UGUCCIONE da Pisa
UGUCCIONE da Pisa (Hugutio Pisanus, Huguccio Pisanus, Uguitio Pisanus). – Nacque a Pisa probabilmente verso la fine del primo trentennio del XII secolo (presumibilmente fra il 1125 e il 1130).
In epoca relativamente recente, Wolfgang Müller (1991 e 1994) ha sollevato dubbi circa l’identificazione del grammatico e lessicografo con il decretista, sostenendo che si tratta di due diverse persone. Ma la questione non risulta, allo stato attuale, ancora perfettamente definita e le annotazioni che seguono si attengono a questa ambiguità, menzionando ‘Uguccione lessicografo’ e ‘Uguccione canonista’.
La nascita a Pisa di un Uguccione lessicografo è sicura, in quanto viene confermata dall’autore stesso nelle Derivationes, sotto il lemma Pis, con caldi elogi della città toscana. Le notizie biografiche sono peraltro poche e incerte, soprattutto relativamente al periodo precedente la sua elezione a vescovo di Ferrara.
Un Uguccione, canonista e successivamente vescovo, studiò diritto a Bologna (dove fu discepolo di Gandolfo, teologo, canonista e autore di glosse al Decreto di Graziano) e insegnò diritto canonico dal 1178, sempre a Bologna, nel monastero dei Ss. Nabore e Felice nel quale aveva precedentemente insegnato lo stesso Graziano. Ebbe come allievo, tra gli altri, Lotario dei conti di Segni, il futuro papa Innocenzo III.
Fu probabilmente durante il lungo periodo anteriore al suo episcopato che Uguccione compose, da uomo di scuola, le principali opere lessicografiche, esegetiche e grammaticali per cui è noto, ossia il De dubio accentu, il Rosarium, l’Agiographia, l’Expositio de Symbolo Apostolorum e, soprattutto, le Derivationes (v. infra).
In qualità di decretista Uguccione redasse, fra il 1178 e il 1188 (e con alcune aggiunte che potrebbero portare la composizione fino al 1201), la Summa Decretorum.
I primi segni del suo insegnamento in diritto canonico appaiono nei commenti e nelle glosse attribuite agli anni Ottanta del secolo, come l’apparatus denominato Ordinaturus Magister (1180-90). Ma il frutto del suo insegnamento universitario è la monumentale Summa (1188-90), che rimane senz’altro il commento più ampio e profondo al Decreto di Graziano. L’opera è rimasta incompiuta e vi sono indizi convergenti che lasciano ipotizzare (secondo Franz Gilmann e poi Wolfgang Müller) che Uguccione completò il lavoro in fasi intermittenti, rinviando la scrittura delle sezioni sulla Causa 1 (fase 2) e quelle De consecratione (fase 3) e De penitentia (fase 4), fino a che non avesse terminato il resto (fase 1).
Il 1° maggio 1190 Uguccione fu eletto vescovo di Ferrara, carica che tenne fino alla morte, avvenuta il 30 aprile 1210, un giorno prima – secondo quanto rileva Salimbene de’ Adam – di compiere vent’anni esatti di episcopato.
La fonte più antica per le notizie biografiche su Uguccione è infatti costituita dalla Chronica del francescano parmense, nel cap. De Uguitione Ferrariensi episcopo: «Uguitio, natione Tuscus, civis Pisanus, episcopus Ferrariensis fuit; librum Derivationum composuit; viriliter et digne et honeste episcopatum rexit et laudabiliter vitam suam finivit. Et alia quedam opuscula composuit, que sunt utilia et habentur a pluribus; que etiam vidi et legi non semel neque bis. Anno Domini MCCX ultimo die Aprilis migravit ad Christum. Et stetit in episcopatu XX annis minus uno die» (Salimbene da Parma, Cronica, a cura di G. Scalia, I, Bari 1966, p. 38).
Fra le altre antiche testimonianze si ricordano qui il Chronicon di Francesco Pipino («Ugucio Pisanus [...] librum Derivationum utiliter digessit, non tamen ubique veracem, seu omnino perfectum»: in RIS, IX, a cura di L.A. Muratori, Mediolani 1726, col. 635) e il Convivio di Dante (IV vi 5: «L’altro principio, onde “autore” discende, sì come testimonia Uguiccione nel principio delle sue Derivazioni, è uno vocabolo greco che dice autentin...», a cura di P. Cudini, Milano 1980, p. 248).
Nell’esercizio dell’ufficio episcopale Uguccione si mostrò sempre attento e scrupoloso, capace soprattutto di affrontare le questioni rilevanti e i problemi spinosi affidatigli innanzitutto da Celestino III che nel 1197 lo incaricò di porre rimedio alla grave situazione nella quale versava l’abbazia di Nonantola, ove l’abate Bonifacio, allontanandosi dal proprio obbligo, conduceva una vita dissoluta e dedita al vizio (verrà destituito nel 1201), e successivamente da Innocenzo III, con il quale Uguccione fu in corrispondenza (cfr. Leonardi, 1956-1957). Alle doti diplomatiche del vescovo di Ferrara fece appello anche Guglielmo di Cabriano, arcivescovo di Ravenna (morto nel 1201), al fine di comporre i dissidi esistenti fra la sua città e gli abitanti di Rimini.
Questi incarichi pastorali spiegano perché, dopo il 1190, Uguccione sembra aver abbandonato i lavori sulla Summa, lasciando incompiuta la parte che va dalla C.23 q.4 c.34 alla C.26 (sarebbe la fase 5), lacuna che verrà completata da Giovanni di Dio nel 1250. Inoltre, alcune sezioni non commentate o parzialmente commentate da Uguccione (come le Causae haereticorum, o alcune parti della Causa 1), sono state completate dai copisti, inserendo spesso brani di altri decretisti, senza distinguerle chiaramente dal testo di Uguccione.
Uguccione morì il 30 aprile 1210.
Opere lessicografiche. Composto sicuramente prima delle Derivationes, il De dubio accentu è un breve trattato grammaticale nel quale viene affrontata la questione relativa alla corretta pronunzia di un certo numero di parole composte e di vocaboli nei quali la penultima sillaba è seguita dal gruppo muta + liquida.
Il Rosarium è anch’esso un breve trattatello – lo stesso Uguccione lo menziona due volte nella sua opera principale – nel quale viene proposta una sorta di sintesi dell’ars grammatica, fondata sulla canonica suddivisione delle otto parti del discorso.
L’Agiographia (questo il titolo attestato nella tradizione manoscritta) è strutturata, quanto alla trattazione, secondo la medesima forma ‘derivativa’ che caratterizza l’opera maggiore di Uguccione. In essa, in particolare, lo scrittore redige una lista dei nomi dei giorni della settimana, dei mesi e di santi – elencati secondo il calendario liturgico – accompagnati da notizie riguardanti la tradizione agiografica a loro connessa e i percorsi che hanno portato alla loro canonizzazione. Giuseppe Cremascoli (2004) rileva che «the work serves as a bridge between Uguccione’s two major texts; it is cited in the Summa decretorum, and it makes, in turn, an explicit reference to the Derivationes» (p. 1105).
L’Expositio de Symbolo Apostolorum venne per la prima volta attribuita a Uguccione da Giovanni Crisostomo Trombelli nel 1755: attribuzione successivamente confermata da Cremascoli (1973, 1978) e da Nicholas Häring (1976). Si tratta di un commento ai dodici articoli del Credo, probabilmente frutto dell’attività pastorale svolta da Uguccione durante il suo episcopato ferrarese.
L’opera grammaticale e lessicografica più significativa di Uguccione sono le Derivationes (in passato erroneamente denominate anche Magnae Derivationes). Tramandate da un numero altissimo di manoscritti (circa 200, e questo è stato il motivo principale per cui il testo completo ha conosciuto la sua editio princeps solo nel 2004), esse si presentano come un ‘vocabolario’ strutturato secondo il sistema ‘derivativo’ (in ciò largamente tributarie del Liber derivationum o Panormia di Osberno di Gloucester, che però Uguccione non nomina mai). Per la precisione, l’autore dispone i singoli lemmi ‘semplici’ in ordine pressoché alfabetico; all’interno di ogni lemma vengono poi elencate le parole (sostantivi, aggettivi, verbi) che da esso derivano (o deriverebbero), nonché i termini composti. L’opera «è il risultato della confluenza di almeno due direttive principali: Uguccione registra infatti sia la corrente glossematica (parole ebraiche, greche, del diritto longobardo ecc.), in cui al lemma segue l’interpretamentum contenuto in una brevissima formulazione, sia quella del metodo derivatorio, in cui al lemma originario segue una discussione precisa, a volte pedante, di tutti i possibili derivati [...] e composti» (Schizzerotto, 1976, p. 801). Le Derivationes annoverano circa 2500 citazioni di autori classici e medievali (fatto che testimonia della vastità della cultura di Uguccione). In odine quantitativamente decrescente, tali citazioni concernono la Bibbia, Plauto (Lunardini, 2017), Orazio (con il commento dello Pseudo-Acrone), Giovenale (con il commento di Cornuto), Virgilio, Marziano Capella, Persio, Ovidio, Terenzio, Lucano, Macrobio, Prudenzio, Giuseppe Flavio, Agostino, Egesippo, Stazio (con il commento di Lattanzio Placido), Ambrogio, Gerolamo, Servio, Prisciano (Schizzerotto, 1966), Nonio Marcello, Paolo Diacono e Palladio; e ancora l’Ecloga Theoduli, il De viribus herbarum di Ottone di Magonza, il Liber lapidum e il De ornamentis verborum di Marbodo di Rennes, le glosse di Guglielmo di Conches a Calcidio, il Physiologus di Tebaldo, Rabano Mauro, Remigio di Auxerre, Pietro Elia e, ovviamente, Isidoro di Siviglia (le cui Etymologiae forniscono l’ossatura ‘enciclopedica’ dell’opera). Le Derivationes hanno goduto di grandissimo e duraturo successo nei secoli successivi: ancora ampiamente utilizzate da Dante, quindi da Petrarca e Boccaccio e poi dagli umanisti quattrocenteschi, esse furono, però, gradualmente soppiantate dal Catholicon di Giovanni Balbi da Genova (completato nel 1286 e già a stampa a Magonza nel 1460), redatto non secondo il criterio ‘derivativo’, ma in base all’ordine alfabetico di tutti i vocaboli (il che ne rendeva molto più rapida e agevole la consultazione).
Altre due opere sono state variamente attribuite a Uguccione: il vocabolario latino-germanico contenuto nel ms. 314 della Biblioteca civica di Magonza (assegnazione, questa, già proposta da Austin, 1948); e la Summa artis grammaticae attestata dal ms. München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 18908. Ma entrambe sono sicuramente apocrife; in particolare, l’esame del manoscritto contenente il vocabolario latino-germanico porta a escludere che Uguccione sia autore dell’opera, che invece è «uno dei molti lessici ex quo composti in Germania dopo la diffusione del Breviloquus» (Cremascoli, 1968, 2011, p. 91; v. anche Id., 1966); mentre, per l’apocrifia della Summa, cfr. Avesani, 1965.
Opere canonistiche. Nella Summa Uguccione unisce la profondità dell’analisi giuridica a una vastissima cultura teologica, filosofica e letteraria: nel suo commento alle Distinzioni del Decreto di Graziano, si trovano citazioni da Terenzio, Cicerone, Seneca, Virgilio. Osservazioni grammaticali ed etimologiche sono frequenti e rinviano al problema, sopra accennato, dell’identità dell’autore. Costante è il riferimento alla Sacra Scrittura, con menzione di glosse e commenti delle autorità tradizionali (Girolamo, Leone Magno, Gregorio Magno, Beda) e di opere di contemporanei, come le Expositiones di Rabano Mauro o le Collectanea in Epistulas Pauli di Pietro Lombardo.
I commenti della Summa manifestano l’eccellenza della sua scienza canonistica e la sua straordinaria capacità di sintesi, mettendo i brani commentati in rapporto non soltanto con canoni paralleli di altre Distinzioni o Causae del Decreto, ma anche con le norme più recenti dei papi contemporanei (Alessandro III), decretali o canoni del Concilio Lateranense III (1179). Mantiene anche una discussione permanente con i canonisti precedenti (Burcardo di Worms) o contemporanei: Paucapalea, Rufino, Giovanni di Faenza, Stefano di Tournai, Gandolfo, Simone da Bisignano, Sicardo di Cremona. Da notare anche allusioni ai commenti della Summa Parisiensis e della Summa Coloniensis.
Per quanto riguarda il contenuto e le idee canonistiche, Uguccione riprende i grandi temi del diritto canonico e civile allora in discussione. Egli difende la libertas Ecclesiae e concepisce i due poteri, spirituale e temporale, da un punto di vista essenzialmente dualista, trattandoli come entità indipendenti, autonomi e ambedue divinamente istituite. Comunque, la Summa concede ai giudici ecclesiastici l’autorizzazione di sospendere, almeno in parte, gli obblighi feudali di un vassallo nei confronti del suo signore scomunicato.
L’aspetto più studiato del suo pensiero è forse la sua teoria sul governo della Chiesa. Uguccione ribadisce la superiorità delle decisioni del romano pontefice, anche rispetto a un concilio, sottolinea il suo potere di giurisdizione sulla Chiesa universale, e specialmente le sue prerogative in materia di nomina, trasferimento e deposizione dei vescovi. Tuttavia, il potere del papa non è illimitato nella Chiesa e non può andare contro i precetti divini e di diritto naturale. Uguccione affronta anche la questione della possibilità della deposizione di un papa eretico. In una lunga glossa al canone Si papa (D.40 c.6), l’autore considera metodicamente tutte le fattispecie del caso e declina le sue conclusioni facendo del bene comune della Chiesa il criterio centrale del ragionamento. Se accetta teoricamente l’ipotesi di una deposizione, ne limita drasticamente le possibilità: solo quando è chiaramente dimostrato che il papa professa un’eresia, che non lo nega, e che, avvisato, si rifiuta di ritrattare i suoi errori. Nello stesso tempo, Uguccione integra ai motivi possibili di accuse tutti i crimini notori e scandalosi. La notorietà degli atti commessi diventa una categoria giuridica di primo piano nella sua argomentazione. Tuttavia, Uguccione non entra in una problematica ‘conciliarista’ ed evita di rispondere direttamente alla difficile domanda su chi sarebbe in grado di giudicare il papa. Uguccione integra e supera i commenti precedenti quando elabora nuove distinzioni a proposito del potere di giurisdizione nella Chiesa, creando categorie giuridiche intermedie tra le nozioni di potestas e di executio potestatis, che permettono di distinguere i binomi «potere»/«non potere» e «avere il diritto»/«non avere il diritto». Soltanto il secondo binomio risponde all’oggetto preciso del diritto (la stessa cosa giusta e non il potere sulle cose) e al compito specifico del giudice. Questo realismo giuridico si manifesta anche quando l’autore insiste sulla qualità intrinseca delle norme, che devono essere conformi a ciò che è giusto e alla ragione. In caso di dubbio, l’attenzione deve essere focalizzata sul contenuto sostanziale del diritto piuttosto che sulla sua fonte formale, anche quando si tratta del papa. Ciò rende possibile una legittima e talvolta severa critica delle decretali papali, che si legge non di rado nei suoi commenti. Le nozioni di aequitas, bona fides, verità e la sua costante preoccupazione per il bene delle anime sono i saldi criteri del suo pensiero giuridico.
La Summa di Uguccione ebbe una grande influenza sull’elaborazione delle decretali dei pontefici del suo tempo e soprattutto su quelle di Innocenzo III (1198-1216). Essa ebbe anche una larga diffusione e servì da fonte principale alla Glossa ordinaria (1215) di Giovanni Teutonico e fu anche molto utilizzata da Guido de Baysio nel suo Rosarium (1300). Si conservano della Summa 43 manoscritti fino alla fine del XV secolo, ma l’opera non è mai stata stampata, forse in ragione della sua ampiezza, e venne poi dimenticata.
Un lavoro di edizione della Summa è stato cominciato e Oldrich Přerovský ha pubblicato un primo volume (di 16 programmati) con il commento alle venti prime distinzioni. Esistono edizione parziali di alcuni brani realizzate da Brian Tierney, Titus Lenherr e Elisabeth Vodola per alcuni passi.
Fonti e Bibl.: Bibliografia quasi completa sino al 1967 (161 titoli) in G. Cremascoli, U. da P. Saggio bibliografico, in Aevum, XLII (1968), pp. 134-168 (poi in Id., Saggi di lessicografia mediolatina, a cura di V. Lunardini, Spoleto 2011, pp. 29-95). Cfr. inoltre H.D. Austin, Germanic words in Uguiccione’s Lexicon, in Speculum, XXIII (1948), pp. 273-283; R. Avesani, Il primo ritmo per la morte del grammatico Ambrogio e il cosiddetto «Liber Catonianus», in Studi medievali, s. 3, VI (1965), pp. 455-488; G. Cremascoli, Termini del diritto longobardo nelle «Derivationes» e il presunto vocabolario latino-germanico di U. da P., in Aevum, XL (1966), pp. 53-74 (poi in Id., Saggi di lessicografia mediolatina, cit., pp. 3-27).
Fra i più significativi interventi non ricordati da Cremascoli nella sua rassegna e/o successivi al 1967 (spesso dedicati al rapporto fra Dante e Uguccione), cfr. G. Schizzerotto, U. da P., Dante e la colpa di Prisciano, in Studi danteschi, XLIII (1966), pp. 79-83; Id., Uguccione (Uguiccione) da Pisa, in Enciclopedia dantesca, V, Roma 1976, pp. 800-802; F. Bertini, Letteratura latina medievale in Italia (secc. V-XIII), Busto Arsizio 1988, pp. 100 s.; A. Marinoni, Per una edizione delle «Derivationes» di U. da P., in Miscellanea di studi romanzi offerta a Giuliano Gasca Queirazza, Alessandria 1988, pp. 637-650; W.P. Müller, Hugucio of Pisa: Canonist, bishop, and grammarian?, in Viator, XXII (1991), pp. 121-151; Id., Hugucio. The life, works and thought o f a twelfth-century jurist, Washington 1994; E. Pérez, La «Summa artis gramatice» de Hugutio y la gramatica del s. XII, in Gli umanesimi medievali. Atti del secondo Congresso dell’Internationales Mittellateinerkomitee, a cura di C. Leonardi, Spoleto 1998, pp. 479-489; B. Roy, Huguccio de Pise décrit un geste antisémite, in Cy nous dient. Dialogue avec quelques auteurs médiévaux, Orléans 1999, pp. 97-106; G. Cremascoli, U. da P., in Mediaeval Italy. An Encyclopedia, a cura di C. Kleinhenz, II, New York-London 2004, pp. 1105 s. (poi in Id., Saggi di lessicografia mediolatina, cit., pp. 361-363); Le «Derivazioni» di U. da P. Atti dell’Incontro di studi all’Università di Zurigo (10 febbraio 2006), a cura di M. Loporcaro - P. Stotz, in Archivum Latinitatis Medii Aevi – Bulletin du Cange, LXIV (2006), pp. 241-276 (interventi dedicati alla pubblicazione dell’editio princeps delle Derivationes, apparsa nel 2004; contiene i seguenti contributi: M. Loporcaro - P. Stotz, Premessa, p. 241; C. Leonardi, L’edizione di Uguccione, pp. 242-245; D. Senekovic, Ugutios «Magnae derivationes» - über den Erfolg einer lexikographischen Sprachphilosophie, pp. 245-252; M. Loporcaro, Il dizionario latino di Dante e la storia della lingua italiana, pp. 252-257; P. Stotz, «Hic Hugucio, quantumcumque bonus, videtur aliquantulum dormitasse». Der Meister im Urteil von Kollegen, pp. 257-267; M. Picone, Dante e Uguccione, pp. 268-275); L. Ferretti Cuomo, Parole di Dante: di alcuni contatti con le «Derivationes» di U. da Pisa, in Latin vulgaire – latin tardif. Actes du VIIIème Colloque international sur le latin vulgaire et tardif, Oxford... 2006, a cura di R. Wright, Hildesheim-Zürich-NewYork 2008, pp. 569-577; G. Princi Braccini, U. da P. lessicografo, in Pisa crocevia di uomini, lingue e culture. L’età medievale (Atti del Convegno, Pisa... 2007), a cura di L. Battaglia Ricci - R. Cella, Roma 2009, pp. 97-135; F.C. García, Las «Derivationes» de Hugutio Pisanus como fuente de tratados de ortografia latina bajomedievales, in Archivum Latinitatis Medii Aevi, LXVIII (2010), pp. 49-80; M. Gioia, Dante e la lessicografia mediolatina. Le «Derivationes» di U. da P. tra la «Commedia» dantesca e i suoi antichi commentatori. Un esperimento di spoglio, in Versants, LVII (2011), 2, pp. 189-213; F.C. García, Aspectos ortograficos en las «Derivationes» de Hugutio Pisanus, in Euphrosyne. Revista de filologia classica, XL (2012), pp. 169-190; V. Lunardini, Sul Forlteben di Plauto nelle «Derivationes» di U. da P., in Maia, LXIX (2017), 1, pp. 173-194.
Tra i contributi biografici prevalentemente attenti all’Uguccione ‘canonista’, G. Catalano, Contributo alla biografia di Uguccione Pisano, in Il diritto ecclesiastico, LXV (1954), pp. 3-67; C. Leonardi, La vita e l’opera di U. da P. decretista, in Studia Gratiana, IV (1957-1956), pp. 37-120; A. Stickler, Uguccio de Pise, in Dictionnaire de droit canonique, VII, Paris 1965, pp. 1355-1362; R. Weigand, Huguccio und der Glossenapparat Ordinaturus magister, in Archiv für katholisches Kirchenrecht, CLIV (1985), pp. 490-520; Id., Huguccio (Uguccio, Hugo, Hugutio o. ä.): Grammatiker, Theologe und bedeutendster Dekretist (†1210), in Lexikon des Mittelalters, V (1991), pp. 181 s.; G. Catalano, Luci ed ombre sulla figura scientifica di U. da P., in Il diritto ecclesiastico, CXIV (2003), pp. 3-27; C. de Miramon, Innocent III, Huguccio de Ferrare et Hubert de Pirovano: droit canonique, théologie et philosophie à Bologne dans les années 1180, in Medieval church law and the origins of the western legal tradition. A tribute to Kenneth Pennington, a cura di W. Müller, Washington DC 2006, pp. 320-346; M.M. Martínez Almira, Hugoccio de Pisa, in Diccionario general de derecho canónico, IV, a cura di J. Otaduy - A. Viana - J. Sedano, Pamplona 2012, pp. 355-357; K. Pennington, Bio-bibliographical guide to medieval and early modern jurists, disponibile all’url http://amesfoundation.law.harvard. edu/BioBibCanonists/HomePage_biobib2.php (17 febbraio 2020).
Opere lessicografiche. Le Derivationes – come si è già accennato – hanno goduto di una ricchissima tradizione manoscritta. Cfr. A. Marigo, I codici manoscritti delle «Derivationes» di U. da P. Saggio d’inventario bibliografico con appendice sui codici del «Catholicon» di Giovanni da Genova, Roma 1936 (192 mss., raggruppati in famiglie); nel 1957 Corrado Leonardi segnalò altri 9 codici (La vita e l’opera di U. da P. decretista, in Studia Gratiana, IV (1956-1957), pp. 37-120). Fra i più significativi, si elencano i seguenti mss. (oltre ai sette usati per l’edizione del 2004, citati infra): Augsburg, Universitätsbibliothek II.1.2° 8 e II.1.2° 31; Berlin, Staatsbibliothek zu Berlin - Preußischer Kulturbesitz, Diez. C 2° 3; Bern, Universitätsbibliothek; Burgerbibliothek (Bibliotheca Bongarsiana) 276; Caen, Musée des beaux-arts (Collection Mancel) 245; Cambridge, University Library, 1324 (Ff. V.34); Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Chig. L.VIII.289; Durham, University Library, Archives and Special Collections. Dean and Chapter Muniments C.I.20; Eichstätt, Universitätsbibliothek (olim Staatliche und Seminarbibliothek), st 694; Erlangen, Universitätsbibliothek, 401; Firenze, Biblioteca Riccardiana 778; Klagenfurt, Bischöfliche Bibliothek, XXIX, c. 7; København, Kongelige Bibliotek, GKS 426 2°; London, British Library, Add. 18380; Luxembourg, Bibliothèque Nationale 36; Madrid, Biblioteca Nacional de España, Ms. 8999; München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 14168; Oxford, Regent’s College, 321; Padova, Biblioteca Antoniana, Manoscritti 1; Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 7622, lat. 16219, lat. 16678, n.a. lat. 2042; Bibliothèque de l’Arsenal 976; Perugia, Biblioteca Capitolare di San Lorenzo 39; Salamanca, Universidad de Salamanca. Biblioteca General Histórica, Ms. 2680 e Ms. 2680; Sopron, Állami Levéltára, R 308 (Madas 47); Stuttgart, Württembergische Landesbibliothek, Bibl. 4° 29; Troyes, Médiathèque du Grand Troyes (olim Bibliothèque Municipale), Fonds ancien 531; Tübingen, Universitätsbibliothek, Mc 6; Wien, Österreichische Nationalbibliothek 1454, 2339, 5373, 5422; Worcester, Cathedral and Chapter Library F. 85.
Opere minori (attestate da un minor numero di mss): Agiographia, Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 14877; De dubio accentu, Cambridge, Trinity College, Ms. R.9.11 (815), e Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, lat. XIII. 16 (4521); Rosarium, Erfurt, Amplonianus Q. 69 (252); Expositio de Symbolo Apostolorum, mss. Bologna, Biblioteca Universitaria 2633 (lat. 1382) e Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat. 819.
Edizioni e studi. Le Derivationes, dopo oltre otto secoli dalla loro composizione, sono state pubblicate in editio princeps soltanto nel 2004: Uguccione da Pisa, Derivationes, ediz. critica princeps a cura di E. Cecchini et al., I-II, Firenze. Per l’edizione, sono stati utilizzati i seguenti sette mss.: Milano, Biblioteca Ambrosiana, E 12 inf. e C 82 inf.; Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 15462; Pisa, Biblioteca Universitaria, 692 [olim Ronc. 13]; Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Pl. 27, sin. 5; Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat. 7641; München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 14056 (cfr. le recensioni di L. Serianni, in Studi linguistici italiani, XXXI (2005), pp. 138-141; W.P. Müller, in Speculum, LXXXI (2006), 3, pp. 931 s.). Tre delle opere minori sono state pubblicate, in edizione critica, nel 1978: Uguccione da Pisa, De dubio accentu, Agiographia, Expositio de Symbolo Apostolorum, a cura di G. Cremascoli, Spoleto (recens. di C. Vircillo Franklin, in Speculum, LIV (1979), 4, pp. 870 s.; e soprattutto di G. Orlandi, in Aevum, LIII (1979), pp. 395-398, poi in Id., Scritti di filologia mediolatina, a cura di P. Chiesa et al., Firenze 2008, pp. 709-714). Per l’Expositio (editio princeps di G.C. Trombelli, Expositio domini Huguccionis Ferrariensis episcopi de Symbolo Apostolorum, Bologna 1755, pp. 207-223; cfr. G. Cremascoli, L’«Expositio de symbolo Apostolorum» di U. da P., in Studi medievali, s. 3, XIV (1973), pp. 363-442) altra edizione critica pressoché contemporanea a cura di N.M. Häring, Zwei Kommentare von Huguccio, Bischof von Ferrara, in Studia Gratiana, XIX (1976), pp. 355-416). Per il solo De dubio accentu, vedi la precedente edizione dello stesso G. Cremascoli, Il «De dubio accentu» di U. da P., Bologna 1969.
Opere canonistiche. Edizioni (parziali) della Summa decretorum: Summa decretorum, I: Distinctiones I-XX, a cura di O. Přerovsky, Città del Vaticano 2006; E. Vodola, in Excommunication in the Middle Ages, Berkeley 1986, ha editato: C.4 q.1 c.2 v. Ostenderint (pp. 201-203); C.4 q.1 d.a.c.1 v. De prima (pp. 204 s.); C.15 q.6 c.4, v. Fidelitatem (pp. 219 s.).
F. Gillmann, Die Abfassungszeit der Dekretsumme Huguccios, in Archiv für katholisches Kirchenrecht, XCIV (1914), pp. 233-251 (per la composizione della Summa decretorum); A. Stickler, Der Schwerterbegriff bei Huguccio, in Ephemerides iuris canonici, III (1947), pp. 201-242; B. Tierney, Foundations of the conciliar theory: the contribution of the medieval canonists from Gratian to the Great Schism, Cambridge 1955 (per il commento a D.40 c.6, Si papa); G. Catalano, Impero, regni e sacerdozio nel pensiero di Uguccio da Pisa, Milano 1959; M. Rios Fernandez, El primado del romano pontifice en el pensamiento de Huguccio de Pisa decretista, in Compostellanum, VI, VII, VIII, XI (1961, 1962, 1963, 1966), rispettivamente pp. 47-97, 97-149, 65-99, 29-67; R.L. Benson, The bishop-elect: a study in medieval ecclesiastical office, Princeton (N.J.) 1968 (su alcuni aspetti della sua dottrina canonistica); T. Lenherr, Der Begriff executio in der Summa decretorum des Hugiccio, in Archiv für katholisches Kirchenrecht, CL (1981) pp. 5-44, 361-420; A. Stickler, Die Ekklesiologie des Dekretisten Huguccio von Pisa, in Proceedings of the sixth international Congress of medieval canon law, a cura di S. Kuttner, Città del Vaticano, 1985, pp. 333-349; G. Catalano, La lectura uguccionea del Decreto di Graziano, in Proceedings of the eleventh international Congress of medieval canon law, a cura di M. Bellomo, Città del Vaticano 2006, pp. 227-234; W. Müller, The Summa decretorum of Huguccio, in The history of medieval canon law in the classical period, 1140-1234. From Gratian to the decretals of pope Gregory IX, a cura di W. Hartmann - K. Pennington, Washington DC 2008, pp. 142-160; T. Sol, Nisi deprehendatur a fide devius: l’immunité du pape de Gratien à Huguccio, in Ius Ecclesiae, XXXI (2019), pp. 177-204; Id., Nature et utilité juridique de la notion d’executio potestatis de Gratien à Huguccio, in Proceedings of the fourteenth international Congress of medieval canon law, in corso di stampa.