TURCHIA (XXXIV, p. 534)
Estensione. - La Turchia, in seguito alla cessione da parte della Francia del territorio del Hatay (v. appresso, e hatay, in questa App.), misura ora 767.119 kmq.
Condizioni fisiche (p. 534). - I geografi europei, per designare le regioni della Turchia si servono tuttora degli antichi nomi greci (Cilicia, Cappadocia, Misia, Caria, ecc.), ma un congresso di geografi turchi (giugno 1941) ha stabilito la seguente ripartizione in 7 regioni: 1, Regione del Mar Nero; 2, Regione del Mar di Marmara; 3, Regione dell'Egeo; 4, Regione del Mediterraneo; 5, Anatolia di SE.; 6, Anatolia interna; 7, Anatolia orientale. Queste grandi regioni sono state poi divise in altre minori; per es., l'Anatolia interna è stata ripartita in zona dell'alto Sakarya, zona di Conia, zona del medio Kïzil Irmak, zona dell'alto Kïzil Irmak.
Un terremoto di estrema violenza, di carattere tettonico lineare, ha colpito gran parte delle provincie nord-orientali della Turchia, avendo per epicentro i dintorni di Erzincan. La scossa principale è avvenuta il 27 dicembre 1939 durante le ore notturne e appunto per questo il numero delle vittime è stato molto elevato; altre scosse si sono succedute nei giorni seguenti. Il numero dei morti è stato di 32.741; 30.000 case sono state distrutte o molto danneggiate.
Popolazione (p. 537). - Il censimento quinquennale della popolazione si è effettuato in Turchia il 20 ottobre 1940 ed ha contato (non compreso ancora il territorio del Hatay) 17.869.901 ab. (dens. 23,4), con un aumento del 18% rispetto al 1935. Le citta più popolate sono risultate le seguenti:
Nella struttura etnica si è mostrata la tendenza a raggiungere una maggior uniformità, dato che negli ultimi anni dalla Romania sono immigrati 15-20.000 Turchi, mentre gruppi di Armeni hanno fatto ritorno dalla Turchia nell'Armenia russa.
Struttura economica (p. 538). - L'economia turca si è andata evolvendo in questi ultimi anni, in seguito all'impianto di numerose fabbriche. L'industrializzazione ha avuto inizio con l'applicazione del primo piano quinquennale (1934) e ha dato buoni risultati, soprattutto nel campo dell'industria tessile. Nuove acciaierie sono sorte a Karabük (presso Safranbolu), con capitali e tecnici inglesi. Nel 1948 fu annunciata la decisione di ampliare gl'impianti con una spesa di 9 milioni di sterline, in modo da portare la produzione annua del ferro a 160.000 t. l'anno e quella dell'acciaio a 200.000 t.; a Izmit è stata creata una fabbrica di soda caustica e cloro ed hanno iniziata la produzione nuove officine per la fabbricazione di carri ferroviarî. Riguardo all'allevamento, risulta in aumento il numero delle pecore merinos. Nel campo minerario si sono continuate le ricerche di petrolio, soprattutto in 3 zone: 1) quella dei confini caucasici, ove si sperava di trovare la continuazione dei giacimenti di Baku; 2) quella di Mürefte sul Mar di Mamiara; 3) la parte dell'el-Gezīrah rimasta alla Turchia. Risultati positivi si sono avuti nell'aprile 1940 nel kaza di Beshiri (vilâyet di Siirt). Si è cercato di aumentare la produzione di carbone delle miniere di Zonguldak, di cromo (miniere di Guleman presso Diyarbekir), di rame (Erghani) e di lignite (Kütahya).
Lavori e studî sono stati compiuti sulla rete idrografica. Dall'utilizzazione dei corsi d'acqua dell'Anatolia si potrebbe trarre una potenza nominale di 1,5 milioni kW, di cui un terzo dal Seyhan (specie dal suo affluente Zamanti), 220.000 kW dal Corum (specie dall'affluente Tortum), 160.000 dal Sakarya e 132.000 dall'Eufrate turco. In rapporto con le possibilità d'irrigazione è invece la sistemazione della pianura dell'Amik (territorio di Alessandretta) e quella del Seyhan presso Adana (ove è stata inaugurata una grande diga nel giugno 1943)
Il commercio estero ha sofferto degli spostamenti e degli intralci causati dalla guerra, ma, come mostra la tabella seguente si è ripreso dopo la fine del conflitto mondiale.
La Fiera (Fuar) di Smirne, iniziata nel 1933, ha tornato a tenersi periodicamente, dopo la guerra.
Vie e mezzi di comunicazione (p. 541). - La rete ferroviaria è stata migliorata e completata. In continuazione della linea Ankara-Sïvas (602 km.), nel 1938 era stata aperta la Sïvas-Erzincan. Il 21 ottobre 1939 la linea ha raggiunto Erzurum, in modo da offrire un mezzo rapido di comunicazione con le provincie orientali, valorizzando economicamente una vasta zona che era rimasta isolata dai centri vitali del paese e che in pari tempo ha importanza politica e militare, dato che agevola l'accesso alle frontiere orientali. Il 17 luglio 1940, coll'apertura del tronco tra Baigi e Tell Küčuk (confine siriano) è stata completata la linea ferroviaria che unisce Haidar Pasa (sul Bosforo) con Baghdād e Bassora (sul Golfo Persico). Nel maggio 1943 è stato aperto il tronco di 4 km., che unisce le miniere carbonifere di Kozlu al porto d'imbarco di Zonguldak; poiché in questo tratto la costa è alta e impervia, si è resa necessaria la costruzione d'una galleria di 1350 metri. Nel giugno 1943 è stata inaugurata la linea Diyarbekir-Batman, che proseguirà fino alla frontiera irachena. In corso di costruzione è pure la linea Elâziz-Van-frontiera iranica. Lavori importanti sono stati eseguiti in alcuni porti, specie Alessandretta (molo di 500 m.) e Mersina.
Finanze (XXXIV, p. 546; App. I, p. 1073). - Durante la seconda Guerra mondiale l'elevarsi delle spese dello stato condusse a notevoli disavanzi di bilancio, che furono coperti in gran parte con il ricorso all'istituto di emissione. Questa circostanza fu la causa prima dell'espandersi della circolazione monetaria e dell'elevarsi dei prezzi, mentre gli effetti della eccedenza di esportazioni, dovuta alle difficoltà crescenti per le importazioni, furono in gran parte neutralizzati attraverso la pressione fiscale. Dopo la fine della guerra, e particolarmente dopo la svalutazione del settembre 1946, è stato possibile ridurre sensibilmente i disavanzi di bilancio e ricorrere, per la loro quasi totale copertura, ai prestiti interni; per il 1948, secondo le previsioni governative, il disavanzo avrebbe dovuto essere coperto con tali mezzi. Il bilancio dello stato ha così variato dal 1939:
Il debito pubblico ammontava il 20 ottobre 1947 a 1357 milioni di lire turche, di cui 942 milioni di debito estero. Le quote di partecipazione della Turchia alla Banca e al Fondo internazionale sono state fissate in 43 milioni di dollari per ciascuno dei due istituti.
Le operazioni con l'estero sono soggette al controllo sui cambî (decreto del 22 maggio 1947). Nel 1947 la bilancia dei pagamenti correnti presentò un disavanzo di 38 milioni di dollari; la distribuzione del commercio estero turco presenta tuttavia la particolarità che le esportazioni si dirigono per un terzo verso paesi a divisa forte e per due terzi verso paesi a divisa debole, mentre le importazioni provengono in parti eguali dai primi e dai secondi; da ciò sono derivati da un lato un crescente disavanzo in divise forti, soprattutto in dollari, dall'altro l'accumularsi di saldi attivi in divise deboli.
Durante la seconda Guerra mondiale la circolazione è sensibilmente aumentata, passando da 189 milioni nel 1938 a 875 milioni nel settembre 1946. Il 9 settembre 1946 la lira turca fu svalutata e il cambio con il dollaro S. U. fu portato da 1,32 lire turche per dollaro a lire turche 2,80 = $ i (cambio medio); furono però contemporaneamente abolite le quote addizionali, fissate in misura diversa per ciascuna moneta. Al 31 dicembre 1948 i biglietti della Banca centrale della repubblica turca in circolazione ammontavano a 935,1 milioni di lire turche. Le riserve auree della Banca centrale ammontavano nel novembre 1938 a 160 milioni di dollari. Oltre la Banca centrale, esistono in Turchia 34 banche nazionali con un capitale nominale complessivo di circa 680 milioni di lire turche; nell'aprile 1948 i depositi presso le banche ammontavano a 1,7 miliardi.
Storia (XXXIV, p. 546; App. I, p. 1072). - Fiduciosa di aver consolidato la sua sicurezza e sovranità con la convenzione di Montreux per gli Stretti (1936), stabilite relazioni di amiciziae di collaborazione con gli stati vicini mediante il Patto balcanico (4 febbraio 1934) e l'accordo di Salonicco con la Bulgaria (1938) e con il Patto orientale o di Sa‛dābād (1937) - che però non ressero alla difficile prova della guerra già imminente o per lo meno non ebbero alcun principio di applicazione - la Turchia attese a risolvere la questione del sangiaccato di Alessandretta o del Hatay - che si concluse con l'annessione del territorio, ceduto dalla Francia nel 1939 - e a procurarsi garanzie nel Mediterraneo. La nuova politica fu iniziata con la dichiarazione comune anglo-turca di assistenza nel Mediterraneo in data 12 maggio 1939 e si perfezionò con il trattato di mutua assistenza anglo-franco-turco del 19 ottobre 1939. Ma la Turchia vi fece inserire nel protocollo aggiuntivo una clausola per cui gli obblighi assunti con quel trattato non l'avrebbero costretta a un'azione che avesse per effetto o conseguenza di trascinarla in un conflitto con l'URSS. In quegli stessi giorni erano fallite trattative di varî mesi con l'Unione Sovietica, la quale proponeva alla Turchia una specie di patto del Mar Nero e degli Stretti e i Turchi avevano resistito alle proposte russe ritenendole inconciliabili con gl'impegni internazionali e con la loro sovranità nazionale. Da un mese era cominciata in Europa la guerra che doveva divenire conflitto mondiale.
La Turchia riuscì a conservare la neutralità anche nei momenti più difficili; allorché la Germania, vittoriosa in Grecia, diventò sua confinante in Tracia, concluse con essa il trattato di amicizia del 18 giugno 1941 contenente l'impegno al reciproco rispetto dell'intangibilità e integrità dei due stati. L'inizio dell'offensiva tedesca contro l'URSS (21 giugno 1941) complicò la situazione, giacché portava la guerra nel Mar Nero e le due parti belligeranti potevano essere tentate dall'idea di impadronirsi della via degli Stretti, come era avvenuto nel 1915. La diffidenza di alcuni ambienti turchi verso l'URSS rischiava anche di dar forza a quelli che in Turchia avrebbero visto di buon occhio la collaborazione con la Germania. Il governo turco seppe destreggiarsi fra tanti pericoli, mantenendo l'equilibrio. D'altra parte l'occupazione alleata del Libano, della Siria e della Persia e il fallimento della insurrezione irachena nel maggio-giugno 1941 diedero solidità alle posizioni alleate nel vicino Oriente e resero possibile agli Alleati le comunicazioni con l'URSS per la via più lunga ma sicura del Golfo Persico e della Persia. Il 30-31 gennaio 1943 il presidente Inönü si incontrò ad Adana con Churchill ed ebbe con lui scambî di vedute sulla situazione e sull'aiuto che i Turchi avrebbero potuto dare agli Alleati in caso di necessità. Da allora la collaborazione tra la Turchia e gli Alleati si fece più attiva e missioni militari alleate arrivarono in Anatolia. Alla fine di novembre del 1943 al Cairo s'incontrarono Inönü, Churchill, Roosevelt e l'ambasciatore russo ad Ankara; nuove pressioni furono fatte sulla Turchia affinché troncasse le relazioni con la Germania e intervenisse a fianco degli Alleati. L'intervento turco maturò attraverso varie tappe: sospensione delle forniture di cromo alla Germania (20 aprile 1944) divieto alle navi mercantili tedesche di passare per gli Stretti (14 giugno 1944), rottura delle relazioni diplomatiche (2 agosto 1944) e, infine, dichiarazione di guerra (23 febbraio 1945).
La condotta della Turchia fu generalmente elogiata dagli Alleati con il riconoscimento che nell'insieme, essa era stata utile alla loro causa; invece fu criticata, fin dal 1944, dagli organi di propaganda sovietici. Anzi, a metà del 1945, la Turchia si trovò di fronte a esplicite richieste ufficiali dell'URSS, di revisione del regime degli Stretti e di cessioni territoriali sul confine del Caucaso nei distretti di Kars e di Ardahān. Il trattato turco-sovietico, che scadeva nel dicembre del 1945, non fu rinnovato.
Entrata nelle N.U. nel 1945, la Turchia mantiene un prudente riserbo di fronte alle richieste russe, attenendosi, per la questione degli Stretti, all'azione fiancheggiatrice degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e della Francia. Il 12 luglio 1947 ha concluso con gli Stati Uniti un accordo per la fornitura di aiuti. Le relazioni con gli stati arabi sono curate attentamente; trattati di amicizia sono stati conclusi con l'‛Irān (29 marzo 1946) e con la Transgiordania (11 gennaio 1947). Si parla di possibile rafforzamento di tali relazioni con la collaborazione tra la Lega araba e la Turchia.
Politica interna. - Morto Atatürk (10 novembre 1938), il nuovo presidente Ismet Inönü ha goduto della fiducia e della stima della nazione ed è stato due volte rieletto: nel 1942 e nel 1946. La costituzione del 1924 con le modificazioni del 1928 (laicismo) e del 1937 (inserzione dei principî fondamentali del Partito repubblicano del popolo, kemalista) non ha subìto altri emendamenti; solo si è sentita la necessità di adattarne il testo e la dizione alla riforma linguistica, ciò che si è fatto ufficialmente nel 1945.
La vita dei partiti è stata quasi inesistente per molti anni, vigendo il sistema del partito unico, il kemalista, e lasciandosi nelle elezioni la possibilità a pochi indipendenti di presentarsi agli elettori e portare la loro voce nella Grande assemblea nazionale. Soltanto alla fine del 1945 ha potuto costituirsi un Partito democratico che esercita la critica agli atti del governo e del partito dominante e domanda una maggiore libertà di opinione e di associazione e il rigetto di ogni discriminazione tra i cittadini. Il Partito democratico, presieduto da Celâl Bayar, è, in politica estera, sullo stesso piano del Partito repubblicano del popolo attualmente al potere e si è associato ad esso nel protestare contro le richieste sovietiche di revisione del regime degli Stretti e dei confini orientali. Nel 1946 il Partito democratico si affermò notevolmente nelle elezioni (un sesto dei deputati); successivamente ha influito sull'opinione pubblica provocando l'intervento mediatore del presidente della repubblica, il quale ha assunto su di sé la responsabilità di avviare gradatamente il paese a un regime democratico. Non è peraltro consentito l'affermarsi di partiti decisamente progressivi, di tinta socialista; il comunismo è messo al bando.
L'evoluzione della politica interna ed estera turca negli ultimi anni ha tolto ogni base, salvo una sporadica manifestazione, al movimento panturchista o panturanico, caratteristico del primo nazionalismo turco; prevale un nazionalismo misurato che, se sente anche i richiami del passato e lo studia con passione, non guarda oltre le frontiere attuali della repubblica.
Nonostante il peso del mantenimento di un numero eccezionale di soldati sotto le armi (circa un milione) durante gli ultimi dieci anni, la Turchia ha fatto moltissimo per migliorare la sua economia.
Bibl.: E. Anchieri, S. Nava, E. Migliorini, E. Rossi, La nuova Turchia, Roma 1939; E. Rossi, Dall'Impero Ottomano alla Repubblica di Turchia, in Oriente moderno, XXIII (1943), pp. 359-388; S. Nava, La questione del Hatay (Alessandretta) e la sua soluzione, Firenze 1939; G. Jäschke, Die Türkei in den Jahren 935-1941, Lipsia 1943; id., Türkei, Berlino 1941; St. Ronart, La Turquie d'aujourd'hui, Parigi 1937; G. Tongas, La Turquie centre de gravité des Balkans et du Proche Orient, ivi 1939; La vie juridique des peuples, VII, Turquie, ivi 139; T. Marfori, La Costituzione turca, Firenze 1947; E. Rossi, Completamento della "Ferrovia di Baghdad", o Bosforo-Golfo Persico e problemi ferroviari del Vicino Oriente, in Oriente moderno, XX (1940), p. 513 segg. e in genere Oriente Moderno, XVII-XXVIII (1938-48); M. Clerget, La Turquie. Passé et présent, Parigi 1938; L. Candida, La Turchia, Roma 1942.
Letteratura (p. 527).
Negli ultimi anni sono scomparsi alcuni degli scrittori che avevano dato un'impronta al movimento letterario della fine del sec. XIX e degli inizi del XX: i poeti Mehmet Akif Ersoy (1873-1936), Abdülhak Hamit Tarhan (1851-1937), Mehmet Emin Yurdakul (1869-1944), lo storico Ahmet Refik Altïnay (1881-1937), il romanziere Halit Ziva UŞaklïgïl (1869-1945). Altri che la rivoluzione kemalista del 1919-23 trovò già iniziati alle lettere hanno portato nella nuova corrente un filone di tradizioni culturali che ha attenuato il brusco distacco dal passato. Romanzieri e novellieri come Yakup Kadri Karaosmanoǧlu (n. 1888), che ha visto alcuni suoi romanzi (Nur Baba, Yaban, Sodom ve Gomor) tradotti in tedesco, in francese e in italiano; Khalide Edib Adïvar (n. 1883), la quale scrive anche in inglese; Resat Nuri Güntekin (n. 1892); Refik Halit Karay (n. 1888), anche nei romanzi incline al genere comico; Peyami Safa (n. 1899) ed altri sono ancora considerati i migliori. Tra questi prevale l'indirizzo verista; l'analisi psicologica è esercitata con successo nei romanzi (Boǧaziçi Mehtaplarï, Çamlicadaki EnifŞemiz, Fahim Bey ve biz) di Abdülhak Şinasi Hisar (n. 1885), che descrivono tipi e ambienti della Istanbul di mezzo secolo fa. Tra i giovani meglio affermatisi e immaturamente scomparsi erano Sadri Ertem (1900-43), Mahmut Yesari (1895-1945). Come saggista e giornalista gode fama Falih Rifki Atay (n. 1894).
Nella poesia il gusto della lirica classica e della metrica quantitativa orientale, affinato da una cultura europea, sopravvive in Yahya Kemal Bayatlï (n. 1884); i più giovani seguono le scuole occidentali del simbolismo, del surrealismo, del futurismo con Faruk Nafiz (n. 1899), Behçet Kemal, Nazim Hikmet (n. 1901), Cahit Sïtkï, Oktay Rifat, Orhan Veli, Cahit Külebi, Bedri Rahmi Eyüpoǧlu, Yasar Nabi Hayïr, che sulla sua rivista Varlïk dà espressione alle più moderne tendenze.
Nel teatro predominano le traduzioni e gli adattamenti. Una raccolta di traduzioni dei classici di tutte le letterature, anche orientali, ha raggiunto varie centinaia di volumi (Dünya Edebiyatindan Tercümeler).
Assai considerevole è stato lo sviluppo degli studî di erudizione, storia e filologia per opera di Fuad Köprülü, Rahmeti Arat, Zeki Velidi, Kilisli Rifat, Abdülbaki Gokpïnarlï, Adnan Adïvar, ecc. Dal 1941 è in corso di traduzione con rifacimenti e aggiunte l'Enc. de l'Islām sotto il titolo Islam Ansiklopedisi. All'Università di Istanbul riformata nel 1933 si è aggiunta nel 1936 una Dil-Tarih-Coǧrafya Fakültesi ad Ankara. La Soc. storica turca (Tark Tarihi Kurumu) e la Soc. linguistica turca (Türk Dili Kurumu), fondate da Atatürk nel 1931-32, hanno pubblicato decine di volumi con sensibile contributo culturale. L'attuale Primo ministro turco Şemsettin Günaltay è noto studioso di storia ed ha presieduto fino all'assunzione del potere (gennaio 1949) la Soc. storica turca.
Bibl.: O. Spies, Die türkische Prosaliteratur der Gegenwart, in Die Welt des Islams, XXV (1943); Derek Patmore, The Star and the Crescent, An Anthology of Modern Turkish Poetry, Bungay-Suffolk 1946; E. Rossi, La vita culturale, in La Nuova Turchia (di Anchieri, Migliorini, Nava, Rossi), Roma 1939.
Archeologia.
L'attività di scavi e di ricerche di archeologi, sia stranieri sia turchi, nell'ultimo decennio, nonostante gli eventi bellici, ha portato a una maggiore conoscenza delle diverse culture succedutesi nella regione, dal paleolitico fino al periodo del tardo impero.
Dopo le prime sicure scoperte paleolitiche fatte dal Pittard nel 1928 presso Adiyaman (a S. di Malatya), scavi dell'Istituto antropologico dell'università di Ankara diretto da Şevket Aziz Kansu, e della Società storica turca, fondata nel 1931 da Atatürk, hanno accresciuto i documenti dell'antica età della pietra. Tutti i trovamenti paleolitici raccolti dal Pfannenstiel non si possono classificare con un rigido sistema, ma costituiscono peraltro due gruppi, uno dell'Anatolia centrale e uno dell'Anatolia meridionale che, tipologicamente, morfologicamente e cronologicamente si possono mettere in relazione con i trovamenti europei.
Documenti neolitici sicuri mancano finora nell'Anatolia centro-occidentale, ma si riscontrano invece nel sud, tranne nelle zone della catena del Tauro, come negli strati inferiori di Yümüktepe o di Soǧuksutepe presso Mersin nella Cilicia, scavati dal prof. Garstang dell'università di Liverpool. Lo scavo è interessante anche perché nello strato eneolitico immediatamente sovrastante a quello neolitico si è trovata ceramica dipinta nello stile di Tell Halaf; inoltre perché attesta in Cilicia l'esistenza di uno strato culturale hittita più antico e di uno contemporaneo al grande regno. Nuovi documenti hanno apportato inoltre gli scavi di H. Goldman in Cilicia, a Tarso.
Ricchi trovamenti eneolitici, del III millennio a. C., si sono fatti nell'Anatolia centrale e occidentale. Fra gli accurati scavi stratigrafici per opera di archeologi turchi nei colli artificiali, detti hüyük, sono da ricordare quelli di Alaca Hüyük, Ahlatlibel, Karaoǧlan, EtiyokuŞu (presso Ankara), i quali non soltanto confermano la stratigrafia prima fissata da H. H. von der Osten nel hüyük di Alishar, ma dànno anche un quadro generale dell'alto grado di cultura anatolica del III millennio. Lo attesta ad esempio la "tomba reale" scoperta nello strato eneolitico di Alaca Hüyük, con la sua ricchissima suppellettile che presenta certamente un carattere originario microasiatico, ma che non trova finora confronti con quelle note e pone così una serie di problemi archeologici, culturali, storico-religiosi.
Uno dei centri culturali più importanti dell'Anatolia occidentale rimane ancora Troia, dove ha compiuto nuovi scavi C. W. Blegen dell'università di Cincinnati, precisando meglio la stratigrafia delle nove fasi, giungendo a importanti risultati cronologici. Chiarificatori sono stati anche gli scavi condotti da W. Lamb a Kusura, vicino a Afyonkarahisar.
Grazie a queste ricerche si può concludere ora che l'Asia Minore nella prima metà del III millennio ha avuto una cultura omogenea di alto livello a carattere cittadino, che peraltro, nella seconda metà dello stesso millennio, riguardo ai tipi della casa, della tomba, della ceramica, si è divisa nei due gruppi culturali dell'Anatolia occidentale e centrale, che non sono tuttavia da riportare a razze diverse. Il III millennio finisce con migrazioni di popoli. Gli Hittiti appaiono al principio del II millennio in Asia Minore, si fissano nell'Anatolia centrale nell'ansa dello Halys (Kïzïlïrmak) per diffondere poi il loro dominio da qui sopra tutta l'Asia Minore. È chiaro che gli Hittiti, durante il loro dominio durato otto secoli (le grandi migrazioni di popoli del XII secolo segnano la fine della loro potenza), hanno lasciato nell'Asia Minore importanti resti culturali, la cui ricerca è proseguita con successo negli ultimi dieci anni.
Si sono infatti messi in chiara evidenza strati culturali hittiti negli hüyük del centro dell'Asia Minore; inoltre si sono scoperti nuovi abitati e rilievi sulla roccia. Importanti risultati sono stati raggiunti dagli scavi di K. Bittel nella capitale hittita di HattuŞaŞ (Boǧazköy). Sono stati studiati i resti architettonici, e la ceramica e la glittica hanno permesso di riportare gli inizî dell'abitato fino al II millennio a. C. La scoperta di nuove tavolette cuneiformi ha portato a conclusioni importanti riguardanti la storia culturale e politica del regno hittita. Sigilli con due tipi diversi di scrittura hanno offerto notevoli elementi per la decifrazione della scrittura geroglifica hittita. La stessa spedizione diretta da K. Bittel ha accuratamente scavato ed esplorato il santuario di Yazilikaya vicino a Boǧazköy.
L'attività archeologica si è estesa anche alle culture formatesi dopo la caduta del regno hittita nel suolo microasiatico.
Un importante abitato frigio è stato per esempio esplorato a 2140 m. di altezza da R. O. Arik sul Göllüdaǧ, vicino a Nigde. Si è anche riconosciuto, grazie alle ricerche intraprese presso Çankirikapi, che Ankara (Ancyra) in epoca frigia era una città già densamente abitata. Un importante villaggio frigio si è scoperto e scavato a Pazarli (Çorum) a est di Ankara; in esso sono venuti in luce resti di case e lastre fittili di rivestimento con interessanti rappresentazioni. Anche nel citato hüyük di Karaoǧlan, importante come stazione hittita più occidentale, si è accertato un notevole strato culturale frigio. A questi scavi che hanno arricchito le nostre conoscenze sull'arte e sulla cultura frigia si aggiungono le ricerche dell'Istituto archeologico francese di Istanbul nelle zone fra EskiŞehir e Afyün Qarah ḤiŞār e gli scavi dello stesso istituto nella città di Mida (Yazilikaya).
A Karatepe, nella Cilicia orientale, è stato scoperto, con gli scavi fatti dalla Società storica turca negli ultimi anni, un centro appartenente a uno stato tardo hittita costituitosi nell'Anatolia meridionale dopo la caduta del grande regno. È venuto in luce un abitato fortificato con gl'ingressi principali decorati da ortostati con rilievi e con scrittura fenicia antica e hittita geroglifica. È sperabile che anche questi testi diano importanti elementi per decifrare la scrittura geroglifica hittita.
Nell'Anatolia orientale, che finora era stata poco esplorata, sono state intraprese ricerche importanti dagli archeologi americani a Van, l'antica capitale del regno di Urartu: vi hanno lavorato Reilly nella stazione preistorica a Tilitepe presso Van e K. Lake nella cittadella stessa di Van, dove sono venuti in luce resti di architettura rupestre e iscrizioni urartee.
Per quello che riguarda il campo delle antichità greche e romane nei grandi centri di scavi come Pergamo, Larissa sull'Ermo, Efeso, Mileto non si è avuta attività in questi ultimi anni, tuttavia non sono mancate le scoperte. P. Devambez ha diretto lo scavo del santuario cario del dio Sinuri vicino a Mylasa, con importanti trovamenti di ceramica e di iscrizioni.
Per Afrodisiade, v. in questa App. A Smirne è stata messa in luce parte dell'agorà con grandiosi edifici all'interno. In Ankara è stato quasi completamente scavato presso Çankirikapi un grandioso edificio termale con annesso ginnasio e si sono intrapresi lavori di isolamento del tempio di Augusto, che hanno permesso di riconoscere che il tempio era pseudodittero ed era circondato da un portico corinzio.
Nuove scoperte si sono avute anche nel campo dell'architettura funeraria. Una interessante tomba con tetto a lanterna e dromos del IV sec. a. C. è stata scavata a Mudanya (Myrleia), da A. Müfid Mansel. Derivazioni provinciali dello stesso tipo, ma del I sec. a. C., possono considerarsi i tumuli di Karalar intorno ad Ankara.
Scavi in Panfilia sono stati promossi dalla Società storica turca sotto la direzione del Mansel; si è così saggiata nel 1946 la necropoli di Perge con ricchissimo materiale archeologico ed epigrafico. Durante i lavori condotti a Side nel 1947 e nel 1948 sono stati isolati i templi, una parte della grande strada porticata, il teatro, l'agorà, e alcune case circostanti.
Anche in Tracia non sono mancate le ricerche della Società storica turca. Una spedizione, diretta sempre dal Mansel, ha rivelato sotto un tumulo presso Alpullu una stazione preistorica con una ceramica che sta in stretta relazione con quella dell'età del bronzo dell'Ungheria. A Kirklareli sono stati messe in luce in tumuli diversi una interessante tomba a cupola del IV sec. a. C. e alcune tombe a camera più recenti. A Vize (Bizye) e a Lüleburgaz (Bergule, Arkadiupolis) alcune tombe a tumulo del I-II secolo hanno dato preziosa suppellettile.
Istanbul, come centro di unione fra l'Anatolia e la Tracia, è stato un campo di intense ricerche archeologiche. Nella chiesa di S. Sofia, dove precedenti scavi avevano liberato la costruzione pregiustinianea, sono stati messi in luce i preziosi mosaici dopo un lungo e sapiente lavoro a cura del direttore del Byzantine Institute, Th. Whittemore. Preziosi e antichi mosaici si sono scoperti con gli scavi intrapresi dall'università di St. Andrews e del Walker Trust e diretti dal Baxter nella zona del grande palazzo imperiale. È venuto qui in luce un cortile di m. 34 × 66 circondato da un portico di 42 colonne, alto m. 7; gli ambulacri sono pavimentati di ricchi mosaici figurati con grifi, scene di caccia, di pesca, alberi, ecc. con un repertorio eclettico e con una composizione puramente ornamentale. Il peristilio risale al 410 circa, e fu ricostruito nel 550. Sul lato SE. vi sono le chiese di S. Demetrio e di S. Elia e una torre; a N. un edificio, forse il chrysotriklinos; lungo il lato S. gli appartamenti imperiali.
Dopo un lungo lavoro è stato messo in luce, per opera di Aziz Ogan e A. Müfid Mansel, presso Küçükcekmece (Rhegion), il grande complesso di un palazzo, che ha dato importanti elementi per l'architettura civile bizantina, ancora così poco nota.
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