UDINE
(Udene, Utinis nei docc. medievali)
Città del Friuli-Venezia Giulia, capoluogo di provincia.Il primo documento scritto relativo alla città, citata nella forma latinizzata Udene, risale all'11 giugno 983 (MGH. Dipl. reg. imp. Germ., II, 1888, pp. 360-361, nr. 304): si tratta della conferma, da parte dell'imperatore Ottone II (973-983), al patriarca di Aquileia Radolado di cinque castelli, tra cui quello di Udine. L'origine della città è da mettere in collegamento con il fenomeno dell'incastellamento, diffuso soprattutto a partire dal sec. 10°, anche se le prospezioni archeologiche hanno rilevato consistenti tracce di umanizzazione in età precedenti, con reperti databili tra 6° e 7° secolo.
Sebbene non vi siano prove certe che attestino sul colle anche l'esistenza di una pieve (S. Maria di Castello), citata per la prima volta nel 1188 (Kehr, 1899), di cui viene specificata la vicinanza al castello solo a partire dal 1293 ("ecclesie Sancte Marie de castro Utini"), una serie di analogie con i casi documentati archeologicamente delle pievi di S. Lorenzo a Buia e di S. Margherita del Guagno, menzionate come castelli, similmente a U., nel citato diploma del 983, fa propendere per questa ipotesi. L'attuale edificio, al di là dei restauri del 1928-1930 (Valentinis, 1930) e 1946-1949 (Dodici anni, 1958, pp. 81-83), è a tre navate con una suddivisione in arcate che non è quella originaria, che prevedeva cinque arcate a tutto sesto (Furlan, 1965). A un edificio precedente sono state riferite le tracce di fondazione scoperte negli anni 1930-1940, di cui rimane ardua la collocazione cronologica e a cui sono stati collegati i frammenti di recinzioni presbiteriali variamente datati tra il sec. 6° e l'8° (Tagliaferri, 1981, pp. 491-497). A un'unica campagna costruttiva sembrano appartenere i muri perimetrali, compresi gli emicicli absidali (già ascritti invece a età longobarda; Valentinis, 1930, pp. 20-21). La cornice ad archetti pensili a coronamento delle absidi, a cui è sovrapposta in quella centrale una cornice a denti di sega, le monofore doppiamente strombate, la tecnica muraria (confrontabile con le parti originarie dell'abbazia di S. Pietro di Rosazzo) e la tipologia planimetrica lasciano supporre una datazione al secondo quarto del 12° secolo.L'edificio nel corso del sec. 15° subì radicali trasformazioni. Le pitture murali scoperte nel 1928 nell'abside destra, raffiguranti la Deposizione dalla Croce, i dodici apostoli e, sull'arco dell'abside, Caino che offre il loglio, di cui è andato perduto il pendant con l'offerta di Abele - secondo uno schema iconografico assai diffuso in area transalpina tra il sec. 12° e il 13°, di cui esistono numerose attestazioni iconografiche del 14° -, costituiscono una preziosa testimonianza della cultura figurativa entro la metà del 13° secolo.La crescita urbana di U. iniziò nel sec. 13° e culminò con la realizzazione di una seconda cinta muraria, che racchiudeva i lotti abitativi disposti ai piedi del colle del castello, lungo l'od. via Mercato Vecchio. Verso l'inizio dell'od. via Manin si ergeva la prima loggia comunale, esistente già nel 1261, da cui provengono gli ampi frammenti di recente recuperati dalla Soprintendenza, raffiguranti episodi della guerra di Troia, menzionati in un documento del 1364 (Cozzi, 1980).Gli storici parlano addirittura di cinque cerchie murarie che si sarebbero susseguite fino alla prima metà del sec. 14°, in base alla lettura delle fonti documentarie. Tali ipotesi sono smentite dai dati archeologici recentemente emersi (Barzon, in corso di stampa). La chiesa di S. Francesco, eretta a partire dal 1260, fu consacrata dal patriarca Gregorio di Montelongo (1251-1269) nel 1266. Il compimento della fabbrica si protrasse almeno fino all'inizio del secolo successivo, come mostrano un legato del 1266 e il ritrovamento di un denaro aquileiese coniato dal 1302 nella zona inferiore della facciata (Santini, 1994a, p. 193). La struttura è a navata unica con transetto terminante in tre absidi a terminazione rettilinea. Il Necrologium Conventus PP. Minorum, redatto a partire dal 1331, menziona la consacrazione di nuovi altari, come quello di S. Lucia, costruito sopra il tramezzo nel 1336, e l'apertura della cappella del Capitolo delle Colpe.L'edificio, danneggiato dai bombardamenti del 1944, conserva importanti testimonianze pittoriche, dalla decorazione della cappella centrale con i simboli degli evangelisti e un imponente Lignum vitae sulla parete destra, opera di un pittore veneziano attivo entro il primo quarto del sec. 14°, ai santi francescani sulla parete di fondo dell'abside e all'Annunciazione sull'arco trionfale, di cultura giottesca-riminese (Zuliani, 1996, p. 30). Nella cappella destra, costituiscono esempi di primo giottismo i due strati, susseguitisi quindi a breve distanza, entrambi raffiguranti l'Annunciazione. Un piccolo frammento di un Compianto conservato sulla navata è stato messo in riferimento alla presenza di Vitale da Bologna (v.), citato come testimone in un documento del 1348 (Santini, 1994a; 1994b). L'arrivo di Vitale a U., probabilmente chiamato proprio dai Francescani, visto che il pittore aveva eseguito importanti commissioni per lo stesso Ordine a Bologna, condizionò lo svolgersi della cultura pittorica friulana per tutto il corso del secolo. Vitale realizzò per il patriarca Bertrando di Saint-Geniés gli affreschi del duomo di Udine.L'edificio, costruito dal patriarca Bertoldo di Andechs (1218-1251) e dedicato a s. Odorico, divenne la chiesa matrice nel 1263, quando il patriarca Gregorio di Montelongo vi istituì un collegio di canonici e vi trasferì i diritti di pieve dalla chiesa di S. Maria di Castello. La chiesa è stata ampliata in diverse e complesse campagne costruttive. All'età di Bertrando sono riconducibili l'ampliamento del capocroce con cinque cappelle e la costruzione del battistero iniziata nel 1348 (Casadio, Furlan, Valenzano, in corso di stampa). Bertrando, dopo aver consacrato il duomo nel 1335, diede l'avvio all'ingrandimento delle cappelle.Nel 1348 Vitale eseguì gli affreschi del coro con Storie del Vecchio e del Nuovo Testamento, scoperti nel 1968-1970 (Casadio, 1990). Del ciclo rimangono solo sei comparti frammentari strappati. Il maestro con la bottega realizzò il ciclo dedicato a s. Nicolò, nell'omonima cappella commissionatagli dalla Corporazione dei fabbri. Ancora a Vitale sono stati attribuiti i lacerti della cappella di S. Antonio (Skerl Del Conte, 1987).Alle relazioni di Bertrando, che si era distinto presso la corte papale di Avignone, si deve probabilmente la commissione di un prezioso altarolo portatile a Matteo Giovannetti, oggi smembrato in più collezioni (Todini, 1988); lo stesso patriarca ordinò l'arca per riporre le reliquie dei ss. Ermagora e Fortunato nella basilica di Aquileia, che fu poi trasportata nel duomo di U. e destinata nel 1353 a raccogliere le spoglie del medesimo Bertrando ucciso nel 1350. Tale opera rompe con la tradizione veneziana, ben esemplata in città dalla prestigiosa tomba del Beato Odorico da Pordenone (dal 1930 conservata nella chiesa della Madonna del Carmine), opera dello scultore veneziano Filippo de Sanctis, che fu pagato nel 1331 e 1332 (Wolters, 1976, I, pp. 157-159, nr. 22), e importa gli schemi diffusi in Lombardia da Giovanni di Balduccio (Wolters, 1976, I, pp. 185-186, nr. 69).
Bibl.:
Fonti inedite. - Necrologium Conventus PP. Minorum, Udine, Bibl. Civica, Fondo Principale, MS 361/II, fasc. 3.
Fonti edite. - V. Joppi, Udine prima del 1425, in Statuti e ordinamenti del Comune di Udine, Udine 1898, pp. I-XXI; P. Kehr, Papsturkunde in Venezien und Friaul, Nachrichten der K. Gesellschaft der Wissenschaften zu Göttingen. Philologisch-historische Klasse 3, 1899, pp. 251-299; Archivum Civitatis Utini. Catastico e appendice, Udine 1991; Carte dell'Archivio capitolare di Udine 1 (1282-1340), a cura di C. Moro (Collana dell'Istituto di Storia dell'Università degli studi di Udine, 25; Monumenta Ecclesiae Utinensis, 1), Udine 1991; G.B. Della Porta, Memorie su le antiche case di Udine, a cura di V. Masutti (Istituto per l'Enciclopedia del Friuli-Venezia Giulia), s.l. 1987; id., Toponomastica storica della Città e del Comune di Udine, a cura di L. Sereni, Udine 1991.
Letteratura critica. - V. Joppi, G. Occioni Bonaffons, Cenni storici sulla Loggia Comunale di Udine, Udine 1877; G. Valentinis, La chiesa di Santa Maria del Castello di Udine, Memorie storiche forogiuliesi 26, 1930, pp. 17-25; F. Forlati, Restauri ad edifici monumentali del Friuli (1926-1933), ivi, 30, 1934, pp. 53-58; U. Piazzo, Il restauro della chiesa in San Francesco di Udine, in San Francesco di Udine, Udine 1955, pp. 13-26; Dodici anni di restauro ai monumenti e alle opere d'arte (1946-1958), cat., Trieste 1958; I. Furlan, L'architettura della chiesa romanica di S. Maria di Castello a Udine, Milano 1965; W. Wolters, La scultura veneziana gotica (1300-1460), 2 voll., Venezia 1976; C. Venuti, L'arca del Beato Bertrando, Arte in Friuli. Arte a Trieste 3, 1979, pp. 49-53; E. Cozzi, Aspetti di una cultura allegorica e profana nella pittura murale trecentesca delle Venezie, in Tomaso da Modena e il suo tempo, "Atti del Convegno internazionale di studi, Treviso 1979", Treviso 1980, pp. 327-336; A. Tagliaferri, Le diocesi di Aquileia e Grado (Corpus della scultura altomedievale, 10), Spoleto 1981; F. Tentori, Udine: mille anni di sviluppo urbano, Udine 1982; A. Rizzi, Udine tra storia e leggenda nell'arte e nell'iconografia, Udine 1983; M. Buora, Importanti ritrovamenti archeologici sul colle del castello di Udine, Forum Iulii 10-11, 1986-1987, pp. 37-39; id., Udine. Scavi sul colle del Castello, Aquileia nostra 58, 1987, coll. 335-342; S. Skerl Del Conte, Nuove proposte per l'attività di Vitale da Bologna e della sua bottega in Friuli, Arte veneta 41, 1987, pp. 9-19; F. Tentori, Le città nella storia d'Italia. Udine, Roma-Bari 1988; F. Todini, Due note su Matteo Giovannetti, Arte/Documento 2, 1988, pp. 50-57; G. Bergamini, M. Buora, Il castello di Udine, Udine 1990; M. Buora, Udine. Osservazioni effettuate nell'area dell'atrio del Castello, Aquileia nostra 61, 1990, coll. 358-362; M. Buora, G. Canova, Udine. Lavori edilizi in corrispondenza del civico 7 di via Manin, ivi, coll. 362-367; M. Buora, S. Vitri, Udine. Scavi nella piazza Vernerio, ivi, coll. 369-376; P. Casadio, Vitale da Bologna a Udine, in Itinerari di Vitale da Bologna. Affreschi a Udine e a Pomposa, cat. (San Giorgio in Poggiale-Bologna 1990), Bologna 1990, pp. 49-88; E. Tebiadon, I Francescani a Udine, Memorie storiche forogiuliesi 70, 1990, pp. 91-102; Vincentius et Iusta. Un'indagine archeologica nella chiesa di San Daniele in Castello, cat., Udine 1993; G. Bergamini, La pittura medievale in Friuli-Venezia Giulia, in La pittura in Italia. L'Altomedioevo, Milano 1994, pp. 131-146; C. Santini, Un'antologia pittorica del primo Trecento nella chiesa di San Francesco a Udine, AC 82, 1994a, pp. 185-198; id., I Francescani e la loro chiesa a Udine, Sot la Nape, 1994b, 1, pp. 53-62; Duomo di Udine. Ricerca per il restauro del portale della redenzione, Passariano 1995; F. Zuliani, La pittura del Trecento in Friuli, in In domo habitationis. L'arredo in Friuli nel tardo Medioevo, a cura di G. Fiaccadori, M. Grattoni d'Arcano, Venezia 1996, pp. 26-37; G. Valenzano, Appunti sull'edilizia civile in Friuli nel tardo medioevo, ivi, pp. 52-67; S. Martini a Rive d'Arcano. Archeologia e storia di una pieve friulana, Udine 1997; P. Piva, Sesto al Reghena. Una chiesa e un'abbazia nella storia dell'architettura medievale, in Storia di Sesto, Sesto al Reghena, 1999; I. Zenarola Pastore, L. Stefanelli, S. Colle, Storia d'Acque. Le rogge di Udine, patrimonio nascosto, Udine s.d.; A. Barzon, Le mura urbane. Nuove ipotesi in base ai dati archeologici (in corso di stampa); P. Casadio, C. Furlan, G. Valenzano, La cultura artistica al tempo del Patriarca Bertrando, in Bertrando di Saint-Geniés, "Atti del Convegno internazionale" (in corso di stampa).G. Valenzano