ULCERA MICETOIDEA
. L'Ulcus tropicum mycetoideum (o ulcera del deserto, ulcera tropicale superficiale, ulcera tropicale plurima, ulcera tropicale ectimatoide, ulcera dell'oasi) è un'ulcera a decorso cronico, unica o plurima, autoinoculabile, con sede di elezione alla gamba, dovuta al Micrococcus mycetoides.
La malattia, confusa per molti anni con l'ulcera di Veldt e con l'ulcera tropicale, è stata individuata da A. Castellani (1942). È comune in Africa settentrionale, in Asia, America e Australia; casi sono stati osservati in Italia e nel Portogallo. Il germe causale nella lesione si presenta sotto forma di un cocco gram-negativo, piccolo, a coppie, a gruppetti o singolo. All'inizio cresce con grande difficoltà sui comuni terreni; per il suo isolamento è elettivo l'agar alla tripsina; temperatura optimum 37°. I caratteri morfologici del germe coltivato sono all'inizio uguali a quelli che presenta nelle lesioni, poi si possono osservare cocchi, bacilli e cocco-bacilli gram-negativi o gram-incerti, isolati, a coppie, a gruppetti o a brevi catenelle. Non è patogeno per nessuno dei comuni animali di laboratorio. Trapiantato sulla cute della gamba di un uomo sano previa scarificazione, provoca a distanza di qualche giorno la tipica ulcera.
Sintomatologia. - Nei casi tipici esordisce sotto forma di una piccola perdita di sostanza superficiale, che ha tendenza a estendersi raggiungendo quattro o cinque cm. di diametro e più. I margini sono generalmente netti o un po' smangiati, poco infiltrati e non sottominati, il fondo è rosso e granulante, secernente un essudato puruloide che si condensa in zaffetti, pseudomembrane e croste. Intorno all'ulcera vi è un alone iperemico a tinta vivace e modica infiltrazione. A sviluppo completo in alcuni casi l'ulcera è scoperta, in altri coperta da croste stratificate che si estendono al di là dei margini dell'ulcera. Generalmente si ha poco dolore spontaneo mentre è intenso il dolore alla pressione. Il prurito manca all'inizio, mentre a decorso avanzato è intenso. Le ghiandole linfatiche non sono ingrossate. La sede di elezione è la gamba, regione antero-laterale: però può riscontrarsi in altre regioni. La malattia guarisce dopo 4-12 mesi lasciando una cicatrice ipercromica. Si conoscono molte varietà cliniche a seconda che sia dominante l'infiltrazione (varietà infiltrata), la secrezione purulenta (varietà piodermoide), la formazione di croste (varietà crostosa diffusa), ecc.
Diagnosi. - Si differenzia dall'ulcera tropicale propriamente detta perché questa è unica, profonda a tendenza fagedenica, con fatti infiammatorî più intensi, complicanze frequenti e nell'esame batteriologico mostra spirochete con o senza bacilli fusiformi; dall'ulcera di Veldt (ulcera difterica), perché in questa vi è storia di angina difterica recente o contemporanea e perché nell'essudato si mette in evidenza il b. di Loeffler o b. difteroidi. L'ulcera luetica ha margini netti, a stampo, fondo lardaceo, ingorgo ghiandolare nelle stazioni linfatiche prossimiori e Wassermann positiva; quella tubercolare è rara alla gamba, ha margini scollati e sottominati, fondo con granulazioni torbide e il paziente ha segni di tubercolosi in altri distretti. L'ulcera micotica è diagnosticabile per la presenza in essa di miceti; la varicosa, la framboesica, la trofica, la leishmanica, la lebbrosa e la neoplastica hanno caratteri clinici ed eziologici tali, da poter essere raramente prese in considerazione nella diagnostica differenziale con l'ulcera tropicale superficiale.
Anatomia patologica. - La lesione elementare, che è una vescicola intradermica, si forma a spese di elementi epiteliali, poi si estende tra derma ed epidermide. Il contenuto è dapprima sieroso, poi siero-purulento e finalmente purulento. I tessuti peri- e sotto-stanti mostrano iperemia, vasodilatazione e diapedesi con infiltrazioni parvicellulari perivasali e note di necrobiosi; dominano i polinucleati, ma sono presenti linfociti e plasmacellule. Ai margini si può avere acantosi. L'ulcera ha caratteri generici di ulcera flogistica di tipo suppurativo necrotica.
Prognosi e terapia. - La prognosi è buona; la malattia guarisce spontaneamente in 4-12 mesi ma non sono rarissime le recidive. La terapia consiste in riposo, impacchi caldi di acido borico al 2%; molto utile una lozione a base di iodoformibo, carbone vegetale, tintura di benzoino ed etere. Sono stati usati i sulfamidici per via generale e locale, come pure la penicillina, ma senza nessun risultato.
Bibl.: A. Castellani, in Arch. it. sc. med. col. parass., XXIV, 1942; V. Servino, in Acc. med. it. mal. inf. parass., I, 1946.