ULRICHSBERG
Montagna (alt. m 1015) della Carinzia (Kärnten), che si eleva da un altopiano esteso nelle anse del fiume Glan, presso il capoluogo della Carinzia Klagenfurt. Le scoscese estremità isolano l'altopiano dalle zone circostanti, le rive paludose del Glan e le inondazioni annuali rafforzano l'isolamento. Lo stesso U., una vera e propria isola montagnosa, precipita verso S-E con ripide pareti rocciose. Al limite S-E l'altopiano presenta una sporgenza dove nel periodo preistorico era situato l'insediamento Carantum, oggi Karnburg. Di conseguenza la montagna adiacente fu chiamata mons Carantunus (documenti del 983, Monumenta Ducartus-Carinthiae, iii, n. 156).
Alla fine del XV sec. la chiesa di S. Ulderico (Ulrich), costruità sulla cima, ha provocato la trasformazione dell'antico nome di Ulrichsberg. La chiesa stessa ingloba nelle murature blocchi di marmo, pietre sepolcrali e resti architettonici di epoca romana. Sopra l'entrata principale è murata una lastra marmorea semicircolare con l'iscrizione Noreiae Isidi... A(ulus) Trebonius ... proc(urator) (regni Norici...): C.I.L., iii, 4810.
Gli scavi degli anni 1934-38 e 1948 misero in luce resti di due periodi; il primo durò dal I sec. d. C. fino alla fine del V, il secondo finì con l'irruzione degli Avari nel 600 d. C.
Le costruzioni (I, III, IV e XVII nella ediz. degli scavi) del primo periodo imperiale, servivano ai pellegrinaggi: vi è il sacrario (XVII), la casa dei funzionarî (XIV), locande (I, III, IV). Tanto la casa dei funzionarî quanto le locande si trovano ad una certa distanza dal santuario, di modo che questo avesse spazio anche per le cerimonie all'aperto. Il sacrario è un edificio a due ali, con la parte centrale rientrante. L'ambiente centrale, accessibile attraverso due porte, rappresenta il vestibolo per ambedue le ali di eguale superficie. L'ala orientale contiene una sala stretta e una più larga trapezoidale, alla quale è annessa un'abside per tutta la larghezza della sala. Dinanzi all'abside c'è un bacino ricavato nella roccia, con le pareti e il pavimento rivestiti di cemento impermeabile, nella sala ci sono attrezzature per il riscaldamento sotto il pavimento. La fossa dell'abside era raggiungibile solo per mezzo di una scala o di una scala a pioli. L'ala occidentale è costruita con pendenza crescente, ha tre ambienti e un'abside in miniatura, ma anche questa era soltanto una fossa semicilindrica. Nel lato settentrionale e meridionale ci sono parti aggiunte. Le pareti avevano finestre con sostegni al centro e lastre di vetro in cornici di legno. Alle tre parti corrispondevano tre tetti di legno. Il santuario non è né un tempio di tipo romano né celtico, ma un edificio sacro per riunioni e riti, in cui l'acqua aveva molta importanza; inoltre, dati i molti avanzi di stoviglie e di anfore per vino e per olio, c'era un luogo per i pasti in comune. La costruzione doppia apparteneva a due divinità, l'Iside del Noricum e il suo compagno maschile che, secondo un'iscrizione trovata nel sacrario, si chiamava Casuontanus. Si tratta forse dell'ultimo santuario nei paesi alpini interni che i cristiani abbiano eliminato, verso il 500 d. C. Le costruzioni del secondo periodo sono raggruppate intorno ad una antica chiesa cristiana, molto saccheggiata nel Medioevo; se ne può tracciare oggi solo la pianta: una sala ad una navata con una grande abside semicircolare rafforzata da lesene; davanti, il banco sacerdotale e il presbiterio ornato di mosaici. Il diaconico e la protesi sono costruiti sul lato N, per la lunghezza della sala e della protesi un nartece con sedile chiude la chiesa ad O. Nove misere case circondano la chiesa sul lato N formando un leggero arco. Di esse quattro sono ad un vano (VI, X, XI, XIII), tre erano originariamente ad un vano e successivamente furono ampliate (VII, VIII, IX), e soltanto due sono a più vani sin dall'origine (XV, XVI). Le case sono costruite su roccia spianata. In alcune ci sono ancora canali per il riscaldamento sotto il pavimento. Interessante è una casa (XI) con tre canali per il riscaldamento che s'incontrano in un punto; sono scavati in profondità nella roccia e ricoperti con lastre di pietra. Questa casa ha sul pavimento e alle pareti uno strato di cemento impermeabile - secondo ogni probabilità si tratta delle terme della piccola comunità. Vane furono le ricerche di fortificazioni. Poche famiglie abitavano permanentemente in questo villaggio alpestre con il loro sacerdote e nei periodi difficili molti potevano trovarvi un rifiugio ed accamparsi. Le caverne offrivano un eccellente nascondiglio per gli oggetti che si volevano salvare e proprio sotto la vetta nel lato N-O si estende una zona di prati dove il bestiame dei fuggiaschi poteva pascolare. Il villaggio è un'evidente testimonianza delle condizioni del malsicuro VI secolo. Ciò nondimeno anche questo villaggio miserevole fu bruciato durante l'invasione degli Avari.
Il cronista Christalnick vide ancora nel 1574 sulla cima dell'altipiano un Menhir con una spaccatura nella quale i pellegrini s'introducevano con il dorso per guarire dai dolori. Poco dopo questo monumento fu distrutto.
Bibl.: In generale: R. Egger, Der Ulrichsberg - ein heiliger Berg Kärntens, in Carinthia, I, 140, 1950; A. Neumann, Keramik und andere Funde vom Ulrichsberg, in Carinthia, I, 145, 1955, pp. 143-182; W. Neumann, Michael Gothard Christalnick, in Kartner Museumschriften, XIII, 1956, p. 118 ss.