HOEPLI, Ulrico (Johannes Ulrich)
Nacque il 18 febbr. 1847 a Tuttwil in Turgovia (Svizzera) da Mathias e Regina Gamper.
Il padre era proprietario di un'azienda agricola e l'ambiente rurale, insieme con il rigore dell'educazione protestante impartitagli dalla madre nei primi anni di vita, lasciarono un'impronta significativa sull'esistenza e sulle scelte successive del giovane Hoepli.
Dopo aver frequentato le scuole primarie a Tuttwil e quelle secondarie nella vicina Eschlikon, venne inviato a Winterthur per svolgere un periodo di apprendistato presso il farmacista del luogo; ma il disinteresse dell'H. per questo tipo di attività e l'attenzione dimostrata sin dall'adolescenza verso il mondo dei libri e della cultura spinsero i genitori ad affidarlo, nel 1862, alle cure di J. Schabelitz, di Zurigo, per apprendere il mestiere di libraio. A Zurigo l'H. si trattenne dal 1862 al 1866; poi, dopo varie peregrinazioni che lo condussero a lavorare presso librai di Magonza, Trieste, Breslavia e persino al Cairo, dove rimase alcuni mesi per ordinare la biblioteca del chedivè, giunse a Milano il 7 dic. 1870. Qui, il 31 dicembre di quello stesso anno, acquistò per 16.000 lire, provenienti per gran parte dall'eredità del padre, la libreria Laengner, già proprietà dei viennesi Tendler e Schaefer, posta nella galleria De Cristoforis, con annesso laboratorio di legatoria.
Con il suo trasferimento in Italia l'H. si inserisce in quel nutrito gruppo di librai-editori europei - Detken, Loescher, Olschki e altri - che, intorno alla metà dell'Ottocento, si spostò dal paese d'origine (Svizzera, Francia e Stati germanici) per avviare nel nuovo Stato italiano un'impresa nel campo librario. Li univa probabilmente sia una grande passione per la cultura italiana (soprattutto quella rinascimentale) sia un comune "spirito imprenditoriale che li spingeva, consapevoli com'erano della generale arretratezza dell'editoria italiana, a impiantare al di qua delle Alpi una attività industriale e commerciale modernamente organizzata." (M. Raicich, Editori d'Oltralpe nell'Italia unita, in Id., Di grammatica in retorica. Lingua scuola editoria nella Terza Italia, Roma 1996, p. 202). Insieme, essi portavano, anche in un settore apparentemente ancora marginale come quello della stampa libraria e periodica, una più severa etica del lavoro, fiuto imprenditoriale e una più rigorosa attenzione ai bilanci aziendali.
Nella Milano capitale della editoria italiana, dove operavano, tra gli altri, Treves, Ricordi e Sonzogno, l'H. ebbe la capacità di ritagliarsi un originale spazio di mercato collegandosi alle forze più vivaci della cultura scientifica di indirizzo positivistico, quali il Politecnico di F. Brioschi e G. Colombo e la Scuola di agricoltura, e offrendo una efficace risposta alle esigenze di informazione e di aggiornamento dei nuovi ceti artigianali e industriali.
Gli inizi lo videro impegnato prevalentemente nell'attività commerciale, che curò personalmente sino alla fine della vita, vendendo libri sia italiani sia stranieri - in particolare pubblicati in Germania, Francia e Gran Bretagna -, e trasformando la libreria in un luogo di incontro e di scambio intellettuale. Ma sin dal 1871 l'H. accostò alla vendita libraria anche l'attività editoriale, pubblicando una grammatica francese a basso costo (Primi elementi di lingua francese di G.S. Martin) e, nel 1872, la Guida per le arti e i mestieri che, nel 1876, si trasformò nel periodico L'Arte e l'industria. Già nel 1874 i titoli pubblicati erano più di 20 mentre, nello stesso anno, nacque la "Biblioteca tecnica", prima collana della Casa editrice libraria Ulrico Hoepli, interamente dedicata all'aggiornamento tecnico-applicativo. È del 1875 il Manuale del tintore, di R. Lepetit, che inaugurò la celebre collana dei "Manuali Hoepli".
Si trattava di volumetti in 32°, rilegati e a basso costo, che costituivano una sorta di enciclopedia delle conoscenze e pratiche applicative secondo un modello anglosassone che l'H. importò dall'Inghilterra anche con l'acquisto, nel 1876, dei diritti di traduzione della serie Science primers for elementary school, dell'editore Macmillan. I "Manuali" dovevano contenere, secondo la volontà del loro editore, "gli elementi primissimi delle principali Scienze, allo scopo di ispirare alla gioventù ed alle persone di mezzana cultura quell'amore allo studio, che è il primo fondamento di una più completa istruzione" (in U. H. 1847-1935, p. 26). Accanto alla serie scientifica, che conteneva testi riguardanti letteratura, geografia o storia, e che era rivolta agli studenti delle scuole secondarie, l'H. affiancò la serie pratica che costituì l'aspetto più originale dell'offerta editoriale: dedicati ai giovani delle scuole professionali e agli artigiani in gran parte autodidatti, i volumetti fornivano, con un linguaggio agile e asciutto, le conoscenze tecniche più avanzate in grado di preparare alle nuove sfide imposte dall'accelerata modernizzazione del paese. Dietro questo progetto di divulgazione scientifica vi fu, probabilmente, G. Colombo, titolare di meccanica al Politecnico, organizzatore dell'Esposizione di Milano del 1881 e anche creatore della Società generale italiana di elettricità Edison; il suo Manuale dell'ingegnere civile e industriale, pubblicato nel 1877, ebbe una fortuna straordinaria e, con successivi ampliamenti, conobbe ben 10 edizioni sino al 1888, arrivando nel 1922 alla tiratura ragguardevole di ben 150.000 copie.
I Manuali costituirono l'elemento trainante dell'impresa editoriale dell'H. e incisero, per numero di copie, per il 60% sull'intero fatturato della casa editrice. Già nel 1894 arrivarono a 300 titoli, mentre nel 1912 si attestarono sulla imponente cifra di 1200 titoli.
Evitando con lungimiranza la concorrenza con altre imprese già affermate quali Treves e Sonzogno, l'H. non pubblicò opere di narrativa contemporanea per adulti, tranne Piccolo mondo moderno di A. Fogazzaro (1901), ma diversificò l'offerta libraria, curando libri per l'infanzia e periodici per signore. Tra i primi spiccavano le collane "Libri indistruttibili" e la "Biblioteca per la gioventù italiana".
Si trattava di testi molto curati, concepiti come libri premio per gli allievi meritevoli, corredati di ricche tavole cromolitografiche, che dovevano servire da supporto all'istruzione dei fanciulli, fornendo informazioni utili ma anche un insieme di valori volti alla creazione del buono e onesto cittadino. Tra questi, Il mondo dipinto, in 4 volumi (1877), raccolta di tavole litografiche dedicate ai più piccini, o L'età preziosa (1888) di E. De Marchi, sorta di libro Cuore per i giovani del liceo che si apprestavano a divenire ceto dirigente della nuova Italia. Per le donne, oltre alla ripresa nel 1881 della "Collezione Diamante" in 64°, già edita dalla Barbera, e ai testi della "Biblioteca della famiglia", in cui trovano spazio manuali di comportamento e racconti edificanti, l'H. pubblicò numerosi periodici di moda e costume, da La Stagione (1883; ed. italiana di un quindicinale parigino) a Il Giornale illustrato della biancheria, mirati alla preparazione delle donne all'impegno domestico e alla gestione della casa, in un quadro di decoro e di rispetto per la tradizione.
Caratteristica fondamentale dell'attività dell'H. fu la capacità di costruire un solido e proficuo rapporto con i ceti dirigenti del nuovo Stato unitario, di cui seppe interpretare esigenze e aspettative, e con le istituzioni locali e nazionali. Fin dall'inizio della sua impresa, infatti, poté fregiarsi del titolo di "libraio editore" del Regio Istituto lombardo di scienze e lettere (1872), del Regio Osservatorio di Brera (1873), del Politecnico (1880), nonché della Real Casa (1885).
In tutti questi casi non si trattò soltanto di titoli onorifici, bensì della testimonianza di una collaborazione proficua, che portò all'H. non solo prestigio di facciata ma precisi vantaggi e consistenti committenze, soprattutto per la pubblicazione di grandi opere di pregio. In questo quadro va valutato il rapporto con l'Accademia dei Lincei, per la quale pubblicò i Monumenti antichi dal 1890 e il Codice Atlantico di Leonardo, la cui edizione si protrasse dal 1894 al 1904. Importante il legame con casa Savoia che, oltre a insignirlo di numerose onorificenze, dall'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro (1894), a quello della Corona d'Italia come grande ufficiale (1907), gli commissionò, nel 1910, la stampa del Corpus nummorum Italicorum, sorta di gigantesco catalogo delle monete medioevali e moderne coniate in Italia, per cura dello stesso sovrano Vittorio Emanuele III, noto numismatico, che si interruppe nel 1940, al ventesimo volume, a causa della guerra. Non fu l'unica opera edita dall'H. in cui un membro della famiglia reale figura come autore: già nel 1903 aveva pubblicato un volume del duca degli Abruzzi, Luigi Amedeo di Savoia, dal titolo La stella polare nel Mare Artico, che ottenne, tra l'altro, un grande successo di vendite.
Inusuale poi, per un protestante, il proficuo rapporto con le gerarchie ecclesiastiche e in particolare con A. Ratti, futuro Pio XI, allora prefetto della Biblioteca Ambrosiana e assiduo frequentatore della libreria. Ma questa intesa va addebitata soprattutto alla sua natura di uomo d'ordine, rispettoso di tutte le autorità costituite, statali e religiose; non a caso l'H. non mancò mai di sottoporre all'approvazione ecclesiastica preventiva tutte le opere che potessero riguardare la Chiesa cattolica. Non va taciuto, in questo quadro, il suo rapporto con il regime fascista.
Già nel 1930 - nell'ambito delle celebrazioni per il sessantenario del suo arrivo in Italia che lo videro regalare alla sua Milano l'edificio e l'impianto di un planetario, realizzato interamente a sue spese, sito in corso Venezia -, ebbe occasione di salutare in B. Mussolini "l'astro conduttore che la Provvidenza ha dato alla bella, alla […] cara Italia perché riconosca i suoi destini e li raggiunga" (in U. H. 1847-1935, p. 119). L'adesione al fascismo, alla conclusione delle intemperanze squadristiche e all'indomani dei Patti lateranensi, fu per l'H. prima di tutto piena condivisione dei programmi e obiettivi di ordine e stabilità sociale, nel quadro di un rilancio dell'iniziativa e del prestigio italiano nel contesto internazionale. Non stupisce quindi l'assunzione, nel 1933, dell'edizione completa degli Scritti e discorsi di Benito e Arnaldo Mussolini, a cura di V. Piccoli, che del resto, oltre a testimoniare il credito raggiunto dalla casa editrice nel mercato nazionale e presso le istituzioni, costituiva anche un consistente afflusso di liquidità in un momento difficile per l'impresa. L'opera, pubblicata in 12 volumi dal 1933 al 1939 e completata da un indice analitico, ebbe infatti una tiratura di 53.000 copie.
Nel frattempo l'organizzazione aziendale era andata consolidandosi, con lo sviluppo di nuovi settori. Già nel 1881 l'H. aveva affiancato alla libreria tradizionale una sezione antiquaria dedicata alla vendita di "preziosità bibliografiche" e antichi volumi di pregio; in questo il lungimirante H. seguiva la moda della bibliofilia e del collezionismo librario che, con la dissoluzione delle biblioteche conventuali, si era diffusa nell'Italia unificata, aprendo un vastissimo spazio di mercato italiano e straniero.
Questo settore dell'attività si sviluppò soprattutto dopo la prima guerra mondiale, quando l'H. chiamò a dirigere la libreria antiquaria M. Armanni, esperto bibliofilo e abile uomo d'affari, che curò tra l'altro, nel 1924, l'acquisto della biblioteca del collezionista napoletano T. de Marinis.
Per lungo tempo l'H. rimase fedele alla sua immagine di libraio editore ben radicato, dopo le esperienze fallimentari delle filiali presto chiuse a Napoli e a Pisa, nel suo ufficio della galleria De Cristoforis, che si serviva per le sue pubblicazioni di aziende tipografiche esterne, in particolare di quella di S. Landi, proprietario dell'Arte della stampa di Firenze, tipografo rinomato per la raffinatezza e la correttezza delle sue composizioni. Solo nel 1910 acquisì anche una tipografia propria, continuando però a utilizzare altre tipografie nel caso fosse richiesto dal numero delle edizioni.
Di fatto nei primi anni del secolo l'azienda aveva registrato un consistente sviluppo, purtroppo oggi difficilmente documentabile, data la distruzione dell'archivio avvenuta durante la seconda guerra mondiale. La conferma viene sia dall'ampliamento progressivo della libreria, realizzato con l'acquisizione di spazi contigui, sia dalle numerose donazioni alla città di Milano che gli valsero, nel 1913, la medaglia d'oro del Comune e la cittadinanza onoraria. Questa funzione di mecenate caratterizzò l'H. non solo nei confronti della sua patria di adozione, cui nel 1922 regalò la Biblioteca popolare Ulrico Hoepli, ma anche nei confronti della sua terra di origine, con cui mantenne solidi rapporti di affari.
È del 1911 l'istituzione a Zurigo della Fondazione Hoepli, finanziata con 100.000 franchi svizzeri, per il "sostegno alle istituzioni e iniziative di pubblica utilità […] o che si adoperavano per promuovere le scienze e le arti in Svizzera" (in U. H. 1847-1935, p. 168).
La prima guerra mondiale costituì per i progetti editoriali dell'H. una pesante battuta d'arresto e comportò un netto ridimensionamento dell'attività, sia per l'aumento delle spese per i trasporti e le materie prime come la carta, sia per le difficoltà a raggiungere la consistente clientela estera. A farne le spese furono i progetti editoriali più ambiziosi e di lungo periodo, a cominciare dalle grandi opere, mentre non ebbe contrazioni la produzione dei manuali, meno costosi e più richiesti dal mercato italiano.
Il ritorno alla normalità, alla fine della guerra, fu lento e difficile. Per assicurare continuità alla sua impresa l'H., che non aveva avuto figli dal matrimonio con Elisa Häberlin, costituì nel 1923 una società anonima tutta familiare, designando come direttori, e in seguito suoi successori, i nipoti Carlo Hoepli ed Erardo Aeschlimann, già impiegati a tempo pieno nell'azienda. Per sé l'H. mantenne la carica di gerente responsabile, continuando sino alla fine della vita a tenere saldamente nelle sue mani le redini dell'impresa che aveva costruito.
Gli ultimi anni videro la ripresa delle grandi opere, tra cui la Storia dell'arte italiana di A. Venturi e la pubblicazione in facsimile del Codice virgiliano di F. Petrarca, edito nel 1930 in occasione del bimillenario della nascita di Virgilio. Ormai vecchio ma non privo di progetti, l'H. avrebbe voluto continuare a seguire e dirigere almeno due passaggi significativi per la casa editrice, la redazione del Catalogo storico e, soprattutto, il trasferimento dalla vecchia sede della galleria De Cristoforis alla nuova, più ampia e spaziosa, sita in via Berchet.
Non gli fu possibile, perché si spense a Milano il 24 genn. 1935.
Un ruolo significativo nella conduzione della casa editrice ebbe anche il nipote Carlo (n. a Lione nel 1879), figlio del fratello dell'H., Jean Henri. Dopo soggiorni di studio in Inghilterra e a Lipsia, fin dal 1903 egli venne inserito nell'azienda. Non si discostò dal solco già tracciato dall'H. sia per i progetti editoriali sia per le modalità di attuazione, come si desume da un'intervista rilasciata a P. Trevisani, in cui, motivando la scelta di non controllare l'intero ciclo produttivo con l'acquisto di uno stabilimento tipografico, affermò "Ci siamo sempre ritenuti dei librai. Per la stampa occorrono disposizioni e conoscenze speciali, ma la Ditta si sarebbe ingrandita e l'attento scrupoloso lavoro editoriale ne avrebbe sofferto" (P. Trevisani, Le fucine dei libri. Gli editori italiani. 1ª serie, Osimo 1935, p. 92). Furono di Carlo, comunque, alcune scelte culturali significative, come la pubblicazione della rivista Sapere, quindicinale di divulgazione scientifica, sorto nel 1935 (ceduto gratuitamente alle Edizioni di Comunità nel 1962), e, nel 1936, di Cinema, successivamente ceduta a Rizzoli. Importante anche l'edizione della Enciclopedia Hoepli in 7 volumi e 140.000 voci, pubblicata dal 1955 al 1968. Durante la guerra, dopo i bombardamenti che distrussero la nuova sede di via Berchet e la quasi totalità della produzione libraria, Carlo si sistemò in una sede provvisoria, prima in via Brera, poi in corso Matteotti sino all'inaugurazione, nel 1958, della nuova Libreria internazionale Ulrico Hoepli, in via Hoepli n. 5, con annessa casa editrice. Sposato con la milanese Luigia Maddalena Porro, Carlo lasciò al primogenito Ulrico Carlo, nato nel 1906, la gestione dell'impresa ritirandosi dall'attività nel 1967. Carlo morì a Milano il 1° maggio 1972.
Fonti e Bibl.: Sull'H. e la sua impresa si rimanda all'accurata bibliografia in N. Tranfaglia - A. Vittoria, Storia degli editori italiani dall'Unità alla fine degli anni Sessanta, Bari 2000, pp. 494 s.; per gli studi successivi: Editori e lettori. La produzione libraria in Italia nella prima metà del Novecento, a cura di L. Finocchi - A. Gigli Marchetti, Milano 2000, ad ind.; U. H. 1847-1935, editore e libraio, a cura di E. Decleva, Milano 2000 (con contributi di E. Decleva, J. Jung e A. Gigli Marchetti).