CANELLO, Ugo Angelo
Nato il 21 giugno del 1848 a Guia, presso Valdobbiadene (prov. di Treviso), da Alvise e da Regina Piazza, frequentò ginnasio e liceo nel seminario di Ceneda; di famiglia non agiata e numerosa, come il fratello Pietro doveva farsi prete. Ma, per inclinazioni liberali, contro il volere dei suoi gettò la tonaca appena vestita e, mantenendosi agli studi col proprio lavoro, si iscrisse all'università di Padova: vi frequentò per un anno medicina, poi la facoltà di lettere, ove si addottorò il 29 luglio 1869. Una borsa di studio austriaca gli consentì di frequentare a Bonn per due semestri i corsi del massimo filologo romanzo del tempo, F. Diez, che il C. considerò sempre suo unico maestro (Saggi di critica letter., Bologna 1877, p. 247). Nel 1870 a Padova pubblicò una modesta raccolta di versi, Ricordi d'autunno.
A parte un inedito giovanile sul trevigiano rustico, che il C. conosceva assai bene (e fu per questo informatore di G. I. Ascoli: cfr. Arch. glottologico ital., I [1873], p. 416), il primo lavoro scientifico fu dedicato a illustrare il significato delle ricerche del Diez: Il prof. Federigo Diez e la filologia romanza nel nostro secolo, in Rivista europea, III (1871), pp. 485-512; IV (1872), pp. 55-64, 331-45, 485-514. Lo scritto richiamò l'attenzione e il favore di Gaston Paris (Romania, I [1872-73], p. 237).Nel 1872 apparve la Storia di alcuni participi in italiano e nelle lingue romanze, in Rivista di filologia romanza, I (1872), pp. 919: il lavoro suscitò l'interesse di A. Mussafia, che lo commentò dando luogo a una replica del C. (A. Mussafia, Osservazioni sulla storia di alcuni participi..., in Rivista di filologia romanza, cit., pp. 91-97;U. A. Canello, Appendice alla Storia di alcuni participi...,ibid., pp. 188-91).
Il 5 nov. 1872 conseguì il titolo di docente privato in filologia romanza. Mentre avviava i primi studi sul polimorfismo delle derivazioni dal latino in italiano, e mentre, per guadagnare, insegnava al collegio Camerini di Padova, nell'università padovana cominciava (con molti mesi di anticipo su P. Rajna, indicato talora come iniziatore dei corsi universitari italiani di romanistica) un corso gratuito di filologia romanza: nella prelezione egli manifestava la sua adesione ai principî della linguistica storico-comparativa (Del metodo nello studio delle lingue romanze, in Rivista europea, IV [1873], pp. 464-74).
Un'applicazione dei principî il C. dette nello studio Il vocalismo tonico italiano, apparso in parte nella Rivista di filologia romanza, I (1873), pp. 207-25, in parte nella Zeitschrift für romanische Philologie, I (1877), pp. 510-22: il lavoro, criticato da F. d'Ovidio (Di uno studio del prof. U. A. C. intorno al vocalismo tonico italiano, in Giornale di filologia romanza, I [1878], pp. 69-83), fu ben accolto da G. Paris, in Romania, VII (1878), p. 343.
Nel 1874 G. I. Ascoli, che già lo conosceva come suo informatore dialettale e per i suoi studî, fece affidare al C. l'insegnamento di lingua e letteratura tedesca nell'Accademia scientifico-letteraria di Milano. Il lavoro continuò fino al 1876, quando il C., che aveva rifiutato una nomina nell'università di Graz propostagli dal Mussafia, ebbe a Padova l'incarico di storia comparata delle letterature neolatine, insegnamento istituito (dopo la riforma di R. Bonghi) anche nell'università veneta.
Si venivano intanto precisando le direzioni di studio del C.: da un lato la linguistica storica, sotto la guida esigente di G. I. Ascoli, dall'altro la critica letteraria, di forma erudita, ispirata e ben vista da G. Carducci, e, come ponte tra le due, l'attività di commentatore, interprete, editore critico di antichi testi romanzi. Insieme, accanto a queste attività specialistiche, il C. partecipava attivamente al lavoro di più larga promozione culturale, collaborando a Le prime letture di Luigi Sailer, a L'Illustrazione italiana e, con lo pseudonimo di Sylvanus, all'appena nato Corriere della sera.
Tra gli studi storico-letterari spiccano i Saggi di critica letteraria (Bologna 1877), pubblicati da Zanichelli e dedicati a questioni generali, alle letterature neolatine e alla tedesca, ed un volume della Storia della Vallardi, la Storia della letteratura italiana nel secolo XVI (Milano 1880).
Tra i lavori più propriamente linguistici, emergono Lingua e dialetto, in Giornale di filologia romanza, I (1878), pp. 2-12, dedicato alla coesistenza di strati dotti e popolareschi nel vocabolario italiano, e le ricerche sul polimorfismo, condotte a stretto contatto con G. I. Ascoli, e culminanti nella pubblicazione del lavoro Gli allotropi italiani, in Arch. glottol. ital., III (1879), pp. 285-319. Il C. riprendeva spunti di F. Diez, presenti già in A. W. Schlegel, e di C. Michaelis, dando una sintesi che fu apprezzata da A. Tobler e G. Paris e che è tuttora utile.
Tra i commenti è da menzionare quello, nato per le scuole, ai Sepolcri di U. Foscolo (più volte edito e ampliato: Padova 1873, 1880, 1883);importanti anche le traduzioni della Fiorita di liriche provenzali (Bologna 1881);ma soprattutto fu significativo il volume La vita e le opere del trovatore Arnaldo Daniello, Halle 1883, prima edizione critica d'un testo provenzale, corredata da un'introduzione storico-letteraria, di versione, note e glossario. L'opera fu accolta assai favorevolmente (D. Gnoli, in Nuova Antologia, 16 nov. 1880, pp. 352-56;F. Torraca, in Giornale di filologia romanza, IV [1883], pp. 117-122).
Il 9 nov. 1882 fu nominato ordinario di storia delle letterature neolatine nell'università di Padova. L'anno dopo, per il suo lavoro sul Daniello, ottenne un ambito riconoscimento: il premio internazionale della Société pour l'étude des langues romanes di Montpellier (Revue des langues romanes, XXIV [1884], pp. 15 s.). Si confessava "contento" ai familiari (si era intanto sposato e aveva un bambino), e si dedicava con impegno ad attuare un vecchio progetto: un Disegno di una storia della lingua italiana. Nella giovane filologia e linguistica italiana aveva un posto autorevole, come mostra, tra l'altro, il suo apparire, accanto ad Ascoli, E. Monaci, P. Rajna, F. d'Ovidio, tra i promotori d'una silloge per N. Caix, prematuramente e tragicamente scomparso. Ma un simile destino attendeva il C.: nel maggio 1883, per una banale caduta dal calesse in corsa, si fratturò un braccio e, per una sopravvenuta setticemia, morì il 12 giugno 1883, non ancora trentacinquenne.
La silloge concepita in memoria di Caix fu allora trasformata in silloge in memoria d'entrambi. Essa si apre con uno studio, sobrio e con qualche critica, dell'allievo ed amico V. Crescini.
Bibl.: F. d'Ovidio, U. A. C., in Giornale di filologia romanza, IV (1883), pp. XIII-XV, rist. con ritocchi e aggiunte in Rimpianti, Palermo 1903, pp. 255-57;G. Guerzoni, U. A. C., Padova 1884 (testo della commemorazione letta il 3 febbr. 1884 nell'università di Padova; importante per notizie su inediti, cui V. Crescini e altri non ebbero invece accesso); V. Crescini, U. A. C., in In memoria di Napoleone Caix e U. A. C. Miscellanea di filologia e linguistica, Firenze 18 86, pp. XXV-XXXVIII e p. 473 (con bibl.); F. Torraca, Saggi critici, Napoli 1907, pp. 45-57; B. Croce, La critica erudita della letteratura e i suoi avversari, in La Critica, XI (1913), pp. 272 s. (ristampato in La letteratura della nuova Italia, III, Bari 1915, pp. 285 s.); V. Crescini, U. A. C., in Memorie e documenti per la storia dell'univ. di Padova, Padova 1922, pp. 443-458 (rist. in Romanica fragmenta, Padova 1932, pp. 121-34); B. A. Terracini, Guida allo studio della linguistica storica, Roma 1949, pp. 237 s.; B. Croce, In quel tempo, in Terze pagine sparse, Bari 1955, 1, pp. 208-10; A. Varvaro, Storia,problemi e metodi della linguistica romanza, Napoli 1968, pp. 53, 65, 83.