Spirito, Ugo
Filosofo, nato ad Arezzo nel 1896 e morto a Roma nel 1979. Il libro di S. su Machiavelli e Guicciardini, pubblicato nel 1944, rappresenta un significativo passaggio nella biografia del filosofo toscano: ideato dopo la chiusura, nel 1935, dei «Nuovi studi di diritto, economia e politica» e dopo il trasferimento da Pisa al Magistero di Messina, è un’opera percorsa da una sottile tensione autobiografica, legata al ripensamento di aspetti fondamentali dell’attualismo e della precedente adesione al regime fascista. Come S. sottolineò nell’Avvertenza (1944, 1968, p. 5), le «premesse speculative» risalivano a La vita come arte, apparsa nel 1941. Fu proprio in quell’anno che S. cominciò a raccogliere i materiali su M., come risulta dal plico (che reca, appunto, l’indicazione del 1941) conservato presso la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice. In una conferenza del 1972 (poi raccolta nel volume Dall’attualismo al problematicismo, 1976), S. ricordò che il libro non era nato da un interesse filologico, ma per trovare risposte a un problema attuale: tuttavia, concludeva, «Machiavelli e Guicciardini non mi hanno dato quello che attendevo da loro» (p. 180).
Riprendendo le osservazioni che, in La vita come arte, aveva dedicato al rapporto tra Rinascimento e Romanticismo, S. colloca la figura di M. nella genesi del moderno immanentismo, concepito come un tendenziale superamento della concezione religiosa e metafisica, segnata dal dualismo tra mondo terreno e mondo celeste, e, più in generale, tra scienza e filosofia, tra economia ed etica. Ma questa unificazione, avviata già nella poesia di Dante, si risolve in una nostalgia dell’assoluto, nel desiderio, destinato a rimanere inappagato, di ritrovare, a partire dall’osservazione empirica, il respiro universale dell’infinito e del trascendente. La figura di Leonardo sembra perciò a S. emblematica: perché, spiega, «l’occhio di Leonardo è, sì, costantemente volto al finito, ma nel finito cerca la negazione di esso» (Machiavelli e Guicciardini, cit., p. 29). E il pensiero di M. va collocato in tale orizzonte, in quanto «nell’opera di Leonardo sono le stesse premesse ideali che spiegheranno il pensiero di Machiavelli» (p. 30). Di qui la netta definizione di M. come «il Leonardo della vita pratica» (p. 35).
L’aspirazione all’infinito si presenta, in M., nella forma caratteristica dell’arte: la quale «vuol creare un mondo che non c’è» (La vita come arte, 1941, p. 347). Il momento artistico di M. si realizza nell’ideale della patria, intesa come un «fantasma poetico» (Machiavelli e Guicciardini, cit., p. 50), un «motivo lirico» (p. 53), una visione «retorica» e «letteraria» che sorge in contrasto con tutta la sua mentalità realistica. Nella finzione di questo «pseudo-universale» (p. 79), S. vede emergere l’aporia della visione immanentistica moderna. Da un lato, la posizione di M. permette di mettere in luce «l’antinomia interna al concetto di patria» (p. 107), come mediazione instabile tra l’individuo e l’universale. D’altro lato, consente di enucleare le difficoltà intrinseche alla nozione di tempo in M., in cui permaneva il dualismo dei mezzi e del fine, e dunque di porre il problema fondamentale dello storicismo moderno: l’«eliminazione del dualismo temporale», senza che la storia neghi se stessa nella «tradizionale formula dell’identità: A=A» (p. 82).
La seconda parte del libro, dedicata a Francesco Guicciardini, assume un’importanza decisiva. Guicciardini riprende le premesse ideali di M. e riesce a scioglierne le ambiguità, affermando il criterio terreno del «particulare»: porta la mentalità di M. alle conseguenze più rigorose, arrivando a concepire «l’attività politica tra i due poli del mondo e dell’io» (p. 104).
Bibliografia: La vita come arte, Firenze 1941, 19483; Machiavelli e Guicciardini, Firenze 1944, 1968; Dall’attualismo al problematicismo, Firenze 1976.
Per gli studi critici si vedano: G. Calabrò, Machiavelli e Guicciardini secondo Ugo Spirito, «Annali della Fondazione Ugo Spirito», 1994, 6, pp. 11-34; G. Dessì, Ugo Spirito. Filosofia e rivoluzione, Milano 1999, passim.