U. R. S. S. (A. T., 66-67, 69-70, 71-72, 73-74, 86-87, 103-104)
. Sigla con la quale si suole indicare l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche e che trova la sua rispondenza nei caratteri cirillici C.C.C.P. e cioè Sojuz Sovetskich Socialističeskich Respublik. L' U.R.S.S. occupa una metà circa dell'Europa, l'intera regione del Caucaso, quasi tutta l'Asia settentrionale con la metà settentrionale dell'isola di Sachalin, e la maggior parte dell'Asia Centrale; la sua superficie complessiva è di 21.267.714 kmq. e così essa è, per territorio, il più vasto stato del mondo, estendendosi sopra un settimo delle terre emerse. La posizione geografica assoluta è la seguente: 82° di lat. nella Terra di Francesco Giuseppe, 35° di latitudine N. al confine afghano; 26°4′ di long. E. al confine polacco e 169°44 di long. E. al Capo Deznev. A O. l'U. R. S. S. confina con la Finlandia, l'Estonia, la Lettonia, la Polonia; a SO. con la Romania; a S. con la Turchia, la Persia, l'Afghānīstān, la Cina, il Tannu-Tuva, la Mongolia, la Manciuria e la Corea (Giappone); a E. è bagnata dall'Oceano Pacifico e dal Mare di Bering e a N. dal Mar Glaciale Artico. I confinì terrestri hanno una lunghezza di 20.000 km., mentre lo sviluppo delle coste è di 45.000 km. Soprattutto a occidente, essa gode di una buona situazione strategica. Si deve poí ricordare che una parte dei confini dell'U.R.S.S. sono convenzionali; ciò è vero specialmente per quel che riguarda il confine occidentale; con tutto ciò, fatta eccezione per la Bessarabia, non esistono fra l'U. R. S. S. e gli stati limitrofi, motivi di attrito per questioni di revisione territoriale.
Il nome di Russia fu sempre usato per indicare in modo generico i dominî europei e asiatici dello "zar di tutte le Russie" per quanto poi, molto spesso, codesta qualifica venisse applicata non già a tutto l'impero, ma alla sola parte europea con esclusione della Finlandia e delle provincie polacche. Soltanto dagli inizî del sec. XIX la denominazione di Russia assunse significato più ampio, corrispondendo così al grande movimento di espansione politica dell'impero degli zar; e la nuova denominazione assunta dallo stato russo rende ancora più evidente il concetto della sua unità territoriale e politica.
L'estesa massa cristallina della Fennoscandia si protende verso SE. a formare la base della piattaforma russa, complesso di rocce cristalline, che rappresenta una delle più stabili regioni della crosta terrestre, mai più turbata dopo i corrugamenti precambrici e alla quale può essere applicata la denominazione di Fennosarmazia. Si è così formato un immenso tavolato, la cui area di cinque milioni di chilometri quadrati equivale alla metà del continente europeo, e che si prolunga, oltre gli Urali, nella pianura della Siberia occidentale, mentre a occidente si confonde, fra le colline moreniche del Niemen a nord e le alture della Volinia a sud, con la grande depressione della Polessia, ove una sottile linea debolmente rilevata, composta di rocce cristalline, che pare abbiano costituito il margine occidentale del vasto catino russo, limita la stessa Polessia. Oltre la pianura della Siberia occidentale, dallo Jenissei alla Lena, dal Mar Glaciale ai Monti del Bajkal e ai Sajani, sorge con catene frastagliate, superficie ondulate e basse pianure, il tavolato siberiano centrale, al quale fa seguito, sino all'Oceano Pacifico, la non ancora ben nota zona geologica della Siberia orientale. Codeste due individualità geologiche, come pure il tavolato russo e il bassopiano della Siberia occidentale, sono chiuse a sud da un seguito di rilievi montuosi, sorti in epoca geologica più recente, cioè durante l'era terziaria, quando la fisionomia della superficie terrestre ebbe a subire un profondo mutamento. Dai Carpazî orientali ai Monti di Crimea, al Caucaso, alle catene che limitano da mezzodì i territorî dell'Asia Centrale russa; dal grandioso sistema dei T'ien-shan e dai Tarbagatai all'Altai e alle catene siberiano-mongole, è tutto uno schieramento di catene montuose e di altipiani, spesso di carattere desertico, le quali isolano il mondo russo dalle regioni vicine. E la Russia d'Europa per la natura del suolo e le forme del terreno si distingue nettamente dall'Europa occidentale, poiché, mentre questa presenta grande varietà, tanto nella costituzione geologica, quanto nelle forme di rilievo, la pianura russa, la quale ha l'aspetto di un vastissimo catino, il cui fondo, ricoperto di depositi marini, è formato da rocce cristalline, ora emergenti ai margini alla vasta conca, con il ripiano finlandese, con il massiccio ucraino, con le catene degli Urali e dei Monti Timani, ora affioranti con piccoli dossi isolati, è una piattaforma sufficientemente uniforme, costituita in prevalenza di terreni arcaici, il cui corrugamento risale alle ere geologiche più antiche e dove i grandi movimenti orogenetici, che modificarono così profondamente il rilievo dell'Europa occidentale, hanno interessato zone limitatissime. I nuclei rocciosi di origine antica, che, emergendo dalle coltre delle sedimentazioni recenti, costituiscono le zone di maggior rilievo sono: a E., la lunga catena degli Urali; a NE., i Monti Timani; a SE il rialto che dai Carpazî settentrionali si spinge sino alla foce del Don. Zona di rilievo a sé forma la Crimea con i Monti Taurici.
La pianura russa è sbarrata a SE. dalla grande catena del Caucaso, l'elemento morfologico più importante di tutta la regione istmica, che collega la Russia all'Asia Minore. E regione che, per i caratteristici aspetti geomorfologici, climatici, biologici, antropici ed economici, si stacca nettamente da tutte le altre terre, incluse entro i confini dell'U. R. S. S., la quale occupa altresì l'intera Transcaucasia, depressione dagli aspetti geomorfologici molto variabili divisa in due parti dalla catena dei Monti del Suren, i quali collegano il Caucaso al Piccolo Caucaso.
Territorio immenso, d'una metà superiore all'intera Europa, è la vasta distesa di terre, alla quale si applicano usualmente i nomi di Siberia e di Turkestan Occidentale o Asia Centrale russa. La prima si può considerare come un prolungamento della Russia d'Europa e si presenta innanzi tutto dagli Urali allo Jenissei, sopra una distanza di 1600 km., come un'ampia conca di aspetto pianeggiante, che si solleva lentamente verso SE. sino a confondersi con la Steppa dei Kirghisi; è la pianura della Siberia occidentale, una delle più vaste della Terra. Oltre lo Jenissei e sino al corso della Lena segue una regione morfologica assai caratteristica, costituita da un altipiano, profondamente inciso dai corsi d'acqua e dominato da monti isolati di origine vulcanica. Ancor più verso oriente, per quanto la regione sia poco nota, si delineano la potente catena dei monti di Verchojansk e la catena Čerskij, e verso SE. i monti Kentei e Jablonoi; infine, verso l'estremo NE., le catene della Kolyma e dell'Anadyr. Al dilà della profonda fossa occupata dal Lago Bajkal vi è la Transbaikalia, alla quale seguono la regione amuriana e quella dell'Ussuri con i monti Stanovoi, Ching-gan e i monti della Costa o Sichota-alin. Ultima la penisola del Camciatca, con numerosi vulcani. L'Asia Centrale russa, la quale occupa il versante aralo-caspico degli altipiani dell'Asia Centrale, confondendosi a NO. con le steppe della Russia orientale, e, a nord, con la pianura siberiana, consta di due grandi regioni fisiche: una bassa, pianeggiante, occupata in massima parte da deserti e divisa in tre regioni, le quali si elevano a guisa di terrazze l'una sull'altra e cioè Transcaspiana, Aralica e Balchašana; l'altra, alta, costituita da monti e altipiani, che la separano dall'altipiano iranico, dalla Casgaria, dalla Zungaria e dalla Mongolia. È un inestricabile ammasso montuoso, inciso da profonde vallate e burroni, le cui linee fondamentali sono disegnate dai tre grandi sistemi montuosi dei T'ien-shan, del Transalai e del Pamir. Limitato sviluppo hanno le coste che inoltre sono poco favorevoli a una intensa vita marinara. Infatti il Mar Glaciale Artico è ingombro durante gran parte dell'anno dai ghiacci e soltanto a prezzo di grandi sforzi si è riusciti a stabilire comunicazioni dalla Russia d'Europa per il Mar di Kara alle isole della Nuova Siberia e di Vrangel′ durante l'estate; il litorale dei mari di Bering, d'Ochotsk e del Mare del Giappone è anche esso ingombro dai ghiacci per diversi mesi, e il porto di Vladivostok è eccessivamente lontano dai centri vitali dell'U. R. S. S. In Europa la Russia si affaccia al Mare Baltico per un breve tratto al fondo del Golfo di Finlandia, fra il confine finlandese e quello estone; Leningrado è però uno dei maggiori porti dell'Europa baltica. A sud tutta la costa settentrionale del Mar Nero appartiene all'U. R. S. S., che vi possiede alcuni dei suoi porti migliori. Odessa, Sebastopoli, Novorossijsk, Batum; ma come per il Baltico, l'accesso al Mar Nero, facilmente controllabile nella zona degli Stretti, si trova alla mercé di qualsiasi complicazione internazionale. Perciò lo stato russo non ha mai avuto una spiccata tendenza alla vita marinara, e l'importanza della sua marina, sia militare sia mercantile, è sempre stata piuttosto limitata.
Il clima della regione russo-siberiana, nonostante l'immensità del territorio, presenta una certa uniformità nelle caratteristiche generali, tanto che il clima è forse l'elemento fisico che più d'ogni altro determina l'unità dell'immensa regione. Esso è eccezionalmente rigido, con inverni lunghissimi, durante i quali le medie di temperatura sono di parecchi gradi inferiori allo 0° e i minimi assoluti raggiungono i −40° −50° e, nella Siberia Orientale, a Verchojansk, ove è il polo del freddo, i −69°5. All'inverno, che dura dai cinque ai sette mesi, segue una primavera brevissima, durante la quale per il disgelo le strade si mutano in pantani e i fiumi straripano. L'estate è relativamente calda, e nelle regioni centrali e meridionali non sono rare le giornate con temperature superiori ai 30° e anche ai 33°. L'autunno è a sua volta molto breve e anzi una vera stagione autunnale si ha soltanto in Crimea, regione che si può considerare, rispetto al resto dell'U. R. S. S., quale un'oasi climatica. Come le temperature si fanno sempre più eccessive procedendo da ovest a est, così le precipitazioni atmosferiche, che cadono soprattutto in principio e in fine d'inverno, si fanno sempre meno copiose via via che ci si inoltra nella Siberia Occidentale, riprendendo però nella Siberia Orientale. Grande varietà di clima per il mutare dell'altitudine e per l'opposizione dei versanti presenta la regione del Caucaso, dove, a un versante settentrionale, dagl'inverni rigidi e dalle estati calde, si oppone un versante meridionale umido con inverni relativamente miti ed estati non troppo calde. Il clima dell'Asia Centrale russa è caratteristico per la grande escursione termica in ogni stagione dell'anno, per l'eccessiva siccità e per la grande violenza dei venti, soprattutto di NE., che sollevano vere bufere di neve e di sabbia.
La vastità del territorio ha favorito lo sviluppo dell'idrografia sia della Russia d'Europa, sia della Russia di Asia. Si hanno quattro versanti: del Mar Glaciale, al quale scendono l'Onega, la Dvina Settentrionale, la Pečora, l'Ob, lo Jenissei (Enisej), la Lena, l'Indigirka, la Kolyma; del Pacifico, nel quale sboccano l'Anadyr, la Penčina e l'Amur; del Mar Nero con il Don, il Dnepr e il Dnestr; del Baltico con la Neva. Al Mar Caspio scendono il Volga e l'Ural; all'Aral, il Syr-darja e l'Amu-darja. Moltissimi sono i laghi, alcuni, come il Ladoga, l'Onega, il Pejpus, il Bajkal, il Balchaš, di dimensioni imponenti. Notevoli utili trae l'U. R. S. S. dai suoi corsi d'acqua per la navigabilità, per la derivazione di energia elettriea, per i prodotti della pesca; i lunghi periodi di congelamento, le piene primaverili e le magre estive annullano in parte tali vantaggi.
Notevole sviluppo hanno le specie vegetali, sia arboree, sia erbacee. Le prime costituiscono, tanto per le conifere, quanto per le piante latifoglie, una ricchezza inestimabile. Verso l'estremo settentrionale vi è la regione delle tundre, alla quale seguono due regioni forestali, intercalate da coltivazioni sempre più estese: ultima la zona meridionale, che nella Russia d'Europa e nella Siberia sud-occidentale, si immedesima con la regione delle steppe della depressione aralo-caspica e nel rialto kirghiso, mentre nella Siberia centrale e orientale è costituita dalla regione floristica degli altipiani e dei monti. A queste quattro zone principali sono da aggiungerne altre minori, quasi tutte disposte lungo la zona meridionale di frontiera: tali sono la Crimea, il sistema del Caucaso, le regioni desertiche e predesertiche dell'Asia centrale, e, infine, i monti ed altipiani della Siberia orientale. La fauna, un tempo ricchissima, è costituita di specie proprie dell'Europa, e di altre caratteristiche dell'Asia; valore particolare assumono gli animali da pelliccia. L'avifauna è quanto mai abbondante in Siberia e inesauribile è l'ittiofauna. Caratteri propri offre la fauna della regione del Caucaso, dei deserti e delle steppe dell'Asia centrale, nonché dei monti, come caratteri proprî presenta la fauna delle due regioni siberiane dell'Amur e del litorale.
La popolazione dell'U. R. S. S. ammonta a 165.748.400 abitanti (1934), di contro a 146.304.000 del 1926. Si calcola che nel 1480 la popolazione dello stato russo ammontasse a 2.100.000, saliti a 4.300.000 nel 1580, a 12.600.000 nel 1680; dopo Pietro il Grande si ebbero 19.000.000 di abitanti (v. anche russia). La guerra, la rivoluzione, le epidemie, la carestia hanno prodotto fra il 1914 e il 1921 dei vuoti spaventosi, che, a parte le perdite per la cessione di territorî ad altri stati, si possono fare ascendere a 30.000.000 di persone. La densità complessiva per tutta l'U. R. S. S. è di appena 7 ab. per kmq., ma con scarti eccezionali, perché si va da 1 ab. per ogni 100 kmq. a 82-83 ab. per kmq.; tale densità è maggiore nelle regioni occidentali e centro-meridionali per la parte europea e in quelle meridionali per la parte asiatica. La popolazione russa, prevalentemente rurale, vive sparsa nelle campagne, per lo più in piccoli villaggi, molti dei quali contano appena 100 o 200 ab. La popolazione urbana supera di poco i 40.000.000, ciò che equivale al 25% circa dell'intera popolazione; in passato, quando la popolazione urbana non superava il 10% (1860), e poi il 18% (1897), il fenomeno era più evidente. I centri urbani sono perciò relativamente pochi, soprattutto in relazione alla cifra totale della popolazione; infatti si hanno due città (Mosca e Leningrado) con oltre 3 milioni di ab.; 3 città (Odessa, Kiev e Char′kov) con oltre 500.000 abitanti; oltre 50 che superano i 100.000 ab., e circa 80 con oltre 50.000 ab. I centri urbani distinti con il titolo di città (gorod) sono 743, mentre altri (584) sono classificati come "centri di popolazione operaia". Maggiore è il numero dei centri urbani nelle regioni occidentale, centrale e meridionale della parte europea, nella regione degli Urali, nella Siberia occidentale e nella repubblica dei Tadžiki (Tagiki). Non poche città hanno avuto dal 1914 al 1934 aumenti di popolazione, che vanno dal 90 all'800%, senza tener conto dei centri formatisi per cause economiche e che in pochi anni hanno superato i 100.000 ab.
L'U. R. S. S., stato federativo, consta, secondo la costituzione del 5 dicembre 1936, di undici repubbliche federate, nell'ambito delle quali sono incluse un certo numero di repubbliche autonome e di provincie pure autonome. La divisione amministrativa attuale consta di regioni (sing. kraj) e di provincie (sing. oblast′); nell'ambito delle une e delle altre possono essere incluse delle repubbliche autonome, ma in tal caso si tratta di una pura dipendenza territoriale; parte integrante del kraj sono tanto gli oblasti, quanto gli okrugi, o circondarî, alcuni dei quali godono di una certa autonomia; infine nell'ambito degli oblasti maggiori, non dipendenti dal kraj, vi sono pure degli okrugi; ad alcuni dei quali va unita la qualifica di nazionale. Kraja, oblasti, okrugi sono divisi in rajony, ossia distretti, con un numero variabile di sovieti rurali o sel′sovety. Un certo numero di città gode di autonomia amministrativa, come si considerano a parte alcuni centri abitati, qualificati come centri di popolazione operaia. Le divisioni politiche dell'U. R. S. S. si basano su concetti etnici; quelle amministrative su concetti economici. La maggior repubblica dell'U. R. S. S., ossia la R. S. F. S. R., comprende l'80% di tutto il territorio e il 75% della popolazione; essa si estende dal confine polacco all'Oceano Pacifico, includendo la Siberia. Fra le altre repubbliche federate, le più importanti sono l'Ucraina e la Russia Bianca. Le altre repubbliche federate sono quelle dell'Uzbekistan, del Tadžikistan, del Turkmenistan, del Kirghisistan e del Kazakistan, nell'Asia Centrale, della Georgia, dell'Armenia e dell'Azerbaigian, già riunite nella Federazione Transcaucasica. Vi sono poi 21 repubbliche autonome e 9 provincie autonome.
Nella Russia zarista erano rappresentate tutte le religioni, dal feticismo al buddhismo, all'islamismo e alle tre confessioni della religione cristiana; su tutte prevaleva però le confessione ortodossa. Vietata in un primo tempo dal governo rivoluzionario l'istruzione religiosa dei fanciulli in forma ufficiale e passati poi a vere forme di persecuzione, si è finito per tollerare le pratiche religiose in forma privata e presso un numero limitato di chiese. Grave piaga del passato fu l'analfabetismo, tanto che nel 1914 il 67% della popolazione era analfabeta con dei massimi per alcune regioni del 95%; il nuovo governo ha saputo in questo campo ottenere notevoli risultati, fondando moltissime scuole.
L'attività agricola ebbe sempre nell'economia dello stato russo una parte preminente, anche se le industrie fossero più sviluppate di quanto comunemente si crede. La guerra mondiale, la rivoluzione e altre agitazioni politiche portarono il disordine anche nel campo agrario, sicché sopra tutto dopo la carestia del 1921 le condizioni agrarie si fecero disastrose e la produzione scese molto al disotto dei quantitativi prebellici. In seguito alla lotta contro i kulaki e all'applicazione dei piani quinquennali la grande maggioranza delle terre è passata alle fattorie collettivizzate o kolchoz, mentre i sovchoz, o fattorie di stato, servono di esempio e modello alle precedenti; inoltre grandi sforzi sono stati fatti per introdurre mezzi meccanici nel lavoro agricolo. Con tuttociò l'U. R. S. S., per quanto il progresso rispetto agli anni più difficili sia stato notevole, non ha sino ad ora potuto fare altro che riconquistare le posizioni perdute. Al presente l'agricoltura utilizza nella Russia d'Europa circa i due quinti della superficie totale, dando la preferenza ai cereali, che occupano dall'80 al 90% delle terre coltivate. Ma a tanta estensione non corrisponde altrettanta intensità di produzione (6,6 q. li di frumento per ha.; 9 di orzo; 9,6 di mais, 10 di avena; 12,5 di segala), sicché il raccolto totale dei cereali oscilla fra i 690 e i 900 milioni di q. li (210 a 300 per il frumento; 50-80 milioni per l'orzo; 40 milioni per il mais; 150 milioni per l'avena; 190-240 milioni per la segala). Le coltivazioni a carattere industriale più importanti sono quelle del lino (5 milioni di q.li di fibra e 5 milioni di q.li di semi) e della barbabietola da zucchero (151 milioni di q.li di radici); prodotto minore dànno la canapa e il tabacco. Caratteristiche sono poi le coltivazioni del girasole e di alcuni ortaggi e legumi, di cui si fa largo consumo nell'estate. Imponenti sono veramente le riserve forestali (188 milioni di ha.) per quanto l'enorme consumo di legname dovrebbe averle ridotte. A partire dal 1921 si sono adottati energici provvedimenti per arginare le distruzioni inconsulte, per domare gl'incendî, per favorire i rimboschimenti e soprattutto si è ridotto il consumo per la produzione dell'elettricità, usando in luogo di legna la torba e la lignite. Notevole incremento ha avuto l'esportazione del legname semilavorato e particolarmente di tavolette per casse d'imballaggio, di tavole di quercia e di faggio, di noce, di frassino, di castagno, di pero e del finissimo legno samšit del Caucaso. Campo vastissimo per il suo sviluppo trova nella grande estensione delle steppe l'allevamento degli animali domestici, equini, bovini, suini, ed ovini, e l'U. R. S. S. dovrebbe detenere il primato mondiale per gli equini e per gli ovini. Tuttavia il patrimonio zootecnico russo, soprattutto se paragonato a quello dei paesi dell'Europa Occidentale, non è molto pregevole e ha bisogno di essere quasi per intero ricostituito. Ogni azienda possiede un numero rilevante di volatili, soprattutto oche e galline. Diffusissima è l'apicoltura, esercitata con metodi razionali, particolarmente nell'Ucraina. Prodotto ragguardevole, nonostante lo sfruttamento irrazionale del passato, dà la pesca, soprattutto quella d'acqua dolce, poiché ogni grande fiume, tanto della Russia d'Europa, quanto di quella d'Asia, costituisce un importante distretto peschereccio. Il Mar Caspio, il Mar di Barents, il Mar Glaciale sono altrettanti distretti di pesca marittima. Accanto alla pesca vi è la caccia, che nell'estremo nord-est della Russia, in tutta la Siberia, in modo particolare per gli animali da pelliccia, offre ancora buone prospettive e alimenta un discreto commercio. Se la Siberia per l'agricoltura riproduce la stessa fisionomia della Russia d'Europa, il Caucaso e l'Asia Centrale sono due distretti a sé; nel primo si ha una buona produzione di cereali, frutta, ortaggi, uova, cotone e seta; nella seconda, coltivazione importantissima è quella del cotone, capace di alimentare da sola l'industria cotoniera russa.
Nella Russia zarista alcune industrie erano sufficientemente progredite, per quanto fossero quasi tutte dirette da tecnici stranieri e sostenute da capitali stranieri; esse avevano avuto facile sviluppo per l'abbondanza delle materie prime, soprattutto ferro, carbone, prodotti alimentari, lana e anche cotone. Tuttavia unico prodotto manufatto esportato erano le galoches e pochi prodotti dell'industria domestica, caratteristica della Russia. La guerra mondiale e la rivoluzione disorganizzarono completamente la produzione industriale, che soltanto da alcuni anni va riprendendosi. Le riserve minerali sono cospicue. Il carbone fossile viene estratto nel bacino del Donec, negli Urali, nei bacini carboniferi di Mosca, di Kuzneck, di Karaganda ed il quantitativo supera i 93 milioni di tonn.; il petrolio proviene da Baku, dai giacimenti del Caucaso settentrionale e a NE. del Caspio, del Turkmenistan, dall'isola di Sachalin, ecc.: il prodotto annuo si aggira attorno ai 25 milioni di tonn. Non minore è la ricchezza di minerali metallici, soprattutto di ferro, i cui giacimentí maggiori sono distribuiti nella Carelia, nella regione di Kursk, a Kerč in Crimea e specialmente nel grande distretto minerario di Krivoi Rog e in Siberia con una produzione complessiva di 21 milioni di tonnellate. L'U. R. S. S. possiede inoltre miniere di piombo, mercurio, rame, zinco, amianto, grafite, grandi giacimenti di apatite e detiene il primato per il manganese (Transcaucasia); infine oro e platino (4000 kg. annui), oltre a pietre preziose. L'U. R. S. S. per procedere a una completa industrializzazione del paese ha dovuto promuovere l'utilizzazione razionale di ogni risorsa naturale e soprattutto favorire lo sviluppo industriale nelle regioni più arretrate; i postulati di tale ricostruzione sono esposti nel primo piano quinquennale. Si sono così creati nuovi centri industriali e fra questi la nuova base all'est, la quale mirava a far risorgere l'antica industria metallurgica degli Urali, con la costituzione dei nuovi centri industriali di Magnitogorsk e Kuzneck, oltre al miglioramento di quelli preesistenti. Nel piano generale di ricostruzione doveva avere grande influenza la produzione di energia elettrica e all'uopo si sono compiute opere grandiose, tra cui la grande centrale elettrim di Dneprostroj; oltre alle grandi centrali di stato si sono costruite o sono in via di costruzione moltissime piccole centrali di carattere locale per una migliore distribuzione dell'energia elettrica, specialmente a scopi agricoli.
La produzione di energia si avvicina ora ai 38 miliardi di kWh. L'U.R.S.S. possiede tutti gli elementi per costituirsi una base formidabile per lo sviluppo dell'industria pesante, dalla quale dipendono le fortune dell'industria meccanica, delle industrie leggiere, della tecnica agricola e dell'armamento militare; e infatti la produzione dell'acciaio (12.420.000 tonn.), del ferro greggio (12.480.000 tonn.) è già importante. Di conseguenza si sono sviluppate le industrie meccaniche tanto che l'U. R. S. S. si vanta di produrre quanto basta al paese di locomotive, elettromotrici, aeroplani, automobili, trattori, macchine agricole, motori, turbine, forni elettrici, molini, apparecchi segnalatori automatici, strumenti di precisione, armi, ecc. Si può per importanza porre al secondo posto l'industria del legno, con tutte le specializzazioni, legnami per costruzione, per lavori fini, cellulosa e carta. La situazione delle industrie tessili e alimentari è invece ancora di gran lunga inferiore ai bisogni del paese. Notevole è stato il progresso delle industrie chimiche un tempo quasi inesistenti. La Russia ha sempre offerto un caratteristico esempio di industria domestica, capace di fornire prodotti svariati e di buona fattura in legno, metallo, lino e lana; essa è esercitata dai kustari o contadini-operai, durante il lungo riposo invernale. Lo stato ha ora nazionalizzato tutte le miniere, le fabbriche e le manifatture; le imprese di maggiore importanza sono proprietà dello stato sotto il controllo del Consiglio dell'industria se hanno importanza sociale e nazionale, sotto quello degli organi regionali se hanno importanza locale; le imprese omogenee e territorialmente contigue costituiscono dei trusts; le imprese le quali posseggono un'organizzazione economica verticale formano le cosiddette combines. Tutte codeste imprese sono sovvenzionate dallo stato, al quale debbono cedere una parte del loro prodotto. Le industrie domestiche hanno carattere privato, ma sono soggette alle leggi sul lavoro e godono del diritto di unirsi in cooperative.
La vastità del territorio, la frequenza e larghezza dei corsi d'acqua, l'estensione dei terreni paludosi, rendono assai difficile l'organizzazione delle vie di comunicazione, sia ordinarie, sia ferroviarie, anche se il rilievo non obbliga a costosi lavori di traforo e se l'esercizio delle strade ferrate non è gravato dalle forti spese inerenti alla trazione. Le vie ordinarie sotto il regime zarista erano scarsissime, forse non più di 25.000 chilometri, e di esse soltanto un quinto poteva essere classificato come vere strade, atte a collegare fra loro alcuni dei centri urbani maggiori, sicché molte città e le campagne mancavano di un collegamento efficiente. Con la guerra e la rivoluzione le condizioni si fecero peggiori, e soltanto dopo il 1923 si attese alla riorganizzazione delle vie ordinarie, portandone la rete a 140.000 km. circa, dei quali 45.000 circa sono stati asfaltati. Buone sono invece le strade nel Caucaso e in discrete condizioni quelle della Siberia. Lo sviluppo ferroviario russo si ebbe dopo la guerra di Crimea sicché in 25 anni si costruirono circa 20.000 km. di linee e fra il 1880 e il 1900 altri 32.000, oltre alla Transiberiana e alla linea dell'Asia Centrale; nel 1914 l'intera rete, compresi i territorî perduti in seguito alla guerra mondiale, misurava oltre 80.000 km. (83.000 km. nel 1934). La disorganizzazione delle ferrovie russe nel dopoguerra fu completa e soltanto dal 1928 essa è stata resa di nuovo efficiente, riattando le vecchie linee e costruendone di nuove. Centro della rete russa è Mosca, donde divergono a guisa di raggi le linee per il nord (Arcangelo), per l'ovest (Leningrado, Minsk, Brjansk) per il sud (Rostov), per il nord-ovest e l'est (Kazan′ e Gor′kij), tutte collegate fra loro da altre linee, le quali disegnano come un anello concentrico a Mosca, e dalle quali diramano molte altre linee dirette soprattutto ad ovest, sud ed est. Di queste, più importanti sono quelle per Kiev e per Odessa, quella per la Crimea, la Rostov-Derbent-Baku; le linee per Saratov, Uralsk, Stalingrad, ecc. Linee importanti sono quelle della Trascaucasia da Baku a Batum; la Transcaspiana, che a Taškent si unisce alla linea da Orenburgo, e che con questa trova il suo collegamento a mezzo della cosiddetta Turk-Sib con la Transiberiana. Le vie d'acqua, fiumi e canali, hanno importanza capitale per le comunicazioni, ma ad un'utilizzazione completa si oppone il lungo periodo di gelo, e la cattiva costruzione di molti canali. Questi sono divisi in 10 sistemi, quattro dei quali stabiliscono comunicazioni dirette fra il Mar Nero e il Mar Baltico e 6 collegano il Volga al Mar Bianco, al Baltico e al Mar Nero. Nel 1937 è stato inaugurato il canale Volga-Oka (128 km.) che farà di Mosca un porto fluviale importantissimo. Con la nuova organizzazione economica dell'U. R. S. S. tutto il commercio è controllato dagli organi statali, e particolarmente quello con l'estero è esercitato dallo stato a mezzo di un gruppo di organi specializzati; ma il movimento commereiale con l'estero è per ora limitato, date le scarse possibilità di acquisto e la scarsità di materie prime disponibili per l'esportazione.
Marina mercantile. - Nel 1924 (primo anno nel quale si ritrovano nel Lloyd's Register le cifre relative al tonnellaggio sovietico) il naviglio a propulsione meccanica era costituito da 330.921 tonn. lorde, di cui soltanto 100 mila tonn. circa erano in condizioni di navigabilità. Il decreto 26 gennaio 1918 aveva nazionalizzato la marina mercantile trasformandola in proprietà di stato. Dopo varie vicissitudini fu creato l'istituto della Sovtorgflot o marina mercantile di stato (decr. 9 gennaio 1925), il quale, oltre a gestire le comunicazioni marittime e amministrare la flotta nazionale, effettua operazioni di spedizione e di trasporto assumendo anche funzioni di agenzia nei riguardi del naviglio estero. Il Sovtorgflot non ha, però, il controllo esclusivo della marina sovietica, in quanto che altre organizzazioni statali, cooperative e finanche qualche privato esercitano servizi marittimi. Dal 1924 al 1927 la consistenza della flotta è oscillata sulle 300 mila tonn.; essa si è gradatamente sollevata a 529 mila tonn. nel 1930 e successivamente a 600 mila, 682 mila, 840 mila, 939.308 tonnellate.
Oggi la flotta mercantile dell'U. R. S. S., gestita dalle compagnie statali del Mar Nero, del Baltico, del Nord e dell'Estremo Oriente, facenti capo alla Cumor (o Amministrazione centrale della marina) presso il Commissariato dei trasporti per acqua (decr. 26 gennaio 1930) è costituita - per quanto riguarda il materiale a propulsione meccanica adibito a navigazione marittima - da 489 navi per tonn. 939.308 (Lloyd's Register, ediz. 1934-35). In questo complesso sono inclusi 357 piroscafi e 4 turbonavi (per tonn. 652.796), nonché 100 motonavi (per tonnellate 284.161); del naviglio fanno parte 89 pescherecci per 43.116 e 20 cisterne (di cui 17 a motore) per 105.663 tonn. Non esistono grandi navi da passeggeri; la nave più grande è il Transbalt (11.439 tonn.). Lo stato sovietico da qualche anno a questa parte, ha cercato di sviluppare la marina, che ha enorme importanza, dato che la massima parte del traffico internazionale segue la via marittima: 18.717.000 tonn., ossia il 93% del complesso nel 1932; 18.104.000 tonn., ossia il 94,5% nel 1933. Si è cercato di intensificare il lavoro dei cantieri, che nel 1932 e nel 1933 avrebbero rispettivamente varato 56.700 e 72.850 tonn. Si è ricorso pure agli acquisti all'estero, per i quali la Russia si è urtata contro difficoltà di finanziamento che vengono peraltro gradualmente superate; nel i93z furono acquistate 74 unità per tonn. 29.896; nei primi 8 mesi del 1934, 80 unità per 58.190 tonn.
Si è stabilito che, per effetto del secondo piano quinquennale, la marina dovrà aumentare del 74% allo scopo di consentire che tutti i trasporti sovietici di piccolo e grande cabotaggio, tutte le importazioni ed una quota notevole delle esportazioni (che superano del 20% le importazioni) siano effettuate sotto bandiera sovietica. Nel 1933 su 16,6 milioni di tonn. di merce in uscita le navi sovietiche avrebbero partecipato soltanto nella misura del 14,3%; la partecipazione negli anni precedenti è oscillata sull'8-12%. Comunque l'efficiente sviluppo della flotta è ostacolato da alcuni fattori; il Commissariato del popolo per la navigazione ha informato che, pur essendosi realizzato nel 1934 un certo miglioramento nei trasporti marittimi in confronto al 1933, il piano previsto non è stato realizzato interamente.
I Sovieti hanno cercato di sviluppare la navigazione nell'Oceano Artico; adesso i porti della Siberia Settentrionale sui fiumi Ob′ (Novyj Port) e Jenissei (Ust′ Enisejsk) partecipano in certo modo ai traffici internazionali perché visitati ogni anno dalla spedizione del Mar di Kara che ne ha fatto salire le esportazioni via mare da 10 mila tonn. nel 1923 a 130 mila nel 1930. Il rompighiaccio Čeliuskin ha inaugurato la via marittima del Nord compiendo la traversata da Vladivostok a Murmansk in 93 giorni; il Litke ha tentato la traversata in senso inverso. È stato poi creato il canale Mar Bianco-Baltico, ecc.
I porti più attivi sono quelli del Mar Nero (Odessa, Sebastopoli, Novorossijsk, Batum), di Leningrado, di Arcangelo, di Vladivostok e quello di Baku sul Mar Caspio.
Aviazione civile. - Nell'U. R. S. S. una sola società si occupa della propaganda aeronautica. Essa è l'Unione delle società Ossoaviachim di tutta l'U. R. S. S. Queste a loro volta riuniscono le società delle regioni, dei distretti, ecc.
L'Ossoaviachim conta attualmente più di 6 milioni di membri. La sua opera viene sviluppata in diverse direzioni. La direzione aeronautica è organizzata in due sezioni: sezione aeronautica e sezione economica e regole per il traffico aereo. Per gli scopi di propaganda aeronautica, l'Ossoaviachim e le società riunite possiedono apparecchi con e senza motore, palloni liberi, ece., e organizzano giri di propaganda, voli nel territorio dell'U. R. S. S., voli all'estero, gare, ecc. La direzione dell'attività per i progetti e le costruzioni della flotta aerea civile dell'U.R.S.S. dipende da una speciale organizzazione governativa, detta Ispezione generale della flotta aerea civile dell'U. R. S. S. A tale ente sono direttamente subordinate le società di linee aeree operanti in Russia.
Le linee aeree principali dell'U. R. S. S. sono: Mosca-Char′ kov-Kramatorskaja-Stalino-Rostov-Min. Vody-Baku-Tiflis (km. 3025); Mosca - Kazan′ - Sverdlovsk - Omsk - Novosibirsk - Krasnojarsk - Irkutsk-Ulan-Ude-Chabarovsk-Vladivostok (km. 8190); Mosca-Penza-Kujbyšev (Samara)-Aktjubinsk-Susaly-Taškent (km. 3050); Mosca-Leningrado (km. 690). Le principali linee internazionali sono: Taškent-Kabul (km. 1140); Ulan-Ude-Ulan Bator (Mongolia, km. 540); Mosca-KievPraga (km. 750). Oltre a queste vi sono un'ottantina di linee locali, alcune delle quali superiori ai 2000 km.
L'industria aeronautica dell'U. R. S. S. comprende 17 opifici fabbricanti aeroplani e 10 officine fabbricanti motori, tutti distanti dai confini dell'U. R. S. S. più di 700 km.; altre fabbriche producono solo accessorî.
I più importanti stabilimenti, la cui capacità produttiva può ascendere a 5000 apparecchi all'anno, si trovano a Tula, Char′kov, Mosca, Gor′kij e Taganrog.
L'industria aeronautica russa, partita quasi dal nulla, ha creato in breve tempo un formidabile complesso per la produzione in grande serie ed è in continua espansione. Le officine sono ampie e bene allestite. Le giornate lavorative sono cinque consecutive, seguite da un giorno di riposo.
Storia.
La storia dell'U. R. S. S. si può dividere approssimativamente in tre periodi: il primo si inizia il 25 ottobre (7 novembre) 1917 con la conquista del potere statale da parte dei bolscevichi e va sino a tutto il 1922; questo periodo è caratterizzato dalla guerra civile con le sue alterne vicende, dall'intervento alleato in Russia, dal cosiddetto comunismo di guerra; il secondo periodo va dal 1923 al 1927 ed è caratterizzato dalla "nuova politica economica" (N.E.P.), nonché dalla lotta contro i gruppi di opposizione di destra e di sinistra; il terzo periodo, iniziato nel 1928, è caratterizzato dai piani quinquennali, dalla collettivizzazione della grandissima maggioranza delle aziende agricole, dallo stroncamento violento delle opposizioni.
Il partito bolscevico, al momento della presa del potere, contava poco più di 50.000 organizzati, cifra quasi insignificante per un immenso paese come la Russia; tuttavia l'opposizione contro la continuazione della guerra aveva assicurato al partito l'adesione di vasti strati di soldati e di contadini, attirati questi ultimi verso il bolscevismo, nonostante la loro mentalità ben poco collettivistica, dalla fiducia in un'imminente spartizione delle terre.
Nei primi tempi mantenere il potere non fu un problema facile: mancavano specialisti, tecnici, ufficiali; molti gruppi socialisti e anarchici erano nemici giurati di Lenin e talvolta combattevano il nuovo regime con le armi alla mano; la guerra mondiale e i disordini avevano peggiorata la già cattiva situazione economica e finanziaria, nonché sconquassato i trasporti. I contadini ebbero intanto l'autorizzazione di prendere la terra ai latifondisti, senza attendere norme legislative, e alle varie nazionalità fu promessa l'uguaglianza dei diritti, provvedimento assai abile, che schierò almeno parzialmente a fianco dei bolscevichi molti nazionalisti appartenenti alle minoranze etniche, che non volevano sapere di un centralismo nazionalistico russo. All'industria, in un primo momento, venne soltanto imposto il controllo operaio. Il commercio estero venne nazionalizzato nel maggio del 1918, quello interno soltanto nell'ottobte dello stesso anno, ma più che altro in teoria.
Nel dicembre del 1917 era stato firmato un armistizio con gl'Imperi Centrali; la Germania e l'Austria, fiduciose ancora di vincere la guerra mondiale, imposero una pace che obbligò la Russia a riconoscere l'indipendenza della Finlandia, delle regioni baltiche, della Polonia, dell'Ucraina, oltre a concessioni territoriali alla Turchia. Il 3 marzo 1918 la pace fu firmata, anche se taluni esponenti del partito bolscevico si rassegnarono solo a malincuore a una simile capitolazione e affermarono propositi di opposizione, che, per il momento, non ebbero seguito.
Le potenze dell'Intesa che vedevano già con ostilità l'atteggiamento dei bolscevichi contrario alla guerra, si rendono oramai conto che la pace separata con la Russia darà la possibilità agl'Imperi Centrali di rovesciare il grosso delle loro forze verso l'Occidente. L'Intesa comincia quindi a favorire tutti gli aggruppamenti ostili al regime sovietico. Nella regione del Don e nelle steppe a nord del Caucaso parecchie migliaia di "bianchi", tra cui L. G. Kornilov e A. J. Denikin, combattono già nei primi giorni del 1918 contro il nuovo regime. Le legioni cecoslovacche, alleate dell'Intesa e assai forti militarmente, desiderose di lottare contro il governo sovietico che aveva firmato la pace con la Germania e l'Austria, si alleano in tutta la regione uralico-siberiana alle formazioni antibolsceviche locali e, tecnicamente bene attrezzate, causano varî rovesci all'esercito rosso. Gl'Inglesi s'impadroniscono di Arcangelo e vi instaurano un governo locale antibolscevico; i Cecoslovacchi occupano Samara sul Volga. In tutta la Siberia il potere sovietico non esiste più e il locale governo provvisorio è appoggiato dai Cecoslovacchi e dall'Intesa. Forze francesi sbarcano a Odessa; gl'Inglesi intanto occupano Batum, nel Caucaso. L'intervento alleato mira in un primo tempo a causare difficoltà agl'Imperi Centrali; terminata la guerra, l'intervento dell'Intesa mira soprattutto a combattere il regime sovietico e il centro della Terza Internazionale.
Ma il prevalere tra le forze antibolsceviche di tendenze marcatamente militari (Kolčak), il fatto che stranieri di varie nazionalità appoggiano i governi provvisorî, spinge parecchi raggruppamenti moderati russi, incerti fra i poli estremi, ad appoggiare i bolscevichi come "male minore". Di questo stato d'animo il governo sovietico seppre approfittare con indiscutibile abilità e nel corso di alcuni anni riuscì a sconfiggere separatamente i varî raggruppamenti "bianchi". Nell'aprile del 1920 i Polacchi occuparono Kiev; ma un contrattacco dell'esercito rosso respinse i Polacchi fino alle porte di Varsavia; sotto Varsavia l'esercito rosso subisce tuttavia una gravissima disfatta. Col trattato di Riga del 18 marzo 1921 viene firmata la pace tra Russia e Polonia (v. polonia: Storia).
Dalla frontiera polacca a Vladivostok, da Arcangelo al Caucaso si può dire che la guerra civile sia interamente terminata soltanto verso il 1923, poco prima cioè della morte di Lenin (21 gennaio 1924). I sanguinosi combattimenti che avevano distrutto vaste regioni del paese, gli effetti disastrosi del "comunismo di guerra", le carestie, consigliarono il governo a procedere alla cosiddetta nuova politica economica; si torna alla libertà del commercio, si abolisce il sistema delle requisizioni, sotto molti aspetti si riafferma il regime capitalistico; da parecchi, anzi, si ritiene, sia pure a torto, che i sovieti rinuncino oramai alla realizzazione del loro programma economico.
La morte di Lenin e il riaffermarsi di solide posizioni capitalistiche sono cause che accentuano assai presto polemiche interne nel partito comunista; la popolazione ricomincia a crescere, un certo ordine si riafferma, ma si pone sempie più acuto il problema: è possibile realizzare un regime socialista in un solo paese? Stalin, segretario del partito, risponde affermativamente a questa domanda e inizia un'intensa lotta contro i destri, sfiduciati dalla N.E.P. e fautori di un ritorno a un'economia eclettica, e contro i rappresentanti dell'estrema sinistra (in primissima linea Trockij), escludenti la possibilità di realizzare il socialismo in Russia, senza che si produca la rivoluzione mondiale. In questa lotta, Kamenev e Zinov′ev, tradizionalmente avversarî di Trockij, si trovarono in breve a formare con lui un fronte comune. La lotta è assai serrata durante il XIII, XIV e XV congresso del partito; Stalin riesce tuttavia ad avere dalla parte sua la maggioranza del partito, mettendo soprattutto in rilievo l'eterogeneità dell'opposizione; energico e rude, deciso a tutto pur di non essere sconfitto, fa allontanare prima dalle cariche dirigenti, poi dal partito, i principali rappresentanti delle opposizioni. Nel frattempo il nuovo regime, in certo qual modo consolidatosi, è stato riconosciuto dalla massima parte degli stati.
Con il 1928 ha inizio il cosiddetto periodo dei piani quinquennali. Di più in più Stalin è divenuto il "capo" del partito, il "successore" di Lenin; i grandi piani avvengono oramai sotto la sua direzione e sotto la sua responsabilità. In politica interna si mira alla socializzazione delle campagne, a trasformare un paese economicamente attardato in un grande paese industriale, autarchico nei limiti del possibile; mancano tecnici e operai qualificati; se ne fanno venire dall'Europa e dall'America e la politica estera sovietica - in conseguenza di queste necessità - cerca di mantenere buoni rapporti con i paesi che sono disposti a una collaborazione economica. La socializzazione delle campagne procede rapidamente: si alternano momenti di repressione contro gli esponenti "capitalistici" dei villaggi, con tendenze conciliative, miranti ad ammettere entro limiti relativamente ristretti, la proprietà privata della terra e del bestiame. Ma tanto la tendenza repressiva quanto quella conciliativa mirano sostanzialmente allo stesso scopo, collettivizzare la campagna. Le gravi difficoltà economiche, specie nel campo degli approvvigionamenti, sorte a causa della socializzazione della campagna e della rapida industrializzazione del paese, destano di nuovo il malcontento dell'opposizione di destra che guarda con diffidenza alla "pianificazione" staliniana, da parte dei gruppi di opposizione di sinistra si protesta contro la politica estera che sembra spesso troppo conciliante; ma destri e sinistri sono concordi nel combattere Stalin, i gruppi di opposizione svolgono oramai la lotta nel "sottosuolo" e creano parecchie difficoltà al regime, anche se non sembra cha abbiano la forza di conquistare il potere (date anche le divergenze, sul piano positivo, tra i varî gruppi dell'opposizione).
Con il 1932-33 il Giappone si era intanto impadronito interamente della Manciuria, tagliando la più rapida via di comunicazione con Vladivostok; la minaccia di guerra sembrò in certi momenti assai acuta, specie durante le trattative per la vendita della ferrovia orientale. Invece l'influsso sovietico si è molto rafforzato nella Repubblica popolare della Mongolia esterna. I rapporti con la Germania, piuttosto amichevoli fino al 1933, divennero assai tesi con l'affermarsi al potere del regime hitleriano, decisamente avverso al comunismo; l'U. R. S. S. si è invece andata avvicinando, sul piano della politica estera, alla Francia e alla Cecoslovacchia. Negli ultimi tempi particolari cure e notevoli somme di denaro vengono rivolte a favore delle forze armate. In alcuni clamorosi processi (agosto 1936, gennaio e giugno 1937) si sono voluti colpire a fondo i raggruppamenti dell'opposizione.
Ordinamento politico e giuridico.
Fine dell'autocrazia zarista. - La storia del diritto pubblico russo dal 27 febbraio 1917 in poi, attende ancora il suo storico imparziale, che spieghi le cause effettive e che mostri la logica di quegli avvenimenti che dall'autocrazia degli zar portarono all'imposizione della dittatura proletaria. Noi ci limiteremo qui a segnare le date del trapasso, avvertendo i passaggi più importanti per la nostra materia.
Agli albori del sec. XX già poteva dirsi palese l'aspirazione della società russa a un ordine nuovo fondato sopra un governo di rappresentanze popolari. Sono note le vicende della Duma statale, che costituì la prima tribuna per la lotta contro il vecchio ordine (v. duma; russia: Storia). L'ultima Duma cominciò i suoi lavori nel 1912, e la sua vita si manifestò subito molto difficile in quanto ogni tentativo di opposizione urtava contro la volontà decisamente reazionaria del governo. Nel novembre 1916 la Duma ammonì il governo di cedere il posto a un'altra assemblea che godesse la fiducia delle rappresentanze popolari. Una risoluzione in tal senso adottata produsse vivo fermento. Ma il governo continuò ad ignorare le richieste del paese, fino al momento in cui, ricevuto il secondo avvertimento di dimettersi, provocò il decreto di scioglimento della Duma.
Abbia compiuto la quarta Duma l'atto rivoluzionario di ribellarsi all'ordine dell'Imperatore, ovvero si sia sottomessa alla legge riunendosi in seduta privata (Trockij), certo è che la Duma non si sciolse, e dall'insurrezione di febbraio, cui era rimasta estranea, ricevette la prima investitura di potere.
Per fronteggiare la situazione, la Duma elesse un Comitato provvisorio delegando, per la sua composizione, il Consiglio degli anziani. Crediamo legittima l'opinione che nel febbraio 1917 né il popolo, e meno ancora la Duma, fossero preparati a un compito rivoluzionario: anche i partiti popolari, nella loro maggioranza, volevano una soluzione costituzionale della crisi. Per questo il potere fu offerto alla Duma, organo legale d'opposizione, nel quale il popolo vedeva l'antagonista del vecchio governo. Ma la Duma, nella sua ultima edizione, rappresentava meglio le classi borghesi liberali che il proletariato. Comunque, il trapasso del potere si effettua così: il Comitato provvisorio, composto di membri della Duma, elegge, dopo varie vicende, il Governo provvisorio, e Kerenskij, nominato nella prima combinazione di gabinetto ministro della Giustizia, ne diventa, nell'ultima, il capo. Intanto, dopo l'abdicazione dello zar Nicola II a favore del fratello Michele e la rinunzia di quest'ultimo, il Consiglio dell'industria e del commercio, il Consiglio della nobiltà, e i maggiori esponenti della vita pubblica russa riconoscono formalmente nella Duma l'unico potere statale. Nella sua prima seduta, il Governo provvisorio dichiara che suo compito immediato è la convocazione d'una Assemblea Costituente la quale, sulla base d'un suffragio generale uguale diretto e segreto, avrebbe stabilito la forma di governo e di costituzione dell'impero di tutte le Russie.
Il soviet di Pietrogrado (27 febbraio-7 novembre 1917). - Per quanto l'esperienza del soviet dei delegati operai, che nel 1905 aveva diretto lo sciopero generale col quale s'era iniziata la rivoluzione, fosse viva nel ricordo del popolo, pure non può dirsi che il soviet di Pietrogrado abbia guidato l'insurrezione di febbraio. Ma che il soviet sia stato abile e pronto a sfruttare la situazione creatasi, lo dimostra la costituzione, lo stesso giorno 27 febbraio 1917, di un "Comitato esecutivo" del soviet dei deputati operai composto di rappresentanti delle officine e delle fabbriche, delle truppe rivoltose, come pure dei gruppi democratici e socialisti. Dei tre partiti meglio preparati (il costituzionale-democratico, il socialista rivoluzionario e quello socialdemocratico-marxista) ebbe prevalenza la frazione estremista dei socialdemocratici marxisti, guidata da Lenin. Appartiene alla storia politica della Russia l'indagine sulle cause del predominio della frazione bolscevica. Sta di fatto che il giorno 28 febbraio il soviet dei deputati operai lanciava alla popolazione di Pietrogrado e a tutto il popolo russo un manifesto in cui, premessa la necessità per il popolo di crearsi una propria organizzazione politica, allo scopo di continuare la lotta contro il vecchio regime e nell'interesse della democrazia, si nominavano dei commissarî distrettuali. S'invitava, inoltre, la popolazione a raccogliersi attorno al soviet, e a formare, nei distretti, dei "comitati" per la risoluzione di tutte le questioni locali. Qualche giorno più tardi (10 marzo) a ogni unità militare veniva imposto di eleggersi un comitato. Il soviet prendeva la denominazione di soviet dei deputati degli operai e dei soldati. Si creava così, embrionalmente, una nuova forma di organizzazione politica. Non può dubitarsi che, costituitosi il Comitato esecutivo del soviet lo stesso giorno della nomina del governo provvisorio, un altro potere, illegale e preminente, sorgeva a limitare le funzioni del primo. Il soviet di Pietrogrado, pur non avendo diretto l'insurrezione del febbraio, si fece tutore presso il governo delle sue conquiste e rivendicazioni. Il governo provvisorio, per la sua origine liberale democratica, per l'urgenza e la gravità dei problemi da risolvere (la guerra contro gl'Imperi Centrali e la riorganizzazione dell'apparato amministrativo), per le ostilità presto iniziate dal Comitato esecutivo, non era in grado di corrispondere alle aspettative del popolo. Nelle mani del soviet di Pietrogrado erano già le truppe, le ferrovie, la posta, il telegrafo. Lenin, tornato in Russia per l'amnistia largita da Kerenskij, aveva iniziato la sua opera per abbattere il governo provvisorio. All'invito rivolto da Kerenskij al paese per nuovi sacrifici, allo scopo di mantener l'impegno con gli Alleati, Lenin contrappose il programma della pace immediata e della spartizione delle terre. Con ciò non è detto che i bolscevichi rappresentassero il partito dominante: al I Congresso panrusso dei sovieti (3-24 giugno) essi erano in minoranza, mentre predominavano i socialisti rivoluzionarî e i menscevichi. Ma questi delusero per l'indecisione e l'incapacità mostrata nei riguardi della questione agraria. Su tale programma Lenin intensificò la lotta già impegnata: la rivoluzione borghese e democratica andava trasformandosi in rivoluzione socialista. Dopo un tentativo di assumere il potere a mezzo delle elezioni all'Assemblea costituente, Lenin affermava che quest'ultima non aveva più ragion d'essere perché la Repubblica dei sovieti era già in atto, e rappresentava la forma più elevata delle istituzioni democratiche, la sola che potesse assicurare senza difficoltà il passaggio al regime socialista. Il 7 novembre 1917, data d'apertura del II Congresso panrusso dei sovieti, il colpo di stato preparato da Lenin assicurava la vittoria alla frazione bolscevica, e stabiliva nell'ex-impero russo la dittatura del proletariato.
Proclamazione della R. S. F. S. R. e relativa costituzione (10 luglio 1918). - L'organo che assumeva il potere nella proclamata Repubblica socialistica russa, dopo il colpo di stato dell'ottobre 1917, era il soviet dei deputati degli operai e dei soldati di Pietrogrado. Nell'organizzazione del nuovo regime si ebbe cura di evitare la fraseologia borghese: così i ministri furono chiamati Commissarî del popolo e il governo, nel suo insieme, ebbe nome di Consiglio dei commissarî del popolo (Sovnarkom). Per quanto soltanto Pietrogrado avesse fatto la rivoluzione, pure il movimento s'estese rapidamente al resto della Russia. Ma i residui dei vecchi partiti - socialrivoluzionarî e menscevichi - essendo ancora forti, in più regioni dominava la più assoluta anarchia. Nominato presidente del Sovnarkom, Lenin pensò, per non compromettere il potere, alla liquidazione della "guerra imperialistica", e iniziò quella politica che condusse, il 16 marzo 1918, alla pace di Brest Litovsk. Nello stesso tempo affrontò il problema delle nazionalità, con l'intento di condurre sotto la propria sfera di autorità le minoranze etniche che, profittando del crollo zarista, s'erano data autonomia politica e amministrativa (Finlandia, Lituania, Estonia, Lettonia, popolazioni della Georgia, dell'Armenia, Bessarabia, ecc.). Così il 2 novembre 1917 egli firma una "dichiarazione dei diritti dei popoli della Russia" affermante l'uguaglianza e la sovranità di tutti i popoli della Russia. Tale politica, fiancheggiata da una vigorosa propaganda bolscevica, indusse gli stati limitrofi a darsi un ordinamento giuridico-politico fondato sul potere dei Consigli (sovieti) e valse a creare un movimento favorevole alla riunione di questi stati. Nel 1920-21, ritenuta necessaria in alcuni settori una stretta collaborazione, si realizzarono con quasi tutti gli stati limitrofi degli "accordi separati", i quali riuscirono, secondo il piano di Lenin, a conciliare le rivendicazioni nazionali (limitate poi al settore culturale) degli allogeni con l'esigenza di una direttiva unica promanante dal potere centrale. Indetta una conferenza tra la delegazione della R.S.F.S.R. e quelle della Repubblica S.S. Ucraina, della R.S.S. Bianco-Russa e della R.S.S. Transcaucasica, si arrivò, attraverso molte incertezze, alla convocazione di uno speciale congresso, detto Congresso dei sovieti dell'U. R. S. S. Tale congresso, approvando una dichiarazione relativa alla formazione dell'U. R. S. S. (che fu poi inserita nella costituzione del 1923) consacrava, il 20 dicembre 1922, la nascita della Unione delle Repubbliche Socialistiche Sovietiche, ossia della nuova forma di stato sovietico. La R.S.F.S.R. diveniva così una delle Repubbliche dell'Unione, con un territorio corrispondente alla vecchia Grande Russia mentre nel '17 essa comprendeva tutti i territorî soggetti al nuovo potere. Il colpo di stato dell'ottobre 1917 trovava la sua espressione giuridica nella "costituzione (Legge fondamentale) della Repubblica Socialista federativa, Sovietica Russa", approvata il 10 luglio 1918 al V Congresso dei sovieti di Russia. Inspirandosi alla costituzione francese del 1791, il Congresso fece inserire nel testo una "Dichiarazione dei diritti dei lavoratori e del popolo oppresso" in cui venivano formulate le tesi del socialismo marxista e riassunti i primi atti legislativi del nuovo potere. Nazionalizzate la terra (decr. 19 febbraio 1918), le banche (14 dicembre 1917), la marina mercantile (26 gennaio 1918), la produzione e i servizî di stato (28 giugno 1918), il commercio estero (22 aprile 1918), ecc.; ordinata la requisizione dei prodotti agricoli ovvero l'imposta forzata in natura (decr. 13 maggio 1918); dichiarati i debiti di stato cancellati (8 gennaio 1918), la Costituzione doveva naturalmente riflettere il mutamento della vita sociale determinato dalle nuove leggi. Però, come tutti i decreti menzionati, che nel disordine imperante non avevano trovato se non applicazioni sporadiche e violente, e perciò sterili, così anche la costituzione del 1918 in fondo è da riguardarsi nella sua vera sostanza di programma politico più che di legge fondamentale dello stato.
Secondo la carta del 1918 l'autorità suprema dello stato è costituita dal Congresso panrusso dei sovieti. Gli organi statali iníeriori sono i sovieti locali, urbani e rurali. I delegati di questi Consigli fomano i sovieti regionali, provinciali ecc. Nell'intervallo tra una riunione e l'altra del Congresso, il potere è esercitato da una rappresentanza del Congresso. e cioè dal Comitato centrale esecutivo. Da quest'ultimo organo si forma il Sovnarkom, corrispondente al gabinetto al potere. Ma è manifesto, sin dalla prima costituzione del potere sovietico, che il governo dei Consigli è illusorio di fronte alla dittatura, detta proletaria ed esercitata dal partito. Ai sovieti si è eletti per suffragio popolare: ma le numerose esclusioni sancite dalla legge (art. 65), la diversità numerica delle rappresentanze operaie e contadine, rendono assolutamente impossibile anche in questo periodo l'esercizio d'un potere democratico.
La costituzione, promulgata in piena guerra civile, ebbe vita breve. Il suo valore è soltanto storico, poiché mancava, per una uniforme applicazione delle leggi, il presupposto della normalità politico-sociale. La dittatura, nella sua lotta per l'annientamento della borghesia, si poggiò tutta sulla repressione extragiudiziaria (cfr. i decreti del 7 dicembre 1917 sull'istituzione della Čeka e il decr. del 5 settembre 1918 Sul terrore rosso). Nel 1921 l'opposizione dei contadini e i sabotaggi agricoli e industriali convinsero Lenin dell'impossibilità di continuare per la via intrapresa. La rivoluzione proletaria stava attuando il passaggio diretto dalla fase capitalistica a quella comunistica senza attuare la fase intermedia, o socialistica, del periodo transitorio, e si avviava così al più clamoroso fallimento. Al X Congresso del partito Lenin annunciava che, per salvare la rivoluzione, occorreva restaurare in parte il capitalismo, ripristinando la libertà del commercio interno. Qualche anno più tardi s'iniziava il periodo della nuova politica economica (N.E.P.). Il periodo del comunismo bellico era finito e la "carta" del 1918 non trovava più nessuna giustificazione politica né sociale.
Proclamazione dell'U. R. S. S. e relativa Costituzione (6 luglio 1923). - Costituita l'U. R. S. S. (30 dicembre 1922), il Congresso dei sovieti dell'Unione delle R.S.S. creò gli organi panunionisti aventi giurisdizione sopra tutto il territorio sovietico. L'organo massimo - il Comitato centrale esecutivo dell'U. R. S. S. - risultò fin dall'inizio composto in assoluta prevalenza di Russi, sicché si delineò per tempo un movimento inteso a eliminare ogni disparità tra le singole repubbliche e a esigere libertà di sviluppo nazionale e indipendenza d'organizzazione economica. Su queste basi - eguaglianza di diritti e di doveri degli stati federati - venne redatto il testo definitivo di una nuova costituzione, che, approvata dai comitati esecutivi delle singole repubbliche, fu ratificata dal Comitato esecutivo centrale dell'Unione il 6 luglio 1923.
La costituzione del '23 (modificata, ma non sostanzialmente, negli anni successivi), che consacra ufficialmente lo stato sovietico come Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (U. R. S. S.) fu informata allo spirito della N.E.P. Essa riflette essenzialmente quel periodo della vita storica russa che attua la trasformazione dal comunismo bellico al capitalismo di stato. Già Lenin aveva dato inizio al periodo della N.E.P. con la libertà del commercio interno (decr. 24 marzo 1921); ma la nuova politica economica prese corpo attraverso i provvedimenti che seguirono: divieto delle requisizioni agrarie e imposizione d'imposte proporzionate alla quantità di terra seminata e alla produzione (29 marzo 1921); snazionalizzazione delle imprese industriali aventi non più di 20 lavoratori (7 luglio 1921); concessione a società o privati di gestire officine (10 luglio 1921); autorizzazione a tutti i cittadini di vendere o scambiare prodotti sgricoli o manufatti (19 luglio 1921); ristabilimento della Banca di stato 20 ottobre 1921); creazione delle società miste (13 marzo 1922), ecc. Inoltre, la nuova Costituzione era permeata del concetto leninista che la Russia dei sovieti non era uno stato puramente socialista, sibbene una forma di capitalismo di stato che presentava ancora caratteri borghesi insieme a quelli socialistici.
Concepita l'U. R. S. S. come una libera federazione di popoli uguali in diritto, la costituzione del '23, ch'è pervasa tutta dall'idea di conciliare la dittatura del proletariato con le nazionalità, auspica l'avvento della Repubblica socialista sovietica mondiale nel tempo stesso che dichiara di assicurare il diritto di ogni repubblica a uscire dall'Unione. L'organo supremo del potere dell'U. R. S. S. è il Congresso dei sovieti, e, negl'intervalli, il Comitato centrale esecutivo dell'U. R. S. S. (C. I. K.) Quest'ultimo organo si scinde in due rami: Soviet dell'Unione (nominato dal Congresso, nel suo seno, fra i rappresentanti delle repubbliche federate) e Soviet delle nazionalità (composto dalle rappresentanze non soltanto delle repubbliche federate, ma anche dalle repubbliche e regioni autonome). Gli uffici di presidenza dei due sovieti costituiscono la Presidenza del C.I.K. dell'U. R. S. S., il cui potere arriva sino a sospendere le deliberazioni dei Congressi dei sovieti delle repubbliche federate, salvo l'obbligo di sottoporle posteriormente all'esame del C. I. K. dell'U. R. S. S. L'organo esecutivo e amministrativo del C. I. K. è il Consiglio dei Commissarî del popolo (Sovnarkom). Un dipartimento unificato, alle dipendenze del Sovnarkom dell'U. R. S. S., viene chiamato O. G. P. U. (Direzione politica riunita di stato) e sostituisce la Čeka. Il sistema elettorale comporta ancora una notevole differenza tra i diritti riconosciuti agli operai (i deputato su ogni 25 mila abitanti) e ai contadini (i deputato su ogni 125 mila ab.).
La Costituzione "stalinista" (5 dicembre 1936). - Alla N.E.P., intesa come stato d'animo, corrispose all'esterno la politica dei trattati commerciali, delle concessioni industriali agli stranieri, delle trattative per il riconoscimento de iure dello stato sovietico, fino all'ingresso dell'U. R. S. S. nella Società delle nazioni e alla stipulazione d'importanti patti con nazioni europee.
L'indirizzo dato da Stalin alla politica internazionale rendeva incerta la dottrina ufficiale del bolscevismo e sovrattutto incoerente nei punti d'interferenza dell'ideologia proletaria coi nuovi impegni internazionali. Contro Trockij (Trotzkij) sostenitore della rivoluzione permanente, Stalin elabora la teoria della possibilità di "costruzione del socialismo in un paese solo". Nello stesso tempo recede d'altro lato dalle posizioni della N.E.P., riportandosi al socialismo con lo sviluppo intensificato del sistema cooperativo; e procede forzatamente alla collettivizzazione agraria iniziando, dal 1928, una guerra senza quartiere contro i kulaki - che costringe in massima parte a entrare nei consorzî - contro gli speculatori e gli accaparratori, residui del primo periodo della N.E.P.
Intanto s'inizia l'esperienza dei piani: sia il primo (1928-1932) sia il secondo (1933-1937) dànno all'U. R. S. S., attraverso enormi sacrifizî, una attrezzatura industriale rilevante, seppure di scarsa efficienza. Per quanto ufficialmente Stalin proclami l'attuazione nell'U. R. S. S., del socialismo marxista, pure è al socialismo russo nazionale che si perviene. Il nuovo indirizzo trova manifestazioni concrete in importanti atti legislativi (decreto del 25 giugno 1932 sulla legalità rivoluzionaria; del 7 agosto 1932 sul rafforzamento della proprietà socialistica; dell'8 giugno 1934 sul tradimento della patria, ecc., fino all'ultimo notevolissimo decreto del 27 giugno 1936 sul divieto degli aborti, sull'aumento degli aiuti alle partorienti, sui sussidî statali per le famiglie numerose, sul rafforzamento delle pene per inosservanza degli obblighi alimentari e sull'aumento della tassa di registrazione dei divorzî), i quali dànno pretesto ai teorici stalinisti di lanciare la formula della cosiddetta democrazia sovietica.
Dai rapidi cenni che precedono si può comprendere l'incapacità della costituzione del 1923, inspirata alla N.E.P., ad esprimere i radicali mutamenti avvenuti dal 1924 in poi in tutti i settori della politica sovietica. Avvertita la necessità della riforma costituzionale, con ordinanza dell'11 giugno 1936 la presidenza del C.I.K. pubblicava un progetto di nuova Costituzione. L'VIII Congresso straordinario dell'U.R.S.S. appositamente convocato, approvava, con alcune modifiche, il progetto stesso in data 5 dicembre 1936 (festa nazionale).
La nuova Costituzione è detta stalinista perché realizza giuridicamente le direttive della politica generale di Stalin. Tali direttive - si giudichino come espressione di un'involuzione reazionaria, o come attuazione del socialismo, o meglio, come adattamento dei principî alle realtà contingenti - sono state imposte attraverso la dittatura proletaria: la quale ha teso con ogni mezzo, nei tredici anni che intercorrono tra la 1ª e la 2ª Costituzione dell'U. R. S. S., al suo scopo fondamentale: la distruzione delle classi per la costruzione della società senza classi.
Lo stato - che si qualifica sovietico per la sua forma di organizzazione politica e si denomina U. R. S. S. - è definito come lo stato socialista degli operai e dei contadini (art.1) - stato federale, costituito sulla base dell'unione liberamente consentita delle Repubbliche Socialiste Sovietiche uguali in diritti (art. 13). In omaggio alla teoria del "socialismo in un paese solo" non si assegnano allo stato sovietico finalità trascendenti la sfera nazionale. Esso è concepito oggi esclusivamente in funzione dello scopo ultimo della distruzione delle classi per la creazione della società senza classi. Questo stato, detto da Lenin "semistato" in quanto va "morendo" a mano a mano che s'accosta alla meta, realizza la forma di organizzazione della classe rivoluzionaria attraverso la dittatura del proletariato.
L'U. R. S. S., costituita nel 1922 con quattro repubbliche - che salirono a sei nel 1924 e a sette nel 1929 - conta oggi undici repubbliche, ognuna delle quali, sulla base di una propria costituzione, esercita il potere statale in modo autonomo (art. 15) - con proprie leggi e con proprî organi, le une e gli altri in piena concordanza con la costituzione dell'U. R. S. S. (art. 16). Il potere autonomo delle singole repubbliche s'intende naturalmente esercitato nel campo delle materie non soggette alla competenza esclusiva dell'Unione (art. 14). Ogni repubblica ha il diritto di uscire liberamente dall'Unione (art. 17), salvo il rischio di vedere interpretato ogni tentativo separatista come movimento controrivoluzionario. La politica del risveglio delle nazionalità, agli effetti della penetrazione d'una cultura politico-sociale unitaria, è perseguita con costante attenzione e rappresenta il mezzo ingegnoso col quale il regime risolve il problema della plurinazionalità.
Ispirandosi alla massima che "la politica non può non aver prevalenza sull'economia" (Lenin), la costituzione sovietica vigente - a differenza delle "carte" liberali partenti dal presupposto della nocività dell'intervento statale nel campo economico - tratta nel 1° capitolo dell'organizzazione sociale, e quindi economica, dello stato. Premessa quant'altra mai logica per la costituzione di uno stato che si differenzia da ogni altro appunto per la sua organizzazione sociale, basata sul sistema economico della proprietà socialista degli strumenti e dei mezzi di produzione (per maggiori particolari sulla legislazione sovietica, v. App.).
Per quanto riguarda i poteri dello stato, vanno distinte tre categorie.
La prima categoria, detta degli "organi superiori", è costituita dal Consiglio (soviet) supremo dell'U. R. S. S., che viene eletto per quattro anni (art. 36), e dalla presidenza di esso. Al Consiglio supremo dell'U.R. S.S. spetta, in maniera esclusiva, il potere legislativo (art. 32), per l'innanzi affidato a una serie di organi di varia natura. Il Consiglio supremo dell'U. R. S. S. è composto di due camere, dichiarate uguali in diritto (art. 37): il Soviet dell'Unione e il Soviet delle Nazionalità (art. 33). È questa la particolarità più notevole dell'ordinamento costituzionale sovietico, perché l'adottato sistema bicamerale rappresenta una sicura evoluzione dell'istituto del Comitato esecutivo centrale dell'U. R. S. S. Anche questo era composto di due Camere: ma i membri di una di essa (Soviet dell'Unione) erano nominati dall'abolito Congresso dei sovieti dell'Unione, mentre oggi anche il Soviet dell'Unione è composto di membri eletti da tutti i cittadini dell'U. R. S. S., senza distinzione tra operai e contadini, in ragione di un deputato per ogni 300.000 ab. (art. 34). L'altra Camera (Soviet delle nazionalità) è composta, su base federale, di membri eletti in ciascuna repubblica federata, repubblica autonoma, regione autonoma e distretto nazionale, in numero rispettivamente di 25, di 11, di 5 e di 1 (art. 35).
Un organo che dipende direttamente dal Consiglio supremo dell'U.R.S.S., è la Presidenza del Consiglio supremo. Essa viene eletta in seduta comune dai due sovieti summenzionati. La Presidenza del Consiglio supremo dell'U. R. S. S., ha attribuzioni proprie molto importanti (art. 49). Da ricordare: la convocazione e l'eventuale scioglimento (in caso di disaccordo tra le due Camere) del Consiglio supremo; la nomina dei capi delle forze armate; l'ordine di mobilitazione; l'abrogazione degli atti legislativi non conformi alle leggi del Sovnarkom dell'U. R. S. S. o delle repubbliche federate, ecc.
La seconda categoria è costituita dagli organi dell'"amministrazione statale" - che sono rappresentati dal Consiglio dei commissarî del popolo e dai singoli commissariati. In sostanza, la nuova carta accenna a un ritorno al principio della distinzione dei poteri, sia pure su basi diverse: in quanto ben si può dire che la prima categoria di organi comprende il potere legislativo e quello più propriamente governativo esercitato dalla presidenza, mentre la seconda categoria comprende il potere puramente esecutivo e ammistrativo in senso lato. Qualificandosi il Sovnarkom "organo esecutivo e amministrativo superiore del potere dello stato", si avrebbe una distinzione dei compiti del potere esecutivo, in poteri di governo e di amministrazione (Ambrosini). Al Sovnarkom dell'U. R. S. S. sono demandate una serie di importanti attribuzioni (art. 68). I Commissariati del popolo, diversamente denominati a seconda della materia di cui s'occupano, sono di due tipi: o federali (con giurisdizione su tutto il territorio dell'U. R. S. S.) o federali-repubblicani (con giurisdizione limitata a una singola repubblica). Allo scopo di mantenere unità d'indirizzo alla politica generale dello stato sovietico - che è composto di più di 50 tra repubbliche, regioni autonome e distretti nazionali - la Costituzione elenca le materie che sono di competenza esclusiva dei commissariati del popolo federali (art. 77). E propriamente: la difesa, gli affari esteri, il commercio estero, le vie di comunicazione, le poste, i telegrafi e le radiocomunicazioni e diffusioni, i trasporti per via d'acqua, l'industria pesante, l'industria della difesa militare (art. 77).
Le repubbliche federate hanno le stesse specie di organi, conformemente alle costituzioni che attualmente si vanno pubblicando sul modello di quella panunionista (v. Costituzione della R.S.F.S.R. ratificata il 21 gennaio 1937) e limitatamente alle attribuzioni riservate al potere centrale dalla Costituzione dell'U. R. S. S.
La terza categoria è rappresentata dagli organi del potere locale: e cioè dai Consigli dei deputati dei lavoratori (art. 94), che prendono nome, a seconda della circoscrizione, di sovieti di territorio, di regione, di regioni autonome, di circolo, di circondario, di città e di campagna (art. 95). Gli organi esecutivi e amministrativi dei sovieti di qualsiasi specie sono i "Comitati esecutivi" che essi stessi eleggono, eccezion fatta per i sovieti rurali dei deputati dei lavoratori nei piccoli centri, che eleggono un presidente e dei sostituti (art. 100).
Anche riguardo all'amministrazione della giustizia sovietica, la Costituzione dà concetti che si scostano dalle precedenti affermazioni programmatiche classiste. I giudici vengono eletti dal Consiglio supremo dell'U. R. S. S. o delle repubbliche federate, ovvero dai Consigli dei deputati dei lavoratori di territorio, a seconda delle circoscrizioni e della specialità delle magistrature e sono quasi sempre assistiti dagli assessori popolari. Soltanto i giudici dei tribunali del popolo vengono eletti dai cittadini del circondario, secondo le norme comuni (art. 109). L'affermazione della indipendenza dei giudici, i quali "devono obbedire soltanto alla legge" (art. 112), non sembra possa resistere alla considerazione che i giudici sono gl'interpreti del diritto sovietico - di quel diritto cioè che è concepito come uno dei più efficaci strumenti per la distruzione delle classi, finalità ultima della dittatura proletaria.
La democrazia sovietica. - La nuova democrazia, che si definisce sovietica, vuole esprimere la somma delle conquiste cui è pervenuto il proletariato russo dopo una secolare lotta col potere statale. Un esame anche sommario della costituzione stalinista mostra come la nuova democrazia trovi il suo fondamento giuridico e politico nell'organizzazione dell'economia socialistica, la quale riconosce la proprietà privata dei contadini non collettivizzati e degli artigiani (art. 9), consente ai cittadini la proprietà personale dei beni che non siano mezzi di produzione (art. 10) e garantisce il diritto al lavoro (art. 118), al riposo (art. 119), all'assistenza (art. 120) e all'istruzione (art. 121). Inoltre essa mostra di realizzarsi attraverso le elezioni a tutte le specie di sovieti, fatte con suffragio universale, ugualitario e segreto (art. 134), con l'esclusione dal diritto di elettorato attivo e passivo soltanto di due categorie di incapaci (art. 135), con l'abolizione di ogni differenza tra le rappresentanze elettorali degli operai e dei contadini (art. 134). Infine le fonti della democrazia sovietica sono da ricercarsi nel proclamato antirazzismo (art. 123 e 136), con l'offerta di asilo a qualsiasi straniero perseguitato per ragioni di politica o di scienza (art. 129); nell'equiparazione, sul piano sociale, delle donne agli uomini (art. 122); nel riconoscimento del diritto dei cittadini alla libertà di coscienza (art. 124), alla libertà personale (art. 137), alla inviolabilità del domicilio e del segreto epistolare (art. 128), alla libertà di parola, di stampa, di associazione e riunione, di cortei e dimostrazioni di piazza (art. 125) ed alla libertà di riunirsi in organizzazioni pubbliche (art. 126). A questi, che sono i diritti democratici dei cittadini dell'U.R.S.S., corrispondono i doveri i quali si riassumono nell'obbligo generico di osservare lealmente la Costituzione (art. 130), e in quelli specifici di tutelare la proprietà comune (art. 131), prestar servizio militare (art. 132) e difendere la patria (art. 133).
Per quanto la democrazia non contraddica all'esistenza di uno stato autoritario, pure non sembra che essa sia compatibile con la dittatura del proletariato, quando si definisca quest'ultima come "un potere non limitato da nessuna legge, da nessuna regola assoluta - potere che s'appoggia direttamente sulla violenza" (Lenin). Infatti la struttura e l'imprecisione dei limiti di potere degli organi statali, la definizione degli scopi transitorî assegnati allo stato sovietico, gli stessi obiettivi posti a base dell'ideologia bolscevica, dimostrano che alla democrazia dei Consigli prevale il potere indefinito della dittatura del partito. Tutti gli organi dello stato sono infatti subordinati al partito: il quale considera lo stato come lo strumento principale di attuazione del suo programma - tanto vero che ne fissa la data di "morte" e all'epoca del comunismo, scomparse le classi e ogni distinzione tra città e campagna, tra lavoro fisico e intellettuale. D'altra parte, di ostacolo alla progressiva formazione della società senza classi è la nascita della burocrazia che va gradualmente prendendo la parte della "minoranza sfruttatrice" dei paesi capitalistici. Il vasto movimento antistalinista, rivelato dai recenti clamorosi processi contro i bolscevichi del 1917, ha origine da uno stato d'animo che ha diretti legami con l'attuale composizione della società sovietica qual'è risultata dopo venti anni di politica marxleninista. Tale movimento, considerato in rapporto alla violenza della reazione giudiziaria ed extragiudiziaria che ha determinato nell'U. R. S. S., lascia scettici sulla possibilità d'esistenza d'una vera democrazia in regime di dittatura proletaria.
Bibl.: I. Malinovskij, Lekcii po istorii russ. prava (Lezioni di storia del diritto russo), Rostov 1912; M. Sertoli, La costituzione russa, Firenze 1928; D. Magerovskij, Osnovy sovetskogo prava (Fondamenti del diritto sovietico), Mosca 1928; W. Gurian, Der Bolschewismus, Friburgo in Brisgovia 1933; A. Rosenberg, Storia del bolscevismo, trad. it., Firenze 1933; G. Ambrosini, L'Unione sovietica, Palermo 1935; id., La nuova costituzione sovietica, ivi 1937; G. Welter, Histoire de la Russie communiste, Parigi 1935; id., La guerre civile en Russie, Parigi 1936; Stalin, Kalinin, Molotov, Doklady VIII S′ezda Sovetov Sojuza S. S. R. (Relazioni all'8° Congresso dei Soviety dell'U. R. S. S.), Mosca 1936; V. Mikhailov, Nouvelle géographie de l'U. R. S. S., Parigi 1936; L. Trotzkij, Storia della rivoluzione russa, trad. it., Milano 1936; T. Napolitano, Lo stato sovietico e il diritto proletario, in Lo Stato, fasc. IV-VIII, Roma 1936; A. Giannini, Le costituzioni degli stati dell'Europa orientale, voll. 2, Roma s. a.; J. von Kologrinof, Die Metaphysik des Bolschewismus, Salisburgo-Lipsia 1937.
Forze armate.
Esercito. - La dittatura del proletariato sostituì all'esercito zarista l'"esercito rosso degli operai e dei contadini": organizzato da Trockij (1918-1923), riorganizzato da Frunze (1924-25), assestato da K. E. Vorošilov (dopo il 1925).
Trockij informò l'organizzazione dell'esercito ai seguenti principî: tipo "permanente di leva"; obbligo generale al servizio militare; ripristino della disciplina e della gerarchia militare, vigilate da "commissarî politici"; utilizzazione delle capacità professionali, anche se di origine zarista. Il suo lavoro fu reso difficile e tumultuario dalle lotte civili, per combattere gli eserciti di Denikin, Kol′ak, Vrangel′ (Wrangel) e per sostenere la guerra in Ucraina e Polonia (l'esercito raggiunse la forza di quasi 5 milioni di uomini).
Al principio del 1923, non consentendo il bilancio di istruire che una piccola parte del contingente annuo, l'esercito permanente venne ridotto e affiancato da formazioni territoriali di "milizia". Questo sistema misto fu perfezionato e reso definitivo dal Frunze, nell'ottobre 1925 (ordinamento sulla base attuale). L'esercito permanente ebbe i compiti: della copertura; di presidiare le fortezze; di fornire i quadri alle unità territoriali (così dette, perché a ognuna era assegnato un determinato "territorio" di reclutamento), composte di quadri e di unità d'istruzione per l'addestramento delle reclute.
Il Vorošilov consolidò le riforme introdotte dai suoi predecessori, intensificò l'approntamento dei materiali; riorganizzò alcuni servizî; organizzò e preparò la "mobilitazione civile" (legge 1930 sul "servizio militare generale").
L'esercito sovietico è oggi a tipo misto: "permanente" e di "milizie". Scopi: incorporare il maggior numero possibile di reclute, col minimo aggravio di bilancio; destinare alle unità permanenti di campagna e all'inquadramento di quelle territoriali gli elementi migliori dal punto di vista fisico e politico, e alle unità territoriali parte del contingente incorporato dandogli un'istruzione sommaria; addestrare gli eccedenti idonei, più sommariamente, "fuori esercito", in formazioni locali.
In complesso, l'esercito ha una forza permanente alle armi di circa 1.300.000 uomini tra ufficiali e militari di truppa (notevolmente aumentata nei mesi in cui sono alle armi per istruzione gli uomini delle unità territoriali). Mancano dati sulla ripartizione del contingente annuale; ad ogni modo, con la forza di 1.300.000 uomini, l'esercito sovietico non può istruire annualmente più di 600.000 reclute.
Altra caratteristica dell'esercito, è il duplice aspetto politico-militare. Esso non si limita a formare soldati, ma crea altresì difensori e propulsori dell'idea comunista. Organi direttivi ed esecutivi politici esistono in tutti i gradini della gerarchia; l'istruzione politica impegna nei reparti varie ore al giorno. Inizialmente, quando i quadri reclutati dalle scuole rivoluzionarie erano pochi, gli organi politici avevano prevalentemente funzioni di sorveglianza e controllo; oggi, aumentata notevolmente la percentuale dei provenienti dalle scuole rivoluzionarie, l'attività dí tali organi è particolarmente rivolta all'educazione politica del soldato.
Degna di rilievo è la proporzione fra le varie armi: assai forte la cavalleria, in parte raggruppata in grandi unità, in parte assegnata organicamente alle divisioni di fanteria; numerosa l'artiglieria (in tempo di pace, ogni divisione di fanteria ha 1 reggimento da campagna divisionale, più 3 gruppi da campagna organicamente assegnati ai 3 reggimenti di fanteria; in tempo di guerra, 2 reggimenti divisionali, oltre i 3 gruppi reggimentali).
Comando e organi centrali. - Manca nell'U. R. S. S. un capo supremo dell'esercito. Il comando dell'esercito e la direzione della difesa militare sono rispettivamente delegati al Consiglio di guerra e al Commissariato del popolo per gli affari militari e navali. A questi due organi è preposto un unico "commissario del popolo per gli affari militari e navali".
Dal Consiglio di guerra dipendono, direttamente, gli alti organi, tecnici, amministrativi, consultivi delle varie forze armate, nonché determinate organizzazioni ausiliarie aventi finalità militari ("Ossoaviachim", società scientifiche e sportive, ecc.). Il Consiglio di guerra realizza così l'unità di comando e di direzione militare. Tra i principali di tali alti organi, sono, per quanto concerne l'esercito, i seguenti: Stato maggiore, che esamina tutte le questioni tecniche concernenti la difesa del paese; Direzione principale dell'esercito, che si occupa del reclutamento, della mobilitazione, dell'addestramento del personale; Direzione politica dell'esercito, che sovraintende all'attività politica (quadri politici, stampa militare, propaganda militare presso la popolazione, mobilitazione politica, ecc.); Capo degli armamenti, che risolve in modo unitario il problema dell'approntamento dei materiali per tutte le forze armate.
Presso le singole repubbliche dell'Unione, esiste un "delegato del commissariato del popolo per gli affari militari e navali", direttamente dipendente dal Commissariato centrale dell'Unione.
Organizzazione territoriale. - Il territorio è suddiviso in 11 regioni militari, su piede mobile (Mosca, Leningrado, Volga, Ucraina, Caucaso settentrionale, Russia Bianca, Media Asia, Siberia, esercito della Bandiera rossa del Caucaso, esercito speciale dell'Estremo Oriente, commissariato militare dei Cosacchi). A ogni circoscrizione è preposto un Consiglio militare, che ha funzioni corrispondenti a quelle del Consiglio militare centrale ed è presieduto dal comandante delle forze armate della regione.
Di ogni circoscrizione fanno parte, in relazione alle esigenze militari e politico-sociali locali: 10 più corpi di fanteria e cavalleria; 1 o più divisioni di fanteria o cavalleria; elementi non compresi nelle grandi unità. L'organizzazione delle regioni militari consente un largo decentramento dall'autorità centrale; in esse, gli organi di comando sono distinti da quelli territoriali.
Grandi unità. - Sono tali: i corpi di fanteria (23); le divisioni di fanteria (84); i corpi di cavalleria (4); le divisioni di cavalleria (16); le brigate di cavalleria autonome (6).
Il corpo di fanteria comprende: da 2 a 4 divisioni di fanteria, i reggimento di artiglieria pesante campale, 1 battaglione zappatori. La divisione di fanteria: 3 reggimenti, 1 squadrone di cavalleria, 1 reggimento d'artiglieria leggiera, 1 compagnia collegamenti, 1 compagnia zappatori.
Il corpo di cavalleria comprende: da 2 a 3 divisioni di cavalleria, I gruppo obici a cavallo, 1 squadrone collegamenti; la divisione di cavalleria: da 2 a 3 brigate di cavalleria (ciascuna su 2 reggimenti), un gruppo d'artiglieria a cavallo, 1 squadrone zappatori; la borgata di cavalleria autonoma: 3 reggimenti, 1 gruppo artiglieria a cavallo, 1 mezzo squadrone collegamenti, 1 mezzo squadrone zappatori.
Truppe. - Fanteria: esistono due specie di reggimenti: di "campagna" e "territoriali". I primi comprendono: comando (comandante e commissario militare, sezione chimica, sezione zappatori, personale ai mascheramenti); stato maggiore (sezione esploratori a cavallo, sezione collegamenti, sezione musicanti, personale d'ufficio); 3 battaglioni fucilieri composti di 1 sezione collegamenti, 1 plotone armi da accompagnamento (lanciabombe da 68 mm., cannoni da 37 mm.); 3 compagnie fucilieri e 1 mitraglieri: 1 gruppo di artiglieria reggimentale (2 batterie su 3 pezzi da 76 mm.); scuola reggimentale (3 plotoni fucilieri, 1 plotone mitraglieri, 1 plotone amministrazione), 1 gruppo sanitario, 1 gruppo intendenza, 1 gruppo veterinario. I reggimenti territoriali hanno permanentemente i soli quadri del corrispondente reggimento organico, per l'inquadramento e l'istruzione dei militari incorporati durante i periodi d'istruzione.
Cavalleria: Il reggimento ha 5 squadroni, di cui 1 mitraglieri; oltre i compagnia di sanità, 1 compagnia d'intendenza, 1 scuola sottufficiali. Anche la cavalleria ha reggimenti di campagna e territoriali.
Artiglieria: ha le seguenti specialità: leggiera da campagna, da montagna, obici leggieri da campagna, pesante campale, a cavallo, obici a cavallo, pesante, obici pesanti, contraerei.
Le specialità leggiera da campagna (divisionale e reggimentale), da montagna, a cavallo, contraerea sono armate da pezzi da 76 mm.; quelle obici, da pezzi da 122 e da 144 mm.; la pesante, da pezzi da 107 e da 155 mm.; quella obici pesanti da pezzi da 205 e 260 mm. Il reggimento d'artiglieria è su 3 gruppi (2 di 3 batterie e 1 di 4 batterie; batterie su 3 pezzi).
Genio: comprende: zappatori, pontieri, ferrovieri, elettrotecnici, mascheratori, automobilisti.
Truppe tecniche. - Sono tali le unità blindate (treni blindati, automobili blindate, carri armati); le truppe dei collegamenti (telegrafisti, radiotelegrafisti) riuniti in reggimenti, battaglioni, squadroni autonomi; le unità del servizio chimico (battaglioni tecnici e battaglioni esperienze). I treni blindati comprendono: unità di combattimento (gruppi di 3 treni) e basi (20-25 vagoni); le unità di combattirmento sono armate di 2 a 4 cannoni da 76 mm. e di 6 mitragliatrici, ovvero di 1 cannone da 107 mm. e di 2 mitragliatrici. Le automobili blindate sono ordinate in gruppi di 9 automobili; i carri di combattimento sono raggruppati in reggimenti, su 2 a 3 battaglioni, ciascuno di 2 a 3 compagnie. I carri leggieri sono armati di 1 mitragliatrice ovvero di 1 cannone da 37; quelli pesanti, di z a 4 mitragliatrici e d'un cannone da 37 mm.
Reclutamento. - L'obbligo di servizio è generale e personale: i "combattenti" possono essere tratti soltanto dai lavoratori. I rimanenti cittadini idonei non prestano servizio; in tempo di pace, sono iscritti in una riserva speciale e pagano una tassa militare; in tempo di guerra, formano unità speciali di retrovia.
Possono prestare servizio volontario anche le donne, limitatamente a determinati servizî.
Il servizio militare è obbligatorio dal 190 al 400 anno, e comprende: istruzione premilitare (2 anni), servizio attivo (5 anni), servizio nella riserva (rimanenti anni). L'istruzione premilitare è di due gradi: inferiore e superiore (quest'ultima, per gli studenti delle scuole superiori). Viene impartita fuori esercito, presso numerosi centri d'istruzione (circa 4500), da quadri delle unità territoriali; dura complessivamente due mesi, ripartiti in due anni.
Il servizio attivo viene compiuto: nelle unità di campagna (5 anni, di cui 2 a 4 di ferma e 1 a 3 di congedo prolungato con richiami di 1 a 2 mesi); nelle unità territoriali (periodi di istruzione di 3 mesi nel 1° anno; 5 a 8 mesi, complessivamente, nei 4 anni successivi).
Gli uomini che prestano servizio militare "fuori esercito" compiono, nei 5 anni del servizio attivo, periodi d'istruzione della durata complessiva di 6 mesi.
La riserva comprende: 1ª riserva, sino al 34° anno; 2ª riserva, sino al 40°. I riservisti sono richiamati alle armi per compiere periodi di perfezionamento della durata complessiva di 3 mesi.
Il contingente da incorporare è stabilito anno per anno; la sua ripartizione è fatta dal Commissariato del popolo per gli affari militari e navali, tenendo conto delle attitudini fisiche, delle condizioni di famiglia, del numero estratto a sorte, ma soprattutto della situazione sociale e delle idee politiche. In media, circa il 33% del contingente è incorporato nelle unità di campagna, il 25% nelle unità territoriali, il 42% riceve l'istruzione militare fuori esercito.
Al 1° gennaio 1934, l'esercito contava il 46% di operai, il 42% di contadini, il 12% di impiegati. La percentuale dei comunisti e dei giovani comunisti era circa del 50% (nei quadri 2%).
Quadri. - Comprendono il personale (subalterno, medio, superiore, alto) di comando, politico, amministrativo, sanitario, veterinario.
Il personale subalterno di comando è tratto dai militari che ricevono una preparazione inferiore nelle file dell'esercito. Il personale medio di comando è reclutato in scuole militari d'arma (15 di fanteria, 4 di cavalleria, 4 di artiglieria, 2 del genio, 2 dei collegamenti); i corsi vi hanno la durata di 3 anni e 1/2 a 4 e 1/2, secondo le scuole. Il personale superiore di comando è tratto dal personale medio, previo perfezionamento della cultura professionale in accademie militari. Le accademie per il personale superiore di comando sono 13, e in esse i corsi hanno la durata di 5 anni. Alcune università (6 nel 1936) hanno delle facoltà militari.
Vi sono infine delle scuole speciali (tecnica d'armamento, tecnica d'artiglieria, delle comunicazioni militari, di topografia militare, delle unità corazzate), nelle quali i corsi hanno la durata di quattro anni e mezzo.
Gli ufficiali appartengono ai seguenti ceti: circa il 20% agli operai, il 50% ai contadini, il 30% alla borghesia. Essi provengono, all'incirca, nella proporzione del 16% dall'esercito zarista, del 7,5% dal vecchio e dal nuovo esercito; il 16,5% non ha frequentato alcuna scuola militare; i rimanenti hanno frequentato le nuove scuole militari.
Marina militare. - Le forze navali russe sono costituite, come in passato, da 3 flotte, aventi ognuna una propria sfera d'azione: Mare Baltico, Mar Nero ed Estremo Oriente; cui si aggiunge la flottiglia del Caspio. Nell'elenco che segue si indicano solo i nomi delle unità più importanti, quali risultano a tutto il 1936, ínsistendo sulla poca attendibilità delle notizie relative, soprattutto per quanto riguarda i sommergibili.
Flotta del Baltico. - Navi da battaglia: 2 note sotto i vecchi nomi di tipi Gangut attualmente denominate Oktjabrskaja Revoljucija e Marat, varate nel 1911 e ultimate nel 1915, da 23-26.000 tonn. e 21 nodi, armate con 12/305, 16/120, 6/75 antiaerei, 4 tubi di lancio subacquei da 450 e dotate di due aerei.
L'incrociatore leggiero Avrora, varato nel 1900, da 6800 tonn. e 17 nodi, armato con 10/130, adibito normalmente come nave scuola.
Cacciatorpediniere: 8 costruiti durante la guerra mondiale, da 1100/1300 t. e 28/30 nodi, armati con 4 o 5/100 e 3 tubi di lancio trinati da 450. Uno (ex-Novik) costruito nel 1912 e rimodernato nel 1931, da 1200 tonn. e 32 nodi, armato con 4/100 e 3 tubi lanciasiluri trinati da 450.
Sommergibili: 3 tipo Dekabrist costruiti nel 1932, da 890/1300 t. e 15/8 nodi, armati con 1/102 e 6 tubi lanciasiluri da 533.
Uno ex-inglese, L. 55, affondato nel 1919 davanti a Kronstadt e ricuperato nel 1928, da 870/1140 tonn., 14/9 nodi, armato con 1/75 e 6 tubi lanciasiluri da 533.
10 tipo Bol′ševik costruiti nel 1916, da 620/780 tonn., 10/8 nodi, 4 tubi lanciasiluri da 450 e 2/75.
Torpediniere: 15 di cui 8 moderne da 470 tonn. e 29 nodi, varate nel 1932 ed armate con 2/100 e 1 tubo lanciasiluri trinato da 450.
Posamine: 1 varato nel 1905, da 1750 tonn. e 13 nodi, capace di 230 torpedini; 1 varato nel 1907, da 3600 tonn. e 13 nodi, capace di 230 torpedini; 1 antiquato.
Dragamine: 13 varati tra il 1917 e il 1926, da 190/400 e 11 nodi; 10 antiquati varati nel 1913; 15 da 400/500 tonn. e 11/14 nodi.
Mas: circa 60 tipo Thornycroft da 16 nodi. Un certo numero di unità ausiliarie (navi scuola, appoggio aerei, trasporto, idrografiche, officina, vedette, appoggio sommergibili, rompighiaccio) e di cannoniere e motoscafi fluviali.
Flotta del Mar Nero. - Navi da battaglia: 1 Parižskaja Kommuna (già appartenente alla flotta del Baltico, trasferita in Mar Nero nel 1930) varata nel 1911, ultimata nel 1915, da 23.000 tonn. e 21 nodi, armata con 12/305, 16/120, 6/75 antiaerei, 4 tubi di lancio subacquei da 450.
Incrociatori leggieri: 2, Červonaja Ukraina e Profintern, varati nel 1915-16, e 2, Krasnyj Kavkaz e Krasnaja Bessarabija, varati nel 1916 e rimodernati nel 1932, da 6800 tonn. e 30 nodi, armati i primi due con 15/130, 8/75 antiaerei 10 mitragliatrici e 2 tubi di lancio da 533 ed i secondi due con 4/180, 4/102, 4 mitragliatrici e 2 tubi di lancio e 1 aereo. Il Profintern è capace di portare 120 torpedini; 1 Komintern (ex Pamjati Merkurja), varato nel 1903, da 6800 tonn. e 27 nodi, armato con 11/130 e 4/75.
Cacciatorpediniere: 4 tipo Petrovskij, varati nel 1917/19, da 1330 tonn. e 26 nodi, armati con 4/100, 1/75 e 4 tubi di lancio trinati da 450, capaci di portare 60 torpedini.
i Frunze, varato nel 1934, simile ai precedenti.
Torpediniere: 2 moderne tipo Štorm, varate nel 1932 da 470 tonn. e 29 nodi armate con 2/100 e un tubo di lancio trinato da 450; 3 antiquate.
Sommergibili: 3 tipo Garibaldiec, varati nel 1933-35 da 1000/1335 tonn. e 14/8,5 nodi con 6 tubi di lancio da 533 e 1/102; 5 antiquati varati tra il 1913-18 da 300/430 e 620/780 tonn. armati con 4 tubi di lancio da 450.
Alcune unità minori e sussidiarie: posamine, dragamine, appoggio aerei, navi idrografiche e una trentina di Mas.
Flotta dell'Estremo Oriente. - È costituita da alcuni posamine, avvisi, una nave idrografica, un rompighiaccio, circa 20 cannoniere fluviali e, a quanto sembra, 25 sommergibili da 800/1000 tonn. e 30 Mas.
Flottiglia del Caspio. - È costituita da 3 torpediniere antiquate da 700 tonn. circa, 3 cannoniere antiquate, 4 navi da pattuglia, 2 avvisi, 2 navi idrografiche.
Le principali basi dell'U. R. S. S. sono Kronštadt nel Baltico, Sebastopoli nel Mar Nero e Vladivostok nell'Estremo Oriente. La forza pare si aggiri sui 23.500 uomini, compresi gli ufficiali.
Aviazione militare. - Il Direttorio centrale delle forze armate dell'U.R.S.S., istituito il 29 agosto 1923, per la parte riguardante l'aviazione è organizzato come segue: autorità suprema è il comandante della flotta aerea, immediatamente dipendente dal commissario del popolo per la difesa e affiancato al Consiglio di guerra; le direzioni tattica e tecnicoamministrativa sono separate.
Dipendono direttamente dal commissario del popolo i comandanti d'aviazione assegnati agli 8 distretti militari e alle 2 armate indipendenti rispettivamente capi delle formazioni aeree assegnati ai diversi distretti militari e alle due armate indipendenti, inoltre il comando dell'autorità della marina con le forze aeree delle flotte del Mar Baltico e del Mar Nero.
Dal comando delle forze aeree dipende il Consiglio tecnico superiore che si divide in 3 sottoreparti: direzione dei quadri aerei, direzione costruzione e approvvigionamenti, direzione scuole e servizî.
Dal commissario del popolo per la difesa dipendono, in guerra: tre armate aeree indipendenti, delle quali una esistente e pronta sin dal tempo di pace; le forze aeree a disposizione delle grandi unità dell'esercito e le riserve del Comando superiore dell'esercito; la forza aerea marittima a disposizione del Comando della flotta.
La struttura delle forze aeree dell'U. R. S. S. consiste in: 29 brigate aeree (77 stormi + 72 squadr. autonome); 2 brigate marine (7 stormi + 14 sq. aut.); esercito riserva (attivo: 7 stormi + 14 sq. aut.); protezione aerea (caccia: 8 stormi); protezione marittima (caccia: 3 stormi + 4 sq. aut.); unità aeree varie (14 stormi). In totale, 116 stormi + 90 squadr. aut. Queste forze sono ripartite a seconda della specialità, e cioè: ricognizione (27 stormi + 57 sq. aut.), bombardamento (43 stormi + 3 sq. aut.), caccia (36 stormi + 24 sq. aut.), combattimento (7 stormi + 1 sq. aut.), impiego non definito (3 stormi + 5 squadr. aut.). In totale 116 stormi + 90 squadriglie autonome.
Occorre ancora menzionare la nave porta-aerei Orlica (flotta del Mar Baltico). In tutto, l'U.R.S.S. dispone di circa 4136 velivoli, di cui 3182 di 1ª linea e 954 di 2ª linea. Gli effettivi dell'aviazione si aggirano sui 30.000 uomini. È in corso (1937) la costituzione di brigate d'aviazione speciali per operazioni di aviosbarco di truppa (comprendenti reparti di paracadutisti). Verrebbe formata una di tali brigate per ciascuna delle zone militari seguenti: Leningrado, Russia bianca, Kiev, Transbajkal, Estremo Oriente, Mosca e Char′kov.
L'U. R. S. S. dispone delle seguenti scuole e istituti sperimentali d'aeronautica militare: Accademia di guerra aerea (Mosca), Scuola superiore per la navigazione aerea (Leningrado), Istituto superiore chimico (Mosca), 3 scuole militari di applicazione, 16 scuole per comandanti militari di velivoli, 1 scuola per comandanti militari di idrovolanti, 8 scuole per piloti militari terrestri, 1 scuola per piloti militari idrovolanti, 5 scuole per osservatori, 2 scuole per tiro di caduta e lancio, 9 scuole tecniche militari della flotta aerea, 1 scuola tecnica marittima della flotta aerea, i scuola per servizî speciali della flotta aerea, 28 brigate-scuola, 20 scuole di pilotaggio della Ossoaviachim (v. sopra: Aviazione civile); 40 altre scuole di pilotaggio della Ossoaviachim sono in costituzione.
Vi sono inoltre i seguenti istituti di ricerche: Istituto centrale aerodinamico (Mosca), Istituto centrale per la costruzione motori aerei, Istituto centrale d'aviatica (Mosca), con 5 filiali in altri stati dell'U. R. S. S., e istituti per ricerche fotografiche (Leningrado e Char′kov), Laboratorio per aerodinamica e motori, Facoltà per velivoli e costruzione motori (questi ultimi due facenti parte dell'Istituto politecnico di Leningrado), Istituto per la flotta civile aerea (Leningrado), Istituto per ingegneri costruttori per l'aviazione civile, Istituto tecnico scientifico della direzione generale dell'industria aerea (Mosca), Istituto centrale idrodinamico (Mosca), Istituto scientifico di ricerche per aerodinamica sperimentale (Char′kov), Istituto statale geofisico per ricerche scientifiche, già Istituto aerodinamico Kučino (Mosca).
Finanze.
Storia economico-finanziaria dalla rivoluzione ad oggi. - Nazionalizzazione della grande industria, delle banche, delle terre della corona, del commercio estero e di quello interno all'ingrosso, confisca della proprietà agraria privata, controllo statale sulle cooperative di consumatori cui viene riservato il commercio al minuto, tesseramento per la popolazione urbana, arresto del credito e di ogni attività bancaria (solo la Banca Imperiale fu tenuta in vita allo scopo di emettere i biglietti del nuovo governo o sovznaki), inflazione e progressiva svalutazione del rublo, sono i lineamenti essenziali della politica economica seguita dal governo rivoluzionario già nei primi mesi dopo l'avvento al potere e ancor più nel cosiddetto periodo del "comunismo di guerra" (giugno 1918-agosto 1921). Con la completa distruzione del vecchio sistema economico-finanziario e con l'annullamento del valore della moneta si voleva preparare il terreno per la realizzazione integrale della società comunista. Disastrose furono però le ripercussioni di questi provvedimenti in un paese già colpito dalla guerra mondiale e allora in piena guerra civile.
L'industria ne fu paralizzata tanto che la produzione nel 1920 raggiunse appena il 14,1% del suo livello prebellico, mentre l'agricoltura, gestita dai nuovi proprietarî con metodi più arretrati, sprovvista di macchine e di animali da tiro, soggetta a tasse e a requisizioni, e, d'altra parte, senza più interesse a produrre per lo scambio, dato il deprezzamento continuo del rublo e il crollo della produzione industriale, riduceva sempre più le terre coltivate limitandosi a soddisfare il consumo locale. La produzione agraria, nello stesso anno 1920, non fu infatti che del 52% rispetto al 1913 (il patrimonio zootecnico era sceso contemporaneamente al 40%); quando così nel 1921 le provincie principali produttrici di cereali furono colpite dalla siccità, la carestia - che per effetto della rottura degli scambî con le campagne già aveva cominciato a sentirsi nelle città - si abbatté violentemente su larghe zone del Basso Volga, della Russia orientale e dell'Ucraina meridionale, e, aggravata dalla estrema penuria dei trasporti, causò milioni di vittime, nonostante i larghi soccorsi internazionali.
Il tentativo di istituire "un regime di transizione al comunismo" era fallito, come Lenin stesso confessò nel discorso ai rappresentanti delle organizzazioni per l'educazione politica dell'ottobre 1921, e sempre più urgeva la necessità di provvedere anzitutto alla ripresa della produzione ed anche alla riapertura delle frontiere internazionali. Questa la ragione della Nuova politica economica (N.E.P.), che, adottata nell'agosto 1921 e seguita con varie gradazioni fino al 1927, significò più un opportunistico compromesso e una battuta d'aspetto che non un definitivo ripiegamento ideologico.
Il problema della distribuzione predominava e, data l'insufficienza dell'organizzazione statale, si ricorse all'iniziativa privata per ravvivare il commercio, soprattutto gli scambî tra la città e la campagna (in meno di due anni il 90% del commercio al dettaglio tornò ad essere nelle mani dei privati). Premessa indispensabile era però il ritorno a una moneta stabile, che avesse funzioni di capitale e di misura dei valori, e a un sistema di credito adatto a finanziare la ripresa. Nell'ottobre 1921 viene creata la Gosbank (che si limita sulle prime a finanziare, mediante depositi quasi esclusivamente di stato, le attività più immediatamente redditizie, mentre alla necessità di investimenti a lunga scadenza dell'industria pesante si provvede direttamente con risorse di bilancio) e l'11 ottobre 1922 la si autorizza ad emettere, a fianco del rublo sempre più svalutato, una nuova moneta a base aurea ma di fatto inconvertibile; il červonec, equivalente a 10 rubli oro prebellici.
Nel frattempo, con la sostituzione alle requisizioni di un'imposta unica in natura sull'ammontare del prodotto agrario a con la revoca del divieto di servirsi di mano d'opera salariata e di acquistare o prendere in affitto terre in quantità maggiore a quella direttamente coltivabile (ricostituzione della grande proprietà nelle mani dei contadini più agiati, i kulaki), si cercò di indurre il contadino a produrre di più. Per stimolare, d'altra parte, la produzione industriale si reagì contro la supercentralizzazione del periodo precedente, restituendo una notevole indipendenza alle imprese di stato e ai trust (gruppi di imprese), tanto che i sindacati (raggruppamenti di trusts, come questi su base orizzontale, costituiti nel 1922 soprattutto a scopi commerciali) finirono poi con l'assumere gradualmente le funzioni del Supremo consiglio economico (istituito fin dal dicembre 1917) e quest'ultimo della passata autorità conservò solo l'esercizio di una generica vigilanza sugli sviluppi dell'industria attraverso la politica del credito (lo stato mantenne infatti il monopolio finanziario).
Rapida fu la ripresa in questa nuova atmosfera di una certa libertà economica, specie dopo che la stabilizzazione della moneta ebbe riaperta la via al risparmio. Significativi soprattutto lo sviluppo del credito e la necessità sentita fin dal 1922 di creare altri istituti bancarî per la concentrazione dei fondi liquidi delle imprese di stato e la distribuzione dei finanziamenti. Alla fine del 1925, oltre alla Gosbank, e sottoposte al suo controllo, esistevano infatti 5 banche centrali di stato (Banca industriale, Banca delle cooperative, Banca municipale di Mosca, Banca per il commercio estero, e Banca per lo sviluppo dell'energia elettrica), che si calcola avessero già concesso quasi 2 miliardi di rubli di credito, per il 50% circa a lungo termine, mentre il credito agrario era gestito da 176 mutue cooperative.
Nel febbraio 1924 si era frattanto provveduto ad arrestare l'emissione dei rubli carta (o sovznaki) e a eliminarli dalla circolazione convertendoli al cambio di 50 miliardi di rubli carta per 1 rublo oro (500 miliardi per 1 červonec). Conversione che si operò attraverso un'emissione di biglietti del tesoro, nel limite massimo del 50% dei biglietti emessi dalla Gosbank, dato che il vincolo della copertura aurea impediva di aumentare la circolazione di questi ultimi.
Messosi su questa via, il governo rivoluzionario fu quindi indotto a preoccuparsi dell'equilibrio della bilancia dei pagamenti e di quello della bilancia statale, inscindibilmente connessi alla sanità della moneta, e per saldare il deficit di quest'ultimo, oltre che una politica di economia, tentò, nel 1925, come un qualsiasi paese capitalista, il ricorso al prestito interno: tentativo che per la penuria del risparmio andò naturalmente fallito, nonostante il suo carattere forzoso.
Già nel 1926 però, in seguito ai risultati raggiunti nella riorganizzazione del credito e della produzione e nella diffusione della distribuzione statale e cooperativa, il governo si sentì in grado di riprendere in pieno la lotta contro l'industria e il commercio privati, specie contro quest'ultimo, ché le industrie principali erano rimaste sempre sotto il controllo statale. L'ultimo periodo della N.E.P. è caratterizzato appunto da questa progressiva eliminazione delle imprese private mediante alte tasse, sottrazione di materie prime, ecc. (le prime persecuzioni dei nepmen, o nuovi ricchi, sono veramente già del 1925), e da una sempre maggior circoscrizione del mercato libero, dove il valore del rublo dipendeva effettivamente dalla domanda e dall'offerta, a vantaggio del settore socializzato, in cui la moneta non è che un'unità di conto data la fissazione dei prezzi da parte dello stato. A poco a poco il denaro andò così riperdendo la qualità di capitale, e, per quel che riguarda la popolazione urbana, si ridusse a un mezzo di soddisfare giornalmente i proprî bisogni.
Fu ritardata invece la lotta contro lo sfruttamento privato della terra, ché il rifiorire della produzione agraria, dovuto all'attività dei kulaki, oltre che assicurare l'approvvigionamento, era la base indispensabile per il lanciamento di una grande politica industriale. Man mano però che le imprese di stato riuscivano a fornire direttamente di manufatti le campagne, attraverso le cooperative di consumatori pure controllate dallo stato, il governo acquistava la possibilità di imporre ai contadini prezzi d'imperio per lo scambio dei loro prodotti con quelli industriali e diveniva così sempre più arbitro della distribuzione e del consumo.
Con il creseente affermarsi dell'intervento dello stato nell'economia nazionale e della sua volontà di socializzazione, comincia, anche, in questa seconda fase della N.E.P., a prendere forma concreta l'idea di un piano economico integrale, cara ai sovieti fin dai primordî della rivoluzione. Già nell'aprile 1920 il IX Congresso del partito, su proposta di Lenin, aveva deciso infatti di progettare un piano economico generale, decisione che sbocco nel famoso piano per l'elettrificazione della Russia in 10 o 15 anni. Numerosi altri piani, di varia durata, per la riordinazione di singoli rami dell'attività economica (per il combustibile, le derrate alimentari, le ferrovie, l'approvvigionamento dei cereali, la metallurgia, ecc.) furono in seguito elaborati dal Gosplan, apposita sezione del Supremo consiglio economico, costituita sin dalla primavera del 1921, che con il primo superficiale abbozzo di piano generale per il 1925-26 e assai più con il moltiplicarsi e l'ampliarsi d'iniziative del genere a partire dal 1926, viene ad assumere una posizione predominante nella vita economica del paese.
Piano economico per i sovieti è infatti l'espressione concreta di un programma del partito; non già previsione economica, ma piano d'azione per il raggiungimento di determinati obiettivi, con mezzi ed entro limiti di tempo pure determinati, elaborato in base alle cosiddette "cifre di controllo", che non sono altro che il risultato di una laboriosa valutazione delle possibilità e delle necessità economiche del ramo di attività in questione o dell'insieme di tutti i rami di attività.
Alla liquidazione definitiva della N.E.P. e alla sostituzione ad essa di un regime di economia pianificata non era, però, prudente passare prima che l'agricoltura e l'industria avessero raggiunto almeno il livello prebellico della loro produzione, il che avvenne solo nel 1927-28 (l'edilizia, i trasporti e i rifornimenti in genere a questa data erano tuttavia ancora in stato di grave disordine). Si provvide intanto a riaccentuare la centralizzazione dei poteri, riorganizzando, nel 1926, il Supremo consiglio economico e il Gosplan e istituendo uffici centrali per ogni singolo ramo di attività, e a semplificare il sistema creditizio, accentrando nella Gosbank (con legge del 29 giugno 1927 e successivi provvedimenti complementari) i finanziamenti a breve termine e distribuendo, secondo particolari rami di attività, tra le banche speciali quelli a lunga scadenza, tratti sempre per lo più da fondi di bilancio. Viene poi maturandosi, sempre in questo periodo, la trasformazione del credito a breve termine, mediante il crescente ricorso al cosiddetto sistema del conveyor (o credito bancario diretto al compratore, anziché al venditore, automaticamente trasferibile col passaggio della merce da uno stadio all'altro della produzione) e il progressivo abbandono del credito commerciale normale. Trasformazione che sarà poi sanzionata legalmente nel 1930. Il 1926 e ancor più il 1927 possono così considerarsi più come anni di preparazione immediata del nuovo regime che come continuazione del precedente, tanto sempre più ci si allontana dai principî della N.E.P., attuati integralmente si può dire solo nel 1922-25.
L'idea di un piano economico di industrializzazione e di socializzazione integrale suscita frattanto nel seno stesso del partito le più vivaci opposizioni di coloro che negano la possibilità di attuare il socialismo in un solo paese e profetizzano inevitabile la rottura tra le città e le campagne (fu progettato persino un piano biennale d'opposizione, basato sullo sviluppo dell'agricoltura più che su quello dell'industria), ma Stalin ne è convinto e la sostiene con decisione incrollabile. Il Gosplan intensifica sempre più i suoi lavori di programmazione: specie dopo che il XV Congresso del partito (fine del 1927) ne ha fornito le direttive generali. Lo schema di un piano quinquennale 1928-33, prima tappa di un più vasto programma quindicinale, è finalmente pronto nell'agosto 1928, ma solo nell'aprile-maggio 1929, dopo ulteriori revisioni, è definitivamente approvato dal Consiglio dei commissarî del popolo, dal XVI Congresso del partito e dal V Congresso dei sovieti (l'esecuzione ne era di fatto cominciata con l'ottobre 1928).
Due sono gli obiettivi che si vogliono raggiungere col I piano quinquennale (pjatiletka): trasformare l'arretrata economia agraria del paese in una moderna attrezzatura industriale capace di bastare a sé stessa e abolire la differenziazione delle classi in modo da preparare la realizzazione integrale del socialismo e, in un lontano avvenire, anche del comunismo. Due le leve su cui si conta per attuarlo: industrializzazione e collettivizzazione, strettamente connesse tra loro.
È all'accelerazione dello sviluppo industriale che si dedica però il massimo sforzo all'inizio del piano. Tutta l'industria viene riorganizzata e posta sotto l'effettivo controllo del Supremo consiglio economico, sia direttamente sia attraverso i trusts e i nuovi raggruppamenti di trusts e di imprese (kombinaty) che, accanto alle primitive funzioni commerciali, hanno ormai compiti di vera direzione tecnica e finanziaria. Sistema che non poteva non generare astrattezza e mancanza di effettiva responsabilità e che doveva quindi ben presto indurre a revisioni. La posizione dello stato di arbitro della distribuzione fu contemporaneamente ancor più rafforzata dall'istituzione del razionamento cui fu necessario ricorrere, nel 1929, per l'insufficienza della produzione di beni di consumo nei confronti sia dei bisogni sia dell'ammontare di moneta messa in circolazione. Fu pure la necessità di rifornire la crescente popolazione urbana che spinse di nuovo lo stato sulla via delle confische dei prodotti agrarî, ma solo nel 1930, quando i risultati raggiunti nella situazione generale dell'agricoltura e nello sviluppo delle aziende agrarie collettive e di stato (kolchozy e sovchozy) parvero abbastanza solidi, fu ripresa su larga scala l'opera di collettivizzazione della campagna e fu iniziata una spietata lotta contro i kulaki.
Il regime di terrore non fece però che deprimere la produzione; i contadini rinunciavano a vendere sul mercato libero, abbandonavano le terre, consumavano il loro bestiame. Per stroncarne definitivamente la resistenza passiva non c'era che accelerare il ritmo della collettivizzazione e così fu fatto. Ma questa non poteva naturalmente evitare che, in concorrenza di sfavorevoli condizioni atmosferiche, la carestia tornasse a colpire la Russia, tanto più che lo stato non rinunciava davvero alla esportazione di parte del raccolto, indispensabile per saldare le importazioni destinate all'approvvigionamento dell'industria. Tutto ciò si tradusse in ancor più gravi privazioni per la popolazione (specie urbana), le cui necessità erano già state valutate al minimo nell'elaborazione del piano e le cui comodità erano già state sacrificate in pieno alle esigenze della riattrezzatura industriale. Si ricorse sì alla molla dell'entusiasmo, creando una specie di mistica del piano e diffondendo il senso della responsabilità collettiva per la sua riuscita, ma non per questo furono anni meno duri.
Nonostante tutto ciò e nonostante il concorso di impreviste circostanze sfavorevoli (quali il pessimo raccolto del 1931, la depressione mondiale del commercio e dei prezzi e le complicazioni politiche che indussero ad aumentare gli armamenti), alla fine del 1932, dopo cioè solo quattro anni e tre mesi, il I piano poteva dirsi adempiuto. Il 93,7% del programma relativo alla produzione industriale era stato realizzato e il volume della produzione alla fine del 1932 era più che raddoppiato in confronto al 1928 e più che triplicato in confronto all'anteguerra. Molto si era fatto per l'elettrificazione ed anche, per quanto in misura minore, per i trasporti e le costruzioni. Nuovi rami d'industria erano stati impiantati e gli altri allargati in modo che la desiderata indipendenza dall'estero poteva dirsi raggiunta. I progressi erano stati però assai poco uniformi e ne risultava una situazione tutt'altro che organica, specie per lo squilibrio tra lo sviluppo esagerato dell'industria pesante e quello minimo dell'industria di beni di consumo. Inoltre l'incremento quantitativo della produzione era stato spesso ottenuto a danno della qualità e ne risultò una notevole quantità di merce di scarto, da aggiungersi a quella che le deficienze sempre gravi del sistema distributivo e dei trasporti lasciava deteriorare inutilizzata.
Risultati notevolissimi erano stati d'altra parte raggiunti nel settore agrario dove la collettivizzazione era avvenuta, per ragioni già dette, molto più rapidamente del previsto. Alla fine del 1932 il 61,5% di tutte le aziende era collettivizzato (contro il 13,6% fissato dal piano) e il 78% dell'area seminata era gestito dalle aziende collettive (200 mila) e dalle aziende di stato (5 mila) mentre nel 1928 il 97,3% era ancora nelle mani dei privati. Innegabile successo politico, di cui gli immediati risultati economici non potevano però essere buoni, nonostante il miglioramento effettivo della tecnica attraverso l'esempio delle aziende di stato e la diffusione di mezzi meccanici operata dalle stazioni di macchine agrarie (M. T. S.).
In complesso il reddito nazionale, e quindi la capacità di produzione del paese, era salito a 45 miliardi (cioè dell'85%) invece che ai 49 previsti dal piano, ma il costo del piano stesso era stato di 118 miliardi contro gli 80 preventivati. Il piano fu quindi quasi integralmente adempiuto ma lo s10rzo finanziario che richiese fu di molto superiore alle previsioni, che erano state in verità troppo ottimiste nel valutare la capacità di rendimento del lavoratore sovietico e che non avevano tenuto conto degli errori inevitabilmente connessi all'impreparazione e all'esagerata accelerazione del ritmo, senza parlare della sfavorevole congiuntura internazionale.
Tutto un movimento fu lanciato sì fin dall'inizio del piano per accelerare il ritmo della produzione ("emulazione socialista", "squadre d'assalto") e dal 1930 anche per migliorate la qualità e diminuire i costi, ma l'aumento della produttività del lavoro raggiunse solo il 40% invece del 110% previsto e si dovette ricorrere a mano d'opera supplementare, sempre meno competente (22,8 milioni di salariati invece di 15,8 alla fine del piano), tanto più che si volle mantenere la giornata di 7 ore di lavoro introdotta dal 1928. Si ebbe così la progressiva eliminazione della disoccupazione, ma la somma preventivata per salarî (15,8 miliardi) fu più che raddoppiata, e il costo dei prodotti industriali poté essere ridotto solo del 100% invece che del 25%. Molti anche gli errori commessi nella gestione delle industrie e molti gli abusi del credito, specie dopo l'integrale sostituzione del credito bancario o automatico a quello commerciale (1930); errori e abusi che si tradussero in perdite, coperte in un primo tempo dalla Gosbank e perciò in definitiva dallo stato.
A tutte queste cause di deficit il governo oppose varie manovre finanziarie, tutte più o meno incidenti sul tenor di vita della popolazione: assorbimento del risparmio mediante i prestiti pubblici, aumento della pressione fiscale, aumento della circolazione fiduciaria, con conseguente svalutazione del rublo e aumento dei prezzi (specie nei cosiddetti magazzini "commerciali" istituiti nel 1931). Cercò inoltre di provvedere, nel 1931-32, con un progressivo adattamento della struttura industriale, aumentando prima il numero dei kombinaty e dei trusts in modo d'accrescerne la specializzazione e da mantenere il contatto con la realtà, scindendo poi in trusts molti kombinaty ritenuti troppo mastodontici, ripristinando gli uffici centrali con funzioni di coordinazione e di pianificazione e trasformando da ultimo (1932) il Supremo consiglio economico in quattro commissariati (per l'industria pesante, leggiera, del legname e alimentare). Ne derivò però una complicata divisione di poteri e di responsabilità spesso ingombrante, cui negli ultimi anni del II piano succederà poi un sempre maggior intervento diretto dei commissariati nella direzione tecnica dell'industria, alle spese non solo dei trusts ma anche dello stesso Gosplan.
Tentò contemporaneamente di por fine al disordine finanziario, ritornando a un sistema di contratti diretti tra le imprese per cui le parti fossero legalmente responsabili (pur sempre sulla base del credito concesso al compratore anziché al venditore), stabilendo che la Gosbank non avrebbe più coperto le eventuali perdite, imponendo a ogni impresa di avere una certa quantità di capitale liquido per le spese di esercizio e accentrando il controllo del credito a lungo termine nel Commissariato delle finanze, dato che i finanziamenti di tal natura sono tutti attinti a fondi di bilancio. La direzione finanziaria dell'U. R. S. S. venne così rafforzata e unificata, ché ci si rendeva ormai conto della stretta interdipendenza tra piano finanziario e piano economico, tra piano cioè di tutte le entrate e spese dello stato, del credito e della circolazione, e piano dell'industria, dell'agricoltura e del commercio.
Queste le linee fondamentali del I piano e degli sviluppi della vita economico-finanziaria sovietica durante la sua attuazione. Per quanto immediatamente congiunto al I, il II piano (1933-37) fu finito di elaborare nelle sue linee generali alla fine del 1933 e fu approvato dal XVII Congresso del partito solo nel gennaio 1934. Tuttavia il 1933, per cui erano state segnate le direttive sommarie, rientra perfettamente nel quadro e va considerato anche di fatto come il primo anno del secondo quinquennio.
"Compito politico principale del II piano è - secondo le parole di Stalin - la liquidazione definitiva degli elementi capitalistici e delle classi in genere... e aumento generale delle entrate pubbliche, messe ora interamente a disposizione dei lavoratori, che devono garantire... un rialzo da 2 1/2 a 3 volte del livello dei consumi". La prevista liquidazione degli elementi capitalistici si riferisce naturalmente alle campagne, ché nell'industria e nel commercio il settore libero era stato già del tutto assorbito da quello socializzato, e difatti, nonostante che il regresso della produzione agraria durante l'ultimo triennio del I piano e la grave carestia del 1932-33 avessero costretto a rallentare un po' il ritmo del movimento, già all'inizio del 1936 il 90%, e, in alcune regioni, il 95% delle aziende agrarie era raggruppato in oltre 240.000 kolchozy e le stesse aziende di stato si erano ridotte a vantaggio dei primi a poco più di 4.000.
Il piano prevede inoltre di condurre a termine la ricostruzione tecnica dell'economia nazionale e ciò sia nel campo dell'agricoltura - mediante rapido incremento delle M.T.S., da 2446 alla fine del 1932 a 6000 alla fine del 1937 (alla fine del 1936 erano già 4950) e raddoppiamento della loro portata, meccanizzazione e intensificazione delle colture, ricostruzione del patrimonio zootecnico -, sia in quello dell'industria - mediante aumento del volume della produzione industriale complessiva di 2,4 volte in confronto al 1932, ritmo di sviluppo più accelerato per l'industria dei beni di consumo (233,6%) che per quella dei mezzi di produzione (197,2%), intensificazione dell'elettrificazione e delle costruzioni -, sia ancora nel campo dei trasporti che erano stati trascurati dal I piano e la cui penuria incideva sulla produzione. Per ovviare anzi all'insufficienza e al gravoso costo delle comunicazioni fu prevista e attuata anche una notevole dislocazione delle forze produttrici, avvicinando l'industria alle fonti di materie prime e potenziando la produzione locale dei beni di consumo; dislocazione per cui il centro di gravità economico dell'U. R. S. S. si va spostando verso oriente.
Programmazione anche per distretti economici oltre che per rami di produzione, maggior considerazione del problema dei trasporti, incremento della percentuale degli investimenti di capitale destinati all'industria leggiera, aumentata preoccupazione per il benessere delle masse lavoratrici sono caratteri distintivi del II piano nei confronti col I e soprattutto importante è la raggiunta consapevolezza che il compimento della ricostruzione tecnica, l'aumento delle entrate pubbliche e il miglioramento del tenor di vita sono indissolubilmente connessi "al rialzo serio della produttività del lavoro e alla seria diminuzione dei prezzi di costo" (Stalin). Aumentare la produzione e quindi le entrate attraverso un ulteriore aumento degli investimenti era di fatto impossibile, dato il formidabile sforzo compiuto per l'adempimento del primo piano e il basso livello di vita cui era ormai ridotta la popolazione, specie quella urbana (sintomi di un generale spossamento erano infatti visibili nel 1933). Né, d'altra parte, ci si poteva accontentare neppur temporaneamente della produzione raggiunta, che per la sua insufficienza impediva appunto di aumentare il consumo. La particolare struttura dell'economia sovietica, in cui lo stato è il solo produttore all'interno e il solo compratore all'estero, impediva inoltre di ricorrere a manovre monetarie per rialzare il potere di acquisto messo dallo stato a disposizione dei lavoratori. Per aumentare il valore effettivo dei salarî era perciò indispensabile aumentare la massa dei beni di consumo e per aumentare la produzione non c'era che una via: aumentare il rendimento del lavoro.
Già agli inizî dell'industrializzazione lo scarto tra i risultati raggiunti e le previsioni aveva convinto della necessità di ottenere almeno un rendimento minimo del lavoro e aveva indotto a ricorrere alle vecchie leve dell'interesse personale, differenziando i salarî di base. La differenziazione era stata spinta anzi tanto avanti che era stato poi necessario ricorrere a prestazioni speciali e a una vasta organizzazione di cooperative, cucine di fabbrica, ecc., per assicurare a tutti un minimo di alimenti. Si ritornò poi ai salarî a cottimo e a premio, consacrando tali istituti di cattiva memoria capitalistica con distinzioni onorifiche e privilegi varî per gli udarniki o "operai d'assalto" che riuscivano a superare i compiti loro assegnati, e facendo larga propaganda per giustificare il sempre più accentuato distacco dalle teorie comunistiche. Il movimento fiorì rapidamente in un'atmosfera di crescente entusiasmo fino ad assorbire, già nel 1930, più di metà della popolazione operaia, e fu quindi indirizzato a preferenza verso il perfezionamento della tecnica. Si apre così la serie delle successive scoperte e riscoperte di metodi nuovi, culminanti, dalla fine del 1935, nel movimento che prende nome da un minatore del Donec, Stachanov, e che rappresenta il contributo dei lavoratori all'organizzazione razionale del lavoro. Da ultimo ci si accorse poi che per incitare a produrre di più occorreva ormai invogliare con altri mezzi alla realizzazione di un maggior guadagno; di qui l'incoraggiamento a un nuovo lusso e la creazione della sua possibilità, l'autorizzazione a possedere un appartamento di abitazione e il ristabilimento di un diritto di eredità, sia pure molto parziale (v. vigente costituzione).
È troppo presto per valutare gli effetti di questo nuovo orientamento. È certo però che già nel 1935 il miglioramento del rendimento di fronte al 1934 e la diminuzione dei costi erano stati del 18,5% e del 5,5% mentre nel 1933 si era progredito sul 1932 solo, rispettivamente, dell'11,9% e dell'1,0%, e che nello stesso anno, grazie a questo e insieme ai progressi raggiunti nell'organizzazione dell'industria e del credito, per la prima volta tutte le previsioni del piano industriale sono state realizzate nel tempo e nella misura prescritta (nel 1935 e nel 1936 il valore della produzione industriale, calcolato sulla base dei prezzi 1926-27, è stato rispettivamente di 66,8 e 85,8 miliardi, contro 46,0 nel 1933).
Un movimento parallelo si è verificato frattanto per le campagne e lo statuto tipo del kolchoz (artel′), approvato nel febbraio 1935, ha restituito ai contadini collettivizzati, sempre obbligati a dare la maggior parte del loro lavoro alla coltivazione in comune dell'azienda, la proprietà dell'abitazione e di una certa quantità di bestiame e di terra (ciò non toglie però che la proprietà privata dei non aderenti ai kolchozy sia sempre ostacolata in vario modo, per indurre i contadini ad aderire alla collettivizzazione).
In complesso, anche nell'agricoltura i risultati del 1935 sono stati buoni: il rendimento delle colture è aumentato e soprattutto si è iniziata, con notevole slancio, la ripresa del patrimonio zootecnico.
Dello stesso anno 1935 è l'abolizione del tesseramento per il pane e i cereali (1° gennaio) e per tutti gli altri generi alimentari e quasi tutti i prodotti industriali di consumo (1° ottobre), per cui è stata possibile la fissazione di prezzi uniformi per tutti i consumatori; i varî poteri d'acquisto della moneta, a seconda della categoria dei suoi possessori, si sono unificati su una base stabile ed è venuta a cessare la differenza tra negozî "chiusi" (cooperativi e di stato), che vendevano solo a prezzi fissi e in quantità razionata, e negozî , "commerciali" (pure di stato), autorizzati a vendere a chiunque e senza restrizioni ma a prezzo variabile sempre più alto che nei primi. Per quanto la produzione fosse ormai considerevolmente aumentata, premessa indispensabile per l'abolizione del razionamento, tuttavia fu necessario rialzare i prezzi a un livello di fatto intermedio tra quelli praticati nei negozî "chiusi" e "commerciali", e aumentare i salari industriali e i prezzi pagati dallo stato per i prodotti agrarî nella misura in cui era salito il costo della vita, cioè in media del 10%. Ne risultò un aumento della quantità di moneta in circolazione, senza, s'intende, che si possa parlare di vera inflazione dato l'effettivo aumento dei beni prodotti.
Con il 1° febbraio 1936 sono stati poi liquidati anche i Torgsin o negozî specialmente per stranieri, dove la quantità non era razionata ma i prezzi erano in rubli oro, senza rapporto fisso coi prezzi in rubli carta degli altri negozî (nel 1935 circa 20 r. c. = 1 r. o.) e dove si poteva pagare solo in metalli preziosi sulla base dell'originario contenuto aureo ufficiale del rublo o in divise estere sempre al cambio ufficiale (i rublo - 13,33 franchi francesi). Fin dal 14 novembre 1935 la Gosbank era stata però autorizzata a scambiare nel 1936 rubli oro contro divise straniere sulla base di un nuovo cambio (i rublo = 3 franchi), il che permetteva già agli stranieri di acquistare liberamente e a prezzi inferiori. Col 1° aprile 1936 il nuovo corso del rublo è stato poi applicato al commercio estero e a tutte le relazioni finanziarie con l'estero e la Gosbank è stata autorizzata a rivalutare in proporzione le sue riserve. Dato il monopolio del commercio estero e la particolare organizzazione della produzione queste misure non hanno tuttavia la portata delle svalutazioni ufficiali dei paesi capitalisti.
Il rublo, che, dopo la sparizione del mercato libero, era stato per anni una semplice moneta di conto esclusivamente interna, ha riacquistato così gran parte del suo prestigio come uniforme misura dei valori e come mezzo di accumulazione, sempre all'interno, nonostante che in una certa misura abbia incominciato a riprender contatto con le monete straniere da cui era stato finora rigidamente isolato.
Ritorno a criterî più ortodossi nel campo monetario e creditizio, commisurazione dei salarî al rendimento, tolleranza verso l'accumulazione e il godimento di una certa quantità di proprietà privata, crescente assegnamento sulla responsabilità dei dirigenti delle imprese pur rimanendone fortemente accentrata la direzione economico-finanziaria, sono tutti elementi che hanno riavvicinato negli ultimi tempi l'organizzazione dell'U. R. S. S. a quella dei paesi occidentali. Le basi della vita economica e sociale non sono tuttavia modificate. La proprietà collettiva dei mezzi di produzione e la gestione statale dell'industria sono rimaste inalterate e la proprietà comune delle terre è anzi sempre più estesa. Lontana dal comunismo, l'U. R. S. S. può considerarsi attualmente in un periodo di ricostruzione socialista, caratterizzato dalla ricerca di una sintesi pratica tra principî collettivisti e interessi individuali.
Bilanci e debito pubblico. - L'evoluzione quantitativa e qualitativa dei bilanci segue naturalmente gli sviluppi della politica economica. Mentre durante il "comunismo di guerra" essi assorbivano tutto il contenuto dell'economia nazionale, nel periodo della N.E.P. si riavvicinarono a quelli degli stati capitalistici,. eliminando quasi tutta l'economia statale produttiva. Man mano poi che la socializzazione si sostituì all'economia privata, la sfera extra-bilancio crebbe d'importanza. Sorse così la necessità di una sintesi finanziaria di tutta l'economia nazionale e la legge del 23 maggio 1930 istituì appunto il piano finanziario unico, armatura del piano economico, di cui il bilancio è il pilastro fondamentale. Il bilancio comprende infatti attualmente, oltre le entrate da tasse e da prestiti e le spese per l'amministrazione, anche tutte le entrate derivanti dalle imprese statali è tutti i finanziamenti dell'economia nazionale. Da tutto ciò risulta chiara l'incomparabilità delle cifre sui bilanci dei varî periodi suddetti. La svalutazione del rublo toglie poi ogni significato a quelle degli anni 1918-21, mentre, d'altra parte, per l'epoca dei piani bisogna tener presente che solo nel 1936 il rublo ha riacquistato un valore unitario e ha cessato di essere soltanto un'unità di conto.
L'incremento del bilancio è stato più rapido di quello del reddito nazionale, assorbito nel 1928-29 solo per 1/4 circa e ora quasi per la totalità. Circa 3/4 delle entrate derivano dalla tassazione indiretta, basata sull'imposta scambî che incide soprattutto sui beni di consumo. Le imposte dirette hanno scarsa importanza e così pure il gettito dei prestiti e i profitti delle imprese di stato. Più della metà delle spese è destinata a scopi economici (e soprattutto al finanziamento dell'industria pesante). Tra gli altri capitoli di spese i più rilevanti sono quelli per l'istruzione e la difesa nazionale. Il bilancio dell'Unione versa inoltre una percentuale fissa delle sue entrate alle repubbliche indipendenti e agli enti locali, che con questi contributi e col gettito dei tributi e dei prestiti locali devono provvedere a varî compiti sociali, culturali ed economici. Nel 1934 le entrate complessive dei bilanci locali sono state di 9,3 miliardi e le spese di 9,1.
L'U. R. S. S. non ha contratto prestiti all'estero. Ha collocato però largamente (per circa 1.200 milioni di dollari) nelle banche straniere, specie in Germania e in America, delle tratte commerciali a lunga scadenza, a firma di organi sovietici all'estero, con le quali ha potuto saldare le sue importazioni industriali. Tali tratte sovietiche sono attualmente quasi del tutto rimborsate.
Il debito pubblico interno ("prestiti di massa") che al 1° ottobre 1928 era di 1,4 miliardi, al 1° gennaio 1936 era salito a 14,7; ben poco di fronte all'ammontare degli investimenti di capitale (dal 1928 al 1935 oltre 110 miliardi), cui si è difatti provveduto soprattutto attraverso la restrizione dei consumi. Nel luglio 1936 è stato lanciato un nuovo prestito ventennale al 4% (4 miliardi) ed è stata prescritta la conversione entro il 1° settembre 1937 dei precedenti prestiti decennali all'8 e al 10%.
Moneta e credito. - L'unità monetaria è il červonec = 10 rubli oro e diviso in 1000 kopejki. Il primitivo (1924) valore aureo del rublo di 0,77423 grammi di oro fino è stato ridotto (1° aprile 1936) a 0,1776; il cambio attuale, in seguito alla svalutazione ultima (settembre 1936) del franco francese è sulla base di 1 r. = 4,25 frs. La circolazione, oltre che di monete divisionali, è composta di biglietti di banca (emessi dalla Gosbank e coperti da una riserva in oro e in divise di almeno il 25%) e di biglietti del tesoro (la cui massima emissione, originariamente fissata al 50% della circolazione dei biglietti di banca, durante l'esecuzione del I piano fu elevata al 100%), entrambi inconvertibili. Al 1° marzo 1936 la circolazione dei primi ammontava a 5,9 miliardi di rubli, mentre quella dei secondi al 1° aprile 1935 era di 3,5 miliardi. La riserva della Gosbank, sempre al 1° marzo 1936, era di 1,404 milioni in oro e 114 in divise estere, inferiore cioè alla percentuale richiesta dagli statuti (al 1° aprile le riserve sono però state rivalutate del 77% circa).
La Gosbank, indipendente teoricamente dallo stato, ma di fatto statale, ha il monopolio dell'emissione e dei cambî, è la cassiera del Tesoro e la depositaria di tutte le riserve liquide delle altre banche, e serve da intermediaria tra il bilancio e le imprese di stato per i finanziamenti a breve termine. Ha 2400 succursali e da lei dipendono 42 uffici centrali provinciali e regionali, e, di fatto, la banca per il commercio estero. Il credito a lungo termine è gestito da 4 cosiddette banche speciali, riorganizzate dalla legge del 5 maggio 1932 e tutte dipendenti dal Commissariato delle finanze: la Banca per l'industria o Prombank, la Banca comunale o Cekonbak per il finanziamento degli enti locali e dell'edilizia la Banca delle cooperative o Vrekombank, e la Banca per l'agricoltura o Sel′chozbank. Completa il quadro la Banca di stato di risparmio (con 60.000 filiali), che è il solo istituto autorizzato a ricevere depositi di privati e i cui capitali vengono automaticamente investiti in titoli di stato.
Organi e metodi della pianificazione. - Alla pianificazione sovrintende il Gosplan (o Commissione statale per la pianificazione), radicalmente riorganizzato con decreto del 5 aprile 1935 e composto di varî dipartimenti, alcuni di coordinazione e altri corrispondenti a singoli rami economici di attività (energia elettrica e combustibile, industria siderurgica e mineraria, industrie chimiche, ecc.), oltre le cosiddette sezioni autonome (per la difesa nazionale, il lavoro, ecc.). Il piano quinquennale è naturalmente composto di 5 piani annuali collegati tra loro. Nel mese di maggio, sulla base dei risultati raggiunti nell'anno precedente, il Gosplan traccia le linee generali per l'anno successivo. Approvate dal governo, queste prime cifre vengono inviate ai varî commissariati e attraverso gli organi di questi ai trusts e alle imprese. I dirigenti dei singoli trusts e imprese, coadiuvati dalle sezioni di pianificazione, elaborano quindi le valutazioni di quello che sarà loro necessario per raggiungere gli obiettivi del piano. Queste richieste, risalendo la stessa via, tornano al Gosplan entro il 1° di ottobre e costituiscono la base dei piani per settori economici, che il Gosplan stesso provvede quindi a coordinare. Una volta pronto, il piano economico viene sottoposto all'approvazione del Comitato centrale esecutivo e quindi reso pubblico con vigore di legge. Al Gosplan spettano inoltre il controllo dell'applicazione dei piani e la possibilità di apportare a essi correzioni per necessità sopravvenienti durante la loro esecuzione.
Bibl.: Oltre le pubblicazioni ufficiali del Gosplan (anche in francese e in inglese), quelle dell'Ufficio centrale di statistica dello stesso Gosplan (specie il compendio annuale: The U. S. S. R. in figures) e il Handbook of the Soviet Union dell'American Russian Chamber of Commerce (New York), v. soprattutto: L. E. Hubbard, Soviet money and finance, Londra 1936, e S. e B. Webb, Soviet communism: a new civilization?, voll. 2, ivi 1936. Inoltre: G. Grinko, Der Fünfjahrplan der U. d. S. S. R. Eine Darstellung seiner Probleme, Vienna 1930; P. Hänsel, Wirtschaftpolitik Sowjetrusslands, Tubinga 1930; M. Farbmann, Piatiletka, Parigi 1931; K. Eister, Der Rubel beim Aufbau des Sozialismus zum heutigen Stande der sowjet-Währung, Jena 1933; J. Lescure, Le bolchévisme de Staline, Parigi 1934; W. B. Reddaway, The Russian financial system, Londra 1935; B. Brutzkus, Economic planning in Soviet Russia, ivi 1935; E. Mercier, Réflections sur l'U. R. S. S., Parigi 1936; L. L. Lorwin e A. Abramson, Le stade actuel de l'évolution écon. et sociale de l'U. R. S. S., in Rev. int. du trav., gennaio 1936; B. Markus, La suppression du chômage dans l'U. R. S. S., e Le mouvement de Stakhanov, ecc., ibid., marzo e luglio 1936; V. V. Obolensky Ossinky, Les principes de l'organisation et de l'administration économiques de l'U. R. S. S., in Rev. d'éc. pol., gennaio-febbraio 1936. In italiano, oltre il discorso di Stalin al XVII Congresso del Partito, la relazione di V. Molotov sul II piano e il discorso di G. F. Grinko sul programma finanziario (raccolti in Bolscevismo e Capitalismo, a cura della Scuola di scienze politiche di Pisa, Firenze 1934) sono stati tradotti i due articoli di G. Dobbert, in Economia (1931) e in Nuove Esperienze economiche (a cura della suddetta Scuola di Pisa, Firenze 1935), e due di V. Leontiev, in Archivio di studi corporativi, 1934 e 1935.
Culti.
I governanti bolscevichi, eredi della concezione meramente negativa della religione, difesa dalla estrema sinistra hegeliana e da K. Marx, assunsero subito un atteggiamento contrario alla religione, specialmente alla chiesa ortodossa, già dominante e strettamente legata al regime nell'epoca zarista. Ma dapprima procedettero, almeno ufficialmente e nelle apparenze, con qualche cautela. Si cominciò, infatti, semplicemente col sopprimere l'insegnamento religioso ufficiale e proclamare, nel gennaio 1918, la separazione della stato dalla chiesa insieme con un parziale incameramento dei beni ecclesiastici, seguito, nel febbraio 1919, da una spoliazione radicale. Nel frattempo veniva stroncata, con durissime misure di repressione, la resistenza del clero agli atti del governo sovietico; aiutato sottomano il processo di disgregazione della chiesa ortodossa attraverso la formazione di chiese scismatiche, simpatizzanti col governo bolscevico, forse nell'illusione di averne vantaggi o almeno tolleranza benevola; appoggiata la violenta reazione anticlericale, che esplose con episodî di violenza, invasioni e chiusure di chiese, distruzione d'immagini sacre e oggetti del culto; incoraggiata la propaganda antireligiosa, compiuta dapprima da individui o gruppi staccati, che istituirono i primi musei antireligiosi, ove erano esposti quadri e grafici che mostravano la connivenza del clero con l'esercito e la burocrazia dello zarismo, immagini pretese miracolose e talvolta abilmente adattate per apparire tali, reliquie evidentemente false o assurde, ecc. Questa propaganda si rafforzò sempre più ed ebbe, dal 1922, un suo organo nel periodico settimanale Bezbožnik ("l'ateo"); un congresso delle organizzazioni antireligiose, tenuto a Mosca nel 1925, diede luogo alla formazione di una federazione, che dopo un altro congresso, nel 1929, assunse definitivamente il nome di "Unione degli atei militanti" estendendo sempre più la propria penetrazione fra le masse. Nel maggio dello stesso anno, si accordava protezione ufficiale alla propaganda antireligiosa e si puniva invece la propaganda religiosa: pur restando ufficialmente le riunioni private a scopo di culto.
Da allora, l'ateismo è diventato sempre più l'atteggiamento mentale solo tollerato tra i sudditi dell'Unione sovietica; requisito richiesto per appartenere al partito comunista. La propaganda antireligiosa è compiuta con varî mezzi e accorgimenti, tra i quali sono, per esempio, il cercare di attrarre masse sempre più vaste di popolo a spettacoli teatrali o cinematografici e ad altri svaghi, la diffusione di opuscoli di propaganda scientifico-materialistica, ecc.
Ordinamento scolastico.
Dopo il primo periodo di lavoro per eliminare le tracce del passato e per la "rivoluzione culturale", parallelo al "comunismo di guerra", l'U. R. S. S. va ora compiendo un grandioso sforzo di nuova organizzazione scolastica, unificando i sistemi pedagogici e creando una grande rete di scuole di ogni tipo, pur rispettando, nell'insegnamento, le esigenze "nazionali" delle varie repubbliche sovietiche.
Lo stato si occupa dei cittadini fin dalla nascita. Fino ai tre anni i bambini possono essere accolti in "nidi" o in case per le madri e i bambini. Dai tre agli otto anni i bambini frequentano asili aperti sei ore al giorno, o scuole aperte tutta la giornata - sia gli uni sia gli altri sono aperti tutto l'anno -. Le scuole elementari ricevono i bambini ad otto anni, durante quattro o cinque anni a seconda degli stati: dove il russo non è lingua materna, si aggiunge un anno supplementare. Le scuole di "secondo grado" durano tre anni, e quelle di "terzo", altri tre. Quest'ultimo grado può essere sostituito con la scuola d'istruzione professionale (divisa in due periodi: uno d'un anno - apprendistato -, uno di quattro anni - scuola tecnica -). Questa misura però è transitoria: e quando ne sarà scomparsa la necessità si entrerà nella scuola professionale solo dopo aver seguito tutti i dieci o undici anni preparatorî. Invece delle scuole professionali si può entrare nelle scuole superiori (alle quali anche adesso si accede solo dopo le scuole preparatorie). Le scuole superiori sono istituti di preparazione professionale superiore: istituti industriali, d'ingegneria, d'agricoltura, di pedagogia. Accanto ad essi, che costituiscono il tipo predominante: vi sono le università, più vicine al tipo europeo continentale che a quello anglosassone, dove s'insegnano le scienze sociali, le scienze naturali, preparando alla ricerca scientifica o all'insegnamento. Al di sopra delle università e degli istituti, le accademie per la preparazione specializzata superiore; quelle d'ingegneria sono state le prime a essere organizzate, e servono a preparare i dirigenti tecnici. A parte sta l'Istituto rosso dei professori, che accoglie esclusivamente membri del partito comunista, e prepara gli insegnanti delle scuole superiori per la filosofia e le scienze sociali. Ogni ramo di ricerca scientifica, oltre essere rappresentato nell'istruzione superiore delle università e delle accademie, ha istituti superiori.
Una caratteristica particolare della U. R. S. S. è data dal grande numero di scuole per adulti: preparatorie per l'ammissione all'istruzione superiore (Facoltà operaie, Rabfak); "Scuole sovietiche e del Partito" che preparano funzionarî per il partito e per il governo; scuole per analfabeti.
Col 1933 l'istruzione elementare obbligatoria è stata introdotta per tutto il territorio della Russia propria. Essa si basa sui seguenti principî: unità di teoria e pratica; istruzione "politecnica" (conoscenza dei processi della produzione e dei più semplici strumenti di ogni industria); educazione fisica.
L'istruzione teorica deve sorgere dalla pratica. La preparazione intellettuale e di "cultura generale" procede di pari passo; in tutte le scuole vige il principio della coeducazione, e il principio di far partecipare i giovanetti ad opere di utilità sociale, per quanto è possibile.
Gli effetti della riorganizzazione scolastica sovietica hanno cominciato a manifestarsi positivamente nel 1927 per quanto riguarda l'istruzione superiore. L'ultima revisione generale di programmi e di ordinamenti per l'insegnamento delle varie discipline risale al 1930. Gl'istituti superiori preparano "specialisti in profondità" e "specialisti in estensione", che costituiscono poi il vero corpo dei dirigenti della vita economico-politica dello stato (con qualche analogia col corpo dei funzionari di cultura accademica uscenti dalle università tedesche tradizionali): dal "Commissariato del popolo per l'educazione" dipendono 164 di tali istituti, da quello dell'industria pesante 119, da quello per la protezione della salute 44, da quello per l'agricoltura 97; le "università comuniste" sono 54, oltre le scuole superiori dipendenti dall'industria leggiera, dai trasporti, ecc. L'insegnamento è uniforme in tutti gli istituti della medesima categoria.
La ricerca scientifica propriamente detta è curata da tutta una serie di istituti, società, accademie "di ricerca" con a capo l'Accademia panrussa delle scienze, cioè 7 accademie, 312 istituti panrussi di ricerche scientifiche, con 120 filiali; 330 istituti in repubbliche affiliate all'U. R.S.S., 95 uffici centrali dei laboratorî, dieci grandi biblioteche e 48 musei presso i quali viene compiuto lavoro scientifico. La prevalenza assoluta è data alle scienze fisiche, matematiche, e naturali; poi seguono le scienze economiche e sociali: che sono tutte curate con notevole larghezza di mezzi.
Le cure maggiori sono dovunque date all'istruzione elementare, per i bambini, come per gli adulti (lotta contro l'analfabetismo, che ha fatto salire dal 20% a più dell'80% la percentuale degli alfabeti dal 1927 al 1933); all'istruzione media tecnica; e alla ricerca scientifica superiore. La "cultura generale" a carattere non umanistico ma politico non è tuttavia affatto trascurata.
Non è trascurata neppure l'opera scolastica presso le minoranze nazionali: anche qui l'attività principale è quella contro l'analfabetismo. L'istruzione preparatoria-elementare e quella superiore vi sono state introdotte con istituzioni autonome solo dopo l'avvento dei sovieti, e sono, com'è naturale, al primo stadio di organizzazione e di sviluppo (a parte l'Ucraina): per es., nella repubblica turcomanna vi sono già 36 fra istituti di ricerca, stazioni sperimentali, laboratorî scientifici: fra i quali l'istituto del cotone, l'istituto di storia, quello di letteratura, delle lingue e di batteriologia.
Bibl.: A. Pinkevich, Science and education in the U. R. S. S., Londra 1935; per il periodo rivoluzionario e di trasformazione, S. Caramella, Le scuole di Lenin, Firenze 1925.