trovano condannati alla morte, edito ad Ancona nel 1572. L'anno successivo uscivano a Roma le Quaestiones ad iustitiam et salutem consequendam pertinentes, mentre avevano visto la luce senza indicazione topica e cronologica Alcune bone orationi con render di gratie al nostro signore Dio, nelle cose prospere et adverse... . Il C.chiudeva quindi, il 24 0 il 27, marzo di quel medesimo 1573, a Roma, la sua vita di notevole operosità e veniva, seppellito nella chiesa di S. Bartolomeo all'Isola, in una tomba non più esistente.
Postumi furono pubblicati nel 1575, a Venezia, Alcune cose sopra la Passione del salvatore nostro Giesu Christo a Bologna, un Discorso intorno alle indulgentie et stationi ed dell'andare alle Chiese, in Istruttioni per il Santo Giubileo dei cardinali Borromeo, Paleotti e Valerio e nel 1590 gli In Acta Apostolorum pii adinodum ac eruditi commentarii, usciti a Fermo ad opera di Giovanni duca d'Alveira, autore della traduzione in latino.
Anche se la sua prosa fu semplice e nel complesso priva di eleganza egli fu uno degli scrittori cui si pensò per la pubblicazione della Ghirlanda spirituale, iniziata dal Giolito di Venezia nel 1568.
Esperto nelle Sacre Scritture, profondamente coinvolto nel movimento di rinnovamento cattolico pre e postridentino, pericolosamente esposto a dottrine che successivamente furono giudicate eretiche, scrisse, pare, anche versi.
Fonti e Bibl.: G. Castiglione, Istoria delle scuole della dottrina cristiana, Milano 1800, pp. 85 ss. A. Colarieti, Degli uomini più distinti di Rieti, Rieti 1860, pp. 42 ss. G. Fracastoro, Scritti inediti, a cura di F. Pellegrini, Verona 1954, pp. 84 s., 94, 101, 104 s., 111, 122, 124, 129 s., 132, 137 s., 191 s., 194 s., 201 P. Prodi, Il card. G. Paleotti, I, Roma 1959, pp. 112 s., 130, 219 II, ibid. 1967, pp. 98 s., 134 A. Prosperi, Tra evangelismo e controriforma..., Roma 1969, ad Ind. P. Pavignani, T. Crispoldi da Rieti e il suo Sommario di prediche, in Riv. di storia della Chiesa in Italia, XXVIII (1974), pp. 536-62 (con l'indicazione di alcune fonti e ulter. bibl.).