DELLA GRECA, Ugolino
Nato probabilmente ad Orvieto nell'ultimo quarto del XII secolo da Giovanni, dovette seguire gli studi giuridici, come testimonia la lunga attività svolta presso il Comune di Orvieto in qualità di giudice.
L'importanza dell'incarico e la delicatezza politica del periodo - Orvieto era in piena attività di espansione del proprio dominio nel territorio circostante per mezzo di trattati e alleanze che dovevano essere giuridicamente inoppugnabili - testimoniano la fiducia e la considerazione di cui il D. godeva presso i maggiorenti della fazione guelfa, che dominava la città. Del resto i Della Greca, di cui non si hanno notizie che dai primi del XIII secolo, dovettero fin dall'inizio mostrare simpatie guelfe. La famiglia, di recente inurbamento, originaria probabilmente del castello di Onano nella diocesi di Acquapendente più volte devastato alla fine del XII secolo dalle truppe degli imperatori Federico I e Enrico VI, faceva parte di quel ceto prevalentemente mercantileartigiano che, nel corso del XIII secolo, acquistò un ruolo sempre più rilevante nella gestione del potere politico in Orvieto.
La prima notizia riguardante il D. è del 1215: il 6 settembre di quell'anno è menzionato con il titolo di giudice, insieme con altri magistrati comunali, nel trattato di pace tra Orvieto e Todi, il potente Comune che arginava l'espansione orvietina verso nordest. Nello stesso anno egli definì il testo della sottomissione delle terre del visconte di Campiglia, poste tra il lago di Bolsena e il contado aldobrandesco, come risulta nel giuramento di fedeltà della fortezza della Rocchetta (22 novembre).
Nella sua qualità di giudice, il D. operò in modo molteplice al servizio del Comune che allora era in rapida e decisa espansione. Così, nel 1216 condannò Fulciano e Andrea da Bisenzio per non aver rispettato il diritto di macina di cui Orvieto aveva acquistato il monopolio nel territorio di Bisenzio, sulla riva occidentale del lago di Bolsena, l'anno precedente. Successivamente, nel 1219, in occasione del trattato che rinnovava la sottomissione al Comune di Orvieto del conte Bonifacio Aldobrandeschi, il D. fu pronto ad offrire a quest'ultimo garanzie personali sul rispetto degli accordi consegnando nelle sue mani come ostaggio uno dei propri figli.
La sottomissione dell'Aldobrandeschi fu poi rinnovata il 16 giugno 1222 in Acquapendente alla presenza, tra gli altri, del D.; in quell'occasione lo stesso Comune di Acquapendente, che il pontefice Onorio III aveva cercato di ricondurre sotto il proprio dominio, rinnovò la sua fedeltà ad Orvieto il 30 giugno. Il 16 luglio dello stesso anno il D. fu di nuovo presente in Acquapendente per una importante aggiunta ai capitoli del 16 giugno, nella quale si riaffermavano i diritti orvietani sulle terre a meridione del fiume Albenga, sulla città di Sovana, sulle terre di Morrano e Castiglione.
Presente al giuramento, avvenuto il 12 giugno 1220 nel palazzo vescovile di Orvieto dinnanzi al pontefice Onorio III, con cui Guittone, signore di Bisenzio, dichiarava obbedienza al Comune - riconoscendone definitivamente i diritti acquistati nel 1215 -, il D. nel medesimo giorno venne dal podestà nominato sindaco e procuratore per risolvere la disputa apertasi tra Todi e Orvieto su questioni territoriali. Il 15 giugno il D. cedeva ad Attone, rappresentante di Todi, il castello di Montemarte, oggetto della vertenza tra i due Comuni, evitando in tal modo la rottura dei pacifici rapporti fino ad allora intrattenuti con la potente città umbra.
Il 22 ott. 1221 il D., come procuratore e arbitro della sua città, fu incaricato di rinnovare e confermare la lega che univa Orvieto a Siena dal 1202. Il 22 ottobre egli giurò in Siena l'osservanza del trattato per venti anni e, ritornato in Orvieto, presenziò tra il dicembre del 1221 e i primi di gennaio del 1222 ai giuramenti dei concittadini.
Il rinnovo del trattato era destinato a durare meno dei venti anni concordati. Ben presto, infatti, Siena si rivelò un potenziale aggressore dei territori posti sotto il dominio orvietano: nel 1224 le sue milizie, durante la campagna per la conquista di Grosseto, catturarono il conte Guglielmo Aldobrandeschi, il quale insieme con i suoi fratelli aveva rinnovato la sua sottomissione ad Orvieto nel marzo del 1223 (il D. era allora stato tra i rappresentanti del Comune). L'episodio era un campanello d'allarme che portò gli Orvietani a diffidare della potente alleata. La rottura con Siena avvenne nel 1229. L'8 giugno di quell'anno ambasciatori senesi richiesero agli Orvietani, in base al trattato del 1221, di intervenire al loro fianco nella guerra contro Montepulciano. Gli Orvietani rifiutarono e il 10 giugno strinsero alleanza con Montepulciano; dietro ad un passo così grave c'era però l'appoggio di un'altra grande potenza, Firenze, con la quale sicuramente essi avevano già preso contatti. Il 27 giugno, infatti, il D., mandato in quella città come ambasciatore, concluse un'alleanza militare con i Fiorentini, impegnandosi a muovere guerra contro Siena. La guerra procedette con alterne fortune, fino alla fine del 1233, quando gli Orvietani e i Fiorentini ottennero importanti successi militari nel contado senese. Il pontefice si offrì come arbitro per la pace, ma fu rifiutato da Firenze e da Orvieto. Siena, allora, chiese di aprire negoziati, mentre i suoi avversari rafforzavano la propria posizione alleandosi il 6 marzo 1234 con Pepo, visconte di Campiglia (il D. fu presente alla conclusione dell'alleanza svoltasi nel palazzo comunale di Orvieto). La pace fu comunque raggiunta nel 1235. Orvieto ottenne il castello senese di Chianciano che era riuscito a conquistare sin dal 1234, come attesta, il viaggio compiuto dal D. tra il dicembre di quell'anno e l'inizio del 1235 a Firenze per ottenere in prestito la somma necessaria a pagare le truppe del presidio.
È questa l'ultima notizia sul D. che dovette morire poco tempo dopo. Di certo sappiamo che era morto nel 1247; il 28 febbraio di quell'anno, infatti, una quietanza di pagamento fu sottoscritta "in palatio filiorum olim domini Ugolini de Greca" (Codice diplomatico, doc. CCLXVII, p. 175).
Tra i figli del D. sono da ricordare Ugolino, che fu capitano del Popolo di Orvieto nel 1256 e nel 1264 e nominato nel catasto di Orvieto del 1292 come possessore di terreni per un valore di 2.678 lire cortonesi; Giovanni, che nella Cronaca di Luca di Domenico Manenti viene indicato tra i sostenitori dei ghibellini Filippeschi che dovettero lasciare Orvieto dopo la presa di Bagnoregio (1249) e poi assoldato dall'imperatore Corrado IV di Svevia (la notizia è però contraddetta dalla sua presenza, il 30 marzo 1250, nel palazzo comunale di Orvieto alla ratifica del trattato di pace con Bagnoregio, ma soprattutto dalla sua adesione alla lega del 9 giugno 1265 tra Orvieto e la fazione guelfa di Siena).
Fonti e Bibl.: Cronaca di Luca di Domenico Manenti, in Rer. Ital. Script., 2 ed., XV, 5,t. 1, a cura di L. Fumi, pp. 296 s., 299 s., 308; Codice diplom. della città di Orvieto, a cura di L. Fumi, Firenze 1884, pp. 69, 71, 85, 87, 90-93, 95 s., 99 ss., 105, 116, 122 ss., 140, 144, 172, 175, 185, 209, 239; G.Pardi, Serie dei supremi magistrati e reggitori di Orvieto..., in Boll. della Società umbra di storia patria, I (1895), pp. 352, 372s.; Id., Il catasto di Orvieto dell'anno 1292, ibid., II (1896), p. 234; D.Waley, Mediaeval Orvieto, Cambridge 1952, p. 53.