TURISMO.
– Geografia dei mercati turistici. Alcuni numeri del turismo italiano. Indice di competitività turistica. Nuove forme di turismo. Classificazione tipologica. Bibliografia. Albergo diffuso
Favorito dallo sviluppo dei trasporti e dei mezzi di comunicazione (Internet), il t. mondiale ha conosciuto nel corso degli ultimi decenni una fase di espansione e oggi rappresenta una delle maggiori attività economiche e a più elevata intensità di lavoro (nel comparto sono occupati circa 260 milioni di addetti). Secondo la UNWTO (United Nations World Tourism Organization), nel 2013 il t. internazionale ha contribuito, su scala mondiale, per il 9% alla formazione del PIL, per il 29% all’esportazione di servizi e per l’8% all’occupazione, producendo un volume di attività pari a 1400 miliardi di dollari. A queste cifre occorre aggiungere il fatturato generato nell’indotto (servizi finanziari, trasporti e comunicazioni, edilizia, industria culturale e manifatturiera, editoria e molti altri comparti), che rende il valore reale prodotto dal sistema turistico ben più elevato. Peraltro il t. è un settore destinato a crescere ulteriormente: infatti, malgrado la difficile congiuntura economica internazionale, il numero di visitatori che ogni anno si sono spostati nel mondo è aumentato costantemente (tab. 1), passando da 1035 milioni di persone nel 2012 a 1087 milioni nel 2013 e, secondo stime, registrando nel 2014 un ulteriore incremento del 4,4%.
Secondo una proiezione, nel 2030 si raggiungeranno 1,8 miliardi di turisti in movimento, che significa una crescita media annua del 3,3% e circa 43 milioni di turisti internazionali supplementari ogni anno.
Tuttavia la consistente cifra di 1135 milioni di arrivi nel 2014 può portare a sovrastimare il numero di persone che hanno effettivamente accesso alla mobilità internazionale: si potrebbe concludere erroneamente che un settimo della popolazione mondiale pratica ormai t. planetario. Secondo la UNWTO, l’espressione arrivo turistico internazionale indica una visita effettuata, in un Paese diverso da quello di residenza, da un turista che passa almeno una notte fuori dalla sua abitazione abituale senza esercitare un’attività remunerata localmente. Per es., i viaggi d’affari rientrano in questa definizione: la crescita degli arrivi turistici internazionali è più legata all’intensificazione del carattere transnazionale delle attività economiche che allo sviluppo dei momenti di riposo, piacere e svago. La mobilità turistica è strettamente correlata alle condizioni di vita delle popolazioni e al loro potere d’acquisto. Così, se in Paesi in cui la storia del t. è antica e il livello di vita elevato, il tasso di partenza per vacanza è alto; il continente africano partecipa agli introiti del t. internazionale appena per il 3%, mentre molte società restano del tutto escluse dal fenomeno.
Geografia dei mercati turistici di Anna Bordoni. – Anche la geografia dei mercati sta cambiando attraverso una ridistribuzione dei flussi e i nuovi visitatori sono sempre più motivati e attenti alla qualità e al prezzo (e-tourism, ricorso alle compagnie aeree low-cost ecc.). Se nel 2005 l’Europa assorbiva il 55% del movimento turistico internazionale, nel 2014 la percentuale è scesa di 4 punti e, pur rimanendo la più importante e stabile delle macroregioni turistiche, evidenzia
una tendenza alla contrazione del numero di turisti a vantaggio di altre aree del mondo. Particolarmente significativo è, in tale contesto, l’incremento della quota di arrivi turistici internazionali dell’Asia/Pacifico, passata dal 16% del totale mondiale dei primi anni del secolo al 23,2% del 2014, e le proiezioni indicano per questa macroarea la concreta possibilità di raggiungere a breve oltre un quarto del t. mondiale. Inoltre, si stanno affermando nuove mete: regioni quali la Patagonia, la Namibia, la Nuova Zelanda, dove si concentrano risorse esotiche ancora poco sfruttate, che attraggono quote rilevanti di visitatori, nonché grandi Paesi che rappresentano fondamentali realtà economiche, quali Cina (che con le Olimpiadi del 2008 ha saputo dare una prova concreta delle proprie capacità organizzative nel campo dell’ospitalità), India e Brasile. Questi Paesi si vanno distinguendo, in campo turistico, per la loro crescente forza comunicativa e sembrano destinati ad assorbire nel medio termine una rilevante percentuale del t. mondiale.
Secondo i dati della UNWTO, la Francia, con 83,7 milioni di turisti stranieri nel 2014, guida la graduatoria mondiale per arrivi internazionali (tab. 2), seguita a distanza dagli Stati Uniti e dalla Spagna, che scende in terza posizione per il valore delle entrate derivanti dal t. estero. La Cina, in particolare, gioca in questo contesto un ruolo di primo piano per flussi turistici; infatti, il Paese, che ha registrato la più sorprendente crescita economica nel corso degli ultimi dieci anni, si classifica ai primi posti nel mondo per numero di turisti in uscita. Tale situazione è stata favorita dal reddito della popolazione, dalla crescita della classe media e dalle semplificate leggi per viaggiare all’estero. Ma la Cina ha nello stesso tempo rafforzato la sua posizione di destinazione turistica: nel 2014 ha accolto quasi 60 milioni di visitatori stranieri, collocandosi al 4° posto tra i Paesi più visitati al mondo. Per sostenere questo sviluppo il governo ha deciso di investire, entro il 2015, 165 miliardi di euro e di costruire 45 nuovi aeroporti internazionali.
Dunque la classifica delle principali mete turistiche è destinata a cambiare a breve termine: nel 2020 la Cina sostituirà la Francia nella posizione di preminenza, con oltre 130 milioni di turisti, contro i 105 della Francia. Ovviamente, per comprendere il peso reale del t. e l’impatto sull’economia e sull’organizzazione sociale dei Paesi coinvolti, occorre sommare i flussi turistici internazionali con quelli generati a livello domestico, che, quasi ovunque, rappresentano una quota maggioritaria.
Passando ad analizzare gli introiti turistici (tab. 3), si rileva che i Paesi che più si avvantaggiano del t. estero in termini monetari sono, nell’ordine, Stati Uniti (177,2 miliardi di dollari nel 2014), Spagna (65,2 miliardi), Cina (56,9 miliardi), Francia (55,4 miliardi), Macao (50,8 miliardi) e Italia (45,5 miliardi). Nella graduatoria dei Paesi che maggiormente ‘spendono’ nel t. internazionale la Cina si pone al primo posto assoluto, con 164,9 miliardi di dollari nel 2014, seguita a distanza da Stati Uniti (110,8 miliardi) e Germania (92,2 miliardi); l’Italia è all’8° posto, con 28,8 miliardi.
Alcuni numeri del turismo italiano. – L’Italia, che negli anni Settanta del secolo scorso era la prima destinazione turistica mondiale, nel 2014, con 48,6 milioni di turisti stranieri, risultava scesa in quinta posizione (4,3% del mercato globale): pur rimanendo ancora in cima ai desideri dei viaggiatori di tutto il mondo, il Paese sta perdendo capacità competitive e la struttura dell’offerta non si è ancora adeguata alle caratteristiche della nuova domanda. Il valore universale del nostro patrimonio artistico, culturale, naturale ed enogastronomico ha fatto radicare l’idea che il t. verso il nostro Paese potesse crescere senza investimenti, politiche di promozione e di trasformazione della struttura dell’offerta. Oggi la crisi del settore ha messo di fronte alla necessità di consolidare ogni stadio della filiera e di recuperare il ritardo accumulato curando la quantità e la qualità dei servizi offerti. La mancanza di coordinamento nazionale, le difficoltà nel settore della comunicazione, la scarsità di strutture di ricerca e di informazione mostrano come il t. italiano manchi di standing a livello internazionale. A questo proposito è emblematico il caso del portale italia.it, nato nel 2006 per la promozione turistica sul web, sospeso tra il 2006 e il 2008, nuovamente riaperto nel 2009 e andato ancora avanti tra errori e inadeguatezze. Da parte sua, l’ENIT-Agenzia nazionale del turismo, che provvede alle politiche di promozione dell’immagine turistica dell’Italia, ha aperto un suo portale di riferimento (www.italiantourism.com) per chi, specie se straniero, vuole raccogliere informazioni sul nostro Paese.
Indice di competitività turistica. – Nel Travel and tourism competitiveness index (TTCI, Indice di competitività turistica) per 130 Paesi del mondo, elaborato nel Rapporto annuale (2013) del World economic forum (WEF), prestigioso organismo internazionale senza scopo di lucro con sede a Ginevra, l’Italia figura al 26° posto, a conferma delle difficoltà in cui versa il settore. L’Indice non si riferisce tanto all’attrattività dei Paesi nei confronti dei potenziali turisti, quanto alla capacità degli Stati di favorire la creazione di un ambiente fertile per lo sviluppo dell’industria dei viaggi. Le fonti utilizzate sono correlate con i classici indicatori del settore, integrati con le opinioni dei maggiori operatori turistici a livello mondiale e con dati provenienti dalle più importanti organizzazioni turistiche oltre la UNWTO, quali IATA (International Air Transport Association), ICAO (International Civil Aviation Organization), WTTC (World Travel and Tourism Council). La struttura dell’Indice è articolata in tre macroambiti: il quadro normativo e regolamentare, l’ambiente imprenditoriale e delle infrastrutture e, infine, le risorse umane, culturali e naturali.
Al vertice della graduatoria dei primi 20 Paesi nel 2013 (tab. 4) si pone la Svizzera, seguita da Germania e Austria, e tra i primi 10 classificati si incontrano (4° posto) e Francia (7°), i più diretti competitori dell’Italia. Secondo il WEF, i limiti del t. italiano riguardano soprattutto le infrastrutture dedicate al trasporto aereo e la mancanza della cosiddetta governance, cioè di una struttura di coordinamento nazionale capace di individuare strategie, formulare progetti e ipotesi di lavoro ed effettuare una sorta di controllo dell’offerta dei servizi. Fortunatamente il grado delle criticità italiane non è standard, ma cambia da regione a regione, da sistema locale a sistema locale, anche se la mancanza di una base rilevativa comune determina l’impossibilità di confronti tra le componenti territoriali interne.
Le principali organizzazioni internazionali hanno raccomandato l’adozione di un conto satellite del turismo, progetto messo a punto dall’Eurostat. Si tratta di uno schema statistico-contabile che consente di potenziare informazioni e indicatori solidi sul ruolo che il t. riveste nell’economia, in modo da assicurare la credibilità delle misurazioni, la relativa coerenza con i conti nazionali, la comparabilità nel tempo, all’interno della stessa economia e tra economie diverse; misurare, inoltre, il t. come un settore strategico per l’economia, rafforzandone il peso specifico; dare maggiore credibilità alle statistiche sul t. e in particolare agli indicatori che ne analizzano la portata e la rilevanza come attività economica; fornire una visione ricca e informata del settore e delle attività che lo compongono; generare informazioni pratiche e utilizzabili per le aziende e in particolare per le micro, piccole e medie imprese; fornire uno strumento affidabile e credibile, necessario sia per politiche pubbliche efficaci, sia per attività commerciali efficienti, nonché per il processo decisionale a livello regionale e locale; sviluppare metodologie di ricerca innovative.
Nuove forme di turismo. – Le profonde modificazioni sociodemografiche avvenute negli anni più recenti, la crisi economica globale, la crescita delle problematiche ambientali, la recrudescenza del terrorismo internazionale, l’instabilità di alcune regioni del mondo (soprattutto nel Vicino e Medio Oriente), unitamente alla diffusione di alcune gravi malattie (in particolare la SARS, Severe Acute Respiratory Syndrome, e, più di recentemente, l’Ebola) hanno modificato il t. contemporaneo, che mostra oggi nuovi stili e comportamenti, in forte discontinuità con il passato. Lo stesso modo di organizzare e di vivere la vacanza è condizionato dalla sempre più facile e rapida raggiungibilità della destinazione, nonché dalla diffusione delle nuove tecnologie e dall’avvento del low cost. Questo ha accentuato il fenomeno, già presente da alcuni anni, delle vacanze brevi e ripetute (short break). Le nuove generazioni, abituate a viaggiare all’estero e a valutare la qualità della vita delle città, preferiscono soggiorni brevi nelle principali capitali europee, perché queste mantengono l’aspettativa di un modello migliore di qualità della vita e di buona società locale, che i nuovi turisti sono desiderosi di vivere anche se per pochi giorni. È divenuta quindi urgente l’esigenza di promuovere nuove politiche a favore della crescita del t., che rafforzino la capacità di attrazione della destinazione attraverso la conoscenza del cambiamento avvenuto nel comportamento del consumatore turistico. E soprattutto occorre investire per attrarre e fidelizzare mercati emergenti, promuovendo risorse, energie umane e professionali per identificare e selezionare nuovi segmenti di mercato.
Classificazione tipologica. – Sulla base del sistema di offerta dei principali spazi turistici si possono distinguere, sia pure in modo semplificato, oltre ai classici t. balneare, lacustre e montano, un t. culturale, un cineturismo, un t. dei parchi a tema, un t. religioso, un t. d’affari, un t. fieristico, l’agriturismo, un t. incentrato sull’offerta enogastronomica, un t. termale, un t. sportivo.
Il turismo culturale è quel movimento di persone messo in moto dalla volontà di conoscere le risorse culturali che caratterizzano un luogo diverso da quello in cui si risiede. Molte realtà dell’Europa mediterranea hanno rappresentato (e rappresentano tutt’oggi) le destinazioni per eccellenza di questa tipologia di turismo. I siti che hanno assunto in questo contesto un’importanza strategica, a scala mondiale, sono stati iscritti nella lista dell’UNESCO quali patrimoni mondiali dell’umanità. Poiché la comunicazione nel mondo globalizzato riveste un’importanza crescente, film, serie televisive, trailer pubblicitari, videoclip hanno la capacità di far conoscere al pubblico luoghi e ambientazioni, creando una domanda di t. verso quelle destinazioni e un loro conseguente sviluppo economico: questa capacità dell’audiovisivo di creare domanda è il cosiddetto cineturismo.
Un’analoga valenza attrattiva hanno i parchi tematici di divertimento: sul modello dei grandi parchi statunitensi sono sorti, anche in Italia, strutture di vario genere (parchi acquatici, faunistici, didattici ecc.) e parchi di divertimento, ma forse nessuna in grado di rivaleggiare con le più importanti strutture europee e d’oltreoceano. Il turismo religioso rappresenta una tipologia tradizionale e tipica del sistema turistico, dotato di consistenti risorse non sufficientemente sfruttate. Le destinazioni sono spesso sia siti religiosi sia centri di grande valore artistico e culturale. Le località italiane più ricercate di questo tipo di t. risultano essere Roma, San Giovanni Rotondo, Assisi, Loreto e Pompei.
L’area del business travel ricopre un ruolo notevole e ha regole, caratteristiche e utenti del tutto propri. Annualmente questo settore viene indagato dalla Uvet, azienda italiana leader in campo turistico, attraverso un originale indicatore sintetico, l’Uvet travel index, che registra l’andamento del turismo d’affari e le sue dinamiche, distinte per desti nazioni, mezzi utilizzati e oscillazioni tariffarie. Nell’ultima Business travel survey è emersa una stretta correlazione tra l’andamento dei viaggi d’affari e l’attività economica italiana; è stato rilevato che la crescita dell’export, unico driver importante dell’economia nazionale, coincide con quella del business travel: più si viaggia per affari, più si esporta.
Per quanto riguarda le fiere, di cui esistono diverse categorie (locali, extralocali, basate sulla domanda e di scambio), è stato accertato come siano in grado di creare ricadute positive sul territorio, tra cui un aumento dei flussi turistici. Dopo l’Esposizione universale tenutasi a Shanghai nel 2010, sul tema Città migliore, vita migliore, e quella di Yeosu (Repubblica di Corea) nel 2012, Costa e oceani che vivono, l’Italia ha ospitato a Milano, dal 1° maggio al 31 ottobre 2015, la grande Esposizione universale Nutrire il pianeta, energie per la vita. I visitatori sono stati circa 20 milioni, di cui un terzo stranieri, cifra importante, in grado di generare benefici per l’intero sistema turistico italiano.
Un’altra forma di t. è rappresentata dall’agriturismo, che – nato negli anni Ottanta – conta oggi in Italia 20.897 aziende (con un incremento del 2,1% rispetto all’anno precedente), che promuovono un t. strettamente connesso con il territorio.
È recente la crescita di un t. basato sulla ricerca e la conoscenza del patrimonio enogastronomico, attraverso itinerari prima esclusi dal t. che conta. Sparsi un po’ ovunque in Italia ci sono comuni, borghi, villaggi che posseggono vere e proprie ricchezze enogastronomiche, frutto di conoscenza e sapere tramandati da generazioni: se da un lato il t. può guadagnare nuovi itinerari alla ricerca di questi prodotti, questi ultimi possono ricavare dal t. le risorse per la propria valorizzazione.
Negli ultimi anni il turismo termale si è andato modificando e se le terme una volta fondavano la loro offerta di salute esclusivamente sulle proprietà terapeutiche e preventive delle acque, oggi attivano al loro interno filiere di wellness, creando il nuovo segmento del benessere termale. Anche il turismo sportivo è un comparto economico di grande rilievo: si calcola che le trenta maggiori competizioni del mondo producano ogni anno un fatturato dell’ordine di 7-8 miliardi di euro (tra settore turistico vero e proprio e indotto). Le manifestazioni più importanti, quali il Campionato del mondo di calcio e le Olimpiadi estive e invernali, che raccolgono milioni di presenze sul territorio e producono un elevato fatturato, possono essere una grande occasione di sviluppo turistico per i territori ospitanti.
Bibliografia: L’Italia. Il declino economico e la forza del turismo, a cura di A. Celant, M.A. Ferri, Roma 2009; R. Garibaldi, Professioni del turismo: dalla tradizione all’innovazione. Intermediazione e accommodation, Milano 2012; J. Germann Molz, Travel connections: tourism, technology, and togetherness in a mobile world, Londra 2012; C. Tripodi, A. De Medici, I. Candoni, Questione di governance, «La rivista del turismo», 2012, 4, pp. 12-19; Osservatorio nazionale del turismo, Customer care turisti. Rapporto annuale 2013, Roma 2013; Rapporto sul turismo italiano, 2012-2013, a cura di E. Becheri, G. Maggiore, Firenze 2014; World economic forum, The global competitiveness report 2014-2015, http://www.weforum.org/reports/global-competitivenessreport-2014-2015; Centro studi TCI, «Annuario del turismo e della cultura», anni vari.
Albergo diffuso di Silvia Lilli. – Struttura ricettiva turistica caratterizzata da una dislocazione degli ambienti in più immobili distribuiti orizzontalmente in un territorio delimitato, coordinati da un ufficio centrale che gestisce le operazioni di prenotazione e i servizi comuni. Il modello classico dell’albergo diffuso si colloca all’interno di piccoli centri urbani che presentano elementi di interesse artistico o architettonico, soggetti per lo più a processi di spopolamento, e contribuisce al recupero del patrimonio materiale e culturale dei territori grazie alla ristrutturazione e alla valorizzazione turistica degli edifici. Attualmente tutte le regioni italiane, a eccezione della provincia autonoma di Bolzano, possiedono una regolamentazione in materia. L’Associazione nazionale alberghi diffusi (ADI), istituita nel 2006, all’ottobre del 2014 ha riconosciuto 83 strutture operanti in Italia e una in Spagna; progetti di ospitalità diffusa si riscontrano anche in Svizzera, Croazia e Slovenia. Oltre al modello classico dell’albergo diffuso, l’ADI riconosce come modelli ospitali a esso affini il paese albergo, una rete di coordinamento dell’attività ricettiva che coinvolge diversi soggetti nel centro urbano coordinati da un servizio di prenotazione centralizzato, ma gestiti ciascuno in forma autonoma, e il residence diffuso, struttura ricettiva extra-alberghiera che fornisce alloggio in più unità abitative integrate da un ufficio unico di ricevimento. Albergo diffuso a tutti gli effetti, ma in ambiente rurale, è l’albergo diffuso di campagna, riconosciuto e regolato dalla regione Molise, l’ultima a dotarsi della normativa in materia nel 2014.