TURKMENISTAN.
– Demografia e geografia economica. Storia. Bibliografia
Demografia e geografia economica di Michele Castelnovi. – Stato dell’Asia centro-occidentale. Tra gli Stati dell’Asia centrale, il T. è uno dei più estesi, ma è anche uno dei meno popolosi, contando 5.307.171 ab. (meno del Lazio), secondo una stima UNDESA (United Nations Department of Economic and Social Affairs) del 2014. Il grande deserto di Karakum rende inospitale quasi l’80% del territorio: tutte le città importanti si trovano ai margini, lungo il confine meridionale (come la capitale, Aşgabat, in prossimità dell’Irān) oppure lungo il confine settentrionale lungo il corso del fiume Amudar᾽ja che sfocia nel lago di Aral. La capitale è stata ricostruita per intero dopo il terremoto del 1948 e durante il periodo di governo del presidente Saparmurat Niyazov è stata oggetto di una serie continua di interventi urbanistici; nel 1990 contava 416.000 ab., oggi più che raddoppiati (1.031.992). Tale espansione è dovuta soprattutto all’alto tasso di natalità e in parte anche alle migliorate aspettative di vita: più del 55% della popolazione ha meno di 15 anni, e solo il 4% ha più di 64 anni. È ancora rurale una parte molto rilevante della popolazione (tra il 50% e il 60%, a seconda dei criteri assunti), distribuita in piccole città o in villaggi, vivendo situazioni di arretratezza economica talvolta molto gravi. Negli ultimi anni la composizione etnica è cambiata, a causa della partenza della maggior par te dei russi, che ancora nel 1990 erano massicciamente presenti, soprattutto nelle zone di produzione del gas naturale e del cotone: in 25 anni sono passati dal 9,7% al 3,2%. Nel frattempo, l’etnia turkmena (quasi tutta ubicata all’interno del T. senza minoranze negli altri Stati) è aumentata dal 72% all’80%, in presenza di percentuali quasi stabili di uzbeki (9%), kazaki (2,5%), tatari (1,1%), armeni (0,8%), ucraini (0,8%), azeri (0,8%).
Le vaste pianure del T. sono destinate principalmente alla coltivazione del cotone (sottraendo terra alle colture alimentari), di cui è uno dei maggiori produttori al mondo: nella seconda metà del Novecento furono compiuti drastici interventi sulla rete idrica che approvvigionava il lago di Aral, proprio per aumentare la produzione complessiva di cotone, e il T. ne fu interessato per la realizzazione del grande canale Karakum, che attraversa il deserto omonimo. In questi ultimi anni si stanno manifestando gli effetti disastrosi di quelle scelte sul clima e sull’inquinamento.
Il sottosuolo del T. è ricco di gas naturale e di petrolio, sottoposti a un’estrazione intensiva fin dall’epoca sovietica. Il petrolio è concentrato nell’area del Mar Caspio, del quale il T. controlla gran parte della costa orientale, contrastando le rivendicazioni dei Paesi contermini. L’importanza delle esportazioni di idrocarburi si riflette nelle scelte del T. in ambito geopolitico, con accordi diplomatici focalizzati principalmente attorno alle opportunità di costruire gasdotti diretti verso la Cina o verso l’area euromediterranea.
Storia di Riccardo Mario Cucciolla. – Dall’inizio del suo mandato, il presidente Gurbanguly Berdimuhamedow – succeduto ad interim a Saparmurat Niyazov, morto nel dicembre 2006, e poi confermato nell’incarico nelle elezioni presidenziali del febbraio 2007 – avviò un processo di ‘deniyazovizzazione’ volto a sostituire i vecchi vertici ed eliminare il culto della personalità del suo eccentrico predecessore. Nell’aprile 2008 il T. tornò a utilizzare il calendario gregoriano e i tradizionali giorni della settimana; dal gennaio 2009 vennero eliminati i riferimenti a Niyazov, alla sua famiglia e al suo codice morale Ruhnama (Libro dell’anima); nell’estate 2010, infine, venne rimosso dal centro di Aşgabat il monumento alla neutralità, famoso per essere sormontato da una statua placcata d’oro di Niyazov e simbolo del precedente regime.
Nel settembre 2008 una nuova Costituzione abolì il Consiglio del popolo e stabilì un Parlamento unicamerale elettivo – il Mejlis, i cui membri aumentarono da 65 a 125 – nella prospettiva di introdurre un sistema multipartitico in sostituzione del sistema a partito unico del Türkmenistanyň demokratik partiýasy (TDP, Partito democratico del Turkmenistan). Tale apertura venne disattesa nelle elezioni del dicembre 2008, nuovamente monopolizzate dal TDP e da alcuni candidati filogovernativi. I media, la stampa e le organizzazioni civili e religiose rimasero totalmente controllati dalle autorità, che continuarono a reprimere diritti civili e libertà fondamentali, mentre il regime assunse toni paternalistici anche sotto Berdimuhamedow, che nell’ottobre 2011 si attribuì il titolo di Arkadag (protettore) ed eroe della nazione.
Nel gennaio 2012 venne approvata una legge sul multi-partitismo e il 12 febbraio Berdimuhamedow ottenne un secondo mandato presidenziale con il 97,14% dei voti in un’elezione dove gli altri sette concorrenti dichiararono il loro supporto al presidente. Il 3 gennaio 2013 entrò in vigore una legge sui media per vietarne formalmente la censura e decentralizzarne il controllo, ma non ci furono sostanziali cambiamenti nel regime. Il 10 giugno 2013 Ovezmammed Mammedov – leader del Partito degli industriali e imprenditori del Turkmenistan (TSWTP, Türkmenistanyň Senagatçylar We Telekeçiler Partiýasy) formatosi nell’ago sto 2012 – fu il primo candidato non appartenente al TDP a essere eletto nel Mejlis per rimpiazzare un seggio vacante. Il 15 dicembre 2013 si tennero le prime elezioni parlamentari in un sistema formalmente multipartitico: furono eletti 47 membri del TDP, 33 delle fila sindacali, 14 del TSWTP, 16 del sindacato delle donne, 8 dell’organizzazione giovanile Magtymguly, 7 da liste civiche. L’apparente apertura non comportò sostanziali cambiamenti rispetto al passato, in quanto tutte le liste furono cooptate dal potere presidenziale.
Le relazioni internazionali del T., per statuto ‘neutrale’, rimasero incentrate sulle esportazioni di idrocarburi e furono concepite da Berdimuhamedow in maniera meno isolazionista rispetto al predecessore. Per far fronte alla sostanziale diminuzione delle esportazioni verso la Russia, a partire dal 2008 il T. iniziò a diversificare le rotte di esportazione aprendo nuove condotte verso Cina (2009) e Irān (2010), e promuovendo progetti per raggiungere i mercati occidentali (TCP, Trans-Caspian Pipeline) o del Sud dell’Asia (TAPI, Trans-Afghanistan Pipeline).
Bibliografia: L. Anceschi, Turkmenistan’s foreign policy: positive neutrality and the consolidation of the Turkmen regime, London-New York 2009; J.B. Jeangène Vilmer, Turkménistan, Paris 2009.