Ukigumo
(Giappone 1954, 1955, Nubi fluttuanti, bianco e nero, 123m); regia: Naruse Mikio; produzione: Fujimoto Sanezumi per Tōhō; soggetto: dall'omonimo romanzo di Haya-shi Fumiko; sceneggiatura: Mizuki Yōko; fotografia: Tamai Masao; montaggio: Ohi Hideshi; scenografia: Chōko Satoshi; musica: Saitō Ichirō.
Alla fine della guerra, Yukiko ritorna a Tokyo dopo un lungo periodo di lavoro a Dalat, in Vietnam. Qui ritrova Tomioka, l'uomo di cui è innamorata, che contrariamente alla promessa fattale in passato non ha divorziato da sua moglie Kuniko, né ha più intenzione di farlo, poiché questa si è ammalata di tubercolosi. Disperata e senza lavoro, Yukiko conduce una misera esistenza, chiedendo inutilmente aiuto a suo cognato Mukai, il quale pretenderebbe in cambio i suoi favori sessuali. La donna finisce con il prostituirsi e legarsi a un soldato americano. Di tanto in tanto rivede Tomioka; insieme trascorrono una breve vacanza in un hotel termale. Qui l'uomo corteggia Osei, la moglie di un suo amico. Irritata e umiliata, Yukiko se ne va, per rendersi conto, qualche settimana più tardi, di essere incinta. Torna così da Tomioka, ma scopre che l'uomo vive ora con Osei, che ha lasciato suo marito. A Yukiko non rimane che abortire e accettare di legarsi a Mukai, arricchitosi con traffici illegali. Un giorno legge su un giornale che Osei è stata uccisa dal marito geloso. Quando scopre che Tomioka, rimasto solo (anche Kuniko è morta) e senza denaro, sta per partire per un'isola nel Sud del Giappone, la donna ruba i soldi del cognato e parte per raggiungerlo. Nel corso del viaggio Yukiko, però, si ammala, per morire poco dopo il suo arrivo sull'isola.
Ultimo dei sei film che Naruse Mikio ha adattato dai romanzi della scrittrice Hayashi Fumiko, Ukigumo è una fra le opere più cupe e disperate nell'ampia filmografia del regista. Dal punto di vista narrativo, il film è costruito sul continuo ricorso a flashback che contrappongono la desolazione del presente della protagonista al ricordo dei giorni felici trascorsi in Indocina, a fianco dell'uomo amato. È solo rievocando il passato e aggrappandosi alla speranza che il futuro possa riportarla a un'identica realtà che Yukiko riesce a sopportare la durezza del suo presente. Yukiko è una donna forte e coraggiosa, ma incapace di liberarsi dalla sua ossessione amorosa: per l'uomo che ama sarebbe disposta a rinunciare a tutto. Tomioka, al contrario, è un uomo egoista e svogliato. Naruse ne modella il personaggio rifacendosi alla tradizione giapponese del nimaime, ruolo fisso del teatro kabuki assegnato a un personaggio di bell'aspetto fisico, dai tratti un po' effeminati, debole, privo di volontà e, soprattutto, incapace di rendere felici le donne amate. Non è un caso che qui le tre donne legate all'uomo, la moglie Kuniko e le amanti Osei e Yukiko, finiscano tutte col perdere la vita, anche in conseguenza all'agire dello stesso Tomioka. Troppo tardi l'uomo sembra ravvedersi: solo al fianco del corpo esanime di Yukiko le illumina il volto con una lampada e le dipinge le labbra con il rossetto, come a cercare di dare ancora le sembianze della vita a chi ormai l'ha persa per sempre. Il rapporto fra Yukiko e Tomioka echeggia anche un altro aspetto chiave delle relazioni fra uomo e donna in Giappone: quello legato all'amae, in cui l'uomo più che un'amante desidererebbe al suo fianco una sorta di seconda madre, in grado sia di proteggerlo dalle insidie della vita, sia di perdonargli ogni possibile tradimento e nefandezza.
Ukigumo è anche un amaro ritratto della complessa e difficile realtà del Giappone nel secondo dopoguerra, tra i problemi della ricostruzione e il dramma della disoccupazione, tra le lotte dei lavoratori (in una scena del film un gruppo di manifestanti intona l'Internazionale) e la piaga della prostituzione. Anche se di mezzo c'è stata la tragedia di una guerra, la sconfitta del paese, il crollo del sistema imperiale e, soprattutto, l'occupazione americana, chi più degli altri paga le contraddizioni del paese è sempre la donna. Non è così un caso che Yukiko perda il suo lavoro di segretaria perché non sa l'inglese, e ne trovi uno come prostituta proprio vendendo il suo corpo a un soldato americano. Come spesso accade nel cinema di Naruse, che da questa prospettiva è assai simile a quello di un Mizoguchi Kenji o di un Kinoshita Keisuke, le simpatie dell'autore vanno tutte alla sua eroina. Yukiko, interpretata da Takamine Hideko, l'attrice feticcio del regista, è il personaggio attraverso cui l'intero film è strutturato: a lei sono attribuiti i ricordi del passato (memorabile la scena del bacio che inizia in Indocina e finisce in Giappone), la scoperta delle brutture del presente, sia sul piano sentimentale sia su quello sociale, e la stessa logica del montaggio, più volte affidata ai raccordi di sguardo e alle sue soggettive. È così uno sguardo femminile a dominare Ukigumo: uno sguardo dietro cui Naruse sembra quasi volersi nascondere per mettere in evidenza il lavoro della scrittrice Hayashi Fumiko, della sceneggiatrice Mizuki Yōko e dell'attrice Takamine Hideko.
Interpreti e persoaggi: Takamine Hideko (Kōda Yukiko), Mori Masayuki (Tomioka Kengo), Okada Mariko (Mukai Osei), Katō Daisuke (Mukai Sekichi), Nakakita Chieko (Tomioka Kuniko), Yamagata Isao (Iba Sugio), Sera Akira (Ōba Kinsaku), Roy H. James (il soldato americano), Mokushō Maturi (ragazza del bar).
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