ROLANDI, Ulderico
– Nacque a Roma il 23 luglio 1874 (ignoti i nomi dei genitori).
Laureato in medicina e specializzato in ginecologia, nel 1903 collaborò alla Sezione pratica del settimanale Il policlinico, diretto da Guido Baccelli, più volte ministro della Pubblica istruzione per la sinistra storica. Come vicesegretario della Società di ostetricia, Rolandi partecipò alla cura degli Atti dal 1905 al 1910, pubblicando saltuariamente nei mensili Nicia (organo dell’Associazione medici italiani artisti) dal 1931 al 1937 e L’Umbria medica dal 1939 al 1943. Nel 1941 aderì all’Albo dei romanisti, che dal 21 aprile 1940 contano gli anni ab urbe condita e festeggiano il natale della città, consegnando una strenna al sindaco di turno.
Ben presto Rolandi preferì occuparsi della produzione musicale romana, debuttando nel 1912 con la recensione di un concerto nel settimanale Il tirso, il cui redattore capo era Gino Gori, che nel 1921 diede vita alla Bottega del diavolo, un cabaret frequentato da futuristi fra cui Filippo Tommaso Marinetti, Enrico Prampolini, Fortunato Depero e Luciano Folgore. Limitata a due articoli del 1920 sugli abusi perpetrati ai danni delle opere rossiniane (Otello e Il barbiere di Siviglia), la collaborazione di Rolandi con Le maschere ebbe vita breve, perché la tipografia del quindicinale, che stampava anche La battaglia socialista, venne chiusa nel 1922. Frequenti i contributi rolandiani per la Rivista nazionale di musica che usciva il venerdì, fra cui nel 1926 una monografia a puntate: Il librettista del ‘Matrimonio segreto’: Giovanni Bertati (5, 19 e 26 marzo, pp. 1217-1221, 1225-1229, 1233-1236; 9 e 20 aprile, pp. 1245-1249, 1253-1256; 14 e 28 maggio, pp. 1263-1265, 1270 s.; 9 luglio, pp. 1291-1295). L’anno dopo Rolandi si espresse sulla «diffusione delle opere del genio di stirpe», deplorando il rincaro delle partiture Ricordi (dal 25% al 100%), che avrebbe offerto ai «rinnegati italiani rifugiati all’estero» il pretesto per disconoscere la rivalutazione della lira a quota 90 sulla moneta britannica (Opera di genio e patriottismo di editori, in Rivista nazionale di musica, 21 gennaio 1927, pp. 1347 s.). Allo stesso periodico Rolandi affidò alcune considerazioni circa l’acquisto della collezione appartenuta al portoghese Manoel Pereira Peixoto d’Almeida Carvalhaes (1856-1922), costituita da circa 21.000 pezzi e collocata a Roma, nella Biblioteca dell’Accademia di Santa Cecilia, che in tal modo poteva competere con la Library of Congress di Washington, col Conservatoire di Bruxelles e perfino col British Museum: «Gli italiani non possono che rallegrarsi di vedere, per opera del governo nazionale, salvate dalle lunghe mani degli stranieri (armati di sterline, di goldenmarks o di dollari) la preziosa raccolta» (Una nuova benemerenza del ministero della P.I. La più ricca collezione di libretti d’opera all’Italia, 27 gennaio 1928, pp. 1473 s.).
Dopo che i musicisti del Gruppo dorico, ispirato al modo greco e alla scala medievale, ebbero fondato il loro mensile, la Rassegna dorica (20 novembre 1929), Rolandi collaborò dalla prima annata fino al 1940 (Antenati del libretto d’opera, 20 aprile e 20 maggio 1930, pp. 83-89, 97-107; Fortuna e diffusione delle opere di Giovanni Paisiello: un po’ di statistica, 20 marzo 1940, pp. 57-59), spesso approvando i progetti musicali del «nostro duce» (Per il museo-archivio del teatro dell’Opera, 20 luglio 1932, pp. 182 s.). Numerose furono le riviste, più o meno autorevoli e longeve, nelle quali Rolandi pubblicò i suoi contributi sul melodramma, sulla cantata e sulle feste teatrali: Rivista musicale italiana (dal 1926), Nuova Antologia (dal 1927), Bollettino bibliografico musicale e La diana, rassegna d’arte e vita senese (dal 1928), Sardegna e Archivio storico di Malta (dal 1929; nel 1936 divenne socio ordinario della Regia Deputazione per la storia dell’isola), Note d’archivio per la Storia musicale (dal 1933), Rinascenza salentina e Musica d’oggi (dal 1940), senza contare le aggiunte al Vocabolario romanesco di Filippo Chiappini (Roma 1945).
Rolandi partecipò alle celebrazioni verdiane delSindacato nazionale fascista musicisti (Libretti e librettisti verdiani dal punto di vista storico-bibliografico, in Verdi, studi e memorie, Roma 1941, pp. 163-232) e all’attività delle settimane chigiane dal 1939 al 1951.
Molti risultati, ma di gran lunga non tutti, confluirono in due monografie: Musica e musicisti in Malta: saggio di ricerche e di appunti storici, Livorno 1932; Il libretto per musica attraverso i tempi, Roma 1951. Uscirono postume le voci nell’Enciclopedia dello Spettacolo (Roma 1954-1962).
Morì a Roma il 3 dicembre 1951.
La fama di Rolandi si deve alla sua collezione, di cui Vito Raeli, fondatore della Rivista nazionale di musica, parla già alla fine degli anni Venti, lamentando la mancanza di cataloghi per le raccolte italiane di libretti, fra cui la Marciana di Venezia e la Nazionale di Roma, e ricordando che la silloge, minuziosamente schedata da Rolandi sebbene la consistenza fosse superiore a quelle private di Bonamici, Salvioli, Ricordi o Musatti, gareggiava con Washington e con Bruxelles (le sole grandi collezioni di cui all’epoca fosse disponibile il catalogo a stampa). Cominciata con 70 libretti intorno al 1890, all’epoca totalizzava 20.000 pezzi, comprese le ristampe, erroneamente considerate poco importanti da Raeli, che insisteva soprattutto sulle edizioni letterarie (Gabriello Chiabrera, Ottavio Rinuccini, Apostolo Zeno), sui preziosi libretti delle origini e su qualche rarità antiquaria: Il mondo festeggiante (Firenze 1661) legato in cuoio, Il trovatore (Parigi 1855) con la copertina in velluto verde, il Fidelio (Roma 1886) con le insegne sabaude. Pochi anni dopo Vincenzo Di Donato sostenne che il fondo annoverava 1800 spartiti, 11.000 pezzi per canto e piano o piano solo, 1500 libri e opuscoli, 10.200 e 1200 principes di drammi per musica e di balli, rispettivamente 6200 e 400 riprese di opere o coreografie. Attualmente la raccolta Rolandi contiene circa 36.000 libretti, fra cui numerosi testi copiati a mano da Rolandi medesimo.
Acquisita nel 1957 dalla Fondazione Cini di Venezia, la collezione, che si distingue per il suo carattere enciclopedico e non locale, ha grandemente favorito lo sviluppo e l’irradiazione d’una nuova disciplina bifronte, a metà tra filologia italiana e musicologia.
Fonti e Bibl.: V. Raeli, La collezione Rolandi di libretti d’opere musicali, in Accademie e Biblioteche d’Italia, I (1927), 3, pp. 46-57; Id., La collezione Rolandi di libretti d’opere musicali, in Rivista nazionale di musica, marzo 1928, pp. 1497-1506; V. Di Donato, La biblioteca musicale Rolandi, in Rassegna dorica, 20 luglio 1933, pp. 224 s.;The New Grove dictionary of opera, London 1992, IV, pp. 11 s.; A.L. Bellina, La collezione Rolandi dei libretti d’opera, in La Fondazione Giorgio Cini: 50 anni di attività per la cultura, il dialogo e per Venezia, a cura di U. Agnati, Milano 2001, pp. 135-140.