UGONOTTI (fr. Huguenots)
Nome dato ai protestanti francesi in genere, e in specie alla loro organizzazione politico-militare durante le guerre di religione in Francia.
L'origine del loro nome è discussa, e fu incerta fin dal principio, poiché alcuni scrittori, come l'Estienne (nella prefazione al suo Erodoto, 1566), e come il Mézières, sostenevano un'interpretazione, mentre i polemisti del partito dei Guisa ne sostenevano un'altra, che è stata la più favorita negli ultimi tempi, specie dagli studiosi tedeschi. Questa seconda tesi fa derivare il nome di Huguenots da Eidgenossen, mettendo così i protestanti francesi in rapporto di derivazione con quelli della Svizzera tedesca: il che per i Guisa e per la Lega equivaleva a "ribelli" e "congiurati". I sostenitori della tesi opposta fanno valere il fatto che l'appellativo alemannico (Eidgenot, Eidgnot) usato per indicare un gruppo di congiurati ginevrini, considerati poi traditori, è troppo distante nel tempo dal momento (1560 circa), nel quale comincia a diffondersi in Francia il nome di Huguenots (Hugonots) e che inoltre vi sono notevoli difficoltà di carattere linguistico alla derivazione Eidgenossen → Huguenots. La medaglia coniata a Roma in commemorazione della Notte di San Bartolomeo porta l'iscrizione "Strages Hugonotorum"; documenti italiani della fine del secolo parlano di Hugonitarum (Proc. dell'Inquisizione, Dublino, Trinity College, cod. 1225 [II, 2], fo. 460, 1581). Pare quindi da preferirsi questa tesi, che fa derivare il nome di ugonotti dalla torre di re Hugon o Huguet a Tours, nome spaventoso e terribile a quegli abitanti per tradizione di orrori medievali. Nella detta torre, disabitata ed evitata dalla popolazione, solevano radunarsi fin dal 1566, di nascosto, i protestanti per celebrare indisturbati il loro culto; di qui il nomignolo locale di Hugonots e Huguenots, che cominciò a divenire d'uso generale alla corte dopo la congiura (o "tumulto") d'Amboise, del 1560. Come i "Gueux", gli ugonotti fecero del nomignolo ingiurioso, un nome di battaglia, facendolo risalire al nome di Ugo Capeto. Attraverso le polemiche fra cattolici e protestanti l'origine del nome s'è andata oscurando sempre più.
La storia degli ugonotti è la storia del partito politico che dal 1535 al 1628, e più intensamente dal 1560 al 1598, combatté in Francia per restaurare le libertà feudali contro l'assolutismo regio, fondandosi non solo sulle esigenze dell'aristocrazia, avida di indipendenza, ma anche su quelle della borghesia cittadina bisognosa di un'organizzazione favorevole ai suoi commerci, e dell'artigianato desideroso di elevazione sociale, e facendo proprî gl'ideali calvinisti di riforma religiosa ed etico-politica. Il vigore e la forza di quegl'ideali, che diedero agli ugonotti coesione e saldezza e ricca vita spirituale, fece però sì che quelle dottrine e quelle aspirazioni non rimanessero solo l'espressione delle morenti autonomie cittadine e delle libertà feudali destinate a scomparire, ma acquistassero anche il valore di espressione, sia pure inadeguata, dell'esigenza di un rinnovamento radicale della società.
Dal 1535, dopo i primi segni d'intolleranza antiprotestante della corona francese, al 1559, il protestantesimo francese, autoctono come quello di J. Le Fèvre d'Etaples (Faber Stapulensis), o influenzato da Lutero, dapprincipio, ma poi sempre più coerente sotto la guida di Calvino, si era andato svolgendo e sviluppando, nonostante le persecuzioni, avviandosi, con l'unificazione delle chiese protestanti francesi sul modello concistoriale e sinodale calvinista-ginevrino (v. calvinismo; ginevra), alla formazione di un'organizzazione autonoma. Nel 1559 si tenne a S. Germano il primo sinodo nazionale delle chiese riformate francesi, e vi erano rappresentate da undici pastori quindici comunità, delle settantadue che si contavano in Francia, guidate quasi tutte da pastori educati a Ginevra; nel 1561 se ne contavano 2150, tutte rappresentate al sinodo nazionale. Le comunità erano indipendenti, e avevano il diritto di eleggersi i proprî anziani e il pastore, che doveva essere approvato dal sinodo provinciale. I sinodi provinciali, che si riunivano due volte all'anno mandavano i rappresentanti, che erano parte laici, parte ecclesiastici, a quello nazionale, che aveva il compito di mantenere la disciplina e l'unità dottrinale. Le basi di questa organizzazione erano la Confessio Gallicana, sottoscritta al sinodo del 1559, e la Discipline Ecclésiastique, entrambe preparate da Calvino: gli ugonotti formavano un corpo a sé, strettamente disciplinato e nettamente differenziato per costumi e religiosità dalla restante società francese dell'epoca, non solo, ma anche una vera e propria potenza, politico-militare, cui le forme democratiche della chiesa calvinista davano straordinaria coesione, mentre la lotta contro la corona per gli antichi privilegi degli stati assicurava loro una notevole popolarità presso magistrati e corporazioni cittadine. L'organizzazione politico-militare e religiosa degli ugonotti fu del resto condotta a termine solo nel 1566, e un partito ugonotto regolarmente ed esplicitamente costituito, con prevalenza dell'elemento politico-militare su quello religioso che fin'allora unico aveva conferito salda unità al movimento, si ebbe solo molto tardi, nel 1573, con l'assemblea di Milhau, e anche di questo la definitiva organizzazione si ebbe solo nel 1588, a La Rochelle. Anche allora, benché fosse nominato un "Protettore delle Chiese", che fu prima il Condé e poi il re di Navarra, i concistori conservarono un certo predominio sulla condotta sociale e morale degli ugonotti, contribuendo, con la loro puritana severità a mantenere vicine le varie classi dei protestanti, non ostante la separazione fra "concistoriali" che chiedevano la sola libertà di coscienza dopo la pace di Beaulieu (1576), e ugonotti che volevano la realizzazione del programma politico. Ad es., il giovane Condé dovette sottomettersi al giudizio e alla condanna del concistoro de La Rochelle che lo scomunicò per essersi appropriato ingiustamente del bottino di guerra. Le chiese sorvegliavano rigidamente a che non avvenissero matrimonî misti, esercitavano una rigorosa censura dei libri e delle idee (il sinodo nazionale de La Rochelle del 1572 scomunicò la tendenza radicale, alla quale appartenevano anche Italiani) e contemporaneamente curavano attentamente l'istruzione. Gli ugonotti ebbero nel periodo di maggior potenza cinque proprie accademie, o università: Montauban, Saumur, Nîmes, Montpellier, Sedan. Per le prime due veniva versata una contribuzione speciale da tutte le chiese, che veniva raccolta prima delle altre. Dove avevano il potere, gli ugonotti esercitavano un governo rigido con una severa giustizia; gli avversarî parlano anche di giustizia di parte con tribunali speciali segreti.
La politica intollerante dei Guisa, e le avversioni destate nelle altre grandi famiglie nobiliari francesi dal predominio di quella famiglia alla salita al trono di Francesco II, fecero sì che si coalizzassero contro la politica della corona Antonio di Navarra, il principe Luigi di Condé (v.) e gli Stati Generali, che non erano stati convocati sin dal 1483. Fallita la congiura d'Amboise (febbraio 1560), solo la morte improvvisa di Francesco Il salvò il Condé, che l'aveva guidata, dalla morte. Tra la fine del 1560 e il principio del 1561 si tenne ad Orléans l'assemblea degli Stati Generali, dove specie i rappresentanti del terzo stato fecero valere le esigenze religiose ed ecclesiastiche dei calvinisti, accanto a quelle delle libertà feudali, e chiesero la convocazione di un concilio nazionale. Caterina de' Medici cercò di salvare la corona sforzandosi di mantenere l'equilibrio fra l'ammiraglio di Coligny (v.), succeduto al Condé, e Francesco di Guisa. Il colloquio di Poissy (1561), benché fallisse lo scopo per l'abilità del Lainez e le divergenze fra protestanti sulla questione dell'Eucaristia, incoraggiò gli ugonotti; ma quando essi ebbero accettato il tollerante editto di gennaio (1562) preparato dal cancelliere L'Hospital, che assisteva la politica mediatrice e unitaria della regina, il Guisa, forte dell'appoggio di Filippo II e di Cristoforo del Württemberg, le cui dottrine luterane egli pensava di diffondere in Francia a togliere forza a quelle calviniste, rese vana ogni politica di compromesso con il massacro di Vassy: il 10 marzo 1562 trovandosi a passare davanti a una chiesa dove era adunata una comunità protestante a pregare, vi entrò col seguito e uccise la maggior parte dei partecipanti. Al triumvirato Guisa, Montmorency, Saint-André, appoggiato dalla Spagna e ora predominante a corte, si oppongono il Condé e il Coligny, appoggiati dall'Inghilterra cui cedono Le Havre e da Filippo d'Assia. Cominciano le guerre civili o guerre di religione in Francia, che continueranno a dieci riprese per più di sessant'anni. Nel primo periodo di queste guerre, fino alla notte di San Bartolomeo, gli ugonotti affermano sempre più la loro potenza, coincidente con gl'interessi internazionali (antispagnoli) della Francia, contro i Guisa, appoggiati dalla corona, dalla Spagna, dal papa (Pio V). La pace di Saint-Germain-en-Laye conclude con amnistia e tolleranza le prime tre guerre (1570): la corona riconosceva gli ugonotti come potenza autonoma, concedendo loro quattro "places de sûreté" (La Rochelle, Cognac, Montauban, La Charité). È l'apogeo della potenza ugonotta; il giovane re Carlo IX, ora maggiorenne, è sotto l'ascendente del Coligny, e pensa alla guerra contro la Spagna. Caterina, per impedire questa politica, si riavvicina ai Guisa. Fallito un tentativo d'assassinio contro il Coligny, la regina riesce a persuadere il debole re ad uccidere tutti i capi ugonotti, radunati, senza sospetto, a Parigi per le nozze di Enrico di Borbone con Margherita di Valois. Le "nozze di sangue" della notte di San Bartolomeo (24 agosto 1572) diedero il segnale della strage non solo a Parigi, dove i morti furono circa tremila, ma per tutta la Francia. Per molto tempo si è pensato che questo terribile e famoso massacro fosse stato organizzato di lunga mano all'incontro di Baiona fra Caterina de' Medici, la figlia Elisabetta, moglie di Filippo II, e il duca d'Alba; invece si tratta di un espediente al quale la regina dovette ricorrere all'ultimo momento di fronte al preponderare della potenza ugonotta e al fallimento dell'attentato al Coligny che aveva svelato i suoi piani. A Roma si cantò il Te Deum e si coniò un'apposita medaglia. Mentre la pubblicistica politica dei "Monarcomachi" calvinisti, del Hotman cioè del Du Plessis-Mornay agitava gli animi, dopo la quarta e quinta guerra fra gli ugonotti e la "Lega" dei nobili seguaci dei Guisa (fondata nel 1576), anche il partito indipendente dei "politici", che seguiva la politica accennata del L'Hospital, e il cui maggior rappresentante era il Bodin, si univa agli ugonotti. Le guerre assumono però ora il carattere di una lotta per la successione fra i Navarra e i Guisa, mentre la corona cerca di avvantaggiarsi del contrasto. Caratteristica la guerra dei tre Enrichi (la settima guerra civile) fra il re Enrico III, Enrico di Navarra, Enrico di Guisa, dove vinse il Navarra, ma che vide Enrico III caduto nelle mani del Guisa, dalle quali si poté liberare solo facendolo assassinare assieme col fratello cardinale per poi esser costretto ad affidarsi al Navarra, che fu nominato suo erede. Quando Enrico III fu assassinato davanti a Parigi da un domenicano (1589), Enrico di Navarra poté ottenere il riconoscimento della città di Parigi che aveva, nella ottava guerra, stretto d'assedio solo abiurando il suo (sempre superficiale) calvinismo: l'eredità gli era contestata dalla Spagna, dalla Santa Sede, mentre i gesuiti diffondevano una propria dottrina democratica ("monarcomachi" cattolici), che giustificava l'uccisione del tiranno, conferendo ccosì una minacciosa sanzione dottrinale al movimento popolare della Lega. Dopo che Clemente VIII ebbe tolto la scomunica al nuovo re Enrico IV (1595) e dopo la pace di Vervins, fu emanato l'editto di Nantes, che concedeva agli ugonotti tolleranza, ammissione agli uffici dello stato, ecc., garantita da duecento "places de sûreté", e le "chambres miparties" (la metà dei posti di giudice, presso una gran parte dei "parlamenti"). Era la vittoria più dei politici che degli ugonotti, nonostante questi avessero uno dei loro, il Sulh, al posto di ministro. Dopo la morte di Enrico IV gli ugonotti - che ora non combattevano più per la libertà della fede, loro garantita e realmente concessa anche dal Richelieu (dal 1624) - inquieti dalla ripresa dei rapporti con la Spagna, ma soprattutto gelosi delle autonomie locali e aristocratiche degli stati feudali e avversi alla politica unificatrice della corona, ripresero le armi, nelle due ultime guerre ugonotte, terminate con la presa della Rochelle, eroicamente difesa, nel 1628, e con l'editto di Nîmes, che concedeva agli ugonotti tutte le libertà religiose di quello di Nantes, ma toglieva loro le "places du sûreté" (1629). Così il partito politico degli ugonotti era finito. La storia del protestantesimo francese, che aveva coinciso per un momento con quella degli ugonotti, aveva cominciato verso la fine a distinguersene, senza però distaccarsene mai del tutto: e benché il nome di ugonotti rimanesse ai protestanti francesi, l'importanza storica del loro movimento politico era scomparso.
Bibl.: Oltre alla bibliografia generale alla voce francia: Storia, per questo periodo, si vedanoi quelle delle biografie dei varî personaggi, biografie che hanno tanta parte nella storia dell'aristocratico partito politico degli ugonotti. Sull'organizzazione interna degli ugonotti, cfr. P. Anquez, Histoire des Assemblées politiques des Réformés en France, Parigi 1859; D'Huisseau, La discipline des églises réformées de France, Amsterdam 1710; I. Loutschisky, Documents inédits sur la Réforme et la Ligue, Parigi 1875; A. Garnier, A. d'Aubigné et le parti protestant, ivi 1928. Sull'origine del nome: O. Douen, in Enciclopédie des sciences religieuses, del Lichtenberger, VI, 1879, pp. 397-401. Opere generali: J. Vienot, Histoire de la Réforme Française des Origines à l'Édit de Nantes, Parigi 1926; Histoire de la Réforme Française de l'Édit de Nantes à sa Révocation, ivi 1934.