Udito
L'udito (dal latino auditus, derivato di audire, "udire") è la funzione sensoriale specifica preposta alla percezione, alla conduzione, all'analisi del suono e alla sua integrazione cerebrale con le altre funzioni sensoriali. Una grave compromissione di tale funzione, soprattutto se avvenuta in età precoce, pregiudica profondamente o totalmente la capacità di comunicazione verbale, poiché lo sviluppo e il controllo del linguaggio sono strettamente dipendenti dalla costante esposizione sonora (v. sordità; mutismo).
Il suono presenta caratteristiche fisiche ben precise, quali l'intensità (espressa in watt/m2) e la frequenza (espressa in hertz, Hz). L'orecchio umano è capace di percepire frequenze tra i 20 e i 20.000 Hz. Il range d'intensità che l'apparato uditivo è in grado di elaborare è talmente vasto da rendere opportuno l'uso di rapporti con crescita logaritmica (dB) allo scopo di esprimere i diversi livelli d'intensità, in quanto la sensazione sonora non è proporzionale ai valori di pressione acustica. La percezione e la trasmissione del suono avvengono a due livelli: periferico (comprendente l'orecchio esterno, medio e interno) e centrale (composto dalla vie acustiche centrali). Il sistema uditivo periferico ha il compito di trasdurre l'energia sonora meccanica in potenziali d'azione del nervo acustico, allo scopo di permettere l'interpretazione dello stimolo elettrico da parte del sistema nervoso centrale. Le onde sonore si propagano nell'aria per rarefazione e compressione e, raggiunto l'orecchio esterno, vengono trasmesse all'orecchio medio attraverso la membrana timpanica (v. orecchio). Le proprietà acustiche della testa e dell'orecchio esterno sono importanti poiché forniscono preziose indicazioni per la localizzazione delle sorgenti sonore. Nella cavità timpanica la catena degli ossicini trasmette il suono alla coclea, che trasforma l'energia meccanica in energia elettrica, avendo la funzione di non disperdere l'energia propagata da un mezzo aereo a uno liquido più denso. La coclea è un tubo osseo conformato a spirale, simile a una chiocciola, lungo circa 35 mm, con una base e un apice e diviso in tre compartimenti: la rampa timpanica, la rampa, o scala, vestibuli e la rampa media. Le prime due rampe contengono la perilinfa e sono in comunicazione all'apice della coclea tramite l'elicotrema, mentre la rampa media contiene l'endolinfa e ospita l'organo del Corti. L'energia acustica si trasmette alla coclea grazie all'azione a pistone esercitata dalla staffa sulla finestra ovale, ed è in comunicazione diretta con la perilinfa della rampa vestibuli. Il movimento ondulatorio così generato si trasmette all'endolinfa e quindi alla membrana basale. Su questa poggia l'organo del Corti, il 'processore' dei suoni, i cui componenti principali sono le cellule acustiche ciliate, interne ed esterne, le cellule di supporto (metabolico e strutturali) e la membrana tectoria, in intimo contatto con le cellule ciliate. Il processo della trasduzione di energia determina la formazione di un'onda viaggiante sulla membrana basale, dalla base verso l'apice. Il picco di massima ampiezza dello spostamento della membrana varia in funzione della frequenza. Per i suoni ad alte frequenze i movimenti ondulatori più pronunciati si hanno vicino alla base della coclea, mentre, per gli stimoli acustici a basse frequenze, i picchi ondulatori massimi sono presenti all'apice. In altri termini, la massima ampiezza viene raggiunta tanto più vicino alla base quanto più il suono è acuto e, viceversa, tanto più in prossimità dell'apice quanto più il suono è grave. Tutto ciò significa che solamente le onde che vengono generate da suoni a bassa frequenza viaggiano lungo tutta la lunghezza della membrana basale. Quest'ultima è connessa centralmente con la membrana tectoria, le cui modificazioni pressorie sulle stereociglia (fasci di filamenti di actina inseriti sulla superficie apicale delle cellule acustiche) danno inizio al fenomeno di depolarizzazione delle cellule acustiche. Ciò avviene direttamente, attraverso il contatto fisico delle stereociglia delle cellule ciliate esterne sulla membrana tectoria, e indirettamente tramite la fluid motion attorno alle stereociglia delle cellule ciliate interne, che differiscono da quelle esterne non solo per caratteristiche morfologiche, ma anche per i loro aspetti funzionali: le prime hanno un'innervazione prevalentemente afferente (verso il cervello), mentre le seconde portano essenzialmente informazioni centrali e periferiche (efferenze) alle cellule ciliate interne. Alla coclea, quindi, spetta il compito di analizzare e differenziare i segnali di frequenze diverse grazie alla disposizione delle cellule acustiche lungo il suo asse maggiore. La membrana basale e le cellule acustiche agiscono, pertanto, da filtri, o 'bande', selettivi in corrispondenza delle singole frequenze, e la capacità di differenziare segnali di frequenza vicina dipende dal numero dei filtri cocleari attivi. I segnali acustici, infine, divenuti stimoli elettrici, percorso il nervo acustico (VIII paio), continuano a propagarsi lungo la via auditoria centrale, composta da numerosi e complessi fasci e nuclei nervosi (nervi afferenti, nuclei cocleari e olivari superiori, lemnisco laterale, collicolo inferiore e corpo genicolato mediale), fino ad ascendere alla corteccia uditiva, situata nel lobo temporale.
Al fine di valutare la qualità dell'udito e formulare una diagnosi dei deficit relativi è possibile utilizzare numerosi test funzionali. Lo sviluppo delle tecniche audiologiche è stato assai rapido a partire dalla fine degli anni Quaranta del 20° secolo soprattutto in seguito all'approfondimento della conoscenze della fisiopatologia della funzione uditiva. Tuttavia, già alla metà dell'Ottocento E.H. Weber e alcuni anni dopo H.A. Rinne avevano iniziato a introdurre metodiche standard in grado di differenziare i deficit neurosensoriali da quelli trasmissivi. Successivamente l'avvento dell'audiometria elettrica, in grado di precisare il livello in decibel del tipo di sordità, è stato di fondamentale importanza per arrivare a formulare tutta una serie di test diagnostici, finalizzati a distinguere patologie cocleari da quelle retrococleari. Lo sviluppo della misurazione oggettiva dell'impedenza della membrana timpanica, inoltre ha rappresentato un significativo passo avanti nella diagnosi differenziale delle patologie dell'orecchio medio. La valutazione audiologica viene impiegata al fine di stabilire il grado del deficit uditivo e di individuare la sede della lesione in modo tale da orientare nel senso più opportuno le scelte terapeutiche. Un tipico test di base comprende l'audiometria tonale pura (o audiogramma) e l'impedenzometria. L'audiometria tonale rappresenta la misurazione standard della capacità uditiva attraverso la percezione di toni puri. L'audiogramma può essere descritto, pertanto, come una rappresentazione grafica che permette di stabilire la minima quantità di energia sonora che viene percepita dal soggetto in esame per ogni singola frequenza, da 250, 500, 1000, 2000, 4000 a 8000 Hz. Un soggetto adulto medio può discriminare frequenze comprese tra 20 e 18.000 Hz, mentre lo spettro di frequenze legato all'emissione vocale va da 400 a 3000 Hz. L'audiogramma prevede, quindi, lo studio delle frequenze normalmente udibili. Da un punto di vista pratico l'udito normale di un adulto, nell'audiogramma, è compreso tra -10 e +20 dB di deficit a ogni singola frequenza. La misurazione dell'udito si fonda sulle soglie di risposta soggettiva. In base all'audiogramma si rappresentano vari gradi d'ipoacusia (v. sordità). L'esame impedenzometrico è un test oggettivo che misura la mobilità della membrana timpanica e della catena ossiculare ed è in grado di fornire preziose informazioni relative alla funzionalità tubarica. Permette, in particolar modo, di porre diagnosi di otite media secretiva, in quanto è in grado di rivelare la presenza di fluido nella cavità timpanica. Ulteriori indagini riguardano i potenziali acustici evocati (Auditory-evoked brainstem response), che consistono nella registrazione dell'attività elettrica, prodotta a seguito di stimoli acustici, a livello dei nuclei mesencefalici e delle successive tappe della via acustica centrale. L'interpretazione di questi potenziali consente di differenziare le lesioni neurosensoriali fra quelle cocleari e quelle retrococleari e di determinare la soglia audiometrica in soggetti non collaboranti (medicina legale) o in bambini piccoli (audiologia infantile).
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