TYR
. Nella mitologia germanica è il nome nordico, corrispondente alla forma tedesca originaria Tiuz (alto ted. Ziu o Zio), di una delle tre maggiori divinità menzionate da Tacito, da lui identificata con Marte, la stessa che in una formula di abiura sassone del secolo VIII è detta Saxnôt, "portatore di spada". T. è certo una delle figure divine più antiche e corrisponde, in base alla concordanza etimologica, all'originario dio celeste indoeuropeo. Ma nel consorzio degli dei germanici in epoca storica egli ha già ceduto la primitiva sovranità a divinità di formazione più recente, e ha assunto i caratteri e gli attributi di un dio della guerra.
Al tempo di Tacito, Tyr godeva tuttavia un culto particolare presso i Tencteri e più ancora veniva venerato dai Semnoni, presso i quali era il regnator omnium deus, e aveva una selva auguriis patrum et prisca formidine sacram nella quale solo avvinti in ceppi si poteva entrare. Tacito stesso racconta che anche gli Ermunduri e i Catti lo veneravano e che nella guerra che quelle due popolazioni condussero per il possesso delle miniere di sale, i vincitori consacrarono a Marte e a Mercurio tutti gli uomini e i cavalli dell'esercito nemico. Secondo Jordanes, anche i Goti gli sacrificavano i prigionieri e appendevano le armi conquistate ai rami degli alberi nel bosco a lui sacro. Il suo attributo è la spada.
Il suo culto presso i Frisi è provato da un rudero scavato nel 1883 in Inghilterra, a Housesteads, presso il vallo d'Adriano. Secondo l'usuale interpretatio romana, Marte non può essere altri che Tyr. Things pare derivato da thing "riunione", e sarebbe quindi da intendersi come epiteto del dio nella sua qualità di protettore della colonia militare. Che poi nei due Alcis venerati, secondo Tacito (che li identifica con i Dioscuri) presso i Nahanarvali, si debba scorgere una traccia dell'antico mito dei due gemelli che accompagnano il mito indoeuropeo del dio celeste, è cosa molto probabile.
Da Procopio rileviamo che anche presso gli Scandinavi, nel sec. VI, Tyr era ritenuto il maggiore tra gli dei e gli veniva sacrificato il primo prigioniero di guerra; ma le poche notizie che abbiamo del suo culto nei documenti nordici posteriori, lasciano comprendere ch'egli, anche qui, aveva già perduto l'antica preminenza.
Col suo nome è formato il vocabolo martedì in tutte le lingue germaniche (v. settimana); presso i Bavaresi Ziu ebbe anche il nome di E(o)r (cfr. il gr. "Αρης e il bavarese: Ertag, Erchtag "martedì").
Bibl.: W. Golther, Germanische Mythologie, Lipsia 1909, p. 200 segg.