TUTANKHAMON (Nb-éprw-R῾ Twtené᾿imn)
Sovrano egiziano della XVIII dinastia (metà XIV sec. a. C.) succeduto al suocero Amenophis IV-Ekhnaton. Si ignora chi fossero i suoi genitori; si è anche supposto che fosse figlio di Amenophis III e di Tiy (v.), fratello- quindi- di Amenophis IV. Dopo aver risieduto per un certo periodo a Tell el῾Amarnah, si trasferì a Tebe ove, abbandonando totalmente il culto di Aton, ristabilì quello di Amon, cambiando anche il suo nome di Tutankhaton in Tutankhamon. Morì prima di raggiungere i vent'anni e la sua tomba, intatta, fu ritrovata nella Valle dei Re nel 1922 da H. Carter.
Moltissime sono le raffigurazioni di T. provenienti sia dalla sua tomba, sia dai templi delle divinità. In nessuna di esse, tuttavia, si può vedere un vero e proprio ritratto del giovane sovrano e anche la maschera aurea posta sulla sua mummia e i tre sarcofagi mummiformi che la contenevano rappresentano solo una generica tipizzazione di faraone giovinetto.
Non diverso discorso va fatto per le statue lignee rinvenute nella tomba (tra cui particolarmente notevoli sono un busto, che si è supposto fosse una figura "da larario", e una testina montata su un fiore di loto, probabile rappresentazione del sovrano in aspetto di Nefertum) e per le altre rinvenute nei templi, soprattutto nella regione tebana. Per queste ultime il generico aspetto giovanile rende spesso difficile l'identificazione e fa talora dubitare che ci si trovi di fronte a ritratti di altri sovrani, soprattutto il coreggente di Amenophis IV, Semenkhare, o i successori di T., Ai e Ḥaremḥab. In questo gruppo, comunque, particolarmente notevoli sono le due ritrovate a Karnak (Cairo 42091-42092) ed i gruppi statuari in cui T. è rappresentato assieme ad Amon, che lo protegge distendendo su di lui le mani. Il più celebre tra questi è quello del Louvre (E 11609; l'immagine di T. è, però, acefala), altri- interi o frammentari- sono pure al Louvre (E 11005 e, forse, A 13 e E. 10377; ma quest'ultimo è possibile sia più tardo), al Cairo (42097 e, forse, N.E.VI), a Bruxelles (5698; resta solo la testa del dio e non è certo facesse parte d'un gruppo), a New York (M.M.A., 50.6), forse a Torino (768), a Karnak (N.E, xviii) e Karnak Nord (T. 13). Nei citati gruppi statuari è notevole la somiglianza tra il dio e il sovrano. Stilisticamente tutti questi "ritratti", si collocano nella corrente della reazione post-amarniana, nella quale l'influsso del rinnovamento amarniano appare temperato da una volontà di ritorno ad ideali classicistici. Lo stesso può dirsi delle immagini in rilievo o in pittura.
Si deve, infine, citare una testina regale in vetro, di ignota provenienza, ora al Louvre (E 11658), in cui l'attribuzione a T. appare confortata dagli elementi stilistici.
Bibl.: H. Carter-A. C. Mace, The Tomb of Tut-Ankh-Amen, 3 voll., Londra 1923-1933; L. Borchardt, Der Porträtkopf Tut-anch-Amun (in L. Borchardt, Allerhand Kleinigkeiten, Lipsia 1933, pp. 31-33); C. Aldred, New Kingdom Art in Ancient Egypt, Londra 1951, figg. 88, 147-158, 168, 170; J. Vandier, Manuel d'Archéologie Egyptienne, III, Parigi 1958, pp. 353-367 (con un elenco delle sculture attribuite); J. D. Cooney, in Journal of Glass Studies (che Corning Museu of Glass), II, 1960, pp. 25-26, fig. 17 (in cui si avanzano- ma poco attendibilmente- delle riserve sull'autenticità della testina del Louvre).