TULSĪ DĀS
S Il più celebre poeta dell'India moderna e uno fra i più grandi suoi riformatori (1532-1624). La sua opera religiosa non fu quella di un fondatore di sette, ma di un esaltatore del culto di Rāma, il quale egli concepì "padre benigno che sta nel cielo", considerando, perciò, gli uomini tutti tra loro fratelli. A T. D. si deve, fra altre opere di minore importanza (canti in celebrazione dell'infanzia di Rāma, ecc.), il grande poema epico Rāmā-caritmānas "Il lago delle gesta di Rāma", poema che, per il grande influsso morale esercitato, si diffuse più che ogni altra opera in gran parte dell'India, così da essere pur oggi la Bibbia di novanta milioni d'Indiani.
Oltre che per tale valore morale, il Rām-carit-mānas va altamente apprezzato per i suoi grandi pregi artistici di contenuto e di forma: esso dev'essere considerato, difatti, non come versione oppure semplice, se pur elegante, elaborazione del Rāmāyaṇa, il poema di Vālmīki - che fu nondimeno la sua fonte principale -, ma opera ricca di particolari e d'immagini del tutto originali. L'ammirazione degl'Indiani per essa è giunta a tal punto, da avere essi dopo la sua composizione considerato il dialetto awadhī (varietà del Hindī orient., nella quale il Rām-carit-mānas fu scritto) l'unica forma possibile di linguaggio per determinate opere poetiche.
Bibl.: G. A. Grierson, Linguistic Survey of India, I, p. 160 segg.; L. P. Tessitori, Il Rāmacaritamānasa e il Rāmayāna, in Giornale della Società asiatica italiana, XXIV (1911), pp. 99-164 (trad. ingl. in Indian Antiquary, XLI [1912], pp. 273-286; XLII [1913], pp. 1-18); id., TulasiīDāsa come apostolo e come poeta, in Atti della R. Acc. di archeolog., lett. e belle arti di Napoli, n. s., III (1914), pp. 93-121.