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LANDI, Ubertino

di Daniela Morsia - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 63 (2004)
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LANDI, Ubertino

Daniela Morsia

Nacque a Piacenza il 25 giugno 1687 da Ippolito, conte di Rivalta e marchese di Gambaro, di antica e nobile casata piacentina, e Margherita dei conti Marazzani. Da questo matrimonio, oltre a Ubertino, nacquero Francesco, Ermellina, poi moglie del conte Domenico Scotti di Sarmato, e Flerida, sposata al marchese Gian Battista Mischi.

La famiglia, discendente da un potente clan gentilizio di origine medievale, era rimasta ai vertici della società piacentina in epoca viscontea-sforzesca e poi farnesiana, quando i suoi rami principali ricevettero titoli e investiture feudali. Ippolito, dottore in legge, ascritto nel 1687 al Collegio dei dottori e giudici, fu letterato e autore di opere storiche. Uomo di ampia cultura e appassionato bibliografo, fu probabilmente lui a instillare nel figlio la passione per le lettere.

In giovane età il L. fu inviato nel Seminario romano, per studi letterari e filosofici sotto la guida dei gesuiti. Il periodo capitolino ebbe grande importanza per la sua formazione. Si affacciò al mondo letterario, sollecitato da F.M. Gasparri, suo maestro di diritto canonico, ecclesiastico e arcade (Eurindo Olimpiaco), che gli permise di entrare in contatto con l'ambiente arcadico romano. Tale alunnato determinò in maniera significativa i suoi riferimenti letterari, facendolo entrare in contatto con A. Guidi e G.B.F. Zappi.

Nel 1706 tornò a Piacenza e poté dedicarsi allo studio e agli interessi che intanto aveva sviluppato per la letteratura francese. Mantenne tuttavia frequenti contatti con l'Arcadia romana, alla quale fu ascritto nel 1711. Nel 1713 il L. decise di intraprendere un lungo viaggio per l'Europa.

Il tour (7 apr. 1713 - 19 maggio 1714) ebbe come principali tappe Genova, Marsiglia, Parigi (dove fu dal 29 maggio al 19 luglio), Liegi, Colonia, Düsseldorf, Nimega, Amsterdam, Rotterdam, Lovanio e Bruxelles. A Calais si imbarcò per l'Inghilterra, dove soggiornò lungamente a Londra, per tornare nuovamente in Francia, dove si fermò ancora a Parigi (30 marzo - 27 aprile). Il 19 maggio fu di ritorno a Piacenza. Diversi anni più tardi, nel 1750, L. compì un altro viaggio, stavolta a Roma, in occasione dell'anno santo. I resoconti di questi viaggi sono conservati manoscritti nel Fondo Landi della Biblioteca comunale Passerini-Landi di Piacenza. Si tratta di tre volumi (Mss., 80, 81 e 82): Viaggi del pelegrino Ubertino Landi, Zibaldone famoso e Viaggio. Il primo, sul viaggio del 1713-14, è diviso in tre tomi, corrispondenti ai periodi 7 aprile - 14 luglio 1713, 14 luglio - 13 dic. 1713, 14 dicembre - 19 maggio 1714. Ha forma di giornale di viaggio, articolato in brevi proposizioni e rapide annotazioni, con descrizioni minute e attente di strade, paesaggi, personaggi incontrati, pranzi, ricevimenti e descrizioni di pratiche religiose, cui viene dato rilevante spazio. Ne emerge la fisionomia di un uomo attento e curioso, anche se incapace di comporre un organico quadro culturale, attratto in particolare dalle cerimonie pubbliche cui intervengono sovrani, nobiltà, autorità civili e religiose. Allo stesso viaggio si riferisce anche il quaderno intitolato Zibaldone famoso, diviso in cinque parti: Memorie di Fiandra, Memorie di Olanda, Memorie di Germania, Memorie di Inghilterra, Descrizione dei dintorni di Parigi. Pur trattandosi di appunti slegati e frammentari, vi si trovano informazioni interessanti sulle realtà visitate e sulla vita quotidiana, quali non si riscontrano di solito nelle memorie di viaggio. Il Viaggio del 1750, meno interessante, è invece una sorta di registro di nomi, distanze, tappe e spese, annotate nel corso del viaggio effettuato tra il 2 marzo e il 20 luglio 1750 per recarsi a Roma e a Napoli.

Gli anni trascorsi a Roma, il lungo viaggio europeo del 1713-14, la preparazione umanistica, fondata su un'ampia conoscenza delle lingue classiche e la posizione della famiglia resero il L. autorevole nell'ambiente culturale piacentino, ove assunse un ruolo di animatore e rappresentò con coerenza e puntualità le direttive di poetica arcadica, assimilate nel soggiorno romano, che si andavano affermando in molte città italiane. Fu dapprima autore di un sonetto apparso nei Componimenti poetici nelle gloriosissime nozze della serenissima sig. principessa Elisabetta Farnese colla maestà di Filippo V re delle Spagne (Piacenza 1714, p. 12), ultimo atto dell'Accademia degli Spiritosi, fondata a Piacenza nel 1654, che aveva rappresentato, pur in un orizzonte rimasto al di là di ogni preoccupazione di utilità sociale, un campo di sperimentazione letteraria più esteso rispetto alla corte farnesiana.

Nel gennaio 1715, tredici dei sedici fondatori della colonia arcadica di Trebbia, istituita con il motto Dulcedine capta, visitarono gli Spiritosi. Il desiderio di rinnovare l'esperienza arcadica nella propria città fu avvertito da diversi intellettuali piacentini, ma in particolare dal L. e da B. Morando, quest'ultimo in contatto epistolare con G.M. Crescimbeni già dal 1690.

L'Archivio dell'Arcadia presso la Biblioteca Angelica di Roma conserva trenta lettere (Mss., 21, 27 e 28), datate tra 1690 e 1716, di intellettuali e arcadi piacentini a Crescimbeni, nella sua funzione di custode generale. E proprio il L., in una lettera del 4 febbr. 1715, ringraziò Crescimbeni per avere ratificato la fondazione della colonia piacentina (Pareti - Baucia, pp. 169 s.). La prima adunanza della colonia Trebbiense, nell'agosto 1715, trattò della fondazione. Il L., ascritto con il nome di Atelmo Leucasiano, ebbe un ruolo fondamentale nello stabilirne i valori fondanti, orientati a una produzione occasionale, encomiastica e disimpegnata, sviluppata sulla scorta delle lirica chiabreresca e caratterizzata in prima istanza dalla ricerca della facilità comunicativa (Raboni, p. 303).

Di questo primo atto di vita e delle vicende della colonia piacentina fino ai primi anni Cinquanta rimane testimonianza in due voluminosi manoscritti della Biblioteca comunale Passerini-Landi di Piacenza (Comunale, 294; Pallastrelli, 106), che raccolgono i temi trattati durante le adunanze. L'attività poetica dell'Arcadia piacentina, segnata da una spiccata caratterizzazione nobiliare, fu improntata prevalentemente all'esercizio della poesia d'occasione e celebrativa, con una stretta aderenza al progetto culturale crescimbeniano. L'adesione e la consonanza con gli ambienti arcadici romani sono provate anche dalla cospicua presenza dei piacentini della colonia Trebbiense nelle Rime degli Arcadi. Per quanto riguarda il L., si trovano suoi componimenti nei volumi VII (20 sonetti, 1 canzonetta e 1 polimetro, pp. 79-99) e VIII (10 sonetti, pp. 66-75) delle Rime degli Arcadi, pubblicati a Roma rispettivamente nel 1717 e nel 1720. Inoltre nella Raccolta di varj poemetti lirici, drammatici, e ditirambici degli Arcadi (Roma 1722, pp. 350-354) è presente un suo ditirambo. Si tratta di rime che "attestano una certa disponibilità stilistica del giovane Landi, che alterna momenti di maggiore sentore secentista a una maggiore scioltezza descrittiva e di medietà comunicativa, visibile soprattutto nelle canzonette, nelle egloghe e nel lungo ditirambo, dove la puntuale influenza soprattutto di Zappi e Redi è risolta in una tendenza verso la precisione lessicale e la risoluzione dell'andamento sintattico entro il congegno metrico prescelto" (Raboni, p. 302).

Le testimonianze sul ruolo del L. nell'elaborazione di modelli poetici e linguistici sono estremamente significative, e segnano il passaggio da rime per monacazioni a raccolte più autoreferenziali. Notevoli, quanto alla sperimentazione tecnica, sono l'egloga La celebre grotta diColorno, in Rime degli Arcadi della colonia di Trebbia sopra il nobilissimo giardino di Colorno (Piacenza 1721, pp. 84-100), e il canto d'apertura (a conferma della posizione eminente del L. nel gruppo arcadico piacentino) in Le nozze del serenissimo Antonio Farnese con la serenissima Enrichetta d'Este principessa di Modena (Piacenza 1728, pp. 1-14). Pure un canto del L. aprì il Poema della Comunità di Piacenza umiliato alla reale serenissima altezza di Carlo infante di Spagna duca di Piacenza Parma e gran principe di Toscana nel suofaustissimo arrivo nella nostra città (Piacenza 1732, pp. 1-6). La produzione letteraria del L. si svolse tutta sotto l'insegna della militanza nell'Arcadia, che fu "la possibilità offerta ai piacentini di giocare in tal modo la carta della sprovincializzazione, ottenendo di fatto il riconoscimento della non perifericità culturale e del ruolo di intellettuale" (Pareti - Baucia, pp. 190 s.).

Presso la Biblioteca comunale Passerini-Landi sono conservati diversi manoscritti del L.: Landi, 107 (sette volumi di sonetti e canti); 168 (un volume di sonetti); 222 (Dissertazione sopra la produzione de fulmini recitata nell'Accademia Fisico-medico-matematica l'anno 1722 del marchese Ubertino Landi); Pallastrelli, 301 (Rime del marchese Ubertino Landi tra gli Arcadi Atelmo Leucasiano, pastore della colonia di Trebbia). Interessante per la vita della colonia è poi il ms. Pallastrelli 108 che raccoglie gli articoli necrologi di pastori defunti, compilati dal L. e spediti all'Arcadia romana (biografie di Luigi Suzani, Gregorio Costa, Daniele Scotti, Bernardo Morando, Gaetano Aimi, Giovanni Arcelli, Giambattista Conti, Gottardo Pallastrelli e Antonio Scotti). Testimone di omogeneità e di apertura verso gli sviluppi della lirica settecentesca italiana, il L. ebbe rapporti con numerosi intellettuali. L'esame della corrispondenza con L.A. Muratori e con A. Vallisnieri restituisce al personaggio un'immagine articolata e complessa che permette di intravedere il peso della sua figura nella fittissima rete dei rapporti culturali del tempo. In particolare con Vallisnieri, che fu un punto di riferimento irrinunciabile dei dibattiti scientifici europei dei suoi tempi, il L. condivideva numerosi interessi fisico-matematici che lo spinsero, nel 1721, a promuovere insieme con Diego Revillas, abate del monastero di S. Savino, un'Accademia fisico-medico-matematica, per la quale compose il discorso inaugurale il Ragionamento accademico d'Atelmo Leucasiano pastore arcade intorno al frumento bucato e inverminato e l'operetta Del nascimento dei funghi secondo l'ipotesi del sig. Antonio Vallisneri, dissertazione del sig. march. Ubertino Landi recitata in Piacenza nell'Accademia Fisico-medico-matematica l'anno 1723, opere pubblicate nei Supplementi al Giornalede' letterati d'Italia rispettivamente nel t. I (Venezia 1722, pp. 1-31) e nel t. III (Venezia 1723, p. 291).

Il legame più stretto, anche di amicizia personale, fu con C.I. Frugoni, con il quale il L. aveva in comune la facilità a verseggiare, e che gli fu vicino nei difficili momenti della morte, avvenuta in tenera età, dei figli, avuti dalla moglie Anna Caterina dei conti Scotti di Sarmato, defunta nel 1758. L'influsso del L. sull'opera dell'abate genovese, più volte ospite al castello di Rivalta, fu tale da far parlare Calcaterra di "prefrugonianesimo" (Calcaterra, 1920, passim).

Il legame stabilito con altri arcadi lo portò anche a partecipare alla compilazione, a più voci, del poema giocoso in venti canti in ottava rima Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno (Bologna 1736) che riprendeva la materia già trattata da G.C. Croce.

Il L. morì a Piacenza il 17 febbr. 1760 e fu sepolto nella chiesa di S. Pietro.

Fonti e Bibl.: Piacenza, Biblioteca comunale Passerini-Landi, Schede Rapetti, Personaggi, s.v.; L. Cerri, Appendice alle Memorie per la storia letteraria di C. Poggiali, Piacenza 1897, pp. 37-39; E. Bertana, Il Parini tra i poeti giocosi del Settecento, in Giorn. stor. della letteratura italiana. Suppl., I (1898), pp. 44 s.; L. Mensi, Diz. biogr. piacentino, Piacenza 1899, s.v.; Epistolario di Lodovico Antonio Muratori, a cura di M. Campori, II, VI-IX, XI, Modena 1901-22, ad indices; F. Picco, Nei paesi dell'Arcadia. La colonia Trebbiense, in Boll. stor. piacentino, I (1906), pp. 21-27, 49-65, 145-157; F. Colagrosso, Un'usanza letteraria in gran voga nel '700, Firenze 1908, pp. 13, 16, 172 s.; S. Fermi, Postille inedite di Vincenzo Monti alle rime di alcuni arcadi piacentini, in Boll. stor. piacentino, V (1910), pp. 241-244; M. Casella, Le origini di Piacenza e una dotta polemica intorno ad esse, Piacenza 1912, p. 18; M. Dardana, Un letterato piacentino del secolo XVIII (U. L.), Piacenza 1914; F. Picco, I soggiorni in Piacenza di C.I. Frugoni, Piacenza 1914, passim; C. Calcaterra, Storia della poesia frugoniana, Genova 1920, passim; G. Natali, Storia letteraria d'Italia. Il Settecento, Milano 1929, pp. 671, 677, 1032; C. Calcaterra, Il barocco in Arcadia ed altri scritti sul Settecento, Bologna 1950, pp. 51, 171, 177; G. Drei, I Farnese, grandezza e decadenza di una dinastia italiana, a cura di G. Allegri Tassoni, Roma 1954, pp. 280 s.; W. Binni, Preromanticismo italiano, Napoli 1959, p. 254; Storia della letteratura italiana. Il Settecento, VII, a cura di E. Cecchi - N. Sapegno, Milano 1968, p. 409; Le antiche famiglie di Piacenza e i loro stemmi, a cura di G. Fiori et al., Piacenza 1979, p. 256; Le istituzioni dei Ducati parmensi nella prima metà del Settecento, a cura di S. Di Noto, Parma 1980, p. 99; R. Schippisi, Appunti per una rilettura dei viaggi di U. L., in Arch. stor. per le provincie parmensi, XXXIV (1982), pp. 295-302; Il "grand tour" e un viaggio italiano di un aristocratico piacentino: U. L., in La regione e l'Europa. Viaggi e viaggiatori emiliani e romagnoli nel Settecento, a cura di E. Guagnini, Bologna 1986, pp. 59-69, 325 s.; A. Vallisnieri, Epistolario, a cura di D. Generali, I-II, Milano 1991-98, ad ind.; P. Pareti - M. Baucia, Per la storia dell'Arcadia: gli esordi della colonia Trebbiense, in Boll. stor. piacentino, LXXXVIII (1993), pp. 165-210; G. Raboni, La letteratura in età farnesiana, in Storia di Piacenza. Dai Farnese ai Borbone (1545-1802), I, Piacenza 1999, pp. 299-310.

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