RABBENO, Ugo Raffaele
RABBENO, Ugo Raffaele. – Nacque a Reggio Emilia il 28 ottobre 1863 da Aronne e da Virginia Norsa, entrambi di famiglia ebraica. Il fratello maggiore, Angelo Massuadam Abram, che era nato nel 1857, morì nel 1875. Il padre era un valente avvocato che esercitava la professione a Reggio Emilia, scrivendo anche di temi economico-giuridici su alcuni giornali locali di orientamento liberale. La madre, mantovana, proveniva da una famiglia di possidenti.
Dopo avere frequentato una scuola privata, nel 1874 Rabbeno si iscrisse al liceo ginnasio A. Spallanzani di Reggio Emilia, dove strinse amicizia con Camillo Prampolini, futuro esponente del socialismo riformista. Conclusi brillantemente gli studi liceali, nel 1880 si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza di Bologna, dove il padre insegnava legislazione rurale. In un contesto culturale dominato dal positivismo, Rabbeno cominciò allora a pubblicare i suoi primi articoli su riviste specializzate, a cominciare da un breve saggio sui rapporti fra biologia e sociologia uscito nel maggio del 1883 sulla Rivista di filosofia scientifica diretta da Enrico Morselli, a cui collaboravano studiosi di primo piano come il filosofo Roberto Ardigò, l’economista Gerolamo Boccardo e l’antropologo Giuseppe Sergi. Nel novembre di quell’anno uscì anche la sua prima monografia, intitolata L’evoluzione del lavoro. Saggio di sociologia economica (Torino 1883); successivamente, nel luglio del 1884, si laureò con la tesi La cooperazione in Inghilterra, da cui avrebbe tratto un’omonima monografia (Milano 1885). Dopo la laurea ottenne un premio di perfezionamento che utilizzò per studiare un anno con Luigi Cossa, docente di economia all’Università di Pavia, che considerò anche in seguito come il suo principale maestro. Da Cossa, esponente della cosiddetta scuola lombardo-veneta, Rabbeno assimilò un approccio alla teoria economica di tipo induttivo, influenzato dall’evoluzionismo e dall’antiliberismo tipico della scuola storica tedesca.
Terminati gli studi, Rabbeno iniziò la sua carriera di docente. Nel 1885 fu nominato professore di economia e scienze sociali presso l’Istituto tecnico di Bari, l’anno successivo passò a insegnare economia presso l’Istituto tecnico di Perugia. Alla fine del 1887 venne nominato libero docente nell’Ateneo della stessa città. Nel marzo del 1889 vinse la cattedra di economia politica presso l’Istituto tecnico di Bologna. Frattanto, nell’aprile del 1888, aveva sposato la veneziana Adele Errera, da cui ebbe due figli, Angelo (nato nel 1890) e Virginia (nata nel 1894).
Sin dalla sua tesi di laurea Rabbeno aveva dimostrato di prediligere il cooperativismo come suo principale interesse di ricerca, tradottosi poi anche in un concreto attivismo. A partire dalla metà degli anni Ottanta, infatti, Rabbeno contribuì attivamente all’organizzazione del movimento cooperativo in Italia e in Europa. Nel settembre del 1886 partecipò come rappresentante della cooperazione italiana al Congresso internazionale delle società cooperative, svoltosi a Lione. Insieme ad altri docenti vicini al ‘socialismo della cattedra’, come Francesco Viganò e Ulisse Gobbi, fece anche parte del comitato promotore del congresso fondativo della Federazione nazionale delle cooperative, che si tenne a Milano dal 10 al 13 ottobre 1886; avrebbe poi partecipato, come membro dell’organizzazione e come relatore, a tutti i successivi incontri nazionali.
Il cooperativismo era nato da una matrice politica di tipo democratico e radicale, aprendosi successivamente, alla fine dell’Ottocento, all’influsso del socialismo e del cattolicesimo. Lo stesso Rabbeno si era inizialmente avvicinato al mondo della cooperazione su basi politiche moderate, intendendo lo strumento cooperativo come soluzione alla questione sociale e dunque come un’alternativa alla lotta di classe. Con il tempo egli si sarebbe tuttavia avvicinato alle posizioni dei socialisti, concependo il cooperativismo come un mezzo parziale, come tappa provvisoria per l’evoluzione verso una società di tipo collettivistico.
Come studioso Rabbeno offrì al pubblico importanti bilanci dell’esperienza cooperativa, fra cui La cooperazione in Italia (Milano 1886) e Le società cooperative di produzione (Milano 1889), opera premiata dal Reale istituto lombardo di scienze e lettere. Se nei suoi primi lavori sulla cooperazione aveva prevalso un approccio strettamente empirico e induttivo, nel volume del 1889 Rabbeno tentò di giungere a una teoria della cooperazione, imperniata sulla nozione di impresa. L’impresa cooperativa, nella definizione di Rabbeno, era intesa come una forma di cogestione della produzione nell’interesse collettivo dei soci, che poteva dispiegare pienamente i suoi effetti virtuosi solo in una società di tipo socialista. Concependo la cooperativa come una forma particolare di impresa economica, dominata come queste ultime dal principio universale dell’utile, Rabbeno anticipò di fatto alcune riflessioni di Maffeo Pantaleoni, che non a caso riconobbe in Rabbeno «il più colto e il più profondo degli scrittori moderni che si sono occupati di cooperazione» (Pantaleoni, 1963, p. 131, n. 1).
In quegli anni alcune opere di Rabbeno furono tradotte in inglese e in francese, permettendo la conoscenza del suo pensiero all’estero. Collaborando con periodici in lingua inglese come lo statunitense Political Science Quarterly, si impegnò nella divulgazione all’estero del dibattito economico italiano, mostrando apertamente la propria vicinanza agli autori della scuola lombardo-veneta e la propria critica ai primi contributi italiani all’analisi marginalista, un nuovo approccio teorico imperniato sulla teoria soggettivistica del valore.
Negli anni Novanta, sotto una maggiore influenza del pensiero socialista e delle teorie di Achille Loria, gli studi di Rabbeno si concentrarono sul nesso fra questione sociale e proprietà fondiaria. Nel 1893 pubblicò un’opera intitolata Protezionismo americano. Saggi storici di politica economica, in cui ricostruiva la politica commerciale americana a partire dalla politica coloniale inglese. In questo lavoro, utilizzando gli studi di William Cunningham, economista inglese sostenitore del metodo storico, si mostrò favorevole alle politiche mercantiliste, evidenziando il contrasto fra i precetti dell’ortodossia economica, liberoscambista, e la diffusa prassi del protezionismo. Quello stesso anno si recò in Inghilterra presso il Royal Colonial Institute per uno studio sulle colonie inglesi, da cui sarebbe derivato un volume, pubblicato postumo nel 1898, La questione fondiaria nelle grandi colonie dell’Australasia, a cura di Achille Loria e Carlo A. Conigliani. In quegli anni Rabbeno cominciò a collaborare con La Riforma sociale di Francesco Saverio Nitti, facendo parte di quel gruppo di studiosi che dedicò le prime riflessioni sistematiche al tema della disoccupazione, il «nuovo e terribile aspetto che [anda]va assumendo la questione del lavoro» (I disoccupati, in La Riforma sociale, I (1894), vol. 2, p. 137).
Nell’anno accademico 1894-95 ebbe l’incarico di professore straordinario di economia politica presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università di Modena. Nella sua prelezione, intitolata L’odierna crisi della Scienza economica, evidenziò ancora una volta il contrasto fra il metodo deduttivo e quello induttivo, fra i precetti dell’ortodossia liberista del marginalismo e le prassi di intervento pubblico sul terreno della politica doganale e sociale, schierandosi apertamente a favore del metodo storico e delle politiche di intervento pubblico in economia.
Il contributo analitico di Rabbeno trovò allora un vasto riconoscimento, come è testimoniato dai premi che ottenne nel 1894 e nel 1895 da parte dell’Accademia dei Lincei. La sua esperienza di studioso si concluse tuttavia prematuramente: colpito improvvisamente dal tifo, morì il 3 settembre 1897 nella sua villa di Coviolo presso Reggio Emilia, a quasi trentaquattro anni.
Opere. Per una più ampia bibliografia degli scritti si rimanda a quella riportata alla fine del più dettagliato profilo biografico di Rabbeno a oggi esistente (P. Giorgini, U. R. Biografia di un intellettuale ebreo nella Reggio della seconda metà dell’800, in L’almanacco. Rassegna di studi storici e di ricerche sulla società contemporanea, 1989, n. 15, pp. 127-134; 1990, n. 16, pp. 113-122; 1990-1991, n. 17-18, pp. 45-48; 1991, n. 19, pp. 53-60). Vanno poi menzionate le relazioni presentate da Rabbeno ai congressi della Federazione nazionale delle cooperative, pubblicate nei rispettivi atti, a cominciare da Il primo congresso dei cooperatori italiani. Ottobre 1886 (Milano 1887). Recentemente è stato ripubblicato in inglese, a cura di Francesca L. Viano, il volume di Rabbeno sul protezionismo americano (American Protectionism. Historical essays on trade policy, London 2011).
Fonti e Bibl.: Presso l’Archivio storico dell’Università di Bologna è conservato un fascicolo personale intestato a Ugo Rabbeno. Esistono lettere firmate da Rabbeno negli archivi di persona di alcuni suoi corrispondenti: New York, Columbia University, Butler Library, Edwin R. A. Seligman papers (alcune di queste lettere sono riprodotte in P.F. Asso - L. Fiorito, Dalla Periferia al Nuovo Mondo. La diffusione del pensiero economico italiano negli Stati Uniti, 1890-1940, Roma 2001, pp. 155-158); Venezia, Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, Fondo Luzzatti; Torino, Archivio della Fondazione Luigi Einaudi, Fondo R. Michels; Imola, Biblioteca comunale, Carte Andrea Costa; Reggio Emilia, Biblioteca Panizzi, Archivio Prampolini.
C.A. Conigliani, U. R., in La Riforma sociale, IV (1897), vol. 7, pp. 888-893; G. Luzzatto, Di U. R. (A proposito della sua opera postuma), in La Riforma sociale, V (1898), vol. 8, pp. 849-856; M. Pilo, Un carattere (U. R.), in La Rivista moderna di cultura, I (1898), nn. 2-3, pp. 138-157, pp. 259-273; S. Fenicia, La evoluzione del principio cooperativo nelle opere di U. R., in La Riforma sociale, VII (1900), vol. 10, pp. 133-155; A. Basevi, U. R., prefazione a U. Rabbeno, Le società cooperative di produzione. Contributo allo studio della questione operaia, Roma 1953, pp. V-XIX; M. Pantaleoni, Erotemi di economia, II, Padova 1963, p. 131 n. 1; L. Dal Pane, La cooperazione e la scienza economica italiana, in Nullo Baldini nella storia della cooperazione, Milano 1966, pp. 628-647; M. Degl’Innocenti, Storia della cooperazione in Italia: la Lega nazionale delle cooperative, 1886-1925, Roma 1977, ad ind.; F. Fabbri, Il movimento cooperativo nella storia d’Italia: 1845-1975, Milano 1979, ad ind.; S. Lanaro, Nazione e lavoro. Saggio sulla cultura borghese in Italia, 1870-1925, Venezia 1979, p. 164 n. 2; G. Bonfante - Z. Ciuffoletti - G. Sapelli, Il movimento cooperativo in Italia: storia e problemi, Torino 1981, ad ind.; E. Pesciarelli, La cooperazione nel pensiero di U. R., in Gli italiani e Bentham, a cura di R. Faucci, Milano 1982, pp. 179-195; R. Zangheri - G. Galasso - V. Castronovo, Storia del movimento cooperativo in Italia: la lega nazionale delle Cooperative e Mutue 1886-1986, Torino 1987, ad ind.; A. Cardini, Le corporazioni continuano [...] Cultura economica e intervento pubblico nell’Italia unita, Milano 1993, pp. 87 s.; A. Macchioro, Evoluzione sociale e cooperativismo in U. R., in Id., Studi di storia del pensiero economico italiano, Milano 2006, pp. 179-196; S. Bianciardi, Camillo Prampolini costruttore di socialismo, Bologna 2013, ad indicem.