Ubaldo di Bastiano (o Sebastiano) da Gubbio
Visse nella prima metà del Trecento. È noto come autore del Teleutelogio, operetta latina filosofico-allegorica mista di prosa e di versi, composta di trenta conlationes distribuite in tre libri, in cui è figurato un freddo e retorico dialogo tra l'autore e la Morte. La cronologia del Teleutelogio, dapprima posta dal Mazzatinti dopo il 1337 sulla base di un'errata lettura di un passo (I 6) relativo a Giotto, è stata ragionevolmente fissata dallo Zingarelli al 1326-1327. Se si accetta questa datazione (valida in realtà solo per il primo libro, scritto in onore di Carlo d'Angiò duca di Calabria e signore di Firenze), nella terza collazione del terzo libro si leggerebbe la più antica notizia biografica relativa a Dante. Non è una fama molto lusinghiera quella di cui U. si fa portavoce: la Lussuria - dice la Morte, esponendone i funesti effetti - " Dantem Allagherii vestri temporis poetam, florentinum civem, tuae a teneris annis adolescentiae praeceptorem, inter humana ingenia naturae dotibus coruscantem et omnium morum habitibus rutilantem, adulterinis amplexibus venenavit ".
Più della testimonianza - non isolata - sui peccati di D., ha interessato gli studiosi l'accenno a un'attività di precettore svolta dal poeta. Si è discusso se U. sia stato discepolo dell'Alighieri a Gubbio (è stato facile combinare questa con la notizia dell'insegnamento dantesco al figlio di Bosone dei Raffaelli, e si è giunti a proporre l'identificazione tra questi e U., quando non ne era noto correttamente il nome) o a Bologna nel 1308-1309 (Zingarelli; qui U. studiò alla scuola del canonista Giovanni d'Andrea, per cui ha nel Teleutelogio parole di ammirazione) o a Ravenna. Non è chiaro in quale forma si sarebbe realizzato questo rapporto tra D. e U.: ad esempio lo stesso Zingarelli, dopo aver ipotizzato pubbliche lezioni bolognesi dell'Alighieri, nel 1931 affermava in modo meno impegnativo che si trattava " di maestri e scolari per via della conversazione e delle opere " (p. 754). L'estrema genericità del passo e la mancanza di attendibili dati biografici sull'eugubino rendono maggiormente convincente - oltre che più corretta metodologicamente e, in fondo, più significativa rispetto alla ‛ fortuna ' dantesca - la tesi del Novati, che nega ogni occasione d'incontro tra i due e intende la parola " praeceptor " in senso figurato, in accordo col tono di tutto il Teleutelogio. Il discepolato di U. sarebbe soltanto un fatto sentimentale e poetico, una lunga consuetudine di lettura: allo stesso modo D. a sua volta chiamava suo maestro e dottore Virgilio.
Bibl. - Il Teleutelogio è inedito: si conserva in due esemplari, uno trecentesco alla Marciana (molto vicino all'originale), uno del sec. XV alla Laurenziana. Dopo alcune indagini occasionali (per le quali si rinvia allo studio dello Zingarelli cit. più avanti, pp. 3-5 dell'estratto), la discussione sulla datazione dell'opera di U. e sul passo riguardante D. si sviluppò attraverso G. Mazzatinti, Il " Teleutelogio " di U. di Sebastiano da Gubbio. Opera inedita del secolo XIV, in " Archivio Stor. Ital. " s. 4, VII (1881) 263-276; N. Zingarelli, La data del " Teleutelogio " (per la biografia di D.), in " Studi di Letteratura Italiana " I (1899) 180-193, e, in estratto, Napoli 1899; F. Novati, Fu D. maestro di U. da Gubbio?, in " Biblioteca delle Scuole Italiane " XI (1899) 197-198; ID., Se D. abbia mai pubblicamente insegnato, in Indagini e postille dantesche, Bologna 1899. Cfr. sulla polemica Zingarelli-Novati il " Boll. Deputazione St. Patria Umbria " VI (1900) 120-121, e V. Cian, in " Boll. " VIII (1900-1901) 165-166. Sulle implicazioni del passo del Teleutelogio circa l'ipotetico soggiorno eugubino di D., e sulle relazioni di U. con la famiglia di Bosone, si vedano G. Mazzatinti, Bosone da Gubbio e le sue opere, in " Studi Filol. Romanza " I (1884) 277-334; O. Lucarelli, Memorie e guida storica di Gubbio, Città di Castello 1888, 357; A. Alunno, Bosone Novello de' Raffaelli poeta eugubino del sec. XIV, in " Boll. Deputaz. St. Patria Umbria " XXVII (1924) 13, 16-17; Zingarelli, Dante 494; E. Giovagnoli, Gubbio nella storia e nell'arte, Città di Castello 1932, 163-164.