TURINI
– Famiglia di musicisti bresciani attivi in patria e Oltralpe tra Cinque e Seicento, documentata sull’arco di tre generazioni.
Gregorio nacque a Brescia intorno al 1553. Il padre, Francesco, era «cotonator di panni» nella contrada del Carmine, come risulta da una polizza d’estimo del 1568 (Guerrini, 1917, p. 85). Non si hanno documenti circa la sua formazione musicale, ma si può cautamente ipotizzare che l’apprendistato sia avvenuto sotto la guida di Giovanni Contino assieme ai coetanei Luca Marenzio, Lelio Bertani e Giulio Paratico. Nella polizza d’estimo presentata nel 1588 dal fratello Giovanni Battista si legge che Gregorio «di anni 35» abitava «ala corte dell’imperatore» Rodolfo II d’Asburgo con la moglie Lucrezia di vent’anni e la figlia Laura di due (ibid., p. 86). Secondo l’erudito bresciano Ottavio Rossi, testimone attendibile in quanto fu poi in stretto contatto con il figlio Francesco, Gregorio era un eccellente suonatore di cornetto, e come tale fu «gradito da molti gran principi» (Rossi, 1620, p. 496) prima di entrare stabilmente al servizio dell’imperatore con un’ottima remunerazione. La sua presenza a Vienna, in qualità di ‘sonatore di corte’, è già documentata negli Hofzahlamtsbücher a partire dal giugno del 1580 (Žáčková Rossi, 1998, p. 65).
Nel 1583 Rodolfo II stabilì la corte a Praga portando con sé la propria cappella musicale, formata all’epoca da quasi cinquanta fra cantori e strumentisti. Il matrimonio del musico dovette quindi avvenire nella capitale boema. Da Praga, il 27 marzo 1589, è firmata la dedicatoria delle Cantiones admodum devotae cum aliquot psalmis Davidicis in ecclesia Dei decantandis ad quatuor aequales voces compositae (Venezia, Gardano; ristampa Venezia 1606). L’autore, che si qualifica «Sacrae Caesareae Maiestatis Rudolphi II musicus», si rivolge ad Antonio Abondio, originario di Riva sul Garda, noto medaglista e ceroplasta. Si pensa che queste Cantiones potessero essere legate all’attività della Confraternitas Corporis Christi in aula caesarea fondata da Maria d’Asburgo, madre di Rodolfo: lo confermerebbe la presenza di un componimento proemiale in latino rivolto ad Abondio e siglato dal musicista olandese Jacob Chimarrhaeus, all’epoca elemosiniere della cappella imperiale e priore della suddetta confraternita (Lindell, 1989-1990, p. 82). Dell’anno successivo è la stampa dei Neue liebliche teutsche Lieder (Norimberga, Gerlach), composti sul modello delle villanelle italiane: nella dedica al banchiere Hans Fugger l’autore ricorda di aver soggiornato ad Augusta in occasione della Dieta del 1582. Il libro contiene due brani di Camillo Zanotti, il cesenate vicemaestro della cappella imperiale. Gregorio risulta inoltre presente come testimone a Praga in atti redatti dal notaio Giovanni Battista Colombino, originario di Terlago (Trento), nelle date 9 giugno 1591 e 21 maggio 1592, accanto al trombettiere concittadino Giovanni Francesco Rizzetti e al friulano Andrea Mosto (Lunelli, 1970-1973). Nel 1594 il musicista seguì l’imperatore alla Dieta di Ratisbona.
Turini morì alla fine del 1596 (Žáčková Rossi, 1998, p. 65); e Ottavio Rossi (1620) conferma che il musicista bresciano «morì molto giovane in Praga con estremo dolor del padrone» (p. 496). Dunque non poté vedere stampata l’ultima sua opera, il Primo libro delle canzonette (Norimberga, Kauffmann, 1597), dedicato al nobile boemo Petr Vok de Rosis (Rožmberk/Rosenberg), signore di Krumlov.
Più che per le tre opere a stampa, accomunate da una scrittura polifonica a quattro voci non particolarmente sofisticata, Gregorio Turini si distinse per le spiccate doti di virtuoso di cornetto e di tromba. Gli va riconosciuto il merito di aver contribuito alla diffusione dello stile delle villanelle italiane in area tedesca e boema. L’unico esemplare completo delle Canzonette, conservato nella Biblioteka Jagiellońska di Cracovia, presenta l’aggiunta a penna di un testo latino devozionale in alternativa ai versi profani.
Francesco nacque a Praga nel 1590, figlio di Gregorio e di Lucrezia. L’anno di nascita si ricava dalle polizze d’estimo del 1653 e del 1654 (Guerrini, 1917, p. 109). Secondo il racconto di Rossi (1620), sin da fanciullo egli era «dimestichissimo della camera imperiale e tanto caro a Cesare che famigliarissimamente trattava con lui dandogli titolo di suo organista di camera e poscia mandandolo a perfettionarsi a Roma, collocandolo in casa del Prencipe di Castiglione e d’indi in Vinetia in casa pur anco del suo ambasciatore» (pp. 496 s.). Quest’ultima notizia trova un’almeno parziale conferma nella dedicatoria del terzo libro dei Madrigali a cinque cioè tre voci e due violini (Venezia 1629) all’abate Giovanni Francesco Morosini. Scrive l’autore: «Il primo acquisto ch’io feci di signore e patrone dopo la venuta mia dalla Corte Cesarea fu della persona di V.S. Illustrissima». La prima sortita pubblica del musicista risaliva comunque al 1615: il bergamasco Giovanni Battista Bonometti, cantore alla corte di Graz, incluse un suo mottetto a voce sola nella copiosa collettanea Parnassus musicus Ferdinandeus stampata a Venezia.
Intorno al 1617 Francesco Turini si stabilì definitivamente a Brescia, ottenendo il posto di organista in cattedrale, che avrebbe poi mantenuto per tutta la vita. Il 12 maggio 1619 nella piccola chiesa di S. Maria della Consolazione impalmò Bianca Cesareni, figlia naturale riconosciuta del conte Carlo Caprioli. Nacquero tre figli: Teresa Angela (1624), Giacinto (1625) e Vincenzo (1627).
Nel 1620, anno di pubblicazione degli Elogi historici, Rossi scrisse che l’allora trentenne Turini era «eccellente e raro nel sono di varij stromenti, e in particolare in quel dell’organo», oltre che autore di «opere diverse che comprendono tutto l’essere perfetto dell’Armonia de’ nostri tempi» (p. 497). È probabile che il letterato alludesse qui ai primi due libri musicali documentabili, per i quali stilò le lettere dedicatorie: i Madrigali a una, due, tre voci con alcune Sonate a due et a tre, libro primo, pubblicati a Venezia nel 1621 e dedicati a Ludovico Gonzaga, dei marchesi di Luzzara, vescovo di Alba (il libro ebbe tre riedizioni); e un perduto libro di Messe, «primizie del mio ingegno» dedicate ai «canonici della catedrale di Brescia» (Rossi, 1621, p. 275), presumibilmente assemblato e stampato a Venezia a ridosso della nomina a organista (ne dà notizia anche Cozzando, 1694, p. 134). A Brescia, oltre a svolgere le ordinarie mansioni di organista in cattedrale e d’insegnante di musica, Turini fu spesso impegnato come compositore dell’Accademia degli Erranti, di cui Rossi era all’epoca un vivace animatore. In questa veste è citato tre volte nei Diari dei Bianchi come autore di madrigali celebrativi (su versi dello stesso Rossi) e direttore delle rispettive esecuzioni nelle adunanze accademiche del 14 gennaio e 31 dicembre 1627, nonché del 30 giugno 1628 per l’entrata in città del granduca di Toscana, Ferdinando II de’ Medici.
Ulteriori stampe musicali uscirono, sempre a Venezia, nel 1624 (Secondo libro di madrigali, con dedica ad Alfonso d’Este, principe di Modena) e nel 1629 (il citato Terzo libro). In quest’ultimo anno, dopo la prematura morte della prima moglie, Francesco poté ereditare fondi e censi nella terra di Cizzago derivanti dalla dote del conte Caprioli. Il musicista sposò quindi in seconde nozze Bradamante Simoncelli, da cui nacquero Orsola (1633), Giulio Cesare (1637), Angela (1640) e altri due figlioletti deceduti in tenera età, tutti battezzati nella chiesa di S. Clemente. Nel frattempo, probabilmente in seguito alla pestilenza del 1630-31, erano scomparsi i due maschietti di primo letto (Guerrini, 1917, p. 110).
Le ultime opere a stampa note sono di musica da chiesa: Motetti a voce sola da potersi cantare in soprano, in contralto, in tenore et in basso, libro primo (Brescia 1629, dedicati ad Antonio Bocchi, mansionario della cattedrale di Brescia); Motetti a voce sola [...] libro secondo (Venezia 1640, dedicati al contralto Aventino Glisenti); e un primo libro di Messe da cappella a quatro e cinque voci, di cui una in canone, pubblicato su istanza del compositore da Giovanni Battista Bozzoni (Venezia 1643, con dedica a Pietro Moresini, podestà e capitanio di Rovigo). Mottetti a una, due e tre voci comparvero in collettanee pubblicate a Venezia (1624, 1629) e a Milano (1649); alcune parafrasi devote di suoi madrigali comparvero in antologie curate da Ambrosius Profe (Breslavia 1646, Lipsia 1646). Manoscritti di messe e salmi presenti in un inventario della cattedrale di Brescia nel 1719 (I diari dei Bianchi, 1930) risultano ora dispersi.
Morì a Brescia il 10 giugno 1656, come risulta dal Liber defunctorum di S. Clemente: «Ill. D. Franciscus Turinus uxoratus aetatis annorum 66, omnium musicalium instrumentorum et organorum praecipue peritissimum, Sacramentis omnibus munitus obiit, et sepoltus est in parochiali ecclesia Sancti Clementis Brixiae in sepulcro novo sub Organo» (Guerrini, 1917, p. 112). Gravemente malato, in maggio aveva ottenuto che i canonici della cattedrale di Brescia, grati per l’ineccepibile servizio prestato per una quarantina d’anni, nominassero organista il figlio Giulio Cesare.
Tra i musicisti bresciani formati alla sua scuola si ricordano Giovanni Maria Bertoli, che gli dedicò le Compositioni musicali [...] fatte per sonare col fagotto solo (Venezia 1645), Stefano Pasini, Giovanni Battista Pederzoli e Giovanni Battista Quaglia.
Pur legato per quasi tutta la vita alla città di Brescia, Francesco Turini non fu affatto una figura provinciale: le due prime raccolte di madrigali lo qualificano come un maestro al corrente delle più aggiornate tecniche compositive, dalla monodia su basso continuo alla scrittura con violini concertanti. Le Sonate a tre pubblicate al termine del libro primo (1621), e in particolare quelle intitolate È tanto tempo ormai (intonata sulla cosiddetta Aria della Monica) e Il Corisino, sono da tempo annoverate fra le più interessanti pagine violinistiche dell’epoca (Apel, 1990, p. 40). Di notevole rilevanza storica è anche la precoce inclusione di una «cantata in stile recitativo a voce sola» nel secondo libro di madrigali (1624). Quanto alle scelte poetiche dei tre libri di madrigali, accanto alla scontata presenza di Battista Guarini e Giovan Battista Marino spiccano autori meno frequentati, come il bresciano Ottavio Rossi e il veneziano Nicolò Crasso (un madrigale a testa), il fiorentino Alessandro Talenti (otto madrigali e ‘scherzi’ da Gli affetti poetici, Bergamo 1609) e il mantovano Alessandro Striggi con uno stralcio dall’Orfeo (Mantova 1607).
Nel 1685 Antimo Liberati, nella Lettera scritta in risposta ad una del Signor Ovidio Persapegi (Roma 1685), riferendo quanto Girolamo Frescobaldi fu «inetto» nella composizione vocale nonostante i suoi straordinari meriti in quella strumentale, lodò invece il «Turino di Brescia, maestro di molti maestri nella Lombardia» unitamente al veneziano Giovanni Valentini e al napoletano Giovanni Salvatore, «valorosissimi nell’una e nell’altra scienza» (p. 56). Un suo Agnus Dei a quattro voci in canone, tratto dalla raccolta di messe del 1643, è riportato, risolto e ampiamente commentato nell’Arte pratica di contrappunto di Giuseppe Paolucci (II, Venezia 1766, pp. 116-126); a sua volta Giambattista Martini analizza in breve un Kyrie e Christe nell’Esemplare o sia Saggio fondamentale pratico di contrappunto fugato (Bologna 1776, pp. XX s., 256-260).
Giulio Cesare, figlio di Francesco e di Bradamante Simoncelli, nato a Brescia nel 1637 e battezzato il 1° febbraio, fu allievo del padre, cui successe come organista della cattedrale il 22 maggio 1656. Ordinato sacerdote nel 1661, venne nominato canonico nella collegiata di S. Nazaro. Lasciò precocemente l’incarico di organista nel 1665, sostituito da Orazio Pollarolo, e si spense nella casa paterna il 2 marzo 1686 (Guerrini 1917, p. 112). Non si hanno notizie di composizioni a lui attribuite.
Fonti e Bibl.: O. Rossi, Elogi historici di bresciani illustri, Brescia 1620, pp. 496 s.; Id., Lettere, Brescia 1621, pp. 274-276; L. Cozzando, Libraria bresciana, Brescia 1694, pp. 132-134, 215; P. Guerrini, I musicisti bresciani Gregorio, Francesco e Giulio Cesare Turini, in Santa Cecilia, XVIII (1917), pp. 85-87, 109-112; I diari dei Bianchi, in Le cronache bresciane inedite dei secoli XV-XIX, a cura di P. Guerrini, IV, Brescia 1930, pp. 251, 270, 295; G. Pietzsch, Zur Musikkapelle Kaiser Rudolf II, in Zeitschrift für Musikwissenschaft, XVI (1934), pp. 171-176; P. Guerrini, Gli organi e gli organisti delle due cattedrali di Brescia, in Note d’archivio per la storia musicale, XVI (1939), pp. 205-225; C. Lunelli, Notizie di alcuni musicisti a Praga nel Cinquecento, in Atti dell’Accademia Roveretana degli Agiati, CCXX-CCXXIII (1970-1973), pp. 138, 142; J. Whenham, Duet and dialogue in the age of Monteverdi, II, Ann Arbor 1982, pp. 240-244, 378-386, 408-413; G. Bignami, Enciclopedia dei musicisti bresciani, Brescia 1985, pp. 238-241; R. Lindell, Relations between musicians and artists at the court of Rudolf II, in Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen, LXXXV-LXXXVI (1989-1990), pp. 79-88; W. Apel, Italian violin music of the seventeenth century, a cura di T. Binkley, Bloomington 1990, pp. 39-42; O. Mischiati, Bibliografia delle opere dei musicisti bresciani pubblicate a stampa dal 1497 al 1740, a cura di E. Meli - M. Sala, II, Firenze 1992, pp. 810-835; M. Ossi, A sample problem of seventeenth-century imitation: Claudio Monteverdi, Francesco Turini, and Battista Guarini’s “Mentre vag’angioletta”, in Music in renaissance cities and courts. Essays in honor of Lewis Lockwood, a cura J.A. Owens - A.M. Cummings, Warren 1996, pp. 253-270; M. Žáčková Rossi, Gregorio Turini, život a dílo rudolfínského hudebníka s několika rožmberskými střípky v závěru [Gregorio Turini, vita e opere dei musicisti rudolfini con l’aggiunta di alcuni cenni su Rožmberk], in Folia historica Bohemica, XIX (1998), pp. 59-81; Ead., Gregorio Turini e il suo “Primo libro de canzonette a quattro voci” (1597), in Villanella, napolitana, canzonetta, a cura di M.P. Borsetta - A. Pugliese, Vibo Valentia 1999, pp. 163-181; N. Pyron, Turini, Francesco, in The new Grove dictionary of music and musicians, XXV, London-New York 2001, pp. 906 s.; M. Žáčková Rossi, Turini Gregorio, ibid., p. 907; J. Steinheuer, Aufbruch und Tradition. Weltliche Vokalmusik im Venedig der zwanziger Jahre des 17. Jahunderts, in Schütz-Jahbruch, XXVI (2004), pp. 38 s., 59; J. Steinheuer, T., in Die Musik in Geschichte und Gegenwart, XVI, Kassel 2006, coll. 1132-1134; M. Žáčková Rossi, I musici dell’area padana alla corte di Rodolfo II, in Barocco Padano 4, a cura di A. Colzani - A. Luppi - M. Padoan, Como 2006, pp. 207-222.