Turismo
Uno sguardo all'ultimo ventennio
Tra il 1985 e il 2005 il t. ha attraversato fasi diverse e, nel complesso, ha fatto segnare un formidabile sviluppo in termini sia di flussi di individui sia economici. In questo stesso orizzonte temporale il comparto produttivo ha subito forti trasformazioni e, sempre con maggiore evidenza, si è imposto come una vera e propria forza trainante lo sviluppo locale, quanto meno in alcune regioni del globo. Per essere un settore universalmente riconosciuto come strategico ai fini della crescita produttiva regionale, appare ancora insufficiente l'informazione statistica e, quindi, un'efficace conoscenza dei molteplici processi che interessano il comparto: il fenomeno invero riguarda un po' tutti i Paesi e anche nel contesto italiano è molto avvertita la carenza di un apparato conoscitivo adeguato alla reale importanza del settore. Secondo le stime del WTO (World Tourism Organization), nel corso del 2004 nel 'sistema mondo' sono stati registrati poco più di 760 milioni di arrivi internazionali; in altri termini nel 2004 hanno attraversato almeno una frontiera circa 760 milioni di persone. Questa cifra, già di per sé assai imponente, non considera i movimenti nei singoli Paesi (il t. interno); ove invece questi flussi dovessero essere computati, il numero complessivo di visitatori (e di turisti a qualsiasi titolo) praticamente si raddoppierebbe. Se queste sono le cifre in gioco, si intuiscono le ragioni secondo le quali tale comparto produttivo sta assumendo, e in alcuni Paesi, fra cui l'Italia, ha già assunto una valenza strategica: non soltanto per la presenza di nuove diverse centinaia di milioni di persone, ma anche in ragione della sua effettiva portata economica, per i problemi di natura organizzativa che coinvolge, per il suo impatto sui sistemi sociali, sull'ambiente naturale e storico-culturale, e altri di varia natura che vengono innescati e ai quali è necessario fornire una risposta.
Per avere un'idea precisa dello sviluppo del settore e delle dinamiche a esso connesse e per limitarsi ad assumere come indicatore dei ritmi evolutivi il numero dei visitatori internazionali, va osservato come nel 1960 il WTO stimava in meno di 70 milioni il flusso dei turisti: in quegli anni il 70% circa del movimento internazionale aveva come meta uno o più Paesi europei. In meno di dieci anni il flusso ha avuto un incremento superiore al 70% (è stato di 113 milioni di visitatori nel 1970), nel corso dei primi anni Novanta ha superato i 400 milioni di visitatori, per arrivare a sfiorare i 700 milioni nel 2000. Va ricordato che, soprattutto per gli anni meno recenti, questi dati (forniti secondo le stime allora effettuate) sono stati oggetto di aggiornate rivisitazioni e, in certi casi, hanno subito qualche rivalutazione che però nell'insieme non modificano le considerazioni di fondo effettuate.
Nel settembre 2001 il gravissimo attentato alle torri del World Trade Center di New York ha bruscamente interrotto i ritmi di crescita e, se i numeri complessivamente movimentati non hanno subito delle variazioni significative, nel settore sono intervenute comunque delle importanti modificazioni e anche nuovi problemi si sono affacciati, in particolare connessi con un diverso approccio alla sicurezza. Nello stesso periodo il t. mondiale ha risentito della recrudescenza della instabilità in alcune regioni critiche del globo, in parte connessa con le misure messe in atto da parte di alcuni Paesi per fronteggiare il terrorismo mondiale, ed effetti negativi si sono manifestati pure per il diffondersi di gravi forme di epidemie (la SARS, in particolar modo). Nei primi anni del 21° sec. l'area nordamericana (la seconda come quantità di arrivi) e l'area est-asiatica hanno subito cali significativi negli arrivi. Peraltro in tutto il mondo sono stati avvertiti segnali di mutamento nel comportamento dei turisti. Trascurando le mete ultime dei principali flussi turistici, in quegli anni è sensibilmente diminuita la distanza media che è percorsa dai turisti (con un calo dei flussi intercontinentali) a favore di un incremento del t. di prossimità (sia interno sia internazionale), mentre si sono diffuse in tutto il mondo e sono largamente aumentate le misure di controllo. Superata la fase emotiva, e pur in un mutato contesto per le forme di monitoraggio del comparto e di controllo delle persone, i numeri del t. hanno ripreso a crescere, per raggiungere nel 2004 le cifre citate.
Stime relative al 2005 indicano un leggero calo (dell'ordine di pochi punti per mille) del movimento internazionale e, in particolare, del t. che interessa il nostro Paese. Secondo l'andamento dei flussi dei primi anni del 21° sec., l'Italia sembra essere penalizzata dall'aver perduto capacità competitive, a favore di una concorrenza internazionale sempre più aggressiva in termini di prezzo e di qualità dei servizi offerti. Questa enorme massa di visitatori ha evidenti ricadute a livello economico, ma anche di impatto sull'ambiente sociale, sugli equilibri naturali, sulla organizzazione logistica e così via. Per quanto riguarda i primi, l'apporto economico come quello occupazionale del t. è tale da rappresentare valori significativi in termini sia di produzione di valore aggiunto complessivo, sia di occupazione complessiva. In Paesi quali l'Italia, la Spagna, la Francia e altri ancora, il t. contribuisce in misura assolutamente significativa alla formazione del PIL. In particolare, in Italia i comparti direttamente connessi con i flussi turistici (per es., alberghi e altre strutture ricettive, ristoranti, agenzie di viaggio ecc.) forniscono un apporto al PIL di quasi 5 punti percentuali. Questo valore è destinato a incrementarsi in misura anche sensibile ove, accanto alle attività direttamente connesse con i servizi al t., venga considerato l'indotto, ossia quelle attività sorte come servizi destinati al consumo interno, ma che sono utilizzate anche dal turista (dal sistema bancario ai trasporti, dai servizi informatici a quelli alle imprese turistiche ecc.).
Le stime della quota attribuibile al t. sono complesse e di relativa attendibilità ma, in funzione delle voci considerate, la percentuale di PIL generata in senso lato dal t. si ritiene possa oscillare (in Italia) fra l'8-9 e l'11-12%. Sono cifre di assoluto interesse e che, in presenza di un'adeguata politica volta al potenziamento del comparto, potrebbero essere destinate a incrementarsi.
Entità dei flussi e introiti
Dalla stima dell'entità dei flussi turistici, a livello internazionale e in qualunque Paese, da e per l'estero, ottenuta valutando il numero degli 'arrivi' nelle strutture ricettive, che hanno l'obbligo di registrare i loro clienti, e il numero delle 'presenze', ricavato contando e sommando i pernottamenti di tutti gli 'arrivati'(nel 2004 o, per i Paesi più lenti a organizzare le proprie statistiche, nel 2003), risulta che il Paese prediletto dal t. internazionale è di gran lunga la Francia (75 milioni di arrivi annui), seguito dalla Spagna, dagli Stati Uniti e, al 4° posto, dall'Italia (37 milioni di arrivi). Fin qui si tratta di una graduatoria comprensibile, che include i tre Paesi mediterranei dalle forti attrattive climatiche, balneari e storico-artistiche, oltre agli Stati Uniti, anch'essi dotati di notevoli e numerose attrattive (pur se in parte d'altro genere). Stupiscono, e si tratta di fatti che risalgono agli inizi del 21° sec., il 5° posto dell'Ungheria, che è stata in grado evidentemente di inserirsi nei circuiti internazionali con la sua capitale danubiana, e anche il 6° posto della Cina, che ha avuto la capacità di organizzarsi rapidamente e promette di salire ancora in graduatoria. Seguono gli altri grandi e medi Paesi europei e nordamericani; ma già al 16° e 17° posto si trovano Malaysia e Thailandia, testimoni dello sviluppo turistico dell'Asia sud-orientale; la Russia si colloca appena al 20° posto, nonostante le sue indubbie attrattive, a causa dello scarso impegno organizzativo nel settore. Degne di nota sono le soddisfacenti cifre raggiunte da piccoli o remoti Paesi come l'Irlanda, la Repubblica di Corea (Corea del Sud) e finanche la Repubblica dominicana.
Se si sostituisce al parametro 'arrivi' il parametro 'introiti' turistici, si rileva che i Paesi che più profittano del t. estero in termini monetari risultano, nell'ordine, gli Stati Uniti (64 miliardi di dollari all'anno), seguiti dalla Spagna (42 miliardi), dalla Francia (37 miliardi), dalla Germania (32 miliardi, nonostante sia soltanto al 10° posto nella graduatoria degli arrivi) e poi da Italia e Regno Unito. In termini pro capite (rispetto al numero degli abitanti del Paese ospite) passa al 1° posto l'Austria con 1132 dollari per abitante, seguita dalla Spagna (1026), dalla Grecia (988) e dal Portogallo (690): tre su quattro di questi testimoniano il buon successo di Paesi relativamente piccoli, peraltro dotati di indubbie e diversificate attrattive turistiche. Di questi quindici Paesi prediletti dal t. internazionale 'in arrivo', tuttavia, alcuni appaiono fortemente attivi anche 'in partenza': in particolare la Germania e il Regno Unito, che risultano avere un saldo fortemente negativo fra uscite e introiti nel settore turistico. Al contrario, la Spagna è il Paese che fa registrare il saldo positivo più accentuato, spendendo per il t. all'estero soltanto 10,5 miliardi di dollari e ricavandone, invece, dal t. estero ben 42.
Se dalla scala internazionale si passa a quella nazionale, si nota che il t. in Italia caratterizza fortemente le regioni settentrionali e centrali. Il Veneto è la regione più visitata e frequentata dagli stranieri (quasi 7 milioni di arrivi e 31 milioni di presenze nel 2003) e la seconda tra quelle prescelte dagli italiani (5 milioni di arrivi e 24 milioni di presenze). La Toscana è la seconda per gli stranieri e la terza per gli italiani, l'Emilia-Romagna la prima assoluta per gli italiani. Seguono, nell'ordine, il Trentino-Alto Adige, la Lombardia e il Lazio. Mentre per il Veneto e per la Toscana la geografia 'interna' del t. punta su Venezia e Firenze, sulle altre città d'arte e sulle spiagge, nell'Emilia-Romagna l'attrattiva maggiore è esercitata dalla riviera romagnola (non per niente si tratta essenzialmente di t. interno). Il Trentino-Alto Adige richiama in maggioranza stranieri (qui in particolare di lingua tedesca) e lo stesso si può dire per il Lazio (in particolar modo Roma). In Lombardia, poi, si può pensare soprattutto al t. 'd'affari' attratto da Milano. Campania e Sicilia, infine, sono senz'altro le regioni meridionali più visitate. In totale, le strutture ricettive italiane hanno fatto registrare circa 350 milioni di 'presenze' nel 2003, di cui il 40% dovute a ospiti stranieri.
Storia e geografia del turismo
La storia e la geografia del t. possono essere sintetizzate da due brevi espressioni: esplosione turistica recente, ripartizione territoriale disuguale.
Cinque sono le 'aree di partenza' gradualmente affermatesi: in ordine d'importanza, l'Unione Europea, l'America Settentrionale, l'Asia, l'Australia e la Nuova Zelanda, l'Europa orientale. Le 'aree di arrivo' sono in parte le stesse qui indicate come 'di partenza'; aree esclusivamente o prevalentemente 'di arrivo' sono: l'America Centrale e caraibica, il Mediterraneo e il Maghreb, la Polinesia e altre minori; una categoria a parte di aree di arrivo sono le grandi città, quelle europee oppure vicinissime all'Europa fino al Cairo e a Istanbul, quelle degli USA e dell'America Centrale, infine quelle della Cina, del Giappone e dell'Asia sud-orientale.
Una classificazione tipologica dei maggiori flussi turistici in partenza dall'Europa vede in testa alla classifica, in termini quantitativi, quelli eliotropici e balneotropici, verso il sole e il mare. Secondo le valutazioni di J.P. Lozato-Giotart (2003), ogni estate più di 200 milioni di europei in vacanza si dirigono verso le spiagge. Gli stessi litorali atlantici, della Manica e del Mare del Nord e del Baltico sono ormai protagonisti di un intenso t. balneare, ma naturalmente è il Mediterraneo, con il suo clima perfetto e la sua struttura organizzativa ormai diffusa e ben aggiornata, che funge da fascia di attrazione dominante: si possono distinguere (generalizzando al massimo) un flusso occidentale, tra le Isole britanniche e il Benelux come area di partenza e la Penisola Iberica come area di arrivo, un flusso mediano tra Europa centro-settentrionale e Mediterraneo centrale (italiano in particolare), un flusso orientale tra Europa e Mediterraneo centro-orientali. Ma d'inverno in Europa sono importanti anche i flussi verso le montagne, le Alpi in particolare, in funzione sciistica; per di più, con la possibilità non irrilevante della 'doppia stagione' nei centri attrezzati anche per le vacanze estive. Infine ci sono i 'flussi urbani', la forma più tradizionale del t. europeo, un tempo fortemente elitaria ma ormai assai generalizzata. A scala mondiale, secondo una valutazione attendibile, il t. urbano rappresenta quasi 1/4¼ del fenomeno turistico nel suo insieme; ma evidentemente i luoghi di attrazione di questa forma di t. sono principalmente europei: a partire da Parigi, primo polo del t. urbano mondiale con più di 30 milioni di visitatori annui, seguita da Londra e poi, in Europa, da Venezia, Roma, Vienna e Praga. Superano i 10 milioni di 'arrivi', peraltro, anche città extraeuropee come New York, San Francisco, La Mecca, Il Cairo, Bangkok e Pechino: anche in questo caso si tratta di flussi originati in buona parte dall'Europa.
Flussi turistici minori, che interessano ciascuno da 1 a 5 milioni di persone all'anno, si sono affermati notevolmente negli ultimi anni. In Europa è possibile citare il crescente numero di viaggi di visitatori occidentali verso le città dell'Europa centro-orientale, da Budapest a Mosca. Nell'America Settentrionale sono sempre più frequenti le visite di cittadini statunitensi alle città messicane, in Asia i viaggi di cinesi 'd'oltre mare' verso le principali città della loro madrepatria; infine gli australiani sembrano aver 'scoperto' l'Asia, visitando in particolare la vicina Indonesia.
"Il caso particolare delle crociere". È da citare poi quello che Lozato-Giotart chiama "il caso particolare delle crociere" (2003, pp. 23-24). Si tratta di un fenomeno in piena espansione soprattutto a partire dagli anni Ottanta del 20° sec., che ha visto un continuo sviluppo tanto della costruzione di navi specializzate quanto delle loro dimensioni, ormai paragonabili a città galleggianti, con migliaia di posti letto e con tutti i servizi possibili e immaginabili a bordo. Il numero annuo dei croceristi è in continua crescita e ha ormai superato, nei primi anni del 21° sec., i 10 milioni annui. Agli itinerari tradizionali (come per es., traversata dell'Atlantico, Mar Rosso-Oceano Indiano, circumnavigazione dell'Asia sud-orientale, senza contare le crociere più modeste inframediterranee) si sono aggiunti percorsi nuovi come quelli dall'Europa alle isole artiche oppure lungo l'intera, e assai poco conosciuta, costa occidentale dell'America Meridionale.
Fattori alla base del fenomeno turistico
Tra i fattori alla base del fenomeno turistico mondiale e della localizzazione specifica dei fatti turistici, oltre alle condizioni climatiche, i più importanti sono quelli sociali, storici, economici e tecnici.
I fattori antropici e storici. - L'arte e la cultura rappresentano il fattore antropico-storico fondamentale del t. culturale. Si tratta di un t. essenzialmente urbano che ha come destinazione generica le 'città d'arte' e come luoghi specifici i monumenti storici, gli scavi archeologici e i musei, sia - come spesso avviene - ubicati all'interno di insediamenti urbani, sia eventualmente isolati. Importanza non trascurabile ha, per questo tipo di t., l'organizzazione dei trasporti e servizi urbani e un'accorta protezione e manutenzione, da parte delle autorità locali, dei siti e dei monumenti validi. Utile anche l'inserimento nelle città d'arte, ove possibile, di eventi culturali significativi nel settore dello spettacolo (per es., la Mostra d'arte cinematografica di Venezia).
I fattori religiosi. - La religione costituisce un fattore di localizzazione turistica fin dai tempi degli antichi 'pellegrinaggi' in luoghi centrali di grandi religioni, come Roma, Gerusalemme, La Mecca, o in santuari di particolare significato mistico, da Lourdes a Fatima a Loreto (il più visitato dei 2000 santuari che si distribuiscono in tutta Italia): tutte località nelle quali attrezzature e servizi alberghieri costituiscono degli inevitabili complementi laici e funzionali della manifestazione di una fede religiosa.
Gli sport, gli affari e i congressi. - Questi fattori sono stati e restano determinanti per l'insorgenza di fenomeni turistici in località che in molti casi non avrebbero mai visto sorgere un t. ambientale-climatico o artistico-culturale. Si pensi al t. - stagionale - che affluisce in determinati periodi dell'anno a Le Mans, a Imola o a Indianapolis, per le rispettive manifestazioni dello sport automobilistico internazionale; o a quello - episodico ma veramente massiccio - che interessa le città sedi di giochi olimpici e di altri grandi eventi sportivi di risonanza internazionale. Si tenga presente che a Parigi e a Londra si svolgono ogni anno da 250 a 350 congressi internazionali, con conseguente afflusso di migliaia e migliaia di partecipanti.
In linea generale, va segnalato, per interpretare correttamente la distribuzione geografica del fenomeno turistico, il fatto che le 'presenze' turistiche, ossia il parametro che più è stato utilizzato per valutare quantitativamente il fenomeno in esame, richiedono un'attrezzatura - sia alberghiera sia paraalberghiera - dalla quale è molto difficile prescindere. Perciò anche la presenza di un'adeguata attrezzatura di tal genere diventa inevitabilmente un fattore collaterale che favorisce in una certa misura l'afflusso turistico in un determinato Paese, anche indipendentemente da specifici fattori di attrazione. In conseguenza, Paesi come l'Italia e la Spagna, nei quali esiste un elevatissimo tasso di disponibilità alberghiera (numero di posti-letto per 1000 abitanti), presentano un ulteriore elemento che li fa preferire nelle scelte dei turisti, rispetto a Paesi dei quali è assai ben conosciuta la scarsità di attrezzature ricettive.
Classificazione tipologica
Un tentativo di classificazione tipologica dei principali spazi turistici può distinguere, in questo caso attraverso una visione relativamente semplificata, t. balneare e lacustre; t. urbano; agriturismo; t. termale; t. invernale.
Turismo balneare e lacustre. - Sull'innegabile fascino del mare e dei laghi si è basato lo sviluppo di un t. sempre più diversificato. Gli insediamenti balneari sono, nella maggior parte dei casi, i primi insediamenti turistici nati nelle più diverse aree del globo: da Nizza ad Acapulco. La prima, in particolare, si è creata un'immagine turistica internazionale sin dalla fine del Settecento, inizialmente perché scelta come soggiorno invernale da parte dell'aristocrazia, prima quella britannica in seguito quella di gran parte d'Europa, la cui 'domanda' di servizi è diventata rapidamente fattore di accrescimento della popolazione locale. Il fronte mare di Nizza allinea lungo una spiaggia ciottolosa una serie di insediamenti residenziali sorti nella seconda metà del Novecento e intercalati a vecchie ville o antiche abitazioni: questa struttura lineare esemplifica quella ricerca di un clima marittimo puro che sarà poi imitata intensamente lungo buona parte delle coste mediterranee.
Il modello nizzardo può essere ritrovato, pur se con ovvie ed evidenti variazioni, sia a Mar del Plata, in Argentina, sia ad Acapulco, sulla costa pacifica del Messico. Ma lo si ritrova soprattutto lungo tutte le coste mediterranee, specie quelle europee centro-occidentali, dai mari spagnoli all'Adriatico. In quest'ultimo mare, Venezia rappresenta un caso a sé: il suo Lido è certamente un tipico centro balneare, ma la frequentazione turistica di esso non è certo paragonabile a quella urbana e artistico-culturale della città; viceversa, su tutta la lunga costa adriatica italiana, e ormai anche su segmenti notevoli di quella antistante l'ex Iugoslavia, il t. balneare è diventato una delle attività economiche più importanti, che influisce largamente - si pensi, per es., al modello di Rimini - sulla trasformazione del paesaggio e dell'ambiente.
Quanto ai laghi, la loro capacità di attrazione turistica è altrettanto antica di quella del mare: dal Lago di Ginevra al Balaton ungherese e fino al Lake Powell nel Colorado. Il caso del Lago di Garda appare emblematico: sulla sua riviera si è verificata una vera e propria esplosione turistica fra la metà del 20° sec. (4000 letti) e l'inizio del 21° (100.000 letti, 10 milioni di presenze annue). In molti casi i laghi esercitano un'attrazione notevole laddove sono vicini a cospicui insediamenti umani: si veda il forte sviluppo delle sponde meridionali dei grandi specchi lacustri nordamericani (Michigan, Huron, Ontario, Erie), contrapposto alla scarsa attrazione esercitata dai grandi laghi africani (Victoria, Tanganica).
Turismo urbano. - Le grandi agglomerazioni urbane, come già accennato, si collocano molto spesso fra i centri più importanti del movimento turistico mondiale. Prima di tutto Parigi, dove si concentrano numerosi fattori favorevoli allo sviluppo turistico: clima temperato relativamente gradevole; accessibilità e servizi pubblici notevoli; patrimonio storico, artistico e culturale ricco; tradizionale fascino della vie parisienne. Ne consegue un flusso turistico permanente, concentrato sulla visita di quattro insiemi tradizionali: i quartieri storici, a partire dalla Tour Eiffel, dal Louvre, da Notre-Dame; i quartieri culturali, dal Panthéon all'Opéra; i quartieri 'd'affari' come gli Champs-Elysées; i quartieri 'ludici' come Pigalle. Non mancano poi le mete suburbane invitanti, dalla reggia di Versailles a Chantilly e a Chartres.
Anche Londra possiede i suoi poli di attrazione interni (la City, Buckingham Palace, il quartiere di Soho) ed esterni (Oxford, Stratford-upon-Avon). Atene possiede l'Acropoli, la Plaka e un buon centro commerciale pedonalizzato e, grazie al suo clima ultramediterraneo, offre una stagione turistica molto lunga (si pensi alla sua gradevolissima primavera, a confronto con quella un po' 'freddina' di Parigi). Come già accennato, il t. urbano va gradualmente investendo sempre più anche le grandi città dell'Europa orientale; quelle nordamericane e quelle asiatiche, poi, offrono al turista la possibilità di conoscere nuovi 'modelli' di urbanizzazione e di vita urbana. Questo vale, per es., per New York, ma anche per Singapore - città meta di un t. d'affari e di congressi più che di ricerca di mare e di sole e di curiosità etnica - e per Pechino, città protagonista di uno sviluppo spettacoloso di curiosità turistica, che cerca di recuperare il più rapidamente possibile il relativo ritardo nell'apprestamento di infrastrutture di accoglienza da offrire ai suoi visitatori.
L'agriturismo. - Si tratta di una forma di t. relativamente nuova, sviluppatasi a partire dagli anni Settanta del 20° sec. nei Paesi europei a forte tradizione rurale, come l'Italia settentrionale e centrale (Trentino-Alto Adige, Toscana, Umbria, ma anche Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, e qualche provincia meridionale e insulare), la Francia, e anche l'Austria e la Gran Bretagna (in particolare il Galles). I clienti, attirati dal mito della riscoperta di un ambiente naturale possibilmente incontaminato, affluiscono soprattutto dalle grandi aree sviluppate, urbanizzate e industrializzate d'Europa e sono alla ricerca di un alloggio confortevole in abitazioni rurali trasformate, modernizzate e adattate - ma in cui ci si sforza di conservare abitudini di vita, di ricreazione e di alimentazione di tipo rurale (passeggiate e trekking, visita di parchi naturali ove esistenti, riposo o attività sportive all'aria aperta, consumo di prodotti genuini e locali, itinerari orientati sui luoghi ove si producono le specialità enogastronomiche del territorio). L'agriturismo interessa in prevalenza una clientela giovane (al di sotto dei 45 anni), di buona cultura e di reddito medio-alto, generatrice di una 'moda' che costituisce peraltro anche un fenomeno di nicchia.
Turismo termale. - Questa forma di t. ha origine dall'introduzione, in certe cure mediche, dell'uso di sorgenti di acque minerali dotate di componenti con particolari virtù terapeutiche. Presto la localizzazione di queste sorgenti diventa, inizialmente solo per le classi colte e abbienti della popolazione e quando ancora il t. era appena agli inizi, un pretesto per viaggi, spostamenti e soggiorni in località che, prossime all'una o all'altra di tali sorgenti, organizzano una serie di strutture atte a rendere agevole e piacevole il soggiorno di tali 'pazienti'. Presso le sorgenti termali si localizzano dunque alberghi, parchi, locali di svago e finanche casinò, ippodromi, complessi sportivi. Il fenomeno (non particolarmente in crescita, ma comunque gradualmente estesosi a fasce di popolazione assai più larghe di quelle esclusive della belle époque) interessa quasi esclusivamente l'Europa (anche se qualche sviluppo si è avuto, per es., in Giappone); e in Europa specialmente la Francia, la Germania, l'Italia, ma anche vari Paesi centro-orientali come la Repubblica Ceca e l'Ungheria. In Italia, i centri del t. termale sono numerosissimi e si distribuiscono praticamente in tutte le regioni; tra i maggiori si possono citare Abano Terme nel Veneto, Salsomaggiore in Emilia, Montecatini in Toscana (una regione particolarmente ricca di sorgenti termali), Ischia in Campania.
Turismo invernale. - Il t. legato alla neve e agli sport invernali ha origini abbastanza recenti. Montanari e appassionati, infatti, praticavano da tempo lo sci come strumento di svago invernale oppure anche di pura e semplice locomozione - l'origine scandinava e nordica degli sci è appunto quella di un mezzo di trasporto invernale, che era usato principalmente negli spazi pianeggianti o dalle pendenze modeste: lo sci di fondo rappresenta dunque una sorta di ritorno all'uso iniziale di essi -, tuttavia l'espansione massiccia dello sci come sport alla portata degli abitanti delle pianure popolose ha dovuto attendere i progressi tecnici, che soltanto nei primi decenni del Novecento hanno permesso la costruzione dei 'mezzi di risalita', difficilmente sostituibili, a livello di massa, dalle risalite a piedi con gli sci in spalla.
Così le Alpi - in cui si concentrano quasi i 9/10 di tutte le attrezzature sciistiche del mondo - contano più di 1500 stazioni di sport invernali, 4 milioni di posti letto in attrezzature ricettive, quasi 15.000 impianti di risalita e più di 6000 km2 di spazi attrezzati oppure adattati per l'attività sciatoria (Lozato-Giotart 2003).
Turismo, conservazione del patrimonio naturale e delle società
Una descrizione del t. come fenomeno attuale e anche mondiale non può che concludersi con una breve rassegna dei problemi, naturali e umani, di salvaguardia del patrimonio che costituisce l'oggetto del fenomeno turistico qui preso in esame.
In molti denunciano gli effetti negativi del t. sull'ambiente naturale, dimenticando probabilmente gli effetti ancora peggiori di altre forme di occupazione e utilizzazione economica del suolo. Il deterioramento di non pochi spazi costieri, lacustri o montani non soltanto non dipende principalmente dal fenomeno turistico, ma anzi rappresenta una vera e propria minaccia al fenomeno stesso: i siti costieri, lacustri e montani (per usare un'espressione di Lozato-Giotart) sono la materia prima di questo fenomeno. Rappresentando il paesaggio una delle principali attrazioni turistiche, è evidente che la sua conservazione e la sua tutela richiedono una costante attenzione affinché si verifichi un controllato equilibrio tra frequentazione e utilizzazione turistica dello spazio. Il problema dell'equilibrio ecologico si pone in tutti gli spazi naturali a vocazione turistica: montani, litoranei, lacustri. La crescita dei centri del t. invernale pone problemi ecologici legati al diboscamento; la crescita delle stazioni balneari favorisce, in certi casi, un'accelerazione dell'erosione del suolo, l'inquinamento delle acque, la degradazione della vegetazione. "Il turismo di massa pone dunque il problema della conservazione del patrimonio naturale minacciato da utilizzazioni abusive dello spazio interessato", scrive Lozato-Giotart (2003, pag. 231): la preservazione o la salvaguardia del patrimonio monumentale e artistico sono, anche nelle città, diventate "un imperativo tanto tecnico che culturale" (p. 233).
Bisogna quindi, anzitutto, salvare e conservare i monumenti: dai palazzi veneziani minacciati dalle acque dell'Adriatico fino alle piramidi, ai templi e ai palazzi egiziani, indiani e messicani; senza dimenticare, inoltre, la protezione e la valorizzazione dei musei e delle pinacoteche, ivi compresi gli 'ecomusei', concepiti per conservare le testimonianze dell'ambiente naturale e umano. Non è inutile ricordare tutto ciò, se si considerano recenti atti di barbarie culturale come la distruzione delle statue buddiste a opera dei ṭālibān nel corso della guerra afghana tra il 2000 e il 2001.
Non meno importante, peraltro, è la salvaguardia delle società che sono oggetto di crescente attenzione turistica. Il rifiuto del t., espresso in modi diversi nel contesto di società e di culture deboli, deve senz'altro essere considerato un fatto preoccupante. Turisti fora, la scritta che si può leggere qua e là in Corsica, testimonia di uno stato d'insofferenza diffusa in società deboli nei confronti di quella che viene percepita come un''invasione' aggressiva da parte di popolazioni forti e talvolta spregiudicate, poco preoccupate di invadere oppure di inquinare spazi, i cui abitanti finiscono per reagire rivendicando una propria personalità e indipendenza.
È dunque evidente il fatto che, in un mondo che si scopre sempre più 'turisticizzato', si rende necessaria un'adozione ragionata di politiche turistiche da parte degli Stati interessati dal fenomeno. Politiche che si dimostrano tanto più efficaci quanto più vengono elaborate non in base a spinte oppure esigenze locali, ma in un contesto di concertazione internazionale come quella organizzata dall'UNESCO (United Nations Educational, Scientific, Cultural Organization) a partire dal 1972, che garantisce finanziamenti internazionali per la protezione di oltre 700 monumenti e siti naturali selezionati in tutto il mondo per il loro significato e valore culturale e artistico a livello internazionale. Ci si avvia dunque verso la definizione dei criteri necessari per la realizzazione di un turismo sostenibile, che tenga sotto controllo alcuni parametri decisivi, quali: a) la capacità di carico territoriale degli spazi turistici (numero di turisti per ettaro); b) il consumo dell'acqua; c) l'impatto del t. sui suoli, i rilievi e la vegetazione; d) l'inquinamento e il degrado non solo dell'ecosistema ma anche dei monumenti e delle opere d'arte; e) l'impatto socioeconomico (posti di lavoro, introiti) e socioculturale (acculturazione, progresso) del turismo.
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