UGO di Farfa
Di nobile famiglia marsicana, nacque verso il 972. Fu eletto abate mentre era monaco in S. Quirico di Antrodoco, nel novembre del 997, non senza sospetto di simonia. Resse le sorti dell'abbazia per 41 anni con interruzioni durante le quali non perdé il controllo del governo, come fece col nipote Guido, poi abate Casauriense, che sostenne nella lotta contro i preti di S. Eustachio: morì a Farfa nel 1038.
Studiò e scrisse la storia del ricco patrimonio abbaziale che ricompose e difese anche con le armi; si cacciò in mezzo alle lotte delle fazioni in favore dei Crescenzî contro i conti di Tuscolo; ebbe appoggi e opposizioni da Ottone III, Enrico II, Corrado II, fu favorito da papa Silvestro II. Per ristabilire la disciplina monastica chiese aiuti a Subiaco, a Montecassino; accettò la collaborazione di una schiera di monaci classensi, ravennati, si lasciò guidare da Odilone di Cluny, Guglielmo di Digione, e compilò per essi il "Constitutum", la magna charta della riforma Farfense. Scrisse varie opere di circostanza oltre al Constitutum, e cioè la Destructio Farfensis per gli anni 890-998, l'Exceptio relationum de imminutione monasterii; il Querimonium presentato forse a Corrado II; il Breve de rebus perditis inserito nel Chronicon Farfense e nel Regesto di Gregorio di Catino; due lettere ad dominum Landuinum; un Breve recordationis e molti altri documenti che si ritrovano nel Regesto di Farfa.
Bibl.: I. Schuster, L'imperiale abbazia di Farfa, Roma 1921, e la bibliografia ivi citata.