GIUSTI, Ugo
Nacque il 16 sett. 1873, da Pietro e da Assunta Puliti, a Firenze, dove frequentò l'istituto commerciale, diplomandosi ragioniere.
Il suo nome comparve per la prima volta sull'Illustrazione del popolo, nell'ottobre del 1895, come traduttore di un racconto di E. Sienkiewicz, Il guardiano del faro; non era questa, comunque, la professione cui era destinato. Assunto dal Comune di Firenze nell'ottobre 1903, divenne responsabile prima della sezione di statistica, alle dirette dipendenze del segretario generale del Comune, poi dell'Ufficio di statistica, resosi autonomo nel 1910. Grazie alla sua convinzione circa l'importanza di realizzare una statistica locale, condotta con criteri scientifici e pratici, e alla collaborazione offertagli dal segretario generale, C. Camera, dal novembre 1904 cominciò a uscire l'Annuario statistico del Comune di Firenze, cui si accompagnarono alcune monografie statistiche da lui realizzate.
Secondo il G. la statistica locale si differenziava da quella nazionale perché, potendo lavorare sui dati disgregati anziché sui risultati complessivi dei fenomeni sociali di grandi dimensioni, riusciva a prendere in considerazione una pluralità di variabili e a seguirne le dinamiche anche nei loro incroci. Inoltre, potendo prescindere da omogeneità fittizie, come quelle delle circoscrizioni amministrative, valutava il peso dei diversi fattori nei comportamenti della realtà locale. Infine, essa si dimostrava indispensabile nella fase di trasformazione attraversata allora dalle città, a causa del continuo incremento degli agglomerati urbani e dell'intenso sviluppo della vita pubblica: il Comune moderno, affermava il G., "tende ad allargare e a intensificare la sua missione sociale […]; esso non è più soltanto un organo del potere centrale, ma è l'interprete cosciente, talvolta iniziatore di provvedimenti sociali" (Annuario statistico del Comune di Firenze, I [1904], p. XIV). Tale consapevolezza lo induceva da un lato a denunciare lo stato di arretratezza in cui si trovava l'Italia, quanto al numero degli uffici comunali di statistica e alla qualità delle loro pubblicazioni, rispetto ad altri paesi europei, in particolare Germania e Gran Bretagna, e dall'altro a gettare le basi per un'associazione tra le maggiori città allo scopo di promuovere la creazione di uffici comunali e consorziali di statistica, di favorire e incrementare gli studi a carattere locale e di uniformare i sistemi di indagine.
Grazie all'iniziativa promossa dal sindaco di Firenze, il senatore liberale I. Niccolini, e tenacemente sostenuta dal G., nel marzo 1905 i rappresentanti di 67 città, riunitisi a Firenze, si impegnavano alla pubblicazione del periodico Annuario statistico delle città italiane e affidavano a un comitato esecutivo l'incarico di realizzare il progetto. L'iniziativa che, pur perseguendo l'obiettivo del decentramento degli studi statistici, esprimeva la volontà di collaborazione delle autorità locali con il governo, fu sostenuta da parecchi ministeri: quello dell'Agricoltura, e in particolare dalla Direzione della statistica e dall'Ufficio del lavoro; quello dell'Interno, attraverso il Servizio delle municipalizzazioni; quello delle Finanze con la Direzione generale delle privative; quello delle Poste e dei Telegrafi, nonché da numerosi osservatori meteorologici.
Organizzato sul modello dello Jahrbuch deutscher Städte, redatto dall'Ufficio di statistica di Breslavia secondo un sistema tabellare che permetteva di condensare in poco spazio grandi quantità di dati riferibili a molte città, l'Annuario statistico delle città italiane si limitava a trattare pochi argomenti scelti di volta in volta, sulla base delle risposte a questionari preparati appositamente dal comitato esecutivo e inviati ai Comuni. Il primo numero, cui avevano collaborato più di 80 città, vide la luce nel novembre 1906; la pubblicazione continuò negli anni successivi, dando origine a due serie: la prima di sei volumi a cadenza biennale dal 1906 al 1916; la seconda di due soli volumi editi il primo nel 1929 e il secondo nel 1934.
Nel frattempo, il 25 maggio 1907, venne costituita a Firenze l'Unione statistica delle città italiane, aperta ai Comuni capoluogo di provincia e di circondario e a quelli con popolazione di almeno 10.000 abitanti. Nonostante i riconoscimenti tributati dagli studiosi ai volumi dell'Annuario, recensiti all'uscita sulle principali riviste di dibattito economico e sociale, la vita dell'Unione fu sempre piuttosto travagliata: non fu possibile arrivare a una collaborazione con l'Associazione dei Comuni italiani, operante fin dal 1902 con la stessa finalità dell'autonomia comunale, se non molto più tardi e particolarmente a metà degli anni Venti, quando vennero realizzate pubblicazioni congiunte; debole fu sempre il concorso dei Comuni; difficile - se si esclude l'appoggio di L. Bodio e di G. Montemartini - il rapporto con l'amministrazione centrale della statistica, anche se in occasione dei censimenti generali della popolazione del 1911 e del 1921 fu accettata la collaborazione offerta dall'Unione.
Parallelamente all'attività svolta per consolidare la sua "creatura" sul piano nazionale e internazionale, con la partecipazione a congressi di statistica, di scienze amministrative, di igiene, il G. sviluppò un'intensa produzione di studi, a carattere prevalentemente demografico, accolti con apprezzamento nella comunità scientifica.
Nel dopoguerra il G. si dedicò a ricerche sulle correnti politiche e sui comportamenti elettorali: Le correnti politiche italiane attraverso due riforme elettorali dal 1909 al 1921 (Firenze 1922) mirava da un lato, attraverso il confronto del comportamento dei grandi centri urbani rispetto a quello dei piccoli centri e della campagna, a smentire lo stereotipo dell'immobilismo di questi ultimi, dall'altro a ridimensionare l'illusione che l'ingegneria elettorale fosse in grado di modificare le situazioni politiche.
Nel 1921 si trasferì a Roma, presso la Direzione generale della statistica, per curare le operazioni del sesto censimento della popolazione; divenne in seguito direttore dell'Ufficio del censimento. Benché sprovvisto del diploma di laurea, nel novembre 1924, in considerazione del contributo recato con le sue numerose pubblicazioni e con gli incarichi direttivi svolti presso vari uffici allo sviluppo della statistica, la commissione composta da R. Benini, G. Mortara e U. Ricci lo ammise alle prove per la libera docenza di demografia, conseguita con una dissertazione sui "Criteri fondamentali per una statistica dell'addensamento e dell'affollamento". Con la presentazione al congresso dell'Institut international de statistique, tenutosi a Roma nel 1925, dello studio Le grandi città italiane nel primo quarto del XX secolo (Firenze 1925), approfondita sintesi di una stagione di studi dedicata ai grandi centri urbani, tendeva a concludersi per il G. l'interesse per questo argomento.
Dopo il consolidamento del fascismo gli vennero affidati nuovi incarichi: nel 1927 divenne segretario della Società italiana di genetica ed eugenica presso l'Istituto italiano di igiene, previdenza e assistenza sociale; l'anno successivo entrò come consulente di statistica presso la Confederazione degli enti autarchici, di cui assunse poi la presidenza. Costituito nel 1928 l'Istituto nazionale di economia agraria (INEA), il G. vi svolse il ruolo di segretario generale fino al 1934, quando lasciò la carica per dissensi politici, espletando da allora funzioni amministrative e continuando al contempo l'attività scientifica e di ricerca.
Coordinò, infatti, l'inchiesta su "Lo spopolamento montano in Italia: indagine geografico-economica-agraria", realizzata tra il 1929 e il 1938 con il metodo delle monografie su singole vallate o zone, unificate da un questionario redatto secondo i criteri della Guida a ricerche di economia agraria (Roma 1929), elaborata dal presidente dell'Istituto, A. Serpieri. I risultati sono compendiati in 10 volumi accompagnati da una Relazione generale sullo spopolamento montano in Italia (nel volume VIII, Roma 1938), stesa dal G.: egli non si limitava a mettere in risalto le principali conseguenze dello spopolamento, ossia il decadimento di terre già produttive e la tendenza alla "deruralizzazione" della struttura agricola sotto il profilo sia fisico sia umano, ma vedeva in esso il segno di un più generale processo di trasformazione sociale che non riguardava soltanto le masse contadine.
Parallelamente venne incaricato dall'INEA di coordinare il progetto di "Monografie di famiglie agricole", che si concretizzò in 16 volumi pubblicati tra il 1931 e il 1939. Anche in questo caso stese la relazione riassuntiva (Aspetti di vita rurale italiana, ibid. 1940), utilizzando non solo i dati emersi dall'indagine, ma anche il patrimonio di monografie di famiglia accumulatosi nel corso del tempo. Ne fece occasione per una convinta difesa del metodo monografico elaborato e applicato da F. Le Play nel secolo precedente, perché adatto a evidenziare, all'interno della gamma infinita di varietà che contrassegna i fenomeni sociali, sia i caratteri comuni sia le diversità. Ciò gli dava occasione per ribadire alcune convinzioni maturate nel tempo e mai abbandonate: necessità di costruire unità territoriali ad hoc per lo studio dei fenomeni sociali, essendo le circoscrizioni amministrative inadatte a questo scopo; importanza del fattore psicologico e quindi dell'autorappresentazione; inaffidabilità degli stereotipi, ampiamente usati dagli scienziati quantitativi desiderosi di realizzare comparazioni soprattutto internazionali, perché privi di riscontro nella realtà.
L'ultima fatica con cui il G. concluse la sua collaborazione con l'INEA fu la pubblicazione di un volume di sintesi Caratteristiche ambientali italiane. Agrarie, sociali, demografiche 1815-1942 (ibid. 1943). Attingendo ai dati dei censimenti della popolazione e delle industrie, a quelli dei catasti e a quelli della statistica agraria, presentava, in un originale intreccio di ricerca statistica e di definizione spaziale, l'evolversi nel tempo dei caratteri ambientali italiani. L'obiettivo era ancora una volta quello di integrare, attingendo ad altre risorse, il metodo quantitativo applicato ai fenomeni sociali e di dimostrare come il sistema monografico risultasse essenziale nella ricerca in questo campo.
La seconda guerra mondiale e la fine del fascismo indussero nel G., ormai avanti negli anni, uno stato di confusione e di incertezza, di cui è testimonianza il volume Armonie e contrasti di ambiente e di vita in Italia (ibid. 1945, ma scritto nel 1944).
Il paese diviso in due, in attesa di un assetto, evocava nella sua mente il ricordo dell'Italia frazionata dell'epoca del Risorgimento e rendeva nuovamente attuali per lui i temi del dibattito politico di allora.
I tentativi intrapresi in seguito per riprendere il filone degli studi sul comportamento elettorale, in occasione delle consultazioni politiche del 1948, e alcuni altri scritti dedicati a temi assai distanti tra loro non consentono di individuare, nei pochi anni precedenti la morte del G., l'abbozzo di un percorso scientifico originale.
Il G. morì a Roma il 1° dic. 1953.
Tra gli scritti principali del G., oltre a quelli già citati nel testo, si ricordano: Fisiologia di una grande città, in Rivista dei Comuni, delle Province e delle Opere pie, II (1905), 3, pp. 84-98; Le finanze municipali italiane nell'anno 1909, Firenze 1910; Le città italiane nel cinquantenario della loro unione, in Nuova Antologia, 1° apr. 1911, pp. 482 ss.; L'addensamento e l'affollamento nei centri urbani italiani al 10 giugno 1911 con diagrammi e cartogrammi, Firenze 1913; L'assistenza civile in Italia nei primi 14 mesi di guerra (giugno 1915 - luglio 1916), ibid. 1917 (con G. Toja); Firenze nel decennio 1911-1920, ibid. 1921; I bilanci comunali nell'anno 1924, Roma 1925 (con S. Verratti); Indagine sulle acque potabili nei comuni del Regno (dicembre 1925), ibid. 1926 (con S. Verratti); Le aziende municipalizzate in Italia, in Economia, VII (1929), 4, pp. 279-305; Le fonti di reddito dei Comuni in Italia e in altri Stati, ibid., 6, pp. 555-567; Censimenti demografici, in Trattato elementare di statistica, diretto da C. Gini, II, Demografia, parte I, Milano 1933; Pagine di storia della statistica italiana, in Istituto centrale di statistica (ISTAT), Decennale 1926-1936, Roma 1936, pp. 5-34, 125-138, 143-167; La demografia della Croazia, in Lo Stato indipendente di Croazia, ibid. 1943; La demografia dalmata, in La Dalmazia, a cura di R. Toniolo, Bologna 1943; Dai plebisciti alla Costituente, Roma 1945; Problemi internazionali dell'emigrazione, ibid. 1947 (con G. Stammati e A. Oblath); La statistica e le libertà politiche, ibid. 1948; Aspetti geografici e sociali delle elezioni politiche italiane del 18 aprile 1948, ibid. 1949.
Fonti e Bibl.: Le carte del G. sono conservate presso gli eredi. La corrispondenza si trova a Milano, presso la Biblioteca nazionale Braidense, Carteggio di L. Bodio, s.v., e a Torino, Fondazione L. Einaudi, Archivi L. Einaudi, R. Michels, A. Geisser; A. Mori, U. G., in Bollettino della Società geografica italiana, s. 8, VII (1954), 5-7, pp. 255 s.; A. Caracciolo, L'INEA, in Passato e presente, II (1959), 10, pp. 1335-1339; P. Magnarelli, L'agricoltura italiana fra politica e cultura. Breve storia dell'INEA, Milano 1981, ad indicem; M.L. D'Autilia, L'amministrazione della statistica nell'Italia fascista. Il caso dell'agricoltura, Roma 1992, pp. 67 s.; O. Gaspari, Alle origini del movimento comunale europeo: dall'Union internationale des villes al Consiglio dei Comuni d'Europa (1913-1953), in Memorie e ricerca, V (1997), 10, pp. 147-163; Id., L'Unione statistica delle città italiane (1907-1927), in Le Carte e la storia, III (1997), 1, pp. 139-144; Id., L'Italia dei municipi. Il movimento comunale in età liberale (1879-1906), Roma 1998, s.v.; Id., U. G. (1873-1953), in Economia pubblica, I (1999), pp. 79-116; F. Casini, Una statistica per la città. U. G.: la figura e l'opera, tesi di laurea, facoltà di Architettura, Università di Firenze, a.a. 1998-99; M. Soresina, Luigi Bodio: carriera e relazioni personali, in Colletti bianchi, a cura di M. Soresina, Milano 1998, pp. 247-303, sub voce.