GEISSER, Ulrich
Nacque ad Altstätten, nel Cantone di San Gallo, il 10 ag. 1824 da Johannes e da Elisabetha Zund. Nel 1853 sposò Josephine Müller, originaria del medesimo Cantone, dalla quale ebbe sette figli.
Dopo aver compiuto gli studi commerciali, il G. fu assunto come apprendista in una ditta di Losanna. Nel 1846, ottenuto un impiego presso il banco dei fratelli Bolmida, si trasferì a Torino e vi si stabilì definitivamente, divenendo uno dei più importanti banchieri della penisola e uno dei principali rappresentanti di quella comunità italo-svizzera che tanta influenza era destinata a esercitare sull'economia italiana della seconda metà del secolo. Della persistenza di questi legami con il paese d'origine è testimonianza anche l'incarico di console generale onorario che il G. mantenne dal 1858 fino alla morte.
Fu dunque, l'incarico presso la ditta Bolmida, l'inizio di una carriera che, come avvenne per altri giovani finanzieri dell'epoca, prevedeva l'assunzione di mansioni inferiori presso una banca privata come gradino iniziale di una rapida ascesa ai fasti dell'alta finanza. Alla scalata del G. non furono estranei saldi legami con il mondo della politica ai suoi più alti livelli, quale quello intrecciato nel 1847 con C. di Cavour, che aveva appena fondato Il Risorgimento e che, su segnalazione del barone L. Bolmida, utilizzò il giovane G. quale traduttore degli articoli pubblicati sui giornali di lingua tedesca, affidandogli in seguito anche la contabilità del giornale.
Al 1856, quando il G. era succeduto al defunto barone nella direzione della banca, risale il finanziamento, insieme con la ditta Barbaroux, della riapertura delle miniere di Saint-Marcel, in Val d'Aosta. Questa operazione era stata richiesta dal Cavour che sperava in tal modo di poter disporre di rame per la flotta militare e mercantile del Regno. L'impresa non dette i frutti sperati, visto che si riuscì a estrarre solo una quota di minerale non sufficiente al rientro delle spese. Tuttavia i due banchieri ottennero, in cambio del loro intervento, l'appalto per la fornitura delle lastre di rame alla R. Marina. Al 1860, quando il G., uscendo dal banco Bolmida, aveva fondato la Geisser & Monnet, risale invece il finanziamento, sembra di nuovo sollecitato dal Cavour in persona, di G.O. Minoli, un sarto impegnato nella fornitura di divise a G. Garibaldi. Successivamente il G. vantò anche contatti con G. Lanza, al quale anzi, in occasione della comune partecipazione, nel 1881, alla costituzione di una società di assicurazione contro la mortalità del bestiame, concesse un prestito di alcune migliaia di lire.
La carriera del G. era ormai in pieno slancio, punteggiata dai frequenti viaggi a Parigi per conferire con i rappresentanti della casa Rothschild, della quale era corrispondente, dalla nomina (1858) a membro del consiglio di reggenza della sede di Torino della Banca nazionale degli Stati sardi - poi Banca nazionale nel Regno d'Italia (BNRI) - e dal successivo ingresso nel consiglio superiore della stessa, ossia nell'organismo chiamato a stabilire le linee di politica gestionale dell'istituto e a deliberare, tra l'altro, sulla concessione di prestiti e risconti cambiari a privati e altre aziende di credito.
Nel 1865 la Geisser & Monnet fu posta in liquidazione e sostituita dalla ditta U. Geisser & c. A partire da quel momento il banchiere elvetico, già azionista delle Ferrovie meridionali e del Credito mobiliare, fu impegnato in una frenetica attività di fondazione e partecipazione in società di vario tipo, prevalentemente a carattere bancario od operanti nel settore immobiliare, del quale comprese ben presto le potenzialità di sviluppo connesse ai movimenti speculativi che avrebbero interessato l'edilizia.
È di particolare interesse constatare una delle particolarità del modo di operare del G., rappresentativo del nuovo modo di "fare banca" dell'epoca: si trattava di un primitivo meccanismo di holding che faceva sì che da una società madre, sovente la Geisser & c. stessa, si dipartissero una serie di altre società e iniziative, pur non sempre controllate in senso stretto.
Nel 1865, chiamato dal banchiere toscano G. Servadio, il G. prese parte alla ricostituzione del Credito immobiliare dei comuni e delle provincie che, nato l'anno precedente, era destinato a una precoce scomparsa. Di quell'esperienza rimase al G. il rapporto col Servadio, con il quale, grazie anche alla solida rete di conoscenze con la finanza elvetica e, in generale, di area germanica, diede vita ad altre iniziative. Nel 1869 contribuì alla fondazione della Società generale di credito provinciale e comunale, con sede a Firenze. Nel frattempo, a partire dal 1867, la sua figura aveva cominciato a emergere nel Banco di sconto e sete di Torino, dove da quell'anno, e fino al 1872-74, fece parte del consiglio di amministrazione.
La creatura più importante del G. fu però la Banca di Torino, della quale fu presidente, fondata nel 1871 grazie anche alla partecipazione dei più noti banchieri dell'epoca, piemontesi e non, come i fratelli C., V. e P. Ceriana, I. Weil Weiss e G. Belinzaghi. La banca, inizialmente nata per provvedere al finanziamento di grandi opere pubbliche, tra cui la bonifica dei terreni ferraresi, il traforo del Moncenisio e la ferrovia di Savona e del litorale ligure, concorse anche alla fondazione della Banca generale, della Banca di credito di Milano, della Banca italo-svizzera e di quella italo-germanica. Di quest'ultima, sorta nel 1871 ad opera di un folto gruppo di finanzieri austriaci e tedeschi e liquidata nel 1874, e largamente interessata nelle speculazioni edilizie romane di quegli anni, il G. fu uno dei più influenti esponenti.
L'interesse agli sviluppi del settore edilizio, già mostrato ai tempi della prima alleanza con il Servadio non era dunque episodico. Fu proprio attraverso la Banca di Torino, che nel 1871 dette vita alla Società italiana di lavori pubblici, che il G. fece il suo ingresso in grande stile in vicende finanziarie in cui avrebbe avuto un ruolo da protagonista. Nella neonata società la ditta Geisser & c. sottoscrisse circa il 18% delle azioni mentre il suo proprietario entrava a far parte del consiglio di amministrazione, esercitando così una notevole influenza in un'altra società immobiliare, alla cui fondazione la Società di lavori pubblici partecipò: l'Impresa dell'Esquilino.
Nel 1873 il G. riuscì, attraverso la Banca di Torino e un sindacato che riuniva diversi esponenti del mondo finanziario italo-svizzero, ad assicurare ai medesimi il controllo della Manifatture lane Borgosesia e della Cartiera italiana. Nello stesso periodo partecipò alla fondazione della Società austro-italiana delle miniere di monte Promina e della Società delle torbiere italiane. A quell'epoca il G. vantava dunque la partecipazione, sovente anche come amministratore, in oltre venti tra istituti di credito - quali ad esempio, oltre a quelli già citati, la Banca industriale e commerciale di Bologna e quella di Credito veneto - e società di vario tipo.
Oltre l'impegno nel settore bancario, del quale è ulteriore riprova la fondazione, nel 1880, della Banca piemontese, poi incorporata nella Banca industriale e subalpina, è però la partecipazione alle vicende legate alla speculazione edilizia nei maggiori centri urbani della penisola a costituire il tratto caratterizzante dell'attività del G. nella seconda metà degli anni Settanta e per tutto il decennio successivo.
La ditta Geisser intervenne direttamente in diverse operazioni romane, quali quella di Testaccio, di piazza Vittorio Emanuele, di villa Wolkonsky e di villa Sciarra, mentre il G. fu presente nella Società fondiaria milanese, sorta nel 1881 per occuparsi della sistemazione del foro Bonaparte, e nella meno importante Società di compravendita di terreni, costruzioni e opere pubbliche, operante nella capitale. Fu però soprattutto l'esito delle operazioni legate alla Banca Tiberina e di quelle poste in essere a Roma e Milano, insieme con la Compagnia fondiaria italiana e l'Impresa Marotti & Frontini, a risultare fatale al banchiere.
La prima era nata a Roma agli inizi del 1877 dopo avere rilevato l'Italo-germanica e grazie all'intervento del Banco sconto e sete. Anche in questo caso il G., oltre ad essere socio della banca, ebbe un posto di rilievo nel consiglio di amministrazione e si espose in prima persona, sul finire degli anni Ottanta, quale membro del consiglio superiore della BNRI e della commissione incaricata di studiare il reale stato della Tiberina per far ottenere il soccorso dell'istituto di emissione alla banca, la cui grave situazione finanziaria rischiava di ripercuotersi sulle condizioni degli istituti di credito presso i quali la stessa aveva riscontato cambiali per diverse decine di milioni e nei quali il banchiere aveva tanta parte.
Nelle vicende della Compagnia fondiaria italiana il G. era invece entrato nel 1872, sottoscrivendo oltre il 13% del capitale sociale attraverso la sua ditta ed entrando anche qui a far parte del consiglio di amministrazione. Nel 1876 era però uscito dal novero degli esponenti aziendali per farvi ritorno nel 1884, con un pacchetto azionario ulteriormente incrementato. Il motivo di questo nuovo intervento era dato dagli affari che la società stava avviando nel quartiere romano di Trastevere, dove, anche insieme con il principe M. Sciarra, si sarebbe occupata della costruzione della stazione ferroviaria e di una parte del quartiere stesso.
A Milano, con la partecipazione della Compagnia fondiaria e dell'Impresa Marotti & Frontini, il G. intraprese un'importante speculazione riguardante la costruzione del quartiere a nord della stazione Centrale. Con i medesimi soci, nonché con la Società di credito meridionale, il G. costituì a Napoli, nel corso del 1885, la Società per costruzioni, destinata a occuparsi dell'edificazione del quartiere orientale. Un anno dopo, forse in ossequio a una politica di diversificazione degli impieghi, entrava anche nella Società metallurgica italiana di Roma.
Ma i tempi per l'economia nazionale, e soprattutto per il settore immobiliare, stavano divenendo sempre più difficili. A partire dal 1887, la crisi non mancò di far sentire i suoi effetti sugli affari del G. che, già coinvolto nel fallimentare caso della Tiberina e colpito dall'andamento negativo delle operazioni effettuate a Roma e Milano, sul finire del 1889, insieme con il presidente della Fondiaria, chiese un intervento di salvataggio a G. Grillo, direttore generale della BNRI. Il 20 ott. 1889 l'istituto di emissione stipulò così con la ditta Geisser e con la Compagnia fondiaria una convenzione preliminare con la quale veniva concessa un'apertura di credito di lire 10 milioni, garantita da ipoteche e immobili in costruzione. La sistemazione complessiva del debito sopraggiunse con due ulteriori convenzioni, per oltre 21 milioni, stipulate il 10 novembre e subito seguite dalle dimissioni del G. dal consiglio superiore, a causa dell'ormai insostenibile conflitto di interessi.
Chiaramente però la situazione del G. e della sua ditta era diventata insanabile. L'8 dic. 1889 la BNRI stipulò un'ulteriore convenzione con gli interessati relativa all'apertura di un ulteriore credito di lire 6 milioni finalizzato ad agevolare la liquidazione della ditta, dichiarata il 1° ottobre dell'anno successivo. Con l'occasione il G. concedeva la più ampia facoltà di controllo su tutte le operazioni e i registri della propria ditta alla BNRI, che affidò il controllo della liquidazione medesima a due suoi funzionari fino al 1894 ed entrò peraltro in possesso di diverse delle proprietà immobiliari del banchiere. Le difficoltà dovute alla crisi della fine degli anni Ottanta coinvolsero anche le altre attività del G., come quella della manifattura serica posseduta in quel di Fossano.
Il G. morì a Torino il 7 dic. 1894.
Il figlio Alberto stipulò nel 1895 e nel 1901 due ulteriori convenzioni con la ex BNRI, ora Banca d'Italia, con le quali si regolavano aspetti minori della liquidazione della ditta paterna, che fu chiusa nell'agosto del 1904.
Fonti e Bibl.: Il ruolo del G. quale fondatore e azionista delle varie imprese e banche citate è desumibile dagli atti ufficiali (statuti, atti costitutivi, verbali assembleari, ecc.) reperibili sotto il nome delle medesime società e conservati a Roma presso l'Archivio centrale dello Stato, Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio - Industrie, banche e società. Di fondamentale importanza, per le vicende legate alla speculazione edilizia e ai rapporti con la BNRI, la vastissima documentazione conservata a Roma presso l'Arch. stor. della Banca d'Italia, Fondo Liquidazioni - Geisser, costituita da ben 105 buste, 26 copialettere e 5 registri, che coprono il periodo dal 1889 al 1904. Per la ricostruzione della genealogia della famiglia, A. Geisser, Stammbaum der Familie Geisser(1731-1907), Torino 1907, autore anche di una biografia del padre con il titolo Uomini del Risorgimento, in La Lettura, XXXIII (1923), pp. 255-262. Inoltre, F.X. Wetzel, Generalkonsul U. G. Ein kurzes Lebensbild, Altstätten 1895. Per il ruolo del G. all'interno della comunità elvetica in Italia, G. Bonnant, Aspetti dell'emigrazione svizzera in Italia. Cenni storici, in G. Bonnant - H. Schütz - E. Steffen, Svizzeri in Italia, 1848-1972, Milano 1972, pp. 32, 62 s., 117. Per l'importante ruolo ricoperto dal G. nell'economia nazionale, G. Luzzatto, L'economia italiana dal 1861 al 1894, Torino 1968, ad indicem; A. Confalonieri, Banca e industria in Italia 1894-1906, I-II, Milano 1974-75, ad indices; V. Castronovo, Il Piemonte, Torino 1977, ad indicem; Id., Torino, Roma-Bari 1987, ad indicem; A. Polsi, Alle origini del capitalismo italiano. Stato, banche e banchieri dopo l'Unità, Torino 1993, pp. 41, 117-122, 124, 191, 272, 276, 290 s., 297 s., 362; M. Bocci, Costruttori di città: le società per azioni immobiliari nell'Italia postunitaria (1861-1894), in Studi storici Luigi Simeoni, XLVIII (1998), pp. 174, 179, 188, 192, 199.