TURIA
Forma etrusca del nome della madre di Pelia e Neleo, Τυρώ, su uno specchio. Il suffisso -ia, solo qui attestato in corrispondenza del greco -ω, sarà normalizzazione etrusca sul tipo Uni (Iunia), contro il latino Iuno.
Lo specchio, già a Palazzo Graziani a Perugia, ora al museo di Napoli (Etr. Sp., tav. clxx), presenta l'incontro dei due figli nudi e armati con la madre T., che regge nella sinistra un secchio con la corda arrotolata e s'avvia al pozzo, che è qui indicato da un puteale davanti al quale striscia un serpente; sul bordo è scritto flere, dietro è la parte superiore d'una figura femminile. T. fa con la destra cenno di silenzio a Pelia, lasciando capire che si tratta d'una congiura: davanti al tempio di Hera, Pelia ucciderà la nemica della madre, Siderò. La stessa scena appare su altri specchi senza iscrizioni (Etr. Sp., tav. cccl; v, tav. 89) e sulla situla bronzea della Collezione Czartoryski (J. De Witte, in Gaz. Arch., vii, tav. ).
Bibl.: R. Engelmann, Tyro, in Jahrb. d. Inst., V, 1890, p. 171 ss.; C. Pauli, in Roscher, V, 1916-24, c. 1288, s. v.; E. Goldmann, Ricerche etrusche, in St. Etr., II, 1928, pp. 271-79; Vetter, in Pauly-Wissowa, VII A, 1939, c. 1383, s. v., n. 3; D. Levi, La collezione Stefani di Vetulonia, in St. Etr., V, 1931, p. 520; G. A. Mansuelli, Studi sugil specchi etruschi, IV, in St. Etr., XX, 1948-49, p. 88.