CACCINI, Ugolino (Ugolino da Montecatini)
Nacque a Montecatini intorno al 1345-46, da Giovanni di Caccino e da Bellina.
Il padre, cittadino ragguardevole, che era stato nel 1330 tra i sottoscrittori dell'atto di sottomissione del castello di Montecatini al Comune di Firenze, ebbe altri tre figli: Lucia, Piera ed Antonio, più anziano di Ugolino, anch'egli medico (matricolato a Firenze nel 1366), che nel 1367 era già sposato con una Isabella da cui aveva avuto due figli, Giovanni e Iacopo.
Poco sappiamo dei primi anni del C.: studiò probabilmente a Bologna, dove si laureò il 12 apr. 1367; si sposò con una Caterina, come risulta da un atto del 29 nov. 1387, (Arch. di Stato di Firenze, Diplomatico, Acquisto Polverini) in cui il padre del C. regolava il patrimonio familiare; si occupò della conduzione di botteghe di spezierie appartenenti alla sua famiglia, cui restò interessato molto a lungo.
Un documento del 17 febbr. 1367già lo nomina fra i testimoni di una società per l'esercizio di spezierie a Pistoia (Archivio dello Spedale di Pistoia, filza XVIII, Protocollo di Ser Bart. di Nolfo): poi, durante gli anni in cui il C. ebbe la lunga condotta a Pisa (1372-92), il nipote Giovanni vi reggeva un negozio di aromataria, forse in consorzio con lo zio e col padre Antonio, che seguì il C. prima a Pisa e poi a Firenze: in una lettera del 5 giugno 1381 a Francesco di Iacopo Del Bene, vicario della Valdinievole, il C. ricorda questa sua attività e allude al suo speziale, Niccolò di Simone Bencidei, allora per commissione a Pistoia (Archivio di Stato di Firenze, Carte del Bene).
Nel 1371, con deliberazione del Comune di Pescia, il C. fu eletto per un anno, con lo stipendio di 50 fiorini d'oro, alla sua prima condotta come medico del Comune. Nel 1372 fu chiamato a Pisa, dove per venti anni fu medico del Comune e medico personale del signore, Pietro Gambacorta, e della sua famiglia. Incoraggiato dal Gambacorta, iniziò a Pisa i suoi fondamentali studi sulla composizione e sull'efficacia curativa delle acque termali. Ogni anno, da maggio a luglio, accompagnava il signore, e talora il suo cancelliere Iacopo d'Appiano, al bagno pisano di San Giuliano, dove il Gambacorta si era fatto costruire un palazzo. Nel 1381 il C. fu invitato a ritornare a Pescia per quattro anni con una condotta di soli 60 fiorini; rifiutata l'offerta, rimase a Pisa per altri undici anni, fino alla morte del Gambacorta, assassinato il 20 ott. 1392 dal suo cancelliere, Iacopo d'Appiano, che usurpò la signoria. Tra il 1393 e il '95, invitato da Coluccio Salutati, cancelliere della Repubblica fiorentina, il C. accettò l'invito di leggere medicina pratica a Firenze; la nomina è dimostrata dalla provvigione del 9 giugno 1396, che lo escluse dal pagamento di tasse imposte agli abitanti di Firenze, avendovi soltanto dimorato all'epoca delle letture nello Studio. Intorno a questi anni, mortagli la prima moglie, il C. si risposò con Antonia Rinaldi, di ricca famiglia fiorentina, che gli diede due figli, Pietro e Giovanni, nati fra il 1411 e il 1414, come risulta dal catasto dell'anno 1427. La data presunta del matrimonio è ricavabile da un passo del De balneis in cui si ricorda un bagno freddissimo, frequentato da donne desiderose di aver figli; tra esse era stata anche la moglie del C. che, sterile da venti anni, aveva partorito due figli dopo esservi stata due volte. Sempre per mezzo del Salutati pare che il C. sia stato richiamato a Pisa tra il 1396 e il 1397 da Iacopo d'Appiano: ma alla sua morte, quando il figlio Gherardo vendette Pisa ai Visconti di Milano, Ugolino si allontanò di nuovo. Poi per tre anni, dal 1ºmarzo 1399 e con lo stipendio di 200 fiorini all'anno, il C. fu medico fisico di Lucca: dal 1402 al 1406 fu di nuovo lettore a Firenze, come risulta da un secondo esonero dalle tasse per avere stabile dimora a Montecatini. Ma dopo la morte del Salutati, avvenuta il 4 maggio 1406, rinunziò all'insegnamento per diventare, con il notevole salario di 500 fiorini d'oro all'anno, medico personale di Pandolfo Malatesta, signore di Rimini, sostituendo il medico precedente, Francesco Casini da Siena. Il C. trovò il Malatesta sofferente di numerosi mali, e insieme a lui studiò a lungo, per trovare un rimedio, il fen 16 di Avicenna; finalmente riuscì a curarlo con una terapia contraria a quelle suggerite dai medici precedenti.
Non abbiamo altre notizie del C. fino al 1417, quando, successore di un medico ebreo, Salomone di maestro Bonaventura, tenne la condotta di Città di Castello. Là ebbe occasione di riunire e riorganizzare le proprie opere, fra le quali il Tractatus de balneis. Nel 1419-20, invitato a leggere medicina o teorica o pratica a sua scelta nello Studio di Perugia, vi lesse pratica per 445 fiorini. A Perugia aggiunse al De Balneis ilcapitolo finale sui bagni di Pozzuoli, tratto dall'opera del salernitano Matteo di Piantinone (non incluso nel codice LXXIII 52 della Bibl. Laur. di Firenze). Sempre a Perugia, presso Bindaccio Ricasoli, luogotenente di Braccio da Montone, il C. ritrovò in seguito i 37 epigrammi di Pietro da Eboli sugli stessi bagni, alla cui esistenza il salernitano aveva accennato già nel codice laurenziano, e che il C. poi incluse, preceduti dal capitolo sui bagni di Pozzuoli, nel codice 488 della Bibl. Universitaria di Pavia.
Alla fine del 1420 il C., vecchio e malato, ritornò a Firenze - dove aveva una casa nel quartiere di Santa Maria Novella - insieme con la moglie, i figli e il nipote Iacopo, anch'egli medico e lettore dello Studio. A Firenze fece testamento il 15 settembre, aggiungendovi due codicilli il 19 e il 21 settembre.
Morì il 10 ott. 1425 e fu sepolto in S. Maria Novella, in un ricco sepolcro (poi scomparso nel corso dei restauri settecenteschi) con lapide scolpita da Michelozzo di Bartolomeo, allievo di Donatello.
Il catasto del 1427 rivela i ricchi beni patrimoniali del C. e la filza 165 del Magistrato dei pupilli (anno 1429), nell'Archivio di Stato a Firenze, fornisce l'elenco della sua biblioteca di 113 volumi (dei quali 80 di medicina), ereditati poi dal nipote Iacopo, morto il 5 luglio 1430. In quanto ai figli del C. Giovanni, il primogenito, era già morto nel 1433; Piero, commerciante, nel 1446 viveva con la moglie Antonia e tre figli in misere condizioni, che poi costrinsero i suoi eredi a vendere la casa di Firenze nel 1462 e quella di Pisa nel 1479. Così tutto il patrimonio del C. venne disperso, insieme con la biblioteca della quale l'elenco rimane l'ultimo ricordo.
Opere. L'opera che ha consegnato il nome del C. alla storia della medicina è il famoso Tractatus de balneis, il primo serio testo di idrologia medica e di idroterapia termale, in cui sono riferite accuratamente le qualità terapeutiche delle acque termali di cui il C. aveva diretta conoscenza, si accenna con prudenza a quelle di cui l'autore aveva solo sentito parlare, si danno utili indicazioni sui modi e i tempi della terapia a seconda delle varie acque e delle varie malattie. Del De balneis ci restano due stesure manoscritte, nel codice LXXIII, 52 della Biblioteca Laurenziana di Firenze e nel cod. 488 della Biblioteca Universitaria di Pavia. Come si è accennato, il codice laurenziano rappresenta il testo steso dal C. tra il 1406 e il 1410 e poi rivisto nel 1417, per essere divulgato, a Città di Castello; ad esso, mentre era a Perugia nel 1420, il C. aggiunse come appendice l'opuscolo di Matteo di Piantinone sui bagni di Pozzuoli. Più tardi, sul codice pavese, aggiunse anche i trentasette epigrammi di Pietro da Eboli su ognuno di quegli stessi bagni, che si leggono dopo l'explicit, da c. 61r fino a c. 66r. Il trattato venne poi rifatto, "minus barbarum rudemque", da Pier Candido Decembrio, che soppresse le due appendici ed inserì un capitolo sui bagni di Pozzuoli, derivato dalla prima appendice: il rifacimento fu da lui dedicatoa Bors - o d'Este. In questa forma esso venne incluso nella collezione giuntina, De Balneismnnia quae extant…, Venetiis 1553, cc. 47r-57v. Solo nel 1950 M. G. Nardi pubblicò a Firenze la sua edizione del Tractatus de Balneis, trascritto e tradotto dal codice 488 della Biblioteca Universitaria di Pavia, omettendo però le appendici.
L'unica altra opera superstite del C. è un lungo Consilium contro il catarro ad Averardo de' Medici, attribuibile ad uno dei due soggiorni fiorentini del Caccini. Con i Medici il C. fu in buoni rapporti: curò con successo anche, come ricorda nel De Balneis, un altro giovane della famiglia, Niccolò di Vieri. Il Consilium, forse autografo (Firenze, Arch. di Stato, M.A.P. LXXXVII, 8, cc. 43-46), fu pubblicato da F. Baldasseroni e da G. Degli Azzi nell'Arch. stor. ital., s. 5, XXXVIII (1906), pp. 140-52 (vedi anche le Notizie, ibid., pp. 521 s.), e poi, ritenuto inedito, da M. G. Nardi (Ugolino da Montecatini e un suo "consulto sulla passione catarrale" ad A. de' Medici, in Atti e mem. dell'Acc. di storia dell'arte sanitaria, s. 2, III [1937], pp. 84-93), che notò come gli argomenti del C. derivino per lo più da Taddeo degli Alderotti.
Altre opere del C. sembrano irreperibili: tra esse un Comento su quel fen 16del Canone di Avicenna, che egli consultò insieme col Malatesta: al Comento ilC. accenna scrivendo da Montecatini il 23 ott. 1419 a Guido Manfredi da Pesaro (Arch. di Stato di Lucca, Documenti P. Guinigi, Lettere a G. Manfredi, filza 29, M-Z). Inoltre il C. scrisse un Trattato sulla Peste, ricercato invano da K. Sudhoff(Pestschriften nach der Epidemie des "Schwarzen Todes" 1348, in Archiv für Geschichte der Medizin, V [1911], pp. 395 s. e XVI [1924], p. 140) eun altro cui accenna nel De Balneis sulle virtù della teriaca, in difesa di Gentile da Foligno e contro Sante da Pesaro, dunque probabilmente steso durante il soggiorno pesarese.
Bibl.: A. M. Bandini, Ragionamento…, Vinegia 1789; A. Gherardi, Statuti dell'Università e Studio fiorentino, II, Firenze 1881, p. 366; F. Novati, Maestro Ugolino da Montecatini medico del secolo XIV e il suo trattato de' bagni termali d'Italia, in Memorie del Reale Istituto lombardo di scienze e lettere, s. 3, XX(1896), pp. 143-66; W. Bombe-K. Sudhoff, Hausinventar und Bibliothek Ugolinos da Montecatini, in Archiv für Geschichte der Medizin, V(1911), pp. 225-39; A. Chiappelli, Il celebre medico Maestro Ugolino da Montecatini, in Bull. stor. pistoiese, XIV(1912), pp. 47 ss.; D. Barducci, Ugolino da Montecatini, Firenze 1915; M. Battistini, Contributo alla vita di Ugolino da Montecatini, in Riv. stor delle scienze mediche e natur., V(1923), pp. 125-47; A. Chiappelli, Antichi medici pistoiesi…, in Bull. stor. pistoiese, XXX(1928), pp. 92-95; F. Melis, Aspetti economici e sociali dei bagni, in Atti del I Congresso europeo di storia della medicina, Montecatini 1962, pp. 31-47; U. Ceccarelli, Un illustre idrologo…, ibid., pp.161-166; P. F. Pieri Maestro Ugolino da Montecatini… in Bologna, ibid., pp.371-377 (ripubbl. in Castalia, XVIII[1962], pp. 132 s.); G. P. Della Capanna, Maestri pisani del 300 precursori dell'idrologia, in Atti del XXI Congresso internazionale di storia della medicina (Siena 1968), II, Roma s.d., pp. 946-50.