Kezich, Tullio
Critico cinematografico e sceneggiatore, scrittore e drammaturgo, nato a Trieste il 17 settembre 1928. Intellettuale poliedrico, il cui talento si è esplicato in diversi campi della comunicazione e dello spettacolo, dalla letteratura alla saggistica, dalla produzione per il cinema e la televisione fino all'invenzione drammaturgica, ma ha trovato applicazione privilegiata e appassionata soprattutto nell'ambito della critica cinematografica.
Nato da genitori di origine istriana, K. frequentò a Trieste il liceo classico e successivamente intraprese gli studi universitari presso la facoltà di Lettere che non completò, irresistibilmente attratto dal cinema. Nel 2001 l'Università degli studi di Trieste gli avrebbe conferito honoris causa quella laurea in lettere non conseguita a suo tempo. Nell'agosto del 1946 esordì in qualità di critico cinematografico ai microfoni di Radio Trieste: da allora K. ha proseguito con regolarità, con un atteggiamento di 'pragmatismo istintivo' e d'intuizione immaginativa, un rapporto con il cinema molto articolato, sorretto da gusto e passione innanzitutto di spettatore, lontano tanto da accademismi teorici quanto da vezzi intellettualistici. Negli anni ha assunto la responsabilità delle rubriche di critica cinematografica su testate prestigiose come "Cinema", "Rassegna del film", "La Settimana Incom", "Sipario" (di cui è stato direttore dal 1971 al 1974), "Panorama", "La Repubblica" (fin dalla fondazione nel 1976) e "Il Corriere della sera" (a partire dal 1989). Nel 1952 partecipò alla fondazione del quindicinale "Cinema nuovo", diretto da Guido Aristarco, per diventarne poi redattore capo quando, nel 1953, si trasferì a Milano. Dal 1954 al 1961 fu redattore, inviato e poi critico teatrale di "Settimo giorno", e intanto nel 1959 aveva esordito come narratore pubblicando Il campeggio di Duttogliano (seguito nel 1962 da L'uomo di sfiducia, una raccolta di racconti-testimonianze dei suoi rapporti con il mondo cinematografico). Nel 1961 si lanciò nell'attività di produttore, creando a Milano, in società con Ermanno Olmi, la casa di produzione 22 dicembre; un'attività che K., a partire dal 1967, proseguì in RAI per quasi vent'anni.
Di alcuni progetti realizzati in televisione K. fu anche sceneggiatore ‒ come nel caso di I recuperanti (1970), scritto con Mario Rigoni Stern per la regia di Olmi ‒ e quasi sempre ideatore, come nel caso di una serie di opere, tutte dirette da Franco Giraldi, ispirate alle suggestioni della letteratura e della cultura triestina. Questa attenzione competente e appassionata nei confronti della temperie 'mitteleuropea' della sua Trieste è una costante che ha accompagnato anche il suo lavoro di saggista e drammaturgo, incentrato soprattutto sull'opera di I. Svevo: dal grande successo della riduzione teatrale di La coscienza di Zeno, prodotto nel 1964 dal Teatro Stabile di Genova e interpretato da Alberto Lionello per la regia di Luigi Squarzina, al libro di 'finzione biografica' Svevo e Zeno. Vite parallele. Cronologia comparata di Ettore Schmitz (Italo Svevo) e Zeno Cosini, con notizie di cronaca triestina ed europea (1970), all'adattamento per la scena di vari testi sveviani come Un marito (1983), Una burla riuscita (1985), Zeno e la cura del fumo (1994). Una dedizione alla scena che K. ha ininterrottamente praticato non solo con opere originali, ma anche con importanti adattamenti e traduzioni da testi, tra gli altri, di G. Flaubert, F. Dostoevskij, A. Schnitzler, e L. Pirandello, di cui ha adattato Il fu Mattia Pascal (1975). La versatilità del suo impegno intellettuale trova rispondenza nell'ampia valenza estetica che K. attribuisce alla critica cinematografica, la quale ha il compito di analizzare il film collocandolo in un più ampio contesto culturale. Una critica concepita anche come una sorta di 'diario in pubblico', che compendia riflessione, profilo biografico, dialogo con personaggi cinematografici eletti interlocutori privilegiati. È il caso del suo rapporto con Federico Fellini, protrattosi nel tempo e cominciato proprio con un diario Su La Dolce vita con Federico Fellini (1960), pubblicato nel volume contenente la sceneggiatura del capolavoro felliniano che fu curato da K., poi continuato con il volume biografico Fellini (1987), con Fellini del giorno dopo con alfabetiere felliniano (1996) e con Federico Fellini, la vita e i film (2002), ma anche, indirettamente, con la 'monografia dialogata' Giulietta Masina (1991). Tra i volumi più significativi della sua estesissima bibliografia, da ricordare quelli dedicati al western (Il western maggiorenne. Saggi e documenti sul film storico americano, 1953; l'antologia I cavalieri del West, 1965; Il mito del Far West, 1974), la serie, proseguita e ordinata per decenni, intitolata Il millefilm, a partire dal volume del 1977 Il millefilm. Dieci anni al cinema (1967-1977), e quella annuale Il centofilm a partire da Il centofilm ‒ Un anno al cinema (1977-1978) (1978); Il filmsessanta ‒ Il cinema degli anni 1962-1966 (1979), Il filmottanta ‒ Cinque anni al cinema (1982-1986) (1986) e Il filmnovanta ‒ Cinque anni al cinema (1986-1990) (1990); il volume su Salvatore Giuliano ‒ Il film di Francesco Rosi (1999) e il testo Primavera a Cinecittà ‒ Il cinema alla svolta della "Dolce vita" (1999) che raccoglie articoli e interventi per ricostruire il clima 'eroico' del cinema italiano dopo il 1960, fino a Dino De Laurentiis, la vita e i film (2001), racconto biografico sul mitico produttore, scritto con A. Levantesi. Per la sua occasionale attività di sceneggiatore ha vinto due Nastri d'argento, entrambi per film ricavati da testi letterari: Venga a prendere il caffè… da noi (1970) di Alberto Lattuada, tratto da un'opera di P. Chiara, e La leggenda del santo bevitore (1988) di E. Olmi, dal famoso romanzo di J. Roth.
Dal 1966 al 1968 K. ha affiancato, come esperto, l'allora direttore L. Chiarini alla Mostra internazionale del cinema di Venezia. Negli anni Ottanta ha curato una delle prime collane di home video sui classici del cinema dal titolo La cineteca di Tullio Kezich. Nel 1998 è stata pubblicata una raccolta di suoi scritti e articoli, a cura di S. Toffetti, intitolata 'Ndemo in cine ‒ Tullio Kezich tra pagina e set.