UDALRICO di Eppenstein
UDALRICO (Oudalricus, Ulricus, Uodalricus, Wolricus) di Eppenstein. – Figlio di Marquardo IV di Eppenstein (morto nel 1076), membro della famiglia che ebbe per un lungo periodo il Ducato di Carinzia, e di Liutbirg, nacque in data imprecisata, forse attorno al 1060.
Dal matrimonio, generalmente posto tra il 1040 e il 1050, nacquero numerosi figli e Udalrico fu tra i minori. Si conoscono i nomi di altri quattro fratelli maschi e di una sorella: Marquardo V, premorto al padre nel 1072, Liutoldo (morto nel 1090), Enrico (morto nel 1122), Ermanno (morto nel 1087) ed Edvige, sposa di Engelberto I di Spanheim-Lavant.
Quando, nel 1077, Udalrico fu scelto da Enrico IV come abate dell’abbazia di San Gallo, fu descritto come iuvenis e parente (cognatus) del re; il quale effettivamente lo qualificò come «fidelis noster et dilectissimus consanguineus» in più di un documento (Diplomatum regum et imperatorum Germaniae, 1978, nn. 431, 432, pp. 576-578). Verosimilmente la nonna paterna di Udalrico (Beatrice/Brigida) era sorella dell’imperatrice Gisella, nonna di Enrico.
La fonte che più di altre consente di ricostruire la vita di Udalrico è la Continuatio casuum Sancti Galli (a cura di G.H. Pertz, 1829, pp. 156-160), ma essa tace completamente sulle ragioni della sua ‘vocazione’ monastica e ha un solo fugace cenno circa la sua formazione culturale. Sono invece immediatamente evidenti le motivazioni politiche e militari della decisione del sovrano, nel contesto del conflitto che si era aperto in Germania tra lui e Rodolfo di Svevia.
Di ritorno verso la Germania, dopo l’episodio di Canossa nella primavera del 1077, Enrico IV depose dal Ducato di Carinzia Bertoldo di Zähringen sostituendolo con Liutoldo, fratello di Udalrico. Quest’ultimo fu promosso all’abbaziato di San Gallo (settembre 1077), pur non essendone monaco, secondo quanto afferma il cronista Bertoldo di Reichenau, che abbina questa elezione a quella di Enrico, canonico di Augusta e cappellano del re, a patriarca di Aquileia e successore di Sigeardo (Die Chroniken Bertholds von Reichenau..., a cura di I.S. Robinson, 2003, p. 298).
Udalrico si trovò immediatamente in conflitto contro l’abate di Reichenau, Eccardo, vicino alle posizioni di Rodolfo e gregoriane, che aveva tentato in precedenza di installare ‘canonicamente’ a San Gallo un proprio aderente (p. 271). I due abati – entrambi giovani, nobili, litterati, anche se Udalrico è reputato più magnanimo e capace di mantenere salda la fedeltà dei suoi aderenti, sia pure meno numerosi di quelli del suo avversario (Continuatio casuum Sancti Galli, cit., 1829, p. 156) – furono protagonisti di un lungo scontro, anche armato, che mescolava ragioni familiari-dinastiche, rispettivamente della famiglia Eppenstein e degli Zähringen, con la guerra interna in Germania per il controllo del regno ed europea nella più ampia ‘lotta per le investiture’.
Il cronista sangallese mantiene sempre un giudizio di favore verso il proprio abate, sebbene riconosca che talvolta agì aliquantulum regulae modum excedens (ibid.). Nel 1079 Udalrico riuscì per un breve periodo a impossessarsi anche dell’abbazia di Reichenau, sfruttando la voce che Eccardo fosse morto, ma dovette ben presto rinunciare a causa dell’intervento di Bertoldo II di Zähringen e del ritorno di Eccardo. San Gallo fu quindi assaltato per quattro volte, ma Udalrico resistette, così come respinse un tentativo di soppiantarlo da parte di Ermanno di Lussemburgo, che aveva nominato un altro abate. Udalrico fu dunque il maggiore e più tenace alleato di Enrico IV in uno scacchiere che vedeva quali suoi principali avversari lo stesso Bertoldo II di Zähringen e suo fratello Gebhard, eletto vescovo di Costanza di parte gregoriana nel 1084.
Tanta fedeltà fu ricompensata con la nomina, forse nell’aprile del 1086, a patriarca d’Aquileia, ufficio vacante sin dal febbraio del 1085. L’antipapa Clemente III concesse a Udalrico il pallio e gli permise di mantenere anche la guida di San Gallo. Secondo il cronista si trattò di un evento provvidenziale, perché chi gli contendeva l’ufficio abbaziale fu intimorito dal fatto che Udalrico fosse «tanto honore sublimatus» e desistette dal tentativo di usurpazione (ibid., p. 159).
Al di là delle contingenze, il provvedimento di Enrico IV non era casuale, ma proseguiva un piano orientato a consolidare una rete di alleanze e di fedeltà familiari con la creazione di blocchi territoriali di vasta portata (Cammarosano, 1988, p. 90). La nomina di Udalrico a patriarca, infatti, era coerente con una politica di favore verso i fratelli Eppenstein. Liutoldo era duca di Carinzia dal 1077. Fu suo successore il fratello Enrico (1090-1122), che era stato prima marchese di Carniola e d’Istria. Il quarto fratello, Ermanno, era stato creato antivescovo di Passau, nel 1085, anche se morì dopo soli due anni. Il controllo del patriarcato aquileiese fu sempre tra le priorità di Enrico IV e la scelta di Udalrico testimonia una fiducia che non venne meno con Enrico V. Dal punto di vista aquileiese, furono gli anni in cui fu forse più intensa la signoria territoriale degli ordinari.
Il primo quinquennio di patriarcato di Udalrico non ha lasciato tracce evidenti di una sua presenza in Friuli. Egli fu impegnato nel 1091-92 nel tentativo di scalzare il vescovo di Costanza Gebhard di Zähringen, ma senza successo. Ne seguirono ulteriori scontri armati, sino a quando fu stipulato, in data imprecisata, un accordo di pace, che consentì a Udalrico di mantenere il controllo di San Gallo, anche mentre soggiornava ad Aquileia. La ricca signoria patriarcale gli permise di mostrare la propria munificenza. Dopo avere raggiunto la pace, ricompensò i suoi fautori a San Gallo «vel in patriarchatu secum ducens, ibi honoribus et rebus ampliando exaltavit» (Continuatio casuum Sancti Galli, cit., p. 160). Ciò lascia intendere a quale prezzo Udalrico abbia potuto mantenere robusta la fedeltà delle proprie clientele.
La trama dei documenti non è fitta, ma nei primi anni Novanta il suo legame con l’imperatore Enrico IV è ribadito dal ripristino della concessione della marca di Carniola (1093), già donata a Sigeardo (1077), e dalla sottomissione del vescovado di Pola (1093), che completava il dominio aquileiese su tutti gli episcopati istriani. La marca d’Istria, in quel periodo, era affidata a Poppo di Weimar-Orlamünde, genero di Edvige, sorella di Udalrico. Probabilmente sempre al 1093 risale un diploma di Udalrico con il quale confermò ai canonici di Aquileia la rinuncia del fratello Enrico, duca di Carinzia, ai diritti di avvocazia sui beni del capitolo. Al di là dei contenuti, il documento manifesta il costante legame del patriarca con gli interessi ben più estesi della sua famiglia, nel vasto gioco di relazioni che la correlava ai principali attori del confronto tra regno e sacerdozio.
Negli anni successivi i documenti mancano, ma non c’è ragione di pensare che Udalrico e gli Eppenstein abbandonassero la fedeltà a Enrico IV, scelta che costò al patriarca la scomunica di Urbano II (P.F. Kehr, Italia pontificia, 1923, n. 73). Vi sono però indizi di un loro rapido transito verso il campo di Enrico V, quando questi si sollevò contro il padre (1105). Pio Paschini (1913, p. 287) ritiene che Pasquale II abbia riconosciuto Udalrico legittimo patriarca nel contesto di riconciliazione del sinodo di Guastalla (1106). Tra il febbraio e l’aprile del 1111 Udalrico fu custode del papa, dopo che Pasquale era stato catturato dall’imperatore, in seguito alla mancata attuazione dell’accordo di Sutri. Il fatto è ricordato senza acrimonia dalle fonti filopapali, segno di un atteggiamento quantomeno prudente del patriarca.
Dopo questo episodio, le notizie che lo riguardano sono evanescenti, anche se Paschini (1913, pp. 289-291) suppone che abbia avuto un ruolo nel conflitto tra il fratello Enrico e l’arcivescovo di Salisburgo, conclusosi con la vittoria di quest’ultimo (1121) e l’umiliazione del duca di Carinzia.
Nelle sue vesti di ordinario aquileiese, Udalrico mostrò sollecitudine verso i monasteri, sebbene i documenti superstiti siano di problematica datazione e interpretazione. Sicuramente intervenne nella vita della badia di Rosazzo, nata come canonica regolare agostiniana e beneficiata dal padre Marquardo IV, donandole la chiesa di Sant’Andrea nei pressi di Capodistria e introducendovi la regola benedettina insieme con un nucleo di monaci provenienti da Millstatt. Si prese cura di eseguire le volontà del conte Cacellino, della stirpe degli Ariboni, e con i beni lasciati a disposizione da costui istituì l’abbazia di Ebendorf, in Carinzia. Il documento di istituzione, falsificato e conosciuto mediante una copia del XIII secolo, è datato 1106. Ancor più problematica la documentazione relativa all’abbazia di San Gallo di Moggio. La carta con cui veniva dotata è datata 1072, ma gli studi di Reinhard Härtel hanno mostrato che si tratta di un documento costruito verosimilmente tra il 1136 e il 1184, sebbene si riferisca a una reale azione di Udalrico, presumibilmente collocabile tra il 1118 e il 1119. La dedicazione a s. Gallo e la presenza di reliquie provenienti dall’abbazia svizzera confermano l’intervento di Udalrico, che consacrò il monastero nell’estate del 1119.
Forse attorno al 1113 Udalrico fece restaurare la chiesa in rovina di San Giovanni in Tuba (nelle vicinanze di Duino) e la consegnò al monastero aquileiese della Beligna. La concessione fu confermata da un secondo documento redatto poco prima della morte, laddove Udalrico si disse «iam in senectute positus» (C. Scalon, Diplomi patriarcali, 1983, p. 28: 1120 circa). Documenti successivi alla sua morte lo indica-no come fondatore degli ospedali di Chiusaforte e di Aquileia, nonché come benefattore delle monache di Santa Maria di Aquileia.
Morì nel 1121. Il necrologio di Aquileia, come quello di San Gallo, annota la morte al 13 dicembre e ne ricorda la donazione delle decime di Sottoselva ai canonici. Il corpo fu tumulato nella cattedrale.
Un anno dopo morì anche il fratello Enrico, duca di Carinzia, e con lui si estinse la famiglia degli Eppenstein.
Fonti e Bibl.: Continuatio casuum Sancti Galli, a cura di G.H. Pertz, in MGH, Scriptores, II, Hannoverae 1829, pp. 156-160; P.F. Kehr, Italia pontificia, VII, Venetia et Histria, 1, Provincia Aquileiensis, Berolini 1923, pp. 33 s.; Heinrici IV. diplomata, in MGH, Diplomatum regum et imperatorum Germaniae, IV, pars II, Hannoverae 1978, nn. 431, 432, pp. 576-578; Necrologium Aquileiense, a cura di C. Scalon, Udine 1982, p. 374; C. Scalon, Diplomi patriarcali. I documenti dei patriarchi aquileiesi anteriori alla metà del XIII secolo nell’Archivio capitolare di Udine, Udine 1983, nn. 2-4, pp. 25-28; Die Chroniken Bertholds von Reichenau und Bernolds von Konstanz 1054-1100, a cura di I.S. Robinson, in MGH, Scriptores rerum Germanicarum, XIV, Hannover 2003, pp. 271, 298.
P. Paschini, Vicende del Friuli durante il dominio della casa imperiale di Franconia, in Memorie storiche forogiuliesi, IX (1913), pp. 277-291, 333-352; E. Klebel, Zur Geschichte der Patriarchen von Aquileja, in Carinthia I, CXLIII (1953), pp. 326-352; H. Schmidinger, Patriarch und Landesherr. Die weltliche Herrschaft der Patriarchen von Aquileja bis zum Ende der Staufer, Graz-Köln 1954, ad ind.; O. Feger, Geschichte des Bodenseeraumes, I-II, Lindau-Konstanz 1958, pp. 34-36, 43-46; K.-E. Klaar, Die Herrschaft der Eppensteiner in Kärnten, Klagenfurt 1966; P. Paschini, Storia del Friuli, Udine 1975, pp. 242-252; G. Cuscito, L’epigrafe metrica del patriarca Vodolrico I di Eppenstein (1086-1121) a San Giovanni del Timavo, in Studi monfalconesi e duinati, Udine 1976, pp. 77-95; J. Duft - A. Gössi - W. Volger, Die Abtei St. Gallen. Abriss der Geschichte. Kurzbiographien der Äbte. Das stift-sanktgallische Offizialat, St. Gallen 1986, pp. 34 s., 121 s.; P. Cammarosano, L’alto medioevo: verso la formazione regionale, in Storia della società friulana. Il medioevo, a cura di P. Cammarosano, Tavagnacco 1988, pp. 9-155 (in partic. pp. 90-100); G. Gänser, Die Mark als Weg zur Macht am Beispiel der ‘Eppensteiner’, in Zeitschrift des Historischen Vereines für Steiermark, LXXXIII (1992), pp. 83-125, LXXXV (1994), pp. 73-122; R. Härtel, Le fonti diplomatiche e la fondazione dell’abbazia di Moggio, in Le origini dell’abbazia di Moggio e i suoi rapporti con l’abbazia svizzera di San Gallo, Atti del Convegno internazionale, Moggio... 1992, Udine 1994, pp. 17-44; W. Volger, U. di Eppenstein e l’abbazia di San Gallo di Moggio, ibid., pp. 45-64; R. Härtel, Le fonti dell’abbazia di Rosazzo e i conti di Gorizia, in Da Ottone III a Massimiliano I. Gorizia e i conti di Gorizia nel Medioevo, a cura di S. Cavazza, Mariano del Friuli 2004, pp. 137-203; Id., Eppenstein (di) Ulrico, patriarca di Aquileia, in Nuovo Liruti. Dizionario biografico dei friulani, I, Il medioevo, a cura di C. Scalon, Udine 2006, pp. 280-287.