ubertà
In tutti e due gli esempi ha il significato generico di " abbondanza ", " copiosità ", pur alludendo in modo indiretto alla " fertilità " di un suolo reso fecondo dalla ricchezza delle acque.
Con un'immagine non rara nella Bibbia (cfr. Ezech. 43, 2; Apoc. 1, 15) e in Virgilio (Georg. I 109-110; Aen. XI 296-299), il suono indistinto emesso dall'aquila prima di parlare è paragonato a un mormorar di fiume / che scende chiaro giù di pietra in pietra, / mostrando l'ubertà del suo cacume (Pd XX 21); con incisiva concisione di linguaggio, qui u. indica la pregnanza di acque della sorgente, collocata in vetta, da cui il fiume fluisce.
L'episodio del trionfo di Cristo si conclude con una commossa esaltazione della " abbondanza " di meriti e di letizia goduta da quegli spiriti: Oh quanta è l'ubertà che si soffolce / in quelle arche ricchissime che fuoro / a seminar qua giù buone bobolce! (Pd XXIII 130). Quale che sia il valore da attribuirsi a bobolce (v.), tutta la metafora, anch'essa di sapore biblico (cfr. Marc. 4, 3 ss.), s'incentra nell'allusione a un terreno " fecondo ", dove il seme non andò perduto.