tutsi
(o wa tutsi) Popolo di lingua nilotica, originariamente dedito alla pastorizia e all’allevamento. I t. sono presenti negli odd. Burundi e Ruanda e nella regione dei Grandi Laghi (chiamati anche hima). I t. sarebbero immigrati da N nei secc. 15°-16°. Allora, la maggior parte dei t. faceva parte della casta hima dedita all’allevamento, mentre la minoranza t. iru era dedita all’agricoltura. I t. avrebbero lentamente incorporato i popoli contadini e , che qualora in possesso di bovini potevano entrare nella classe t. anche in posizioni di rilievo. I t. assorbirono la lingua e la religione hutu e il concetto della sacralità regale dell’area di stanziamento. Nella zona dell’od. Ruanda il rapporto clientelare tra t. (shebuja) e hutu (guragu) comportava che i secondi fornissero bestiame ai t. per ottenere da essi protezione. Gradualmente i t. acquisirono posizioni di predominio nella corte, nella nobiltà e tra i guerrieri. Tra il 17° e il 18° sec. i t. controllavano il potente regno Ruanda. Il mwami («re») al quale i capi locali dovevano fedeltà e tributi divenne espressione della classe t., della quale tuttavia gli hutu potevano ancora entrare a fare parte. Il colonialismo impose una divisione rigida e di sangue tra t., hutu e twa, ponendo i t. in posizione di domino razziale. Questa divisione è alla base dei massacri etnici (contro i t.) alla fine degli anni Cinquanta del 20° sec., ripetutisi fino al genocidio del 1994. In Burundi la posizione dominante dei t. non è divenuta un dominio totale. Il colonialismo e gli scontri etnici hanno prodotto movimenti migratori di t. verso la Repubblica democratica del Congo, dove i popoli di sangue t. si dividono tra banyamulenge (originari) e banyaruanda (immigrati o profughi).