ubiquitous computing
Innovativo modello di interazione uomo-macchina prefigurato per la prima volta nel 1988 da Mark Weiser, ricercatore allo Xerox PARC (Palo Alto Research Center, in California). Le basi gettate dall’approccio teorico di Weiser delineano uno scenario tecnologico in cui viene superata la necessità di utilizzare il tradizionale personal computer: mentre quest’ultimo ha segnato un’epoca in cui la relazione uomo-macchina è stata del tipo ‘un computer per ogni utente’, l’epoca dell’ubiquitous computing ridefinisce la relazione secondo il principio di molti computer (o strumenti equivalenti) per ciascun utente. La radicale discontinuità che questa visione introduce rispetto al modello precedente, risiede tanto nel voler modificare le condizioni della presenza, nella vita delle persone, degli strumenti che elaborano informazioni, quanto nell’intento di assegnare a tali strumenti compiti e funzioni che si rendano meno invadenti nei confronti degli utenti, operando quindi con un grado di relativa autonomia. I progressi della microelettronica e delle telecomunicazioni, che avanzano parallelamente all’integrazione dei vari sistemi tecnologici e alla tendenza verso un networking diffuso, consentono di concepire un mondo in cui l’individuo non debba più avere il peso della gestione diretta e continua dei dispositivi di calcolo. Questi, infatti, oltre a poter dialogare con l’utente, sono immersi in un ambiente interconnesso che li fa dialogare tra loro, rendendo possibile l’esecuzione automatizzata di una gamma sempre crescente di operazioni. La tradizionale macchina-computer, con le sue frequenti richieste di intervento rivolte all’utilizzatore, lascia la sua collocazione – materiale e simbolica – per moltiplicarsi e rendersi invisibile: la capacità di elaborare informazioni diventa onnipresente in quanto si nasconde capillarmente nell’ambiente quotidiano degli individui. Quello dell’ubiquitous computing si è consolidato nel tempo come un vero e proprio campo di ricerca, e i ricercatori che vi sono impegnati studiano soluzioni per l’interfacciamento dei dispositivi e la dislocazione delle capacità elaborative in un ventaglio assai ampio di applicazioni, come per es. nel caso della domotica e del wearable computing (tecnologie indossabili in grado di trattare informazioni).