CHABOT (Chalbaot, Chomboctus, Cambotta, Cabuche, Cabot, Cyabot, Iabocht, Zabot, Zaboc), Ugo
Apparteneva a una nobile famiglia francese, la quale, dopo la conquista di Cipro da parte dei crociati, aveva ottenuto feudi in quell'isola. Quando nella primavera del 1229 l'imperatore Federico II, da poco anche re di Gerusalemme, insediò a Cipro una propria reggenza, il C., come altri nobili franco-ciprioti, passò dalla parte imperiale, la quale però, dopo lunghe lotte, nel 1232 fu sconfitta dalla fazione guidata da Giovanni d'Ibelin. Il tribunale feudale di Nicosia giudicò quindi il C. colpevole di fellonia e decretò il bando e la confisca dei suoi feudi.
Egli cercò rifugio alla corte dell'imperatore, che gli concesse nuovi feudi in Puglia, tra i quali la metà del castello di Noa (oggi Noicattaro presso Bari), e il casale di Triggiano, sempre nei pressi di Bari. Dal campo imperiale davanti a Piacenza Federico II lo mandò nell'autunno del 1239 in Inghilterra con l'incarico di indurre Enrico III a prendere pubblicamente posizione contro la scomunica dell'imperatore e a impedire che la Chiesa inglese continuasse a sostenere la politica pontificia con i suoi sussidi. La missione non ebbe il risultato sperato, ma evidentemente Federico II non attribuì al C. l'insuccesso se, dopo la sentenza di deposizione pronunciata dal concilio di Lione alla fine di luglio 1245, lo mandò nuovamente in Inghilterra; questa volta con il compito di esporre alla nobiltà inglese il punto di vista imperiale relativamente alle accuse pontificie e al processo cui era stato sottoposto.
Dopo la morte dell'imperatore il C. offrì i suoi servigi a suo figlio Manfredi, reggente del Regno di Sicilia, e poi a re Corrado IV giunto in Puglia nel 1252. Ottenne nuovi feudi, e precisamente la località di Grumo Appula e i feudi di Giovanni di Giordano, connestabile di Bari, devoluti alla Camera reale. Dopo la morte prematura di Corrado IV cercò di salvare i suoi feudi pugliesi sottomettendosi al papa. Innocenzo IV, molto preoccupato di guadagnarsi l'appoggio dei feudatari pugliesi, il 12 nov. 1254, a Napoli, gli confermò non solo i feudi di Noa, Triggiano e Grumo, ma anche quelli portatigli in dote dalla moglie Broamunda: Capurso, Canneto (oggi Adelfia), Sannicandro di Bari e Rutigliano in Puglia, il castello di Taverna presso Catanzaro in Calabria.
Ma tutte queste concessioni non bastarono a conquistare il C. definitivamente alla causa pontificia. Quando Manfredi si ribellò nuovamente al dominio pontificio, ottenendo il primo decisivo successo presso Lucera, passò dalla parte del pretendente svevo, come la maggior parte dei nobili ciprioti insediatisi in Puglia. Alessandro IV gli minacciò perciò già nel febbraio 1255 la scomunica, come ad altri partigiani di Manfredi elencati nella stessa bolla. Il 25 marzo 1255 concesse una proroga di tre settimane al C. per abbandonare il partito svevo, ma senza successo.
Anche se mancano testimonianze precise circa la sua attività diplomatica, politica e amministrativa al servizio di Manfredi, prima e dopo la sua incoronazione, è fuori dubbio che tra i feudatari pugliesi egli fu uno dei più assidui collaboratori dell'ultimo re svevo. Un mandato di Carlo I d'Angiò dell'8 giugno 1266 lo qualifica espressamente come "familiaris et fautor quondam Manfredi". Forte del suo favore il C. era riuscito ad appropriarsi di beni appartenenti a chiese e privati a Noicattaro e a Bari e a sottrarre al monastero di S. Vito in Polignano le decime del baiulato di Noicattaro.
Dopo la morte di Manfredi nella battaglia di Benevento i beni del C. in Terra di Bari furono confiscati. La compilazione del loro elenco dettagliato fu ordinata nel 1270 al giustiziere competente, ma sin dal 1266 mancano notizie sullo Chabot. Non è nota la data della sua morte, né sappiamo se dal suo matrimonio con Broamunda fossero nati dei figli.
Fonti e Bibl.: J. L. A. Huillard-Bréholles, Historia diplom. Friderici secundi imperatoris, V, 1, Paris 1857, pp. 464-468; VI, 1, ibid. 1860, p. 332; Matthaei Parisiensis Chron. Maiora, a cura di H. R. Luard, IV, in Rer. Brit. Medii AeviScript., LVII, 4, London 1877, pp. 16-19, 538; E. Winkelmann, Acta Imperii inedita, I, Innsbruck 1880, pp. 691 s., n. 918; II, ibid. 1885, pp. 726-729, n. 1044; J. F. Böhmer, Regesta Imperii, V, a cura di J. Ficker-E. Winkelmann, Innsbruck 1881-1902, nn. 2532, 3495, 3698, 8869; Les registres d'Innocent IV, a cura di E. Berger, Paris 1881-1922, nn. 8187 s.; Chroniques d'Amadi, in Chroniques d'Amadi et de Strambaldi, a cura di R. de Mas-Latrie, I, Paris 1891, pp. 174 s.; Codice diplom. barese, XIII, Le pergamene diS. Nicola di Bari. Periodo angioino(1266-1309), a cura di F. Nitti di Vito, Trani 1936, pp. 1-6 n. 1, 10 s. n. 3; I registri della cancell. angioina..., a cura di R. Filangieri, III, Napoli 1951, pp. 21, 129; IV, ibid. 1951, p. 205; E. Bertaux, De Gallis,qui saeculo XIIIo a partibus transmarinis inApuliam se contulerunt, Paris 1901, pp. 18, 24, 30 s., 43 s., 46; Id., Les français d'outre-mer enApulie et en Epire au temps des Hohenstaufend'Italie, in Revue hist., LXXXV (1904), pp. 229, 232 s., 236 s., 247.