UGO ETERIANO
(Eterianus, Aeterianus, Aetherianus, Etherianus). – Nato da genitori non identificati, ma sicuramente di origine toscana, e fratello maggiore di Leone Toscano, teologo e traduttore attivo alla corte imperiale di Bisanzio, poi cardinale, nacque verosimilmente negli anni 1110-1120; molti elementi biografici e cronologici restano incerti, in particolare per il periodo giovanile.
A rendere plausibile la cronologia indicata concorrono due elementi: il primo è che l’elevazione di Ugo alla dignità cardinalizia (prima della metà di luglio del 1182) è compatibile solo con un’età abbastanza avanzata. Inoltre, una sua lettera da Costantinopoli ai consoli di Pisa, datata plausibilmente al 1166 piuttosto che al 1176, orienta anch’essa a collocare la nascita di Ugo fra 1110 e 1120, in quanto lascia intendere che l’autore era perfettamente inserito nella vita della capitale bizantina.
Insidiosa questione è quella legata alla forma corretta del nome latino dell’appellativo che accompagna il nome di Ugo, attestato in un gran numero di varianti (Podolak, 2017, pp. 276 s.). Prevale a livello di attestazione nelle fonti latine la forma Eterianus.
Un legame con il greco ἑταιρία, un corpo di guardie di stanza nel palazzo imperiale, già immaginato da Antoine Dondaine (1952, pp. 73 s.), non trova supporto nei documenti in lingua greca e pare da scartare, così come ogni altro tentativo di etimologizzare il nome del nostro autore sulla base del greco (Podolak 2017, pp. 276 s.). Con la medesima cautela va considerata l’ipotesi, poi rivista dall’autore stesso, secondo cui Eterianus sarebbe la versione ulteriore rispetto al nome del filosofo Theorianus, con cui Ugo sarebbe da indentificare (Magdalino, 2003, p. 54; per Theorianus cfr. Loenertz, 1948, 1970, specialmente pp. 46-48); anche il fatto che il nome Eterianus sia stato forgiato in Oriente (Magdalino, 2003, p. 54) o che ci siano stati contatti sicuri fra i due fratelli toscani e il medesimo Teoriano (Loenertz, 1948, 1970, p. 48) è supposizione non suffragata da alcuna prova ulteriore.
Secondo Ugo di Honau, Ugo Eteriano trascorse un periodo di formazione e di discepolato in Francia presso un certo Albericus (Liber de diversitate naturae et personae, in Haring, 1962b, p. 122), che andrà identificato con Alberico di Sainte-Geneviève: la frequenza alla scuola di quest’ultimo, a Parigi, dovette aver luogo negli anni 1137-42. I legami con Gilberto di Poitiers (attivo a Parigi appunto fra 1137 e 1141) e con la sua scuola sono estremamente complessi da stabilire: la cronologia del soggiorno parigino dell’autore non comporta una reale difficoltà per un contatto diretto fra i due teologi; sulla stessa strada ci portano le relazioni con autori legati a Gilberto, come Ugo di Honau e Pietro da Vienna. Tuttavia, se nelle opere di Eteriano si trovano anche punti di contatto dottrinali con la teologia gilbertina, non v’è alcuna citazione esplicita né alcuna menzione del discusso vescovo di Poitiers.
Per quanto ciò possa apparire strano per uno studioso di teologia, non ci sono dubbi sullo stato non clericale di Ugo, garantito com’è dal testo della lettera di Lucio III (lettera a Leone Toscano, in G. Müller, Documenti sulle relazioni..., 1879, p. 25: «qui, cum laicus esset, eum clericum fecimus»), che nell’anno 1182 lo elevò al diaconato dallo stato di laico; sebbene non ci sia sicurezza al riguardo, Ugo potrebbe essere anche stato sposato, e Fabrizio, rammentato da Leone e dalla lettera di Lucio III in veste di nipote, potrebbe essere figlio di Ugo (ovvero, ma l’ipotesi non è economica, figlio di un terzo fratello di cui non si hanno informazioni).
Per un certo numero di anni si perdono le tracce di Ugo, ma a partire dal 1160 circa egli dové essere attivo a Costantinopoli. L’ipotesi di arrivo di Ugo (contemporaneamente al fratello?) nella capitale greca nei primissimi anni Sessanta del XII secolo non è contraddetta dalla decisione di Manuele I Comneno, fra 1162 e 1166, di chiudere il quartiere pisano di Costantinopoli: l’insediamento dei toscani non fu soppresso, ma spostato a Pera, non lontano dalla capitale (Classen, 1974, p. 24; Lilie, 1984, pp. 457-459); l’elemento non è quindi utile ai fini della cronologia. Allo stesso modo, un contatto personale con Nicola di Metone, pure talvolta ipotizzato dalla bibliografia, non ha elementi a suo sostegno.
Del primissimo periodo trascorso a Bisanzio è invece conservata una lettera ai consoli di Pisa la cui datazione dipende dalla lettura dell’epitaffio di un certo Signoretto: «annos post decem bene centum milleque signo / cum sex mox decies sex quoque connumeret annos» (in Müller, cit., 1879, p. 11). Nonostante questa lettura, Giuseppe Müller (ibid.) stabilì la cronologia al 1166, seguito da Kenneth Setton (1956, p. 26); favorevoli a una datazione al 1176, di fatto inevitabile se si legge decem, furono invece Charles Haskins (1918, pp. 492-496) e Dondaine (1952, p. 80). Pur con estrema brevità, un contributo decisivo fu fornito da Peter Classen (1974, p. 24 nota 16), che suggerì la lettura «annos post Christum», così che il pezzo sarebbe da datare al 1166: una cronologia di questo tipo si accorderebbe meglio con la spedizione di Manuele in Ungheria, Paese dal quale giunse l’esattore Astaforte (Magdalino, 1993, pp. 78-83); inoltre la lettura decem non è compatibile con l’esametro. Una cronologia anticipata al 1166, che pure era stata provvisoriamente respinta (Podolak, 2017, pp. 282, 296, 337), pare adesso più probabile.
In occasione della controversia cristologica del 1166 Ugo Eteriano risulta bene inserito nel contesto della corte comnena (Lettera a Pietro da Vienna § 2, ora in Podolak - Zago, 2016, p. 153), il che implica la sua presenza a Bisanzio già da alcuni anni (così anche Dondaine, 1952, pp. 72 s.). All’epoca egli era già influente presso il basileus, tanto da risultare difficilmente attaccabile da parte dell’esattore imperiale Astaforte, preoccupato di guadagnare all’erario il lascito di Signoretto (ibid., p. 82 nota 2; Podolak, 2017, p. 282), e questo nonostante diverse antipatie con i funzionari bizantini legate anche a motivi dogmatici (in Müller, cit., 1879, p. 13 a, righe 34-36: con la data al 1166-67 saremmo di fronte alla controversia innescata da Demetrio di Lampe).
In seguito, fra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, Ugo fu particolarmente attivo dal punto di vista intellettuale, con la composizione del De anima e di testi a esso legati (Podolak, 2017, pp. 289-292). Facilmente databile al 1176, per via della spedizione in Anatolia rammentata nella chiusa del primo libro (274 b), il De sancto fu composto su esortazione di diverse persone, fra le quali naturalmente l’imperatore Manuele e Leone, fratello di Ugo, ma anche i cardinali Ubaldo Allucingoli (il futuro papa Lucio III) e Giovanni Conti, cardinale dei Ss. Giovanni e Paolo. Emerge da queste notizie lo stesso profilo di teologo latino formatosi a Costantinopoli, ma pur sempre in un contesto di relazioni dinamiche e attive con gli omologhi in Occidente.
Nei primi anni Ottanta Ugo Eteriano rientrò in Italia, per motivi (e in una data) che attendono ancora di essere chiariti del tutto. Ma la morte di Manuele, nel 1180, e il peggiorare della situazione per i latini, poi sfociato nell’eccidio del 1182, lo avranno indotto ad accogliere l’invito del papa e fare ritorno in Occidente.
La data esatta dell’elevazione alla dignità della porpora non è conosciuta con precisione, ma la sua attività come cardinale è attestata, a Velletri, dalla metà di luglio del 1182 (Podolak, 2017, p. 283 e ivi le fonti). I progetti di Lucio III relativi al ruolo strategico di Ugo come uomo di curia erano però destinati a restare vani.
Morì a Velletri, sede della curia, prima del 7 dicembre 1182, data in cui il papa inviò una missiva a Costantinopoli informando Leone della morte del fratello.
Ugo Eteriano fu autore di numerose opere di carattere teologico cristiano.
La prima opera di cui si abbia conoscenza è De minoritate ac aequalitate Filii hominis ad Deum Patrem; l’opuscolo nacque a margine della controversia sorta a proposito dell’esegesi del versetto evangelico «Pater maior me est» (Gv 14, 28); un tempo creduto scomparso, solo di recente è stato pubblicato (Podolak - Zago, 2016). Il testo ci mostra la fisionomia di un autore già maturo: il primo libro, pubblicato a Costantinopoli anche in greco, afferma la tesi latina e confuta, su base filosofica o in accordo alla tradizione ecclesiastica, le argomentazioni della parte orientale; il secondo libro, posteriore e composto solo in lingua latina, contiene una traduzione, per la conoscenza del pubblico occidentale, di parte degli atti del concilio del 1166. Come anche nelle opere posteriori, sono ben attestate citazioni da fonti filosofiche, specialmente neoplatoniche, ma anche dalla patristica greca; più raro l’utilizzo degli autori latini e mediolatini; il bouquet delle letture addotte dimostra che l’autore padroneggia la lingua e la tradizione dottrinale greche.
La lettura del De anima si scontra con la difficoltà nell’identificare una struttura compositiva che sovrintenda alla disposizione del materiale trattato; ciò nonostante, si riconoscono due grandi sezioni: la prima (capp. 2-9) affronta le problematiche di psicologia propriamente detta o la gnoseologia, ma anche la dottrina del peccato e la soteriologia; la seconda (capp. 10-22), che ha molta meno profondità dal punto di vista dottrinale, esamina lo stato dell’anima dopo la separazione dal corpo e afferma la necessità delle preghiere in suffragio da parte dei vivi (il che sembra anticipare la dottrina del purgatorio, sebbene il termine non occorra esplicitamente).
Il De sancto et immortali Deo può a buon diritto essere considerato come l’opus magnum di Ugo dal punto di vista dogmatico. Originato dalla schedatura delle opere antilatine di Nicola di Metone e di Fozio (Podolak, 2016, pp. 159-163), il trattato ha come scopo quello di confutare la posizione dei greci secondo cui lo Spirito Santo procede ex Patre solo, adducendo citazioni scritturistiche, testimonia patristici e utilizzando – caso rarissimo per i suoi tempi – la filosofia greca direttamente nei testi in lingua (D’Onofrio, 2012). Il Contra Patarenos è difficilmente trattabile a causa dell’assenza di un’edizione critica; composto con ogni probabilità solo in latino su richiesta di occidentali in Oriente, l’opuscolo ha come bersaglio i bogomili bizantini (così Rigo, 2006, p. 667): si riferiscono le pratiche degli eretici e interessanti narrazioni miracolose tratte da fonti bizantine; Ugo auspica le punizioni più severe, fino al rogo, per gli aderenti alla setta. Da ricordare, pur nella sua brevità, la lettera al diacono Alessio: questo pezzo dalla cronologia incerta è di fondamentale importanza (Dondaine, 1962, p. 54), poiché qui più che in qualsiasi altro testo emerge il legame di Ugo con la scuola porretana.
L’opera di Eteriano, che conobbe una discreta diffusione nel XII secolo, attestata dai testimoni della tradizione manoscritta, dové risultare abbastanza presto superata per effetto dell’avvento della teologia scolastica. Un certo recupero si ebbe con le controversie religiose nell’Europa occidentale del XVI secolo, attestato dalla editio princeps (1543) e da diverse ristampe (Podolak, 2017, pp. 329-331).
Opere. Per un catalogo completo e ragionato delle opere cfr. Podolak, 2017, pp. 273 s., 286-296; De sancto et immortali Deo: PL, CCII, a cura di J.-P. Migne, Paris 1855, coll. 232-396 (errato il titolo finora stampato, De haeresibus quas Graeci in Latinos devolvunt; edizione in progress per le cure di A. Zago - P. Podolak, con le lettere e l’anonima Compendiosa expositio). De anima corpore iam exuta (variante del titolo: De regressu animarum ab inferis): PL, CCII, coll. 167-226, con lettere accompagnatorie (Podolak, 2017, pp. 289-292). Contra Patarenos: è disponibile solo l’edizione a cura di J. Hamilton - S. Hamilton - B. Hamilton, 2004, ma è pessima; cfr. anche Podolak, 2017, p. 292. De differentia naturae et personae: Haring, 1962, p. 1-34 (Podolak, 2017, pp. 292 s.). De minoritate ac aequalitate...: Podolak - Zago, 2016, pp. 92-167, insieme a esso la lettera a Pietro da Vienna. De haeresibus quas in Latinos Graeci devolvunt: non si tratta di un’opera originale di Ugo ma di una traduzione del Contra Francos e rimane inedita, come anche i testi di corredo (Podolak, 2017, pp. 294 s.). Un caso particolare occupa l’Epistola ad Alessio, pubblicata in Podolak - Zago, 2016, pp. 156-167. Importanti sono anche la lettera di Ugo ai consoli di Pisa (Archivio di Stato di Pisa, Diplomatico, Cartacei, b. II = Atti pubblici, ATP06671, SIAS 703009305, pubblicata da G. Müller, 1879, pp. 11-13) e la lettera di Lucio III a Leone Toscano che attesta il decesso di Ugo (per l’edizione cfr. A.M. Bandini, Catalogus codicum Latinorum Bibliothecae Mediceae Laurentianae, IV, Florentiae 1777, col. 632; G. Müller, Documenti sulle relazioni delle città toscane coll’Oriente cristiano e coi Turchi fino all’anno MDXXXI, Firenze 1879, pp. 11-13, 24 s.; per la cronologia e la bibliografia cfr. Podolak, 2017, pp. 295 s.).
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