FARULLI, Ugo
Nacque a Firenze il 4 apr. 1869 da Demetrio e Emma Bimboni. Destinato dalla famiglia alla carriera militare, egli non volle intraprenderla per l'attrazione provata per il mondo del teatro. Gli inizi come attore appaiono, però, stentati, come testimoniano le annose frequentazioni di filodrammatiche fiorentine che si protrarranno fino al 1901, anno in cui verrà scritturato, come generico e per tre anni, dalla compagnia Talli-Gramatica-Calabresi.
Fu l'occasione per il F. di programmare, con gradualità di apprendimento, la conoscenza di tutte quelle componenti dello spettacolo teatrale che gli consentiranno di abbandonare la mediocre condizione di generico per assumere la figura dell'artigiano di teatro, un poliedrico personaggio in grado di essere primattore, capocomico, commediografo, autore di monologhi, traduttore, giornalista e critico.
Dal 1904 al 1907 entrò a far parte della compagnia di A. De Sanctis, dove ricoprì ruoli di brillante, e l'anno seguente fu scritturato dalla compagnia Grandi Spettacoli Città di Milano diretta da A. Maggi, "... dove il Farulli comincia a farsi simpaticamente notare dalla critica per il suo modo di recitazione tra il mordente e il flemmatico, che caratterizza un tipo di comicità prettamente toscana" (N. Leonelli). Dal 1909 al 1912 operò nella compagnia stabile del teatro Argentina di Roma, diretta da E. Paladini, e in questo teatro romano iniziò il suo impegno su testi di maggiore interesse artistico. "Ne La vedova scaltra di C. Goldoni, Farulli ci diede un saggio inarrivabile di psicologia etnica" (Giornale d'Italia, 1º maggio 1909).
Il 25 febbr. 1911 al teatro Argentina venne rappresentata, con un buon successo (sei repliche), la sua prima commedia, Le signorine della villa accanto, scritta "in camerino fra una prova e l'altra" in diciotto giorni, dal 29 dic. 1910 al 16 genn. 1911 (il manoscritto autografo è conservato presso la Biblioteca del Burcardo di Roma).
Nel 1912, sotto l'egida della Società degli autori, si formò la compagnia Palmarini-Farulli-Brignone-Grassi, diretta da G. Antona Traversi, la quale, dopo un promettente debutto al teatro Paganini di Genova, entrò in una lunga crisi che la porterà ad un prematuro scioglimento. Nel 1913 il F. fece il suo rientro nella compagnia stabile dell'Argentina, della quale per un certo tempo assunse anche la direzione. Nel 1916 egli formò compagnia con Dante Capelli ed il 28 aprile di quello stesso anno venne rappresentata al teatro Storchi di Modena la sua commedia Le traveggole di Arlecchino. Sempre nel 1916 fu protagonista del film Farulli si arruola, tratto dalla "bizzarria comica" omonima di G. Antona Traversi. Nel 1917 fece ditta con N. Leonelli che rientrava dal fronte in licenza di convalescenza. Quando il socio dovette ripartire per la guerra, il F. tenne in vita la compagnia assumendone tutti gli oneri e si impegnò per farla conoscere in località fino allora rimaste al di fuori dei suoi abituali itinerari. Nel 1918 insieme con il Leonelli, che era stato congedato, fu presente al teatro Biondo di Palermo e al Quirino di Roma, dove il 18 giugno mise in scena la sua commedia Rimpianto.
È l'ultimo lavoro del F. di cui si conosca il luogo e la data della rappresentazione. Il Rovito ricorda anche la commedia Ilpovero Dick ed il Leonelli ne cita altre tre, ricavate da novelle di R. Fucini., delle quali una sola, Contessina, andò in scena (Leonelli).
Dagli inizi di ottobre del 1919 al carnevale 1921 la compagnia operò a Napoli, dove assunse la denominazione di Stabile del teatro Sannazzaro. Durante questo lungo impegno teatrale i due attori trovarono spazio per brevi puntate verso la Toscana ed alcune regioni meridionali.
Ma fu Napoli a riservare al F. una ospitalità che, nel giudizio dei giornali locali, rasentava il perenne trionfo. L'affetto degli spettatori ed il favore della critica stimolarono la compagnia ad ampliare un repertorio che in breve tempo raggiunse una varietà ed una quantità inimmaginabile. Furono anche molto lodate le traduzioni dal francese che il F. fece della commedia di E. Brieux, Blanchette, rappresentata al Sannazzaro il 5 ott. 1919, e di quella di P. Gavault, Le vicende del gendarme Panachot, data il 31 dello stesso mese.
Alla fatica delle recite quotidiane di testi spesso differenti il F. aggiungeva quella dell'intrattenimento attraverso lunghi monologhi scritti da lui stesso in forma satirica ma che sovente scadeva in salaci sottintesi. Si ricordano Il sott'abito delle signore e L'automobilista. Secondo il Bernardoni anche come capocomico "Farulli si è confermato abilissimo, le sue Compagnie ebbero tutte mirabile affiatamento...".
All'inizio del 1921 il F. venne colpito da una grave malattia che lo costrinse a lasciare tutte le responsabilità artistiche ed amministrative al Leonelli, che poco dopo sciolse la compagnia. Benché minato dal male il F. tentò di rientrare nel giro associandosi con Marga Cella, ma lo scarso successo di questa iniziativa lo indusse a rinunciare alle ambizioni di capocomico per entrare nel 1923 nella compagnia Celli-De Cristoforo e nel 1925 in quella di Annibale Ninchi. L'anno seguente organizzò ancora una volta una propria compagnia, attiva per qualche tempo in piccoli centri di provincia.
Il F. morì a Roma nel novembre del 1928; dopo soltanto dieci mesi cessò di vivere anche sua moglie Adele Accansi, attrice di teatro e di cinema.
Fonti e Bibl.: Il Corriere d'Italia, 3 dic. 1910; La Maschera, gennaio 1912; Gazzetta di Modena, 28-29 apr. 1916; Il Dovere (Modena), 29 apr. 1916; L'Idea nazionale, 19 giugno 1918; Don Marzio, 18 ott. 1919; V. Bernardoni, Raccolta di biografie d'artisti e autori del teatro di prosa italiano, Milano s.d., p. 37; T. Rovito, Letterati e giornalisti italiani contemporanei, Napoli 1922, p. 157; E. F. Palmieri, Vecchio cinema italiano, Venezia 1940, p. 124; N. Leonelli, Attori tragici attori comici, Milano 1940, p. 357; Enc. dello spettacolo, V, coll. 65 s.; Enc. Italiana, XIV, p. 842.