PISANI, Ugolino
PISANI, Ugolino. – Nacque a Parma, tra il 1405 e il 1410; non si hanno notizie specifiche sul padre, Gerardo, né sulla sua prima formazione culturale.
Dovette passare ben presto a Pavia, dove studiò legge; in quel periodo scrisse le due opere che gli diedero maggiore fama letteraria. Si tratta delle commedie Philogenia, composta forse tra il 1432 e il 1433, e Repetitio magistri Zanini coqui, scritta nel 1435 (o poco prima); in tale anno, nel giorno di giovedì grasso, quest’ultima fu rappresentata a Pavia, secondo la testimonianza di alcuni codici (Firenze, Biblioteca nazionale centrale, N.A. 227; München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 424; Venezia, Biblioteca nazionale, Lat. XIV, 115 = 4710).
Si laureò a Bologna il 28 maggio 1437 in utroque iure. In precedenza aveva viaggiato nell’Europa orientale, in Grecia, Croazia, Dalmazia, Ungheria, Bulgaria e Russia, giungendo fino in Turchia. Si distinse sin da allora per le doti musicali e poetiche, al punto che nel 1432 fu incoronato poeta dall’imperatore Sigismondo di Lussemburgo (di questa sua produzione non sembra tuttavia essere rimasta traccia). Tale circostanza gli diede maggiore possibilità di inserimento presso le corti italiane e straniere.
Fra il 1437 e il 1438 all’Università di Bologna lesse de sero il Digesto nuovo, ma si trasferì poi, probabilmente nel 1440, presso Alfonso d’Aragona, non ancora re di Napoli, e forse frequentò le lezioni di greco tenute da Lorenzo Valla. L’innata inquietudine portò Pisani a seguire i lavori del Concilio a Basilea: qui pronunciò un’orazione che abbracciava le tesi conciliariste a sostegno dell’antipapa Felice V. Nonostante ciò, poco dopo cercò, ma sembra senza successo, di inserirsi nella Curia pontificia di Eugenio IV confidando anche nell’aiuto di Pier Candido Decembrio, con il quale aveva in precedenza polemizzato – come dimostrano alcune lettere – sulla sua versione del libro V della Politica di Platone.
Risale al 1437 la sfortunata presentazione della commedia Repetitio magistri Zanini coqui presso il signore di Ferrara Leonello d’Este e il suo circolo di umanisti. Angelo Decembrio racconta con grande sarcasmo, nella Politia litteraria, questo incontro nel quale Pisani, scapigliato e mal vestito, offrì la commedia su un manoscritto elegantissimo suscitando l’ironica reazione dei presenti (Guarino Guarini, Tito Vespasiano Strozzi, Tommaso da Rieti) che lo qualificarono come un «cercopithecus litteratus».
Sono andate perdute le lettere di Pisani che danno conto dei suoi rapporti con altri umanisti, dei quali, invece, si hanno alcune missive a Pisani stesso: oltre a Pier Candido Decembrio, soprattutto Antonio Panormita e Francesco Filelfo. È rimasto anche un codice contenente opere di Aristotele (Milano, Biblioteca Ambrosiana, F.141 sup.) su cui Pisani studiò, lasciando traccia delle ampie letture dei classici e del suo impegno intellettuale con una fitta serie di postille e di riflessioni specie in relazione all’Etica e alla Politica, ma anche su questioni più strettamente personali, come la conoscenza del greco e di lingue slave (cc. 33r, 53), il ricordo della sua commedia Repetitio magistri Zanini coqui (c. 83v) e di un suo codice ciceroniano (c. 183r), e che non trascurano neppure di intervenire su alcuni passi della traduzione dell’Etica da parte di Leonardo Bruni, criticato rispetto alla precedente versione duecentesca (cc. 109v, 112v-113r, 189v, 191v).
L’operosità di Pisani è legata essenzialmente alle due citate commedie, da lui realizzate durante gli anni degli studi universitari a Pavia: la Philogenia e la Repetitio magistri Zanini coqui. Sono opere profondamente diverse tra loro, nate nell’ambiente goliardico, che rivestono, comunque, un ruolo di grande incidenza e significato all’interno del teatro umanistico. La Philogenia, in particolare, ha avuto un’eccezionale diffusione manoscritta, soprattutto in area germanica, grazie anche alla versione in tedesco effettuata, nel 1472-73, da Albrecht von Eyb, che ne inserì alcune parti all’interno della sua Margarita poetica pubblicata a Roma nel 1475; contemporaneamente apparve a Tolosa, intorno al 1476, la prima edizione dell’opera.
La Philogenia racconta di un ratto d’amore e di un compiacente matrimonio che consente alla giovane moglie, Filogenia, di continuare a incontrarsi con l’amante, Epifebo, senza destare i sospetti del marito, il contadino Gobio. Attraverso la presenza e l’intervento di vari personaggi – i genitori di Filogenia, gli amici di Epifebo, il fratello di Gobio, alcune meretrici, contadini, servi e altri ancora – fra tutti si distingue il frate Prodigio, il quale, confessando prima del matrimonio Filogenia, l’assolverà da tutti i peccati ritenendo più gravi quelli della sua continenza e limitatezza nel mangiare, per lui fonte di piacere e di godimento. L’opera è stata considerata fra i risultati migliori del teatro umanistico grazie alla descrizione di attori diversi, distinti da una personale e autonoma tipologia non priva di originalità nella rappresentazione dei singoli stati d’animo portati in scena, anche rispetto ai modelli classici che rimangono sullo sfondo delle azioni così ricostruite, ma senza comprimerne la libertà di scrittura. La caratterizzazione delle singole figure fa così trasparire la loro realtà e umanità anche attraverso un succedersi di dialoghi, di battute che cercano di unire il contesto cittadino e quello della campagna senza sfoggi eruditi, ma rifacendosi a episodi di vita vissuta che offrono una bonaria ma scherzosa e ironica raffigurazione della società in cui sono inseriti.
La Repetitio magistri Zanini coqui affronta tematiche del tutto diverse in quanto si ricollega in modo assai più stretto alla società cittadina, in particolare a quella ruotante intorno all’università, formata da un lato sul rispetto e la conservazione della prassi e delle norme accademiche, e dall’altro sulla dissacrazione di queste regole effettuata da studenti disinibiti che hanno come obiettivo fondamentale mettere alla berlina i rituali e in specie la concessione della laurea. Dopo una prima parte in cui sono elencati i più diversi casi di follia e stoltezza umana, l’azione si concentra all’interno di una cucina, sporca e lurida, in cui vengono ripetute e sbeffeggiate le cerimonie con cui, attraverso lezioni e ripetizioni, si giunge al conferimento del diploma dottorale e delle insegne relative. Il tono beffardo e dissacrante messo in moto dal cuoco Zanino – al quale viene assegnata la laurea in arte culinaria nonostante la sua assoluta incapacità a realizzare qualsiasi pietanza – e dai suoi amici e compagni di avventura e di bagordi (Lepido, Venturino, Dinoico, Dispotico, Chicherator, Spindria) assume un grande effetto anche grazie al ricorso a battute taglienti e incisive dove in parte convergono elementi volgari, non solo italiani, inseriti a effetto per sottolineare l’assurdità delle circostanze ricostruite, per prendersi gioco e smitizzare la serietà del cursus degli studi e delle abitudini a esso collegate.
Lontana dai toni e dagli ambienti universitari è naturalmente l’orazione per l’antipapa Felice V, recitata a Basilea il 24 maggio 1441 all’interno del concilio poi trasferitosi a Ferrara e quindi a Firenze. L’intervento di Pisani risponde all’offensiva politica e alle esigenze di Alfonso d’Aragona – ricordato ed elogiato per la forza, le sue virtù e il mecenatismo – di essere riconosciuto re di Napoli e alla sua lotta contro il papa Eugenio IV all’interno della quale, sul piano culturale, la De falso credita et ementita Constantini donatione di Lorenzo Valla, di poco anteriore (1440), è un’altra e significativa testimonianza.
Pisani configura il suo discorso con un’insistente e continua celebrazione ed esaltazione di Felice V che si contrappone al generale degrado in cui versano la Chiesa e l’Italia, assoggettata ai vizi e alla corruzione, lontana dalla possibilità di mantenere quell’antico primato su tutte le altre nazioni derivato da Dio. Felice V, invece, già come duca di Savoia (Amedeo VIII), aveva dimostrato, e confermato poi con la sua elezione – per altro del tutto estranea alle norme del diritto canonico –, un comportamento lontano dalle colpe generali, volto al conseguimento del bene per i propri sudditi, davanti ai quali poteva presentarsi in veste di rinnovatore della morale e della politica, capace di liberarla dai malvagi e dal male riversatosi sull’Italia, onde riportarla in quello stato di grazia in cui Dio l’aveva collocata rispetto agli altri Paesi.
Non si hanno più notizie di Ugolino Pisani dopo il 1445, quando tornò a Napoli, come attestato da una lettera di Antonio Panormita. Dovette dunque morire poco tempo dopo, colpito da pazzia, secondo la testimonianza di Angelo Decembrio.
Opere. Philogenia, in A. von Eyb, Margarita poetica, Roma 1475, cc. 264v-267r (Id., Deutsche Schriften, II, a cura di M. Herrmann, Berlin 1890, pp. 120-155), edizione parziale che precedette la prima edizione completa apparsa a Tolosa, circa nel 1476; Teatro goliardico dell’Umanesimo, a cura di V. Pandolfi - E. Artese, Milano 1965, pp. 171-285; Repetitio magistri Zanini coqui, ibid., pp. 287-310; Teatro umanistico, a cura di A. Perosa, Milano 1965, pp. 133-180 (solo trad. it.); Due commedie umanistiche pavesi. Ianus sacerdos - Repetitio magistri Zanini coqui, a cura di P. Viti, Padova 1982, pp. 87-175; Humanist Comedies, a cura di G.R. Grund, Cambridge, (Mass.), 2005, pp. 170-283; per l’orazione per Felice V, P. Viti, L’orazione di U. P. per Felice V, in Esperienze letterarie, VI (1981), pp. 78-108.
Fonti e Bibl.: Fra i numerosi manoscritti della Philogenia cfr. Augsburg, Staatsbibliothek, 2° cod. 126; Brno, Univerzity Knihovna, MK 29; Heidelberg, Universitätsbibliothek, Pal. lat. 1914; München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 72, 650, 2801, 9809, 15737; Firenze, Biblioteca Laurenziana, Strozzi 105; Ashb. 188; Biblioteca nazionale centrale, Magl. VII, 1087; Biblioteca Riccardiana, Riccardiano 968; Milano, Biblioteca Ambrosiana, M 44 sup.; H 91 sup.; Parigi, Bibliothèque national de France, Lat. 8364; Nouv. acq. 315; Londra, British Library, Harley 3328, 3568; per la Repetitio magistri Zanini coqui cfr. Augsburg, Staatsbibliothek, 2° cod. 220; Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Nuovi acq. 227; München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 424; Parigi, Bibliothèque national de France, Lat. 7853, 8640; Venezia, Biblioteca nazionale marciana, Lat. XIV. 115 (= 4710); l’orazione per Felice V ha un unico testimone: Milano, Biblioteca Ambrosiana, D 93 sup., cc. 85r-93r; per le lettere di P.C. Decembrio cfr. Firenze, Biblioteca Riccardiana, Riccardiano 827, cc. 19r-20r, 33v, 39r, 76rv, e Genova, Biblioteca Universitaria, C.VII.46, cc. 30r, 55v; F. Filelfo, Epistolarum familiarium libri XXXVII, Venezia 1502, c. 29v; A. Panormita, Epistolarum Campanarum liber, Napoli 1746, p. 345.
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