turbare
Ha il significato fondamentale di " alterare " lo stato di ciò che è limpido e tranquillo, rendendolo fosco e agitato. In questo senso ricorre più frequentemente con riferimento a perturbazioni atmosferiche, specie quando compare come intransitivo o come intransitivo pronominale: Rime C 15 lo vento peregrin che l'aere turba; Cv III Amor che ne la mente 78 'l ciel sempr' è lucente e chiaro, / e quanto in sé, non si turba già mai, " non si offusca "; Vn XXIII 24 50 mi parve vedere a poco a poco / turbar lo sole e apparir la stella; e così in Cv III IX 15 puote... la stella parere turbata; Pg XXVIII 97 (ricorre l'infinito sostantivato 'l turbar); Pd XXVIII 83, con costrutto assoluto. Anche con riferimento alla luce eternamente serena della grazia divina: XIX 65 Lume non è, se non vien dal sereno / che non si turba mai. A proposito del mare agitato dal vento: Cv IV XII 7 quanta rena volve lo mare turbato dal vento (che traduce Boezio Cons. phil. II m. II 1-2 " quantas rapidis flatibus incitus / pontus versat harenas "); Fiore XXI 4 'l mar s'andò turbando / per Malabocca (in ovvio uso figurato: la mia felicità " fu turbata " da Malabocca).
Ricorre in senso estensivo a proposito delle armi di Amore " intorbidate " (Contini) dalla ruggine per non uso: Rime CIV 62 ecco l'armi ch'io volli; / per non usar, vedete, son turbate; il verbo si oppone a lucente (v. 72), come in Amor che ne la mente 77-78 (già citato).
Per dire che gli angeli ribelli, cadendo dall'Empireo, " sconvolsero " la terra (o, secondo altri, la materia): de li angeli parte / turbò il suggetto d'i vostri alimenti (Pd XXIX 51). Quindi, in senso figurato, con il valore di " alterare ": Cv IV VIII 10 lo rettorico dee molta cautela usare nel suo sermone, acciò che l'avversario quindi non prenda materia di turbare la veritade.
In un secondo gruppo di esempi, quale intransitivo pronominale, è riferito a persona con il significato di " alterarsi " nella mente o nell'animo per qualche emozione, e per Io più in modo manifesto: Vn XXXVIII 10 14 quella pietosa / che si turbava de' nostri martiri; Cv IV XVII 10 Marta, Marta, sollicita se' e turbiti [vale " ti preoccupi "] intorno a molte cose (nella traduzione da Luc. 10, 41 " sollicita es et turbaris erga plurima "); Pg XIV 71 vid'io l'altr'anima... turbarsi e farsi trista; e così in XXVI 67. Con riguardo alle manifestazioni esterne dell'emozione provata: a l'annunzio di dogliosi danni / si turba il viso di colui ch'ascolta, XIV 68; intransitivo in If XXIV 17 Così mi fece sbigottir lo mastro / quand'io li vidi sì turbar la fronte.
Abbastanza frequente è l'uso del participio passato con valore di aggettivo e in funzione di attributo o di predicato. È volto a indicare il dolore che dovrebbero provare i pellegrini, qualora avessero notizia, a Firenze, della morte di Beatrice: s'elli fossero di propinquo paese, in alcuna vista parrebbero turbati passando per lo mezzo de la dolorosa cittade (Vn XL 3); per esprimere l'accorata tristezza da cui è colto Virgilio al pensiero di non aver conosciuto Dio e di esser posto tra i limbicoli insieme con gli altri spiriti magni dell'antichità: " ... io dico d'Aristotile e di Plato / e di molt'altri "; e qui chinò la fronte, / e più non disse, e rimase turbato (Pg III 45). Vale anche " adirato ", " crucciato ", in due esempi concernenti Virgilio, ma in tutti e due i casi la forza espressiva della parola è attenuata mediante la limitazione un poco perché un'intensa irritazione non sarebbe confacente al savio duca: If XXIII 146 a gran passi sen gì, / turbato un poco d'ira nel sembiante; Pg XXVII 35 Quando mi vide star pur fermo e duro, / turbato un poco disse.
Lo stesso participio compare due volte in senso figurato. Virgilio che, con le sue dimostrazioni, dissipa dagli occhi dell'intelletto di D. la nebbia dell'ignoranza è ‛ un sole che sana ' ogne vista turbata (If XI 91). Lo stato d'animo che aveva indotto D. a tralasciare le rime d'amore per dedicarsi alla poesia dottrinale, esemplarmente documentato dall'inizio della canzone che apre il IV trattato del Convivio (Le dolci rime d'amor ch'i' solia / cercar ne' miei pensieri, / convien ch'io lasci, vv. 1-2), è rievocato nel commento in prosa con le parole sentendo in me turbata disposizione... a parlar d'Amore (IV II 9); se nel loro significato letterale più immediato esse valgono " sentendomi mal disposto a ", " non provando più l'inclinazione per ", contemporaneamente alludono al turbamento intellettuale suscitato in D. dall'avvenuta difficoltà a trovare una soluzione soddisfacente al problema se la... materia de li elementi sia da Dio intesa (I 8).