TURKESTAN (XXXIV, p. 559)
Storia. - Il Turkestan, nell'ambito territoriale a suo luogo descritto, fu fino al sec. VII d. C., abitato da popolazioni di razza e di civiltà iranica. La regione tra i due fiumi Oxus (Amyr-darja/ e Yaxartes (Su-darja), la Soghdiana, era abitata dai Soghd iranici; un popolo indo-europeo, il tokharico, si trovava a nord e a est dell'attuale Afghānistān nel territorio che i Persiani e gli Arabi chiamarono Ṭokhāristān.
Fin dai primi secoli dell'era volgare erano ivi diffuse la religione di Zoroastro e poi il buddhismo (che risalì da sud per mezzo dei Yu-Che, Indosciti, da alcuni identificati con i Ṭokhāri), il manicheismo e il nestorianesimo; anche l'influenza ellenistica vi era penetrata per diverse vie dopo che Alessandro Magno aveva percorso l'altipiano iranico fino ai suoi margini estremi.
Dai secoli VII-VIII d. C. in poi due fatti storici importantissimi si compirono in questo territorio e l'uno ne trasformò il patrimonio religioso, sociale e civile, mentre l'altro ne modificò essenzialmente l'aspetto etnico e linguistico: la conquista araba musulmana e l'invasione turca. La conquista mongolica invece e l'occupazione russa poi, non si può dire vi abbiano operato un cambiamento tanto radicale.
Gli Arabi musulmani, padroni del Khorāsān, incominciarono nel 47 eg. (667 d. C.) le prime scorrerie oltre l'Oxus (Amu-darja) movendo da Balkh e da Herāt. Il territorio della Soghdiana era chiamato dagli Arabi, con espressione mantenutasi tra di loro fino ai tempi moderni, māwarā'an-nahr "L'oltrefiume", cioè il territorio situato al di là dell'Amu-darja, denominazione corrispondente alla nostra di Transoxiana. ‛Ubaidallāh nel 54 eg. (674 d. C.) avanzò fino a Buchara e la conquistò. Ma queste prime conquiste non furono solidamente affermate con una occupazione stabile; gli eserciti arabi si accontentavano di riscuotere tributi e prendere schiavi e ostaggi, che erano avviati in Persia e nell'‛Irāq. Verso il 700, quando la Soghdiana aveva ricuperata la sua indipendenza, il generale arabo Qutaibah vi condusse nuove fortunate spedizioni, che portarono nel 705 alla riconquista del Tokhāristān inferiore, nel 706 alla ripresa di Buchara, nel 710-712 al consolidamento del dominio arabo in tutta la valle dell'Amu-darja e nel 713-715 fin verso la valle del Syr-darja. Gli Arabi in queste operazioni militari ebbero dapprima contatto solo con mercenarî turchi arruolati nelle schiere soghdiane, ma, avvicinandosi al Syr-darja, urtarono anche contro organizzazioni politico-militari turche. Dai Turchi della regione ora detta Mongolia s'era staccato all'inizio del secolo VIII un gruppo di nomadi, detti Türghesh o On Oq "le dieci frecce", i quali s'erano stesi nel bacino dell'Ili e nel Turkestan orientale. Le fonti cinesi informano che alcuni principi e capi (dihqān) della Soghdiana, e tra essi Ghūrak, quando furono attaccati dagli Arabi, cercarono l'aiuto dell'imperatore della Cina; o per invito dei Cinesi o di loro iniziativa i Türghesh varcarono il Syr-darja e prestarono man forte ai Soghdiani ribelli contro le forze arabe, nel 731 d. C. parteciparono all'assedio di Samarcanda. Verso il 735 gli Arabi perdettero la Soghdiana; poco dopo la Confederazione dei Türghesh si sciolse con la scomparsa del loro capo Su-lu ucciso nel 738 da Bogha Tarqan. Gli Arabi riconquistarono la Soghdiana specialmente per opera di Ziyād ibn Sālih, il quale nel 751 ad Atlakh, oltre il Syr-darja, sconfisse un esercito di Cinesi e alleati Qarluq (Turchi successori dei Türghesh): vittoria capitale dell'Islām, se non degli Arabi, che assicurò la diffusione della religione musulmana nell'Asia centrale, preparò l'islamizzazione dei Turchi e diede un grave colpo alla influenza della Cina in quei paesi.
L'islamizzazione della Soghdiana (o māwarā'an-nahr o Transoxiana o Turkestan, come possiamo da ora chiamarla) si perfezionò nel secolo IX sotto la dinastia musulmana dei Sāmānid (820-1000 d. C.). Molti Turchi viventi sui confini orientali furono assoldati in schiere numerose negli eserciti musulmani dei Sāmānidi e perfino in quelli dei Califfi ‛abbāsidi. Verso il 1000 i Turchi stanziati a ovest del Syr-darja erano già islamizzati; dal loro seno si levò intorno al 990 una dinastia detta dei Qarākhānidi, che dominò a Kāshghar, nel Turkestan orientale, fin che fu soppiantata dai pagani Qarakhitay, e nella Transoxiana (o Turkestan occidentale) fino al 1213. Subentrò allora nel Turkestan occidentale il dominio dei Khwārizmshāh, di Chiva, che fu travolto dall'invasione mongolo: presa di Buchara e di Samarcanda nel 1220. Genghīz Khān morì nel 1227; i suoi successori nel Turkestan (dinastia Ciaghatai) arrestarono per un momento il processo di diffusione dell'Islām e della lingua turca. Il regno della dinastia Ciaghatai andò però progressivamente subendo l'influsso della religione musulmana; il turco diventò la lingua usuale, mentre il mongolo cadde in dimenticanza e i legami con i Mongoli orientali si allentarono fino a cessare. Solo nell'Afghānistān rimangono ancor oggi popolazioni parlanti mongolo che discendono dalla diaspora dei Mongoli di Genghīz Khān. Nella seconda metà del sec. XIV si ricostituì ancora un regno turco-mongolo, che, con Tamerlano, allargò le conquiste a ovest e giunse fino al Mediterraneo (Smirne). Al seguito di Tamerlano erano già popolazioni miste turche e mongole e Tamerlano, al contrario di Genghīz Khān, era musulmano. Il suo regno non resistette a lungo dopo la sua morte. All'inizio del secolo XVI sorse nel Turkestan il regno degli Uzbeki o Özbeg, che vi si mantenne fino al secolo scorso. La cultura musulmana, già radicata al tempo di Tamerlano e del nipote Ulūgh Bey (1409-1449), vi dominò da allora incontrastata; l'arabo era studiato per scopi religiosi, il persiano per la letteratura, il turco prevaleva come lingua culturale; il principale poeta turco del Turkestan, Mīr ‛AlīShīr Nevā'ī, morto nel 1501, scrisse in persiano e in turco. Alla caduta dei Tūmūridi, il Turkestan fu governato da signori locali a Chiva, Buchara e Khōqand.
Una nuova epoca per la storia del Turkestan occidentale s'iniziò un secolo fa con l'avanzata dei Russi da ovest e da nord; le tappe principali della conquista russa furono: 1847-1854, occupazione delle steppe dei Kirghisi, fondazione della provincia di Semiriečie e contemporanea conquista del corso inferiore del Syr-darja; 1853, occupazione di Aq Mesgid (poi detta Perovsk); 1863-1864, invasione del territorio di Khoqand, occupazione della città di Turkestan; 1865, presa di Taškent e di Samarcanda e istituzione del governatorato del Turkestan; 1871, avanzata nella valle dell'Ili, presa di Qulgia, rilasciata dieci anni dopo alla Cina; 25 agosto 1873, trattato con sayyid Moḥammed Raḥīm Bahādur, khān di Chiva; 28 settembre 1873, trattato con sayyid Muṣṭafà, emiro di Buchara; questi trattati posero i due territorî sotto lo stretto protettorato della Russia. L'avanzata russa destò la rivalità della Gran Bretagna e determinò la sua politica di interventi nell'Afghānistān e in Persia a difesa della via dell'India.
Il Turkestan orientale fu occupato dalla Cina nel sec. XVIII; la popolazione composta di Turchi, Tūngān e Cinesi fu agitata spesso da lotte interne e si rivoltò al governo di Pechino; nel 1863-1878 si formò un principato indipendente sotto Ya‛qūb Bek; ancora recentemente Khōgia Turchi musulmani e capibande turchi tentarono di formarvi una repubblica autonoma (1933-1934); il governo cinese è riuscito a ristabilirvi l'autorità; da varie notizie risulta che l'influenza russa tende a prevalere.
Il dominio russo nel Turkestan occidentale significò indubbiamente un progresso per le condizioni civili e le possibilità di sviluppo di quel territorio; tra il 1880 e il 1899 fu costruita la ferrovia detta "centralasiatica" da Krasnovodsk, sul Caspio, per Merv, Buchara, Samarcanda fino a Andižan e a Taškent; nel 1906 si compì l'allacciamento Taškent-Orenburg (1860 km.) e più recentemente è stata costruita la linea della Turksib, di 1445 km., la quale unisce il Turkestan alla ferrovia transiberiana, partendo da Ludovaja (sul tronco Taškent-Frunze) e giungendo per Alma Ata (già Viernyi) a Semipalatinsk; fu inaugurata nel 1930.
Il governo zarista seguì nel Turkestan una politica di assimilazione etnica e favorì l'immigrazione russa, specie nella Ferghana.
Il Turkestan subì le vicende della rivoluzione bolscevica del 1917; le idee sovietiche prevalsero nei centri operai, come a Taškent; altrove, specialmente nella Ferghana e a Buchara si cercò di profittare del crollo dell'impero per dar vita a repubbliche autonome nazionali. Ma i Bolscevichi ebbero il sopravvento; nel 1921 l'emiro di Buchara dovette fuggire in Afghānistān; il khān di Chiva fu mandato a Mosca, dove morì in carcere.
Gli avversarî dei Bolscevichi continuarono a resistere nelle regioni periferiche e sulle montagne; specialmente nella Ferghana gl'insorti musulmani, detti basmači (da cui il nome russo di basmačestvo dato al movimento), lottarono contro i Bolscevichi con accanimento. Nel 1922 gli sforzi dei nazionalisti uniti in nome dell'Islām e del turchismo si raccolsero intorno a Enver Pascià, l'ex-ministro della Guerra turco, che era stato mandato dal governo di Mosca a Buchara a far opera di pacificazioue; il tentativo finì con la scomparsa di Enver ucciso dalle truppe rosse il 4 agosto 1922.
Nel 1924 i Bolscevichi diedero al Turkestan un nuovo assetto politico, che apparentemente dava soddisfazione alle aspirazioni nazionali, istituendo alcune repubbliche e provincie autonome.
Insieme con la rivoluzione politica è avvenuta nel Turkestan una trasformazione economica, che non è del tutto a favore della popolazione: le terre sono state collettivizzate e si è dato grande sviluppo alla cotonicoltura; ma gli abitanti hanno ripetutamente sofferto di questa monocoltura e si sono avute carestie di frumento; l'impianto di grandi industrie ha eliminato l'artigianato. Non si è bene informati sulla situazione religiosa dei Musulmani, che costituiscono la maggioranza della popolazione; i nazionalisti rifugiati all'estero parlano di lotta sistematica del regime bolscevico contro ogni forma di sentimento religioso, anche nel Turkestan; certo la legge musulmana non è più applicata nel Turkestan, dove vige il codice civile sovietico; ma la pratica del culto non è apertamente vietata. L'istruzioie elementare è molto più diffusa che sotto il regime zarista. Le varie repubbliche usano i dialetti locali come lingua ufficiale; i nazionalisti obbiettano che l'incoraggiamento dato dai bolscevichi alla elevazione a lingua ufficiale dei dialetti turchi nelle regioni abitate in prevalenza da parlanti turco non favorisce il principio di nazionalità, bensì mira con il frazionamento a impedire il sorgere di un nazionalismo turco (panturchismo).
A Taškent è sorta una "Università dell'Asia centrale" che funziona da centro di irradiazione della cultura sovietica e delle idee rivoluzionarie. Dal 1927 sono stati elaborati alfabeti in caratteri latini per tutti i dialetti del Turkestan; la lingua russa è però dominante e anche i dialetti locali si vanno russificando nel lessico.
Il movimento interno di opposizione non è cessato e assume tendenze nazionaliste in seno agli stessi soviet; la ribellione aperta è stata stroncata; l'ultimo basmači (Ibrāhīm Bek) fu catturato nel 1931. L'agitazione irredentista dei profughi continua nell'Estremo Oriente (Giappone e Manciuria) e in Europa (Parigi e Berlino).
Bibl.: H. A. R. Gibb, The Arab Conquest in Central Asia, Londra 1923; W. Barthold, Turkestan dawn to the Mongol invasion, ivi 1928; id., 12 Vorlesungen über die Geschichte der Türken Mittelasiens, Berlino 1935; H. Rawlinson, England and Russia in the East, Londra 1875; M. A. Czaplicka, The Turks of Central Asia, Oxford 1918; A. Wolikof, Le Turkestan russe, Parigi 1914; Fr. Machatschek, Landeskunde von russisch Turkestan, Stoccarda 1921; F. Willfort, Turkestanische Tagebuch, Vienna 1930; A. Palmieri, La geografia politica della Russia sovietista, Roma 1926; Validi Ahmedzeki, Die gegenwärtige der Mohammedaner Russlands, Budapest 1930; M. Guidi, Le vicende del Turkestan e la rivoluzione russa, in Nuova Antologia, 1927; B. Nikitine, L'évolution politique du Turkestan sous les Soviets, nel Bulletin de la Soc. d'Études et d'informations économiques, 3 giugno 1935; J. Castagné, Les Basmatchis, Parigi 1925; Mousstapha Tchokai-Oghly, Les Soviets en Asie Centrale, ivi 1928 (ristampato in russo con aggiunte con il titolo Turkestan pod vlastju Sovetov, ivi 1935); G. von Mende, Der nationale Kampf der Russlandtürken, Berlino 1936.
Riviste: Oriente moderno, dal 1921; Notvyj Vostok, 1922-30; Yeñi Türkestan, di Costantinopoli, 1927-30; Yash Türkestan, di Berilno, dal 1929.