BARBIERI, Ulisse
Drammaturgo, nato a Mantova nel 1842; morto a San Benedetto Po, nel 1899. Fu una singolare figura del teatro italiano dell'Ottocento. Scrisse drammi, commedie, libretti d'opera, romanzi, riviste, azioni coreografiche: nel solo anno 1872 fece rappresentare dieci lavori. Raffazzonava, riduceva, traeva libretti da tragedie e tragedie da libretti; e dove metteva la mano, sconquassava. Eppure aveva un certo senso del teatro. Aveva cominciato nel 1867, con l'Egoismo sociale, dramma in 5 atti, seguito l'anno dipoi da Oggi!, dramma sociale in 4 atti, dal Messia e da Una regina a spasso, rivista spagnola. Aveva la persuasione di dover commuovere e di sapere educare il popolo: e il suo nome ha servito per lunghi anni a definire un genere di teatro sgangherato ma lampeggiante qua e là di effetti dovuti ai più mirabolanti e catastrofici eventi. Si ricordano: I coltelli d'oro (1871), La locanda dei fanciulli rossi, Aida, La caverna degli Strozzi, Uraja, Sabagar (parodia di Rabagas), Jone, Mario la Guida, Guarany, La donna-uomo, il Leone di Akbar (tutti del 1872); Lohengrin (1873). L'Amore nel deserto (del 1875) è un tipico dramma "barbieriano", pieno di avventure, di personaggi d'ogni sorta e di avvenimenti sensazionali. Nel 1881 apparve ancora L'uomo dalla casacca azzurra.
Nel 1874 aveva scritto un Giulio Cesare col proponimento di mutare sistema, ma fu una breve illusione. Il B. non mancava né d'ingegno né di spirito: conobbe il successo e avrebbe potuto conoscere anche la fortuna, se la sua vita non fosse stata disordinata come la sua fantasia.